A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
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Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

martedì 13 ottobre 2020

Speciale elezione a San Fili - 20 e 21 settembre 2020: le AMMINISTRATIVE.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre 2020.

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L'avv.to Linda Cribari nuovo
sindaco di San Fili.

Il 20 ed il 21 settembre 2020 a San Fili si è votato anche per rinnovare gli organi istituzionali amministrativi locali.
Quindi, e dopo oltre cinque anni e quattro mesi, San Fili ha finalmente un nuovo sindaco ed un nuovo Consiglio comunale (almeno per l’80% visto che due consiglieri - entrambi dell’opposizione ed entrambi rimasti nell’opposizione - sono una riconferma).
Alla carica di sindaco (personalmente chi scrive preferisce utilizzare il “sostantivo neutro” sindaco ma in tanti in questo caso sono più che legittimati ad usare il “sostantivo femminile” sindaca. Il dizionario online Treccani ammette entrambe le possibilità) è stata eletta la nostra concittadina avvocato LINDA CRIBARI. E con lei in Consiglio comunale, così come previsto dalla vigente legge, sono entrati sette dei dieci candidati presenti nella lista FORGIA IL FUTURO a lei collegata. Questi, ovviamente, sono andati ad occupare le poltrone riservate alla maggioranza consiliare.
I sette consiglieri di maggioranza (ovvero coloro che hanno preso più preferenze nella lista FORGIA IL FUTURO sono  i seguenti:
 

1) ROMEO ANTONIO detto TONINO;

2) LIO MARIO;

3) MARTINO FRANCESCO detto ACHILLE;

4) PALAZZO RICCARDO;

5) LO FEUDO ALFREDO;

6) SAMMARCO SAVERIO;

7) CRISPINI GIUSEPPE.

Sono entrati a far parte della minoranza:
 

1) PERRONE ANDREA, in quanto candidato a sindaco nella lista EVOLUZIONE CIVICA;

2) MAZZULLA DANILO;

3) IANTORNO IVAN.
 

Le due riconferme, entrambe della minoranza nella precedente legislatura ed entrambe rimaste alla minoranza nella nuova legislatura, sono ovviamente ANDREA PERRONE e DANILO MAZZULLA.
Nel corso della prima riunione (o riunione d’insediamento) del nuovo Consiglio comunale tenutasi giorno 1 ottobre 2020 (questo Notiziario viene redatto ed esce con un po’ di ritardo) è stato tra l’altro eletto presidente del Consiglio comunale GIUSEPPE CRISPINI.

 

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 24 maggio 2020

San Fili ai tempi del covid-19. (3)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di maggio 2020... a firma di Pietro Perri.
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Chiesa Madre di San Fili 19 aprile 2020.
Il sacerdote don Franco Perrone celebra
la Santa Messa in diretta streaming.
I tempi cambiano e cambiano sempre più velocemente. E l’essere umano non può che non adattarsi ai nuovi tempi, specie se tali nuovi tempi sono il piacevole o il tragico frutto del suo stesso operato.
Non sappiamo ancora esattamente cosa abbia generato il covid-19 e le sue scioccanti conseguenze che hanno messo in ginocchio l’intero sistema economico e sociale mondiale. In giro, sui mass-media, si dice tutto ed il contrario di tutto. Ed a dire questo tutto ed il contrario di tutto spesso e volentieri sono proprio coloro che, da mostri sacri dell’ingegno e della conoscenza, dovrebbero dare certezze: gli scienziati. Ovvero coloro che calpestando i dogmi dovrebbero mettere l’Essere Umano difronte la inconfutabile cruda realtà.
I tempi cambiano ed a volte sono proprio le tragedie, o i problemi, a farci capire quanto siano macroscopicamente cambiati.
Noi, in effetti, da microbi quale continuiamo ad essere nella Storia del nostro stesso microbo pianeta all’interno del Creato, di alcuni aspetti neanche ce n’eravamo resi conto.
Ed ecco qua San Fili, e quindi la Comunità Sanfilese, nello scorso mese di aprile scoprire un’altra strada per confrontarsi col resto del mondo: la Santa Messa trasmessa in diretta streaming.
Una novità, questa, che ha dato l’opportunità a tanti nostri compaesani in giro per il Mondo di poter assistere ad una funzione religiosa nella propria amata Chiesa a migliaia di migliaia di chilometri di distanza.
 Un qualcosa che, speriamo, venga anche quando questo brutto periodo che stiamo vivendo sarà un fatto completamente dimenticato.
Sono stati tanti i sanfilesi, tra i miei contatti Facebook, infatti che mi hanno ringraziato per aver linkato le sante messe celebrate dal nostro sacerdote don Franco Perrone e trasmesse per l’occasione in diretta streaming.
Sante Messe che hanno dato la possibilità a chi mancava dal paese natio da diversi decenni (tanti di loro finora né hanno potuto farvi più ritorno né ve lo potranno fare, per varie ragioni, in futuro) non solo di pregare assieme ad altri loro compaesani ma anche e soprattutto di rivedere i luoghi sacri cui erano e restano eternamente affezionati: la Chiesa Madre (o della SS. Annunziata), la Chiesa del Carmine (o della Madonna del monte Carmelo), la Chiesa dello Spirito Santo (o di san Francesco da Paola), la Chiesa di santa Lucia alla frazione Bucita e via dicendo.
Tali celebrazioni sono a tutt’oggi visibili nella pagina Facebook della Parrocchia della SS. Annunziata di San Fili, all’indirizzo:
Complimenti e grazie di cuore (anche da parte di chi si spaccia per non credente o da chi non frequenta da tempo per pigrizia o altro i sacri luoghi del nostro paese) al nostro parroco don Franco Perrone ed ai suoi stretti collaboratori per questo stupendo regalo.
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N.B.: al fine di evitare stupide diatribe con alcuni miei detrattori voglio comunque evidenziare che a San Fili già in altri tempi si sono tenute delle dirette streaming. Ma... permettetemi di dubitare che abbiano avuto lo stesso valore di pubblico, simbolico e d’impatto.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

