Foto a sinistra (ripresa dal web): Milano piazza Duomo.
* * *
I versi sottoriportati, ovviamente miei, risalgono al 1987. All’epoca ero
sottufficiale (col grado di sergente) dell’Esercito Italiano. Nell’Esercito vi
rimasi in tutto circa cinque anni (dal maggio del 1983 al gennaio del 1988): uno
da militare di leva e quattro da sottufficiale.
Se mi si chiede se mi piaceva la vita militare non potrei che rispondere
affermativamente: se non ti piace non ci resti/non ci resisti cinque anni. Se
mi si chiede come mai l’ho “volontariamente” lasciata non potrei che rispondere
se non che le comodità della vita di caserma mi davano tremendamente a noia.
Ma ritorniamo ai versi che ho dedicato, nel 1987, all’ipocrisia del Natale.
Versi che, appunto, non avrei scritto se non fossi stato in quel determinato
momento sottufficiale nell’Esercito Italiano e quindi se non fossi stