Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di dicembre
2019.
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Pechino
30 agosto 2019 - visita alla Città Proibita.Nella foto le guide Aurora (a sinistra) e Sole (a destra). |
Quando si parte, anche
se da semplici turisti, verso uno Stato che si ritiene ai confini del mondo
(come la Cina, per tanti di noi Sanfilesi) - in un’epoca che scorre
maledettamente veloce come quella che sta subendo la nostra generazione - le
prime tre domande che uno di noi si pone sicuramente sono: 1) se ci ammaliamo
ci sarà qualche possibilità di sopravvivere in una zona in cui sicuramente ci
sarà impossibile farci capire? 2) le guide locali conosceranno bene l’italiano?
3) come faremo a ricaricare i nostri tablet o i nostri smartphone e quindi a
restare collegati con il mondo?
Proprio così, ci si
chiede anche e soprattutto come faremo a restare collegati con il nostro
avanzatissimo tecnologico mondo. Quasi la Cina non facesse parte di questo
mondo o fosse restata tecnologicamente imprigionata nel suo ottocentesco
medioevo.
Ed eccoci intenti a
caricare le nostre valigie di medicinali per le più disparate previste malattie
(dalla semplice aspirina per il mal di testa ai più impegnativi antibiotici ad
ampio spettro d’azione o ai farmaci contro la diarrea e contro i conati di
vomito).
Per quanto riguarda
invece la corrente elettrica necessaria a ricaricare i nostri diabolici mezzi
informatici made in Cina... come non portarsi dietro almeno tre o quattro spine
universali? Anche queste made in Cina?
Proprio così: andando in
Cina nella speranza tra l’altro anche di sopravviverci, anche se per una decina
di giorni, ci portiamo dietro un tale peso... di prodotti made in Cina.
Per poi scoprire che da
quelle parti è difficile trovare un hotel che abbia stanze dove le prese
attaccate al muro non siano tutte universali o che gli stessi non ti offrano il
wi-fi libero o che la tua scheda telefonica non sia anche automaticamente
collegata al resto del mondo anche in gran parte della Cina.
Qualcosa ovviamente su
questo fronte anche in Cina lascia a desiderare... ma non per tutti e
sicuramente non perché la tecnologia informatica presente in questa grande
nazione non sia all’altezza della roba che la stessa smercia nel resto del
mondo.
Quel qualcosa è,
ovviamente Facebook, che funziona con la tua scheda telefonica ma che non ti dà
la possibilità d’accederci tramite le schede telefoniche cinesi o il wi-fi che
ti mettono a disposizione i gestori degli hotel in cui siete ospitati.
Inutile dire che il
Facebook libero è un po’ indigesto ai governanti cinesi... ma non solo ai
governanti cinesi (oggi sappiamo benissimo che il Facebook libero è alquanto
indigesto anche ai governanti americani e persino a tanti governanti europei,
italiani inclusi).
Il social-network
Facebook per gran parte dell’anno e soprattutto in particolari critici periodi
sociali in Cina è oscurato: il sogno di tanti governanti, appunto, di paesi
liberi come il nostro.
Ma è veramente oscurato
o tale blocco si può bypassare tramite l’uso di un’applicazione pirata e a
pagamento?
(continua).
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato
Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis
pacem para bellum”!
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