venerdì 1 maggio 2020

Dalla spagnola al coronavirus * ovvero * San Fili ai tempi del covid-19. (2)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo 2020... a firma di Luigi “Gigino” Iantorno.
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Cento anni addietro un’altra epidemia colpì in modo devastante non solo l’Europa ma il mondo intero. Tale epidemia (influenza) fu chiamata la spagnola.
La spagnola, una influenza che all’epoca uccise tantissime persone, colpì in modo pesante anche il nostro paese.
San Fili subì tantissime perdite.
I morti vennero trasportati in quei tristi giorni su carri trainati da buoi al cimitero comunale per ricevere degna sepoltura.
Purtroppo quando imperversò la spagnola non c’erano non solo potenziali vaccini ma non c’erano neanche la tecnologia (e quindi la conoscenza), alcuni medicinali di contenimento e gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione e che ci stanno permettendo di contenere i danni di questo flagello umano.
La spagnola iniziò la sua marcia mortale verso la fine della Prima Guerra Mondiale e durò all’incirca due anni ovvero dal 1918 al 1920. Ed ancora oggi non si è certi del come sia terminata tale pandemia: “Una spiegazione per il rapido declino della letalità della malattia potrebbe essere che i medici erano riusciti a migliorare la prevenzione e la cura della polmonite che si sviluppava dopo che le vittime avevano contratto il virus.” o “(...) una ipotesi è che il virus del 1918 abbia subito una mutazione rapida verso una forma meno letale, un evento comune nei virus patogeni, poiché gli ospiti dei ceppi più pericolosi tendono a estinguersi.” (n.d.r.: corsivi tratti da Wikipedia).
Il virus della spagnola si rivelò una vera e propria catastrofe umana. Si stima che i decessi dovuti a tale virus in tutto il mondo possano essere stati tra i 50 ed i 100 milioni. Decisamente molti di più di quelli che causò la peste del 1300. Solo gli Stati Uniti d’America toccarono 675.000 vittime.
La spagnola non ebbe origine in Spagna così come il nome darebbe a pensare ma per il fatto che per primi a parlarne, di tale influenza, furono i giornalisti spagnoli.
Oggi al fine di contenere l’espandersi in modo drammaticamente esponenziale del numero dei contagiati dal coronavirus si è pensato di evitare che la gente uscisse di casa se non per comprovati urgenti ed improcrastinabili motivi. Ovvero si è cercato di mantenere le persone l’una distante dalle altre. Una cosa che sembra sia stata capita anche nel caso della spagnola. Ed oggi come allora si invogliò le persone all’uso delle mascherine.
Fortunatamente, a differenza del secolo scorso, oggi abbiamo tantissimi modi, anche in un paese come San Fili, per trascorrere il tempo, anche se non sempre piacevolmente, chiusi in casa. Oggi ad esempio abbiamo a disposizione la televisione o il computer che comunque ci mantengono collegati con il resto del mondo e comunque c’è, grazie a Dio, un governo (lo Stato) che riesce ad intervenire economicamente con aiuti economici e/o alimentari in favore delle famiglie più bisognose. Nel caso del periodo che ha interessato la spagnola purtroppo non c’era niente ed ognuno doveva arrangiarsi come meglio poteva.
L’influenza spagnola colpì anche la mia famiglia.
A causa della spagnola passò a miglior vita anche la mia nonna paterna. Nonna che io, proprio a causa di ciò, non ho avuto la fortuna di conoscere.
Mio padre restò orfano di madre, assieme ad un fratello e ad una sorella, a soli sette anni.
Mia nonna morì assieme ad un figlioletto di pochi mesi. Per tale motivo madre e figlio furono chiusi nella stessa bara e poi seppelliti nel cimitero del paese.
Mio nonno si risposò.
La seconda moglie di mio nonno non solo crebbe con amore i figli che già aveva avuto mio nonno ma diede allo stesso altri figli cresciuti con pari amore.
Dalla prima moglie mio nonno ebbe mio padre Francesco, zio Saverio e zia Carmela (oltre al figlioletto deceduto alla nascita). Dalla seconda moglie ebbe zia Marietta (emigrata in Brasile ed ivi deceduta), zio Giuseppe (emigrato in Canada) e zia Ida.
E sicuramente oggi staranno tutti pregando affinché usciamo al più presto e nel possibile incolumi da questo nuovo virus assassino.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

