A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

domenica 30 aprile 2017

La Fantastica di San Fili e le fantastiche di Conflenti... stessa radice?


Dal sito “cara conflenti”
www.caraconflenti.it/S.Nicola.htm
Cercando notizie sulle magare un giorno mi imbattei nel libro “Questioni italiane - Demonologia, antropologia, critica culturale” di Francesco Faeta (editrice Bollati Boringhieri, Torino 2005) e... che strano, ad un certo punto parlava anche delle “fantastiche”:

*     *     *

Più vicine all’idea di spettro o fantasma sono le fantastiche, che abitano nei casolari abbandonati di campagna. Anch’esse figure esclusivamente femminili, sono visibili e appaiono come donne vestite di bianco, con lunghi capelli sciolti sulle spalle. Spesso sono osservate nell’atto di danzare, anche se tale atto può connotare anche le fate o altre figure quali le pupiddrhe.

Ancora la tesi di Pulice riporta alcune testimonianze interessanti. Un’interlocutrice dice: «Vedevo sempre una donna con un bell’abito bianco, come da sposa, ballare nella soffitta della famiglia Mauri». E un’altra: «abitavo vicino al casino dei Mauri, c’erano delle donne che dicevano di vedere una donna vestita di bianco ballare in soffitta, per quanto ho cercato di vederla, non ci sono mai riuscita, ma tutti dicevano che c’era». A Conflenti fantastiche sono segnalate nei pressi dei ruderi della Masseria dell’Acqua e di alcune caselle di campagna non più usate sul versante ovest dell’abitato.

A questi personaggi non sono attribuiti tratti positivi o negativi, anche se si ritiene che siano, in qualche misura, custodi dell’edificio che abitano. Se qualcuno si avvicina, dunque, reagiscono con una disposizione di animo malevola o impertinente. Riferisce ancora la signora Lina: «Le fantastiche non fanno niente. Solo si arrabbiano se le prendi in giro, se ti avvicini alla casella dove stanno».

Racconta una donna: «Una fantastica mi lanciò una pietra che colpì prima un albero e poi la vummula (orcio di creta) che cadde a terra senza rompersi». A volte, tuttavia, con tali personaggi è possibile instaurare qualche rapporto, facendosi reciproca compagnia e colloquiando. Dice un’interlocutrice: «Mia zia era convinta di aver visto una fantastica seduta sul davanzale di una finestra che rideva sguaiatamente e mostrava i suoi grandi denti. Da allora era convinta che la fantastica le facesse compagnia e con lei parlava durante la giornata, anzi, quando usciva per andare a prendere l’acqua alla fontana le ordinava di farle trovare il fuoco acceso ed era convinta che quella lo facesse». In generale l’inoperosità delle fantastiche contribuisce a connotarle, più di altre figure sorelle, in modo melanconico.

Le loro apparizioni sono connesse alla solitudine e agli stati crepuscolari e, benché esse siano vissute come personaggi affatto distinti e distinguibili, si caratterizzano come manifestazioni intermedie tra quelle degli spirdi (spiriti, anime malevole) o, più propriamente, delle arme (anime benevole) e quelle delle altre figure che stiamo prendendo in considerazione (...).

*     *     *

A San Fili, inutile ricordarlo, non abbiamo le fantastiche ma abbiamo la Fantastica. Eppure, la cosa è certamente a conoscenza di chi ha letto la mia ricerca in merito a questo stupendo personaggio sovrannaturale che da secoli vive nel nostro paese, le similitudini tra le fantastiche di Conflenti (paese calabrese in provincia di Catanzaro) e la Fantastica San Fili sono tantissime.

Entrambe, ad esempio, vestono (almeno nella prima parte dell’apparizione) un vestito bianco... da sposa o candido come potrebbe essere quello di una Madonna, direbbe qualcuno. Entrambe hanno i capelli sciolti ed entrambe per tanti versi sono numi tutelari delle case a Conflenti e nume tutelare del paese a San Fili.

E tante similitudini sembrano legare il paese di San Fili con il paese di Conflenti... non ultima quella che a Conflenti c’è una contrada chiamata San Fili.

*     *     *

Nel Notiziario Sanfilese del mese di novembre 2016 ho parlato del possibile collegamento tra la Fantastica di San Fili e le fantastiche di Conflenti (sulla sinistra riporto una foto panoramica di tale paesino in provincia di Catanzaro). Evidenziando anche che a Conflenti esiste una contrada chiamata appunto “contrada di San Fili”.

Personalmente non credo alle combinazioni... tranne quando non ci sbatto violentemente contro con il muso.

Nell’osservare tale foto a primo acchito verrebbe da chiedersi: ma siamo proprio sicuri che sia Conflenti e non San Fili?

A parte ciò comunque è simpatico notare che, come San Fili, Conflenti è un paese collinare e, come San Fili, si trova a 550 metri sul livello del mare.

Come San Fili ha avuto il suo picco di popolazione nel 1951 (dati del censimento svoltosi in quell’anno) con 4472 abitanti contro i 4167 di San Fili. Per quanto riguarda comunque il picco raggiunto dal nostro comune lo stesso si è registrato, con ben 5155 residenti, nel 1921.

Come San Fili anche Conflenti dista pochi chilometri dal mar Tirreno ed il luogo di culto principale è dedicato ad una Madonna (Maria santissima Annunziata per quanto riguarda San Fili ed il santuario basilica Maria santissima delle grazie della quercia di Visora per quanto riguarda Conflenti).

Il luogo dove sorge il santuario (eretto anche in virtù dell’apparizione della Madonna il quel luogo) secondo una leggenda locale sembra che... ancor prima che si parlasse del manifestarsi della Madonna, tale luogo fosse stato il teatro di apparizioni di numerose figure femminili d’incerta origine sovrannaturale. Tra esse prevaleva “una donna bellissima di forme e statura leggiadre “. 

Domanda: vi ricorda qualcosa tale leggenda locale? ... qui, credeteci, Fantastica ci cova.

*     *     *

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

martedì 25 aprile 2017

“Gente, eni arrivata ‘a fortuna!”... ricordi d’altri tempi.



La foto a sinistra è ripresa dal web.

L’articolo stato pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di novembre 2015 a firma di Luigi “Gigino” Iantorno.

*     *     *

In altri tempi a San Fili, ma non solo a San Fili, in occasione della tradizionale fiera di santa Maria degli angeli o di feste patronali o di particolari periodi dell’anno potevamo imbatterci anche in strani personaggi accompagnati da altrettanto strani compagni di viaggio.

Ricordo che nella mia giovinezza non raramente lungo le strade, piazze e viuzze del paese girava un signore che teneva in mano una gabbia (ovvero una “caggiùla”) nel cui interno c’era un bellissimo pappagallo dagli sgargianti ed accattivanti colori.

Riposto affianco alla “caggiùla” c’era anche un piccolo cassettino stracolmo di bigliettini, anche questi di diversi colori, da cui grazie anche al magico intervento del suddetto pappagallo si poteva scoprire la fortuna della gente che accettava, in cambio, di lasciare un obolo ai simpatici viaggiatori.

Quel caratteristico signore camminando lungo i vicoli del nostro villaggio gridava a squarciagola: “Gente, eni arrivata ‘a Fortuna!

E noi tutti ragazzi, sia piccoli che grandi, ci univamo girando intorno alla simpatica accoppiata decisamente incuriositi dallo strano volatile dagli svariati colori e dalle piume che di tanto in tanto si gonfiavano prendendo altrettanto strane forme. Sapevamo, poi, che a decidere la fortuna degli avventori era il pappagallo col suo ricurvo becco e volevamo non solo vedere come faceva ma anche cercare di capire qualche segreto della fortuna capitata a qualche acquirente della stessa.

Può sembrare strano ma molte erano le persone che acquistavano i biglietti della fortuna.

Ogni volta che si avvicinava qualcuno disposto a farsi predire la fortuna dal pappagallo, il signore faceva uscire l’animale dalla gabbia e questi, col suo abituato becco, prendeva un bigliettino dalla zona del cassettino che gli indicava il suo padrone e compagno di viaggio. Il cassettino infatti era diviso per scomparti e dove, in ognuno di questi, era posta una serie di bigliettini di diverso colore. Tale differenziazione di colori specificava il tipo di biglietto della fortuna destinato al tipo di acquirente. C’erano, divisi appunto per scomparto, bigliettini destinati agli uomini sposati e non, alle donne sposate e non, ai ragazzi ed alle ragazze e in alcuni casi anche ai bambini.

Inutile dire che la fortuna riportata nel bigliettino diventava, una volta venutene in possesso, un qualcosa di strettamente personale. Un qualcosa da tenere in debita considerazione... quasi un tesoro. Ognuno cercava di non far leggere agli altri il responso che gli era capitato: per gelosia e non solo per gelosia.

E poi sui biglietti della fortuna erano riportati non solo alcuni spunti del proprio destino futuro ma anche dei numeri da giocare al lotto ed ovviamente nessuno avrebbe voluto che altri si appropriassero “indebitamente della loro quota di fortuna”.

Decisamente pochi erano coloro che lo facevano leggere agli amici o alle amiche per riderci magari un po’ sopra.

Anche io acquistai qualche volta uno di questi magici bigliettini.

C’era da credere nei responsi che davano i bigliettini della fortuna grazie al magico intervento del sapiente pappagallo? ... difficile dirlo ma era decisamente bello riuscire ad impossessarsi di tanto in tanto di uno di quei misteriosi bigliettini della fortuna.

E’ da tantissimi anni che non vedo più uno di questi signori con la “caggiùla” con dentro un pappagallo e di fianco un cassettino con tanti bigliettini variopinti girare per i vicoli e le piazze del paesino di San Fili, ma neanche a Cosenza o nei paesini confinanti. Che non sento più quel bellissimo richiamo che rispondeva al rimbombo del grido “Gente, eni arrivata ‘a Fortuna!

Anche questo, si può dire, è un lavoro scomparso del quale ci resta solo un bellissimo ricordo da raccontare alle nuove generazioni. 

*     *     *

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

U tesoru de santa Vennera.



Nella foto a sinistra: Casolare nei pressi di santa Venera a San Fili.

Foto by Pietro Perri.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di ottobre 2015 a firma di Luigi “Gigino” Iantorno.

*     *     *

Tra i tesori fantastici presenti sul territorio di San Fili c’è anche quello della chioccia con i suoi numerosi pulcini... d’oro.

Siamo nella zona di Santa Vennera (o Vennere o Venere che dir si voglia) e siamo esattamente nei pressi, ovviamente percorrendo la superstrada 107, nei pressi del bivio per la frazione Nogiano del confinante Comune di Rende.

In quella zona esiste ancora un grande fabbricato rurale intorno al quale, nei tempi che furono, sembra si aggirasse una bellissima chioccia con un cospicuo seguito di pulcini... d’oro. Un vero tesoro, per chi fosse riuscito ad impossessarsene, che avrebbe risolto i problemi economici di una famiglia almeno per tre o quattro generazioni.

Erano i tempi, questi, in cui a San Fili c’era un tesoro e/o una presenza sovrannaturale in ogni vicolo, anfratto o contrada del territorio comunale.

I nostri anziani raccontavano che mentre un loro compaesano lavorava chino su un pezzetto di terra nelle vicinanze del suddetto fabbricato, alzando un attimo la tesa non pote’ fare a meno di restare meravigliato nel vedere, a qualche decina di metri da lui, zampettare indisturbata una chioccia seguita a pochissimi zampate da un dieci o dodici stupendi pulcini... d’oro come la chioccia.

La visione durò decisamente poco... giusto il tempo che il contadino si riprendesse dal proprio stupore e pensasse di acchiappare quel fantastico tesoro di cui tra l’altro, restando comunque incredulo al fatto, aveva già sentito parlare.

