Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di settembre
2019... a firma di Pietro Perri.
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Pechino - piazza Tienanmen, Agosto 2019. |
Il mio desiderio di
andare un giorno a visitare anche la Grande Muraglia (una delle sette
meraviglie del mondo) in Cina nacque quasi certamente quando ebbi il piacere
d’ammirarne la maestosità spulciando le pagine di un sussidiario su cui fui
costretto a studiare quando frequentai le scuole elementari di San Fili.
All’epoca alle scuole
elementari c’erano ancora i cosiddetti “maestri unici” ossia degli insegnanti
che ti prendevano per mano alla prima elementare e ti portavano, con mano
spesso armata di staffila, fino alla quinta elementare. Ossia fino alla
conclusione del ciclo scolastico primario.
La mia insegnante delle
elementari fu la signora Maria Alba Ruffolo.
E’ a lei, la mia
“signora maestra”, che debbo il mio amore
tanto per la scrittura quanto per la lettura.
E chi ama leggere non
può non desiderare viaggiare e vedere, toccare con mano, quanto trova scritto sui libri e sulle riviste che
gli passano tra le mani e sotto gli occhi.
E fu così che,
innamoratomi di quella foto della Grande Muraglia che si trovava in una delle
pagine dedicate ai nostri mitici viaggiatori (Marco Polo?), mi ritrovai, oltre
un quarantennio dopo, a calpestare il suolo dell’unica opera realizzata dagli
esseri umani che, non so se per leggenda metropolitana o per realtà, sia
visibile dallo spazio.
Dieci giorni (dal 22 al
31 agosto scorso) di cui due di viaggio (ben quindici ore di aereo all’andata e
dodici e qualcosa al ritorno) sono stati il mio, accompagnato ovviamente da mia
moglie, full immersion ne “Il fascino della grande CINA” (questo era il tour
cui per l’occasione avevo aderito). Un vero salasso per il mio portafoglio ma
un grande investimento con notevole profitto per la mia classica voglia di
vedere e di imparare.
Inutile dire che otto
giorni non li ho passati a vedere solo la Grande Muraglia: di carne al fuoco in
questo tour ce n’era tanta ed ho cercato di gustarmela nel modo migliore
possibile: la Cina antica e la Cina moderna giorno dopo giorno prendevano forma
davanti ai miei occhi.
E viaggiare, questa è la
vera nota dolente, ti costringe a confrontare la tua realtà con la realtà che
si trova al di là del tuo perimetro vitale quotidiano. Un perimetro vitale
quotidiano che trova enormi limiti sia nello spazio fisico che nello spazio
virtuale (culturale e sociale).
Ed a fine viaggio, al
tuo rientro nella tua misera quotidianità, dopo che per una vita ti eri fatto
un’immagine distorta di un Paese (la Cina) grande quanto un intero continente
ti vedi costretto a rimettere, almeno su questo fronte, tutto in discussione e finire
per convincerti che la Cina o ciò che credevi essere la Cina (mentalmente ed
economicamente parlando)... siamo noi. Siamo noi Italiani (per non dire gran
parte del Vecchio Continente) infatti che oggi dobbiamo combattere per
guadagnare la nostra quotidiana razione di riso, per un posto di lavoro che ci
dia un minimo di soddisfazioni e sia rispettoso della meritocrazia individuale,
di libertà di stampa e diritto alla vita, di... diritto al futuro delle future
generazioni.
Otto giorni di full
immersion (più due di viaggio in aereo) mi hanno visto toccare le città di
Shanghai, capitale economica della Cina, di Zhujiajiao (piccolo villaggio con
caratteristici ponticelli di epoca Ming), di Xian (dove in questi ultimi
decenni è stata portata alla luce ciò che le guide locali definiscono l’ottava
meraviglia del mondo ovvero l’Esercito di Terracotta dell’imperatore Qin) e, dulcis in fundo, di Pechino (capitale
politica e culturale della Cina).
A proposito: quando
definisco Zhujiajiao un “piccolo villaggio della Cina” è giusto sottolineare,
così come ci hanno più volte cercato di far capire le guide locali, cosa
significa “piccolo villaggio” in una Nazione che conta oltre un miliardo e
mezzo di abitanti e che è abituata a considerare città medie (per non dire relativamente
piccole) quelle che hanno una popolazione intorno ai cinque o sei milioni di
abitanti. Zhujiajiao ha circa 60.000 (sessantamila abitanti). San Fili, la
nostra grande e maestosa San Fili, in Cina non sarebbe neanche considerata come
realtà urbana. E forse non sarebbe considerata neanche come una piccolissima
contrada di campagna. Per dirla in parole povere... semplicemente non sarebbe
considerata.
Dopotutto Shanghai conta
circa 25 milioni di abitanti e Pechino 24 milioni. In due fanno quasi l’Italia.
(continua).
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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato
Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis
pacem para bellum”!
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