mercoledì 22 aprile 2020

San Fili ai tempi del COVID-19. (1)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di marzo 2020... a firma di Pietro Perri.
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Questo numero del Notiziario Sanfilese esce con un cospicuo ritardo... ma esce (e credo sia questa la cosa più importante).
Uscirà con un certo ritardo anche il numero del mese di aprile e forse anche quello del mese di maggio.
Il motivo?
Semplice: il covid-19, ovvero questo assurdo virus che tanti problemi sta creando in tutto il mondo, è riuscito a sconvolgere anche la vita di San Fili e quindi di noi Sanfilesi.
Grazie a Dio, fino al momento in cui sto mettendo nero su bianco quest’articolo (siamo al 17 aprile), a San Fili non si registrano casi di contagiati dal coronavirus o covid-19.
Non ci ha colpito fisicamente, e speriamo continui ad evitarci anche in futuro, ma ci ha distrutto psicologicamente grazie anche e soprattutto alle varie disposizioni governative ribadite  e rafforzate localmente sia da ulteriori disposizioni regionali che comunali.
Alcune delle quali, tra l’altro, considerando la particolarità del nostro territorio, si potevano anche imporre ma in modo decisamente più leggero.
Tipo una passeggiata in solitario, con mascherina indosso o comunque a portata di mano e mantenendo le dovute distanze, non credo avrebbe ucciso nessuno.
I focolai di covid-19 in Calabria (ed anche in provincia di Cosenza, purtroppo) si sono verificati per ben altre ragioni ed in particolare anche e soprattutto per colpa di chi doveva vigilare affinché in determinate strutture (tipo le case di cura) fossero garantite a priori quelle normali regole d’igiene e sicurezza.
Dicevo che la causa del ritardo dell’uscita di questo numero del Notiziario Sanfilese è dovuto in particolare alla pandemia, psicologica almeno a San Fili o almeno fino ad ora... toccannu fierru, in quanto questo strano stato di cose, questa assurda atmosfera a dir poco fantascientifica (quanti film catastrofici ho visto negli anni su questo tema) tutto fa tranne che invogliare a fare qualcosa.
A volte ci invoglia appena appena a metterci sul divano a passare le ore leggendo i più strani libri, libri che in altri tempi non ci saremmo mai sognati di leggere non ritenendoli all’altezza della nostra aspettativa culturale.
Da non credere, in questi giorni sono riuscito a leggere sia “Harry Potter ed il calice di fuoco” (Harry Potter and the Goblet of Fire) che “Harry Potter e la Maledizione dell'Erede” (parte prima e parte seconda del copione per la rappresentazione teatrale) di Joanne Kathleen Rowling. E la cosa assurda è che mi sono anche piaciuti... Malgrado la loro eccessiva, per i miei gusti, lunghezza.
Odio i romanzi che oltrepassano le 150 pagine. Li ho sempre odiati almeno da quando, frequentando le scuole superiori, mi sono trovato tra le mani, costretto a studiarlo, “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.
A San Fili, nel momento in cui scrivo, così come in quasi tutto il resto della Calabria, grazie alle norme vigenti causa il covid-19 si può quasi dire che non è possibile neanche affacciarsi dal balcone.
Dopotutto uscire per fare una semplice passeggiata non oltrepassando il perimetro di 200 metri oltre la propria abitazione impone psicologicamente, a quanti rispettano la legge, difatti a non uscire dalla propria abitazione.
Quindi se già prima era sempre più difficile imbattersi in compaesani lungo corso XX Settembre... vi lascio immaginare quale desolazione si possa vivere in questi ultime settimane nel nostro piccolo villaggio. Una desolazione ancor maggiore se si pensa che bar, barbieri e parrucchieri (i pochi ormai sopravvissuti ai tempi) sono stati obbligati a tenere le saracinesche abbassate.
Il mondo sta cambiando... decisamente in fretta in queste ultime settimane. E con il mondo, visto che ne fa parte, sta cambiando in modo irreversibile anche San Fili.
(continua)
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

martedì 3 marzo 2020

C’erano una volta i trappiti a San Fili.

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C’erano una volta i trappiti a San Fili,

Breve nota di Pietro Perri

Tra le tante attività che venivano svolte, ovviamente con una certa rilevanza, in agricoltura, nell’industriosa San Fili, almeno fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso vi era anche la raccolta e la lavorazione delle olive. Una lavorazione che prevedeva sia la conservazione ad uso alimentare delle stesse (alive ammaccate e via dicendo) che quella della produzione dell’olio.

Per quanto riguarda la lavorazione delle olive al fine della produzione dell’olio a San Fili c’erano, parlo ovviamente di ricordi che vanno via via offuscandosi nella mia sempre più vecchia e stanca memoria, diversi trappiti (frantoi).

Si parla, infatti, di almeno tre frantoi presenti all’interno del centro storico di San Fili: uno appartenente alla famiglia dei baroni Miceli (nella parte inferiore del palazzo di donna Vienna Gentile), uno appartenente alla famiglia dell’indimenticabile don Cesare Gentile (sempre mmienz’u puontu sotto la casa della famiglia Assise, all’inizio della scalinata che da piazza ex municipio conduce dritta dritta davanti all’edificio delle scuole materne del paese) ed uno (alquanto recente ma già posto fuori attività agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso) si trovava nella parte inferiore (adiacente alla cosiddetta “strata nova”) del palazzo di donna Giuliana Gentili. E sembra che donn’Oscaru Gentili gestisse anche un altro frantoio nei pressi della chiesa di sant’Antonio abate.