Quel giorno e qualche giorno successivo comunque le magiche visioni si ripeterono più volte tanto che il nostro compaesano si industriò in più modi per impossessarsi della chioccia e dei pulcini... d’oro. Ma ogni volta che si avvicinava quatto quatto al tesoro in movimento... puff! ... lo stesso così d’incanto come era apparso d’incanto spariva.

Passò qualche giorno con queste visioni finché, forse perché il nostro compaesano svelò il tutto in qualche cantina del paese agli amici con cui di tanto in tanto passava un po’ di tempo sorseggiando un po’ di vino per dimenticare gli stenti della giornata, il povero contadino non fu più vittima di quella stupenda visione.

Gli restò comunque il dubbio se l’aveva veramente vista la chioccia con i pulcini d’oro o se il tutto non fosse stato solo un miraggio frutto magari di uno strano gioco realizzato da alcuni raggi del sole riflessi in qualche pozzanghera d’acqua presente nelle vicinanze.

Eppure qualcuno ancora oggi, a conoscenza della storia del magico tesoro nei pressi di Santa Vennera, ha qualche dubbio che la chioccia con i pulcini d’oro sia esistita veramente e ciò per almeno due validi motivi: 1) la strana ricchezza comparsa di botto in qualche famiglia del nostro paese proprio allo scomparire delle visioni; 2) il fatto che pur non vedendo più l’intera preziosa combriccola quel contadino raccontò giorni dopo le mancate visioni sentito in quella zona il pigolio addolorato di un solo pulcino... come se lo stesso, nascosto, chiamasse la madre ed i fratellini finiti chissà dove o sottratti da chissà chi.

E qualcuno affermò in seguito di aver anche visto quel piccolo pulcino sopravvissuto ma... ciò avveniva tanto e tanto tempo fa e forse quel pulcino ha fatto la fine, se di fine si tratta, del resto della combriccola fatata.

*     *     *

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 23 aprile 2017

C’era una volta il Muraglione di San Fili. (1/3)



Nella foto a sinistra (archivio Ciccio Cirillo): Primi anni del XX secolo. Il Muraglione di San Fili... integro.

L’articolo che riporto di seguito è apparso sul Notiziario Sanfilese del mese di aprile del 2017 a firma di Pietro Perri. 

*     *     *

Forse è una domanda stupida e che come tale non merita neanche una risposta (altrettanto stupida o intelligente che dir si voglia) ma io, nella mia stupidità, da sanfilese a sanfilese voglio farla lo stesso: sapete cos’è (o forse cos’era) il Muraglione? ... inutile dire che parliamo di un qualcosa che è presente nell’abitato di San Fili e non di un qualcosa in cui potremmo imbatterci senza grossi problemi nella maggioranza dei comuni d’Italia se non del mondo.

Ok, a scanso d’equivoci ed al fine, soprattutto, di non far fare qualche brutta figuraccia a qualcuno dei nostri “amati lettori sanfilesi doc” ve lo dico io: il Muraglione (notare la emme maiuscola) per quanto riguarda San Fili è quel mastodontico muro in pietra che sostiene il tratto di corso XX Settembre compreso tra l’ex piazza Rinacchio (attuale piazza Adolfo Mauro) e l’ex piazza Caserma (attuale piazza Mario Nigro).

Tale spettacolare opera venne realizzata - oggi diremmo “a tempo di record” - nel corso degli anni Venti del XIX secolo in occasione della realizzazione della strada di collegamento tra la città di Cosenza e la cittadina di Paola. Per la cronaca il 1830 la strada che collegava Cosenza con Paola, denominata “traversa di Paola”, veniva considerata « compiuta ed aperta al pubblico passaggio » (nota ripresa da “Vie di comunicazione strade e tratturi nel comune di San Fili / XIX-XX sec.” di Mario Spizzirri).

Agli inizi il Muraglione, almeno così sembra di capire anche da alcune foto scattate all’inizio del XX secolo, era un’opera unica ovvero non presentava il distacco all’imbocco di via Giuseppe Crispini (ex via Rampa).

