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mercoledì 6 novembre 2019

La Cina è vi-Cina... molto più di quello che possiamo immaginare. (2)


Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di ottobre 2019.
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Shanghai (Cina) 24 agosto 2019.
Pietro Perri e la moglie Orietta sulla riva 
del fiume Huangpu.
La cosa che spesso mi sono sentito chiedere da alcuni amici al rientro dai miei ormai tradizionali annuali viaggi è... se ne è valsa la pena.
Credetemi: viaggiare vale sempre e comunque la pena. Sono questi i soldi che considero meglio spesi, un vero e proprio investimento sul presente e sul futuro di chi ha la fortuna/sfortuna di condividere, anche se per un breve attimo, il nostro terreno cammino.
Viaggiare permette di staccare realmente la spina dal consuetudinario e comunque ci permette di verificare direttamente (e non per il solito stupido sentito dire) ciò che pensavamo di un determinato popolo e/o di un luogo.
Poggiare i nostri piedi su un suolo diverso da quello che calpestiamo quotidianamente equivale ad aprire contemporaneamente le pagine di almeno una decina di libri diversi. Viaggiando, osservando, dialogando e confrontandosi con i “diversi”... non si può non imparare qualcosa di nuovo.
L’importante è che quando si decide di partire lo si faccia senza costrizioni, senza preconcetti e con mente aperta al nuovo.
Ed eccoci qua, io e mia moglie Orietta, impegnati in questa nuova ennesima avventura in giro per il mondo. Eccoci... in Cina.
Il viaggio, inutile dirlo, era tutto organizzato, avevamo a disposizione un accompagnatore dall’Italia ed avevamo ben tre guide locali parlanti in italiano ad aspettarci nelle varie località che avremmo visitato.
Inutile dire che in questo viaggio qualcosa mi ha deluso e tantissimo mi ha meravigliato.
Mi ha deluso, ad esempio, il fatto di non aver trovato i miei amatissimi vermicelli di soia cui sono abituato a mangiare nel ristorante cinese in cui, nella vicina cittadina di Rende, vado piacevolmente a rifocillarmi con cadenza almeno trimestrale: adoro la cucina cinese. Quella cucina che ormai, purtroppo, è più facile trovare in Italia che nella Cina dei tour organizzati.
La cucina tradizionale cinese destinata ai turisti, infatti, si è ormai alquanto... occidentalizzata.
Un errore, questo, in cui purtroppo sono cascati stupidamente anche i ristoratori delle varie “cucine tipiche regionali” d’Italia che, invece di garantire il prodotto realmente tipico e doc, pensando di fare un piacere ai turisti esteri, si fanno in quattro per garantire agli stessi una cucina internazionale che poco ha a che dividere con la nostra gustosissima tanto decantata cucina calabrese.
Tra i vari preconcetti che avevo messo nella valigia prima di intraprendere questo viaggio in Cina c’era pure la consapevolezza che mi sarei trovato a visitare un Paese ancora legato al mondo medioevale: una terra arretrata, sporca, con mezzi di locomozione e trasporto da terzo mondo e chi più ne ha più ne metta.
Niente di più sbagliato: la Cina, quella parte di Cina che ho avuto il piacere di visitare (in particolare le città di Shanghai, Suzhou, Xian e Pechino) sono città proiettate decisamente nel futuro. A collegarle aeroporti e mezzi di trasporto, confrontati a quelli cui siamo abituati nel Centro-Sud Italia a dir poco da fantascienza.
Basti pensare al Treno ad Alta Velocità (ed anche alla comodità con cui si viaggia nello stesso): 1200 chilometri coperti in circa quattro ore e mezza e con un costo di poco più di 80 euro a testa. Una sola sosta lungo l’intero tragitto e comunque senza necessità di dover cambiare treno due o tre volte nel corso dello stesso. Pulitissimo e con poltrone che non sfigurerebbero in una hall d’hotel a quattro stelle.
Unico neo è il ritardo registrato alla partenza: tre assurdi inconcepibili imperdonabili secondi di ritardo... ma forse era il mio orologio che non era sincronizzato bene.
Provate a confrontare ciò con un treno qualsiasi preso da un qualsiasi calabrese a Reggio Calabria o nella nostra vicina stazione di Paola e diretto a Milano o a Torino. Onestamente mi viene il voltastomaco al solo pensarci.
Mi viene normale pensare che mentre nel Sud Italia molti di noi ancora pensano ai bei tempi in cui facevamo parte del Regno delle Due Sicilie (ovvero ad oltre 150 anni addietro) la gran parte del popolo cinese pensa a come ed a quando riusciranno a mettere il piede, ancor prima degli americani, su Marte. I Cinesi, e sicuramente questa è la  loro grandezza e ciò che oggi fa di loro una grande nazione, guardano al futuro mentre per noi esiste solo il passato.
Quella che mi sono trovato difronte non è la Cina con le capanne di canne di bambù: è la Cina dei grattacieli, è la Cina delle ampie e funzionali infrastrutture, è la Cina dell’innovazione, è la Cina dal passato glorioso ma soprattutto è la Cina... del mondo del futuro.
E’ la Cina che riesce in modo impeccabile a far funzionare (sia dal punto di vista organizzativo che amministrativo) una città di 25 milioni d’abitanti quando noi non siamo in grado di far funzionare, amministrativamente e organizzativamente, neanche un villaggio di poco più di 2600 abitanti quale il nostro amato/odiato borgo di San Fili.
In Cina è vietato non lavorare: tutti devono partecipare a rendere grande la Cina. Tutti possono partecipare a rendere grande la Cina.
In Cina, ovviamente nelle città e nelle zone che ho avuto il piacere di visitare in questo stupendo tour cui ho partecipato verso la fine del mese di agosto di quest’anno, per terra non ho visto nemmeno una cacca di cane, né ho sentito il nauseante odore della stessa o del piscio di questi comunque incolpevoli animali (i colpevoli sono i padroni o, ancor peggio, i “bastardi” loro ex padroni). Anzi, per essere più corretto ho quasi rischiato di rientrare in Italia senza aver avuto il piacere di vedere un solo cane in circolazione in Cina.
Inutile dire che mi è subito venuto in mente quella assurda diceria sul popolo cinese e sulla fine che fanno i cani che si trovano a passare nei pressi di un ristorante cinese. Ma questa diceria va bene per una stupenda gag di un altro stupendo film con protagonista il mitico indimenticabile Fantozzi/Paolo Villaggio. La realtà è ben diversa ed è racchiusa in un concetto ben definito: rispetto verso gli altri.
(continua).
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!


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