Un altro frantoio si trovava sui Cozzi in un’ala laterale del palazzo di don Peppino Blasi.

Tale frantoio, se non erro, era gestito da don Gaetano Blasi.

L’ultimo frantoio in ordine di apparizione nel centro urbano di San Fili sembra sia stato quello di Emilio Noto. Tale frantoio, situato nella zona denominata Piano Ghiande (poco più avanti del bivio per la frazione Bucita, ovviamente proseguendo in direzione Paola).

Credo sia giusto sottolineare che i più antichi trappiti di San Fili, parliamo a memoria d’uomo, sono i succitati appartenuti alle famiglie Gentile e Miceli, ovvero quelli situati nelle adiacenze della zona denominata mmienz’u puontu. Mentre i più recenti sono quelli gestiti da donn’Oscaru Gentili ed Emilio Noto.

Considerato il limitato, per estensione, territorio di San Fili la presenza di tali e tanti frantoi all’interno del nostro Comune è giustificata da un uso quasi a livello familiare.

Nulla toglie comunque che parte delle olive da cui si estraeva l’olio nei frantoi di San Fili venissero portate nel paese, sfruttando la forza motrice di somari e muli, dalle vicine contrade quale Cucchiano, le Volette e la Profico o zone ricadenti nel territorio della confinante cittadina di San Vincenzo la Costa.

Comunque non sarebbe sbagliato, in un prossimo futuro, ritornare a parlare, magari in modo più dettagliato e con qualche foto scattata nei locali in cui erano ubicati, dei trappiti di San Fili.

Ringrazio comunque l’Anonimo Sanfilese che mi ha mandato lo scritto che riporto di seguito per aver aperto questa stupenda pagina di... ricordi sanfilesi.

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C’erano una volta i trappiti a San Fili.

Di un caro Grafomane Sanfilese.


Nella foto a sinistra: Il pianerottolo (abbaddraturu?) sotto il portico della casa della famiglia Assisa. A sinistra di questa seconda foto il portone cui si accedeva al frantoio della famiglia Gentile.

Foto by Pietro Perri.

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Uccidere il maiale, fare il vino e fare l’olio erano i sacri riti familiari, ora i primi due stanno entrando nell’oblio, mentre per il terzo vige ancora la sacralità della raccolta delle ulive in proprio o facendo a metà con chi le raccoglie.

Il lavoro però non finisce all’imbrunire delle giornate autunnali e invernali, vi è poi la sosta al frantoio o meglio detto trappito, forse perché i cunei delle presse meccaniche che comprimevano i fiscoli, ad ogni aumento di pressione con la loro caduta emettevano un suono simile ad un trap-trap.

Nel trappito arrivavano i sacchi neri ed untuosi, ora in parte sostituiti dalle cassette di plastica multicolore, ed il rappresentante di ogni partita rimane a vigilare sulle drupe e sui recipienti destinati al trasporto dell’olio.

In un angolo del trappito vi è sempre un caminetto, spesso alimentato con la stessa sansa delle ulive, con l’immancabile recipiente dell’acqua calda coadiuvante alla pulizia delle mani o dei recipienti.

Non mancano le borse con le arance, il mezzo fiasco di vino, del pane e del companatico per lenire i morsi della fame che a fine giornata si fanno sentire, portati dai vari clienti all’atto dell’ingresso e poi lasciati nella disponibilità di tutti.

Il fuoco del caminetto ristora i presenti e nel contempo asciuga la parte bassa dei pantaloni dei raccoglitori.

Il pavimento è reso viscido dall’olio che per forza di cose scola dai fiscoli nel riempirli, dalle presse, dalla macina o dai soffioni violenti che talvolta fuoriescono dalla pila di dischi e fiscoli sotto pressione.

Tutto questo avviene in un ambiente pregno di un odore pungente di olio fresco che sgorga dalla macchina separatrice dell’olio dall’acqua di vegetazione come da una fontanella di acqua di montagna. Forse il piacere che si avverte vedendo sgorgare l’olio in inverno è simile a quello della vista di un getto di acqua fresca, fra ombrosità e muschi, in una tarda mattina della calda estate.

L’attesa è lunga, ma si è sempre in compagnia di persone da sempre conosciute, per cui gli argomenti di conversazione non mancano, ma di tanto in tanto lo sguardo vola ai propri sacchi ed al controllo visivo degli stessi. La buccia di un’arancia buttata fra i carboni accesi per qualche minuto profuma l’aria in modo diverso, mentre procura soddisfazione una nuova caduta di olive nella vasca della macina, indice che il tempo di attesa si accorcia.

In un angolo vi è un vecchio tavolino simile a quelli usati in cantina sul quale vi è un blocco di carta bianca riciclata, una penna legata con filo, e messo in verticale, un fil di ferro appuntito sul quale il frantoiano annota la partita, le quantità molite, la resa in olio e il pagamento se in natura o in contanti.