Il succitato distacco quasi certamente è stato realizzato in occasione della costruzione della locale,  “ex” stazione ferroviaria di San Fili. Costruzione avvenuta appunto agli inizi del XX secolo (la stessa resterà aperta al pubblico servizio dal 1915 al 1987).

Quello del distacco ottenuto con la realizzazione della scesa della “rampa” fu il primo lacerante colpo inferto all’imponente Muraglione di San Fili.

Il primo ma certamente non l’ultimo. Il progresso, infatti, anche in tale campo ed anche se in certi casi fa rima con “regresso” quasi mai tiene conto del passato (quindi della storia) né tantomeno del futuro di una Comunità.

(continua). 

*     *     *

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

lunedì 17 aprile 2017

Quando le parrocchie SS. Annunziata di San Fili e S. Lucia di Bucita vennero... separate in casa.

Su internet (la rete? ... ovvero l’atavico simbolico “vedo non vedo” già tanto caro ai nostri avi) si trova di tutto ed in questo tutto si trova persino la pubblicazione del Reale Decreto con il quale Ferdinando II di Borbone sanciva la separazione tra le parrocchie SS. Annunziata di San Fili e la parrocchia S. Lucia della frazione Bucita.
Correva l’anno 1840, era il 29 marzo... ed io vi propongo, di seguito, oggi la trascrizione tale Reale Decreto ripreso dal volume “Collezione degli atti emanati dopo la pubblicazione del Concordato dell’anno 1818 - Parte Nona - Contenente i brevi e le lettere apostoliche, i reali decreti e rescritti, le circolari ed istruzioni pubblicate dal 1840 a tutto dicembre del 1841; non che una copiosa appendice a precedenti volumi” (Napoli, Stamperia dell’Iride, strada Magnocavallo n. 29, 1842):
*     *     *
XLI. REAL DECRETO relativo alla separazione delle due parrocchie della SS. Annunziata in S. Fili e di S. Lucia in Bucita.

FERDINANDO II. PER LA GRAZIA DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME ec. DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO ec. ec. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA ec. ec. ec.

Veduta la sovrana risoluzione de’ 30 di aprile 1839. colla quale fu autorizzato l’Arcivescovo di Cosenza di procedere nelle forme canoniche, et servatis de jure servandis, alla separazione delle due parrocchie della SS. Annunziata in San Fili e di S. Lucia in Bucita, ed alla erezione di ciascuna di esse in parrocchia indipendente l’una dall’altra, coll’incarico di rimettere copia legale dell’atto canonico della separazione ed erezione suddetta per le sovrane risoluzioni;
Veduto il parere della Consulta de’ reali dominii al di qua del Faro;
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario delle finanze, incaricato interinamente del portafoglio degli affari ecclesiastici;
Udito il nostro Consiglio ordinario di Stato;
Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue:
A R T. 1.°
Accordiamo il nostro regio assenso sull’atto di dismembrazione, divisione ed erezione delle due parrocchie della SS. Annunziata in S. Fili, e di S. Lucia in Bucita, formato dall’Arcivescovo di Cosenza.
A R T. 2.°
Il nostro Ministro Segretario di Stato delle finanze incaricato interamente del portafoglio degli affari ecclesiastici, è incaricato della esecuzione del presente decreto.

Napoli 29 marzo 1840.

Firmato, FERDINANDO.

Il Min. Segr. di Stato delle finanze
incar. inter. del Portafoglio
Degli affari ecclesiastici
Firmato, MARCHESE D’ANDREA

Il Consigliere Ministro di Stato
Presidente interino
Del Consiglio de’ Ministri
Firmato, MARCHESE DI PIETRACATELLA
*     *     *
Questo e tant’altro troverete pubblicato sul Notiziario Sanfilese (il bollettino dell’Associazione culturale “UNIVERSITAS SANCTI FELICIS” di San Fili) del mese di Aprile 2017.

... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!