La lampadina, ad inizio stagione trasparente e pulita, è ora opaca e anch’essa untuosa, mentre tutti i clienti odiano quello scaldino elettrico con la sua sfacciata spia rossa, posto in alto ed in angolo, che fornisce l’acqua per pulire esternamente le presse, a spremitura avvenuta, perché convinti che anche quella poca acqua calda possa nuocere al nascente olio. Allo stesso modo tutti, in solitario, cercano di scoprire, in quel dedalo di tubazioni, quella destinata a fare la cresta sul loro olio direttamente in fase di produzione, a monte del separatore; da sempre il frantoiano, nella convinzione generale, è persona che lucra sull’olio che produce, in aggiunta al corrispettivo per il suo servizio.

Il frantoiano si avvicina ai sacchi della nuova partita: il cliente interessato salta in piedi lasciando il fuoco, le discussioni ed anche il bicchiere di vino a metà, per accertarsi che tutti i suoi sacchi vengano lavorati e lieto perché fra poco vedrà concretizzarsi il risultato del suo lavoro. Ora è più tranquillo, finisce il suo bicchiere di vino, parla più disteso con gli amici, offre un eventuale suo aiuto al frantoiano, ma prepara con cura delle fette di pane da leggermente arrostire al fuoco per poi innaffiarle dell’olio che per primo uscirà dal separatore. Quando ciò avverrà il frantoiano metterà il suo dito sotto il rivolo, quindi lo metterà in bocca oleandola tutta, quindi aspirerà con forza dell’aria e a quel punto, con un buon grado di approssimazione, stabilirà, dall’alto della sua esperienza, il grado di acidità.

Il cliente in quel momento è soddisfatto, raccoglie i suoi recipienti, ora pieni fino all’orlo, ed una volta a casa pensa che anche se nei giorni seguenti pioverà lui ormai le ulive le ha raccolte e l’olio per quest’anno è nella giara.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

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sabato 29 febbraio 2020

Questa volta è andata bene, ma sarà sempre così? (Di Francesco Commis).


SAN FILI (CS) - Strada Provinciale SP 35, Km 22.
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Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di Febbraio 2020 a firma di Francesco Commis.
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Un famoso aneddoto sanfilese, recitato spesso dalla mia cara nonna materna, diceva: "Prima de nu dannu, pruvvedimienti".
L'interpretazione dell'aneddoto è molto semplice: quando un fatto è noto ed esistono buone probabilità che possa ripetersi, bisogna predisporre gli opportuni interventi preventivi affinché lo stesso, riproponendosi, non arrechi nessun danno.
I lettori assidui del "Notiziario" ricorderanno il mio articolo "San Fili (CS) - SP 35 Km 22 - Ovvero: la spada di Damocle"-  dell'Aprile 2018. In quella occasione si voleva mettere in risalto la pericolosa situazione presente al Km 22 della strada provinciale, in località "timpe russe", lato Villa Miceli.
Le foto di quel periodo evidenziavano il degrado ambientale dopo il furioso incendio dell'estate 2017 e l'elevato grado di dissesto idrogeologico del versante, con il possibile verificarsi di smottamenti nel caso di abbondanti piogge della stagione invernale. L'ordinanza emanata dal sindaco n. 73 dell'Agosto 2017, pur se improntata al buonsenso e con lo scopo di tutelare la cittadinanza, si è rivelata priva di alcuna efficacia, in quanto chi doveva farla osservare non se ne è curato. Pochi e inidonei interventi furono allora eseguiti, da privati o Enti chiamati al ripristino dello stato dei luoghi e garantire la sicurezza di quel tratto di strada.
Gli interventi di allora sono consistiti in modeste azioni di pulizia, nel taglio dei rami degli alberi caduti sull'argine della strada e nella pulizia della cunetta dai detriti.
A tutt'oggi nulla è cambiato, tutto è rimasto come nell'estate del 2017. Gli alberi bruciati, con i tronchi anneriti e in precario equilibrio nel versante, gli smottamenti del terreno in bella mostra, con i detriti che ad ogni pioggia si riversano nella cunetta ostruendola.
Se non siete convinti delle mie parole basta fare il raffronto tra le foto del Dicembre 2019 e quelle di Aprile 2018: tutto è rimasto come allora. Anche il cartello stradale è uguale, bruciato ma molto pittoresco.
Nel mese di Dicembre 2019, il giorno 13, in occasione del violento temporale che ha colpito il nostro territorio, parte del costone soprastante la SP 35, in prossimità del Km 22 è franato. Tempestivamente l'Amministrazione Comunale di San Fili si è attivata e la sera stessa ha fatto ripulire l'arteria stradale da detriti e tronchi che l'avevano ostruita.
Fin qui tutto bene e un plauso al Comune di San Fili che è prontamente intervenuto. Va segnalato che nessun veicolo è rimasto coinvolto dallo smottamento, in quanto per fortuna nessuno transitava in quel momento lungo quel tratto di strada. Ma sarà sempre così? Ci sarà sempre Santa Lucia a proteggere gli automobilisti di passaggio?
Considerato che non è infrequente il ripetersi di temporali come quello del 13 Dicembre, anche perché tali eventi si sono sempre verificati durante i mesi invernali nel nostro territorio. Ancor più se si pensa che tali fenomeni possono essere, a detta degli esperti, amplificati dal riscaldamento climatico.
Sarebbe opportuno, pertanto, che chi gestisce il territorio agisca e obblighi chi di competenza, Enti o privati cittadini, per tutelare gli automobilisti e ridurre il rischio presente nella zona. Interventi necessari e immediati sono la bonifica del sito, rimuovendo i tronchi bruciati in bilico nel versante e la messa in sicurezza del costone soprastante la strada provinciale a rischio smottamento.

Questa volta è andata bene e nessuno si è fatto male: ma non continuiamo a sfidare la fortuna e la provvidenza.
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

mercoledì 29 gennaio 2020

San Fili: si abbassa un’altra saracinesca, l’ennesima, chiudendo un’epoca.

Nella foto a sinistra: il bar gelateria Passarelli dopo la metà degli anni Settanta.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di gennaio2020... by Pietro Perri.

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Nel mese di dicembre 2019, al pari di una brutta storia tristemente annunciata, si abbassa un’altra saracinesca di un altro storico, e sicuramente insostituibile, esercizio commerciale del paese: l’arciconosciuta gelateria artigianale del mitico Cenzino Passarelli.

Una gelateria conosciutissima a dir poco a livello internazionale. Sono in tanti, infatti, che, da non sanfilesi, nel momento in cui fai presente che sei di San Fili la prima domanda che ti fanno è se c’è ancora la Gelateria Passarelli, quella vicino al semaforo poco distante della piazza col monumento, quella che fa quegli stupendi gelati artigianali dagli strani e stupendi gusti, quella...

Era bello rispondere a tali persone; “Si, c’è ancora. E i gelati che fa sono sempre unici sia come gusti che come qualità!”

Dal dicembre 2019 purtroppo non sarà più possibile dare questa orgogliosa (perché la Gelateria Passarelli era motivo di orgoglio per noi Sanfilesi) risposta.

Purtroppo Cenzino Passarelli, al pari di una brutta storia tristemente annunciata, verso la fine del mese scorso ha abbassato per l’ultima volta la saracinesca della sua storica (credo ultracinquantennale) gelateria artigianale.

Dico “al pari di una brutta storia tristemente annunciata” in quanto nel mese di settembre dello scorso anno è venuta a mancare prematuramente (aveva appena 70 anni) nella nostra comunità, tra i tanti ed a pochissimi giorni da mia madre (a cui presto dedicherò una giusta pagina del nostro bollettino mensile), anche Maria Colombo ovvero la moglie del caro Cenzino Passarelli.

Maria Colombo era uno dei pilastri della Gelateria Passarelli di San Fili: sia per l’aiuto materiale che per il supporto morale che assicurava al marito nella gelateria di famiglia.

Quando appresi del decesso della cara Maria non potei non guardare, in un prossimo futuro, la saracinesca di quella storica gelateria artigianale bassarsi per sempre... e così fu.

Per quelli - ovviamente sanfilesi - della mia età (non mi vergogno di dire che sono del 1961 e che è da un bel po’ di tempo ormai che ho oltrepassato la soglia del mezzo secolo di vita) il “bar gelateria” di Cenzino Passarelli ha rappresentato tantissimo ed in parte siamo anche cresciuti con tale esercizio commerciale.

Nella foto a sinistra: Il bar gelateria Passarelli... oggi.

Oltretutto quando agli inizi degli anni Settanta per noi fanciulli gli altri bar del paese (quelli dell’indimenticato Luigi “Gigetto” Sammarco in piazza caserma - attuale piazza Mario Nigro - e quello di Salvatore “Tuture” Blasi lungo corso XX Settembre) erano definibili off-limits il bar di Cenzino Passarelli era l’unico bar cui c’era dato di oltrepassare la soglia senza essere accompagnati da un adulto e senza essere obbligati ad uscirne dopo pochi minuti.

Nel bar di Cenzino Passarelli, infatti, non si giocava a carte, non si fumava, c’erano degli ottimi gelati e c’erano anche uno o due flipper ed un paio di bigliardini (calciobalilla).

Per quanto riguarda l’alternativa, l’unica, allo spazio “sala giochi” riservata a noi fanciulli a San Fili, che si trovava nel bar Passarelli, almeno fino alla fine degli anni Settanta era la sala giochi dei fratelli Franco e Romano Zuccarelli.

Il bar di Cenzino Passarelli e la sala giochi dei fratelli Zuccarelli, un vero e proprio covo di convinti tifosi juventini, si trovavano a poca distanza l’una dall’altra.

Successivamente qualche bigliardino (calcio-balilla) lo troveremo anche nel bar della famiglia Gioffré che aveva acquistato, nel frattempo e verso la fine degli anni Settanta, la “licenza” da Salvatore “Tuture” Blasi.

Dispiace tantissimo che anche questa ricchezza tutta sanfilese abbia cessato di esistere e che resterà per sempre come piacevole ricordo in quanti hanno potuto gustare in quei limitati metri quadri l’ottimo gelato artigianale di Cenzino Passarelli.

Dispiace che il caro Cenzino, per sua volontà o per incapacità d’altri, non abbia passato ad altri in eredità quel suo bagaglio d’esperienza di maestro gelataio che in tanti gli abbiamo invidiato.

A me personalmente resterà in bocca per sempre il piacere inconfondibile del suo gelato al limone ed all’amarena con dentro i noccioli dei relativi frutti a dimostrazione della naturalezza degli ingredienti base utilizzati. Gelati sempre accompagnati dall’invito a stare attento, proprio per la presenza dei noccioli, a quando addentavo il magico fresco intruglio.

Ed anche il consiglio che davo ad alcuni amici e/o colleghi di Cosenza quando mi dicevano che vi avrebbero fatto quanto prima un salto: “Quando vi trovate a quattrocchi col caro cugino (era così che ci chiamavamo tra noi a causa di una lontana parentela)”, dicevo loro, “chiedetegli di farvi assaggiare, se ne ha ancora un pochino da qualche parte, il gelato alle “jujume” (giuggiole) e poi... si che mi direte di aver toccato il paradiso del gelato artigianale.”

E loro di rimando: “Ma a noi ci hanno consigliato di assaggiare anche il gelato alle patate della Sila o ai cetrioli.”

Che dire, effettivamente in quel laboratorio ce n’era per tutti i gusti.

San Fili, la San Fili che fa notizia positiva, ha perso un altro dei suoi inestimabili tesori. Un vero e proprio ambasciatore nel mondo di ciò che significava il nostro essere Comunità.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

martedì 17 dicembre 2019

La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (4)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di dicembre 2019.
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Pechino 30 agosto 2019 - visita alla Città
Proibita.Nella foto le guide Aurora (a sinistra)
e Sole (a destra).
Quando si parte, anche se da semplici turisti, verso uno Stato che si ritiene ai confini del mondo (come la Cina, per tanti di noi Sanfilesi) - in un’epoca che scorre maledettamente veloce come quella che sta subendo la nostra generazione - le prime tre domande che uno di noi si pone sicuramente sono: 1) se ci ammaliamo ci sarà qualche possibilità di sopravvivere in una zona in cui sicuramente ci sarà impossibile farci capire? 2) le guide locali conosceranno bene l’italiano? 3) come faremo a ricaricare i nostri tablet o i nostri smartphone e quindi a restare collegati con il mondo?
Proprio così, ci si chiede anche e soprattutto come faremo a restare collegati con il nostro avanzatissimo tecnologico mondo. Quasi la Cina non facesse parte di questo mondo o fosse restata tecnologicamente imprigionata nel suo ottocentesco medioevo.
Ed eccoci intenti a caricare le nostre valigie di medicinali per le più disparate previste malattie (dalla semplice aspirina per il mal di testa ai più impegnativi antibiotici ad ampio spettro d’azione o ai farmaci contro la diarrea e contro i conati di vomito).
Per quanto riguarda invece la corrente elettrica necessaria a ricaricare i nostri diabolici mezzi informatici made in Cina... come non portarsi dietro almeno tre o quattro spine universali? Anche queste made in Cina?
Proprio così: andando in Cina nella speranza tra l’altro anche di sopravviverci, anche se per una decina di giorni, ci portiamo dietro un tale peso... di prodotti made in Cina.
Per poi scoprire che da quelle parti è difficile trovare un hotel che abbia stanze dove le prese attaccate al muro non siano tutte universali o che gli stessi non ti offrano il wi-fi libero o che la tua scheda telefonica non sia anche automaticamente collegata al resto del mondo anche in gran parte della Cina.
Qualcosa ovviamente su questo fronte anche in Cina lascia a desiderare... ma non per tutti e sicuramente non perché la tecnologia informatica presente in questa grande nazione non sia all’altezza della roba che la stessa smercia nel resto del mondo.
Quel qualcosa è, ovviamente Facebook, che funziona con la tua scheda telefonica ma che non ti dà la possibilità d’accederci tramite le schede telefoniche cinesi o il wi-fi che ti mettono a disposizione i gestori degli hotel in cui siete ospitati.
Inutile dire che il Facebook libero è un po’ indigesto ai governanti cinesi... ma non solo ai governanti cinesi (oggi sappiamo benissimo che il Facebook libero è alquanto indigesto anche ai governanti americani e persino a tanti governanti europei, italiani inclusi).
Il social-network Facebook per gran parte dell’anno e soprattutto in particolari critici periodi sociali in Cina è oscurato: il sogno di tanti governanti, appunto, di paesi liberi come il nostro.
Ma è veramente oscurato o tale blocco si può bypassare tramite l’uso di un’applicazione pirata e a pagamento?
(continua).
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

giovedì 5 dicembre 2019

La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (3)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di novembre 2019.
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Lintong (Cina). Orietta e Pietro in visita
al Museo dell'Esercito di Terracotta.
Il 27 agosto 2019 io e mia moglie Orietta ci trovavamo a Lintong (una località all’incirca 30 km a nord di Xian) in Cina.
In tale località sono state portate alla luce, dal 1974 ad oggi, circa 10.000 statue divenute subito famose in tutto il mondo con il nome di “Esercito di Terracotta” (collocato nel Mausoleo del primo imperatore Qin, vissuto tra il 260 ed il 210 avanti Cristo). Ovvero ciò che ormai si considera universalmente l’ottava meraviglia del mondo antico.
A far da guida al gruppo di turisti di cui facevamo parte anche mia moglie Orietta ed io c’era la bravissima signora Chen Xi... per noi italiani semplicemente Aurora.
Aurora in effetti era la nostra guida nazionale ovvero l’unica che ci ha accompagnato per l’intera durata del tour. A Shangai ed a Pechino infatti la stessa fu affiancata da altre guide locali.
Finora ho viaggiato tantissimo visitando gran parte dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo o a ridosso degli stessi: sono stato in Marocco, in Tunisia, in Egitto, in Giordania, in Israele, in Grecia, in Turchia, in Spagna, in Portogallo, in Francia, in Croazia, in Inghilterra (se consideriamo Gibilterra come suolo inglese) e persino nello Stato del Vaticano.
Ho avuto il piacere in tali viaggi di ammirare opere uniche nel suo genere realizzate dagli uomini. Opere maestose che avvicinavano gli ideatori delle stesse alle divinità quando non finivano per sancire la divinità dei committenti stessi di tali opere (templi, piramidi, mausolei vari e così via). Opere che servivano alla difesa del territorio come opere che dovevano solo mostrare la grandezza dei sovrani del momento.
Ho compreso l’importanza della Grande Muraglia, posso capire la realizzazione d’una piramide o di un tempio (stupenda la città di Petra in Giordania o Abu Simbel e le piramidi in Egitto o Delfi, il Partenone e la tomba di Agamennone in Grecia...) ma riuscire a capire la follia di creare un Esercito di Terracotta come quello di Lintong in Cina decisamente, l’ammetto, mi è alquanto difficile da capire.
Un’opera sicuramente unica ma decisamente realizzata per esaudire i desideri, a parere di un profano come lo scrivente, di una mente malata.
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Mentre a Shangai la nostra guida Aurora fu affiancata da Luca (altra guida locale ovviamente parlante in italiano) a Pechino ad affiancare Aurora ci pensò l’altrettanto bravissima Sole. Inutile dire che Luca e Sole (così come Aurora) non erano i loro veri nomi, essendo loro cinesi cresciuti e pasciuti in Cina, ma nomi che hanno adottato ad uso e consumo di noi turisti italiani. Nomi che in alcuni casi erano più o meno la traduzione degli stessi nei corrispettivi italiani (vedasi il caso di Aurora e Sole) o semplicemente avevano, con i loro nomi originali, una assonanza quantomeno fonetica con altri nomi del Bel Paese (vedasi il caso di Luca).
In ogni caso avere a disposizione nel nostro soggiorno in Cina delle guide come Luca, Aurora e Sole è stata una vera fortuna. Preparati e simpatici come gli stessi erano.
Luca arricchì di conoscenze ed aneddoti la nostra permanenza a Shangai e a Souzou, Aurora a Xian e Sole a Pechino.
Tutto potevo pensare tranne che questo viaggio avrebbe rimesso in discussione l’immagine che mi ero fatto finora della Cina. Un’immagine distorta anche a causa delle letture, non sempre capite dal sottoscritto, di alcuni libri e riviste che mi capitarono tra le mani nei decenni passati. Senza con ciò scomodare anche il ricordo di quel mattone (a causa più che altro dalla eccessiva durata) di film realizzato dal maestro Bernardo Bertolucci e che risponde al titolo de “L’ultimo imperatore”.
Luca, Aurora e Sole, anche e soprattutto come visione della vita, sembravano far parte di tre Cine completamente diverse. Cosa dopotutto normale visto che gli stessi si sono formati in tre fusi orari l’uno diverso dall’altro.
La Cina, inutile dirlo, come territorio è vastissimo anche se, credetemi, a volte si ha la vaga impressione, vivendo in quella zona e conoscendo la nostra realtà, che sia più complicato, più distante Catanzaro da Bari o da Roma che non Shangai da Pechino.
E questo perché noi nel Meridione d’Italia sembra che ancora viviamo al tempo dei Borbone di Napoli mentre loro sembra si stiano attrezzando per raggiungere Marte ancor prima della Russia o degli Usa.
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Tutto era strano, tutto era diverso da ciò che mi ero immaginato in questa Cina che finalmente vedevo con i miei occhi... e che i miei occhi non si limitavano più ad osservare solo la Grande Muraglia, la Città Proibita o l’Esercito di Terracotta.
Ed anche la mente iniziava a porsi qualche strana domanda. Ed alcune di queste domande non potei fare a meno di girarle alle nostre stupende e preparate guide.
E fu così che, rivolgendomi a Sole, le chiesi:
- Mi spieghi come avete fatto voi cinesi a passare senza grossi problemi (considerando ovviamente le situazioni del tempo in cui si sono svolte le varie fasi storiche) dalla Cina imperiale, all’occupazione giapponese, alla Cina comunista di Mao Zedong e ritrovarvi ora in un regime capitalista con una visione futurista che sembra aver lasciato anni indietro i paesi occidentali? Come fate a trovarvi in una economia (una visione economica) decisamente più avanti della nostra.
Dopotutto qui si tratta di resettare il proprio cervello a cadenza quasi ventennale quando in Italia ancora viviamo mentalmente nei primi decenni postunitari.
Sole mi dette, più che giustamente (anche se in modo scherzoso), le conseguenti risposte. Risposte che riporto di seguito:
SOLE: - Ci troviamo davanti a voi per il semplice motivo che noi ci svegliamo prima di voi. Dopotutto il sole in Cina sorge sei ore prima che in Italia.
IO: - Colpito ed affondato, e per quanto riguarda la situazione politica economica? A cosa dovete questa capacità di riadattamento a dir poco indolore?
SOLE: - Semplice: a noi non interessa chi governa. Interessa che chi governa governi bene e ci metta tutti nelle condizioni di saziare il nostro appetito. La politica non è del popolo.
E si tocco’ la pancia.
(continua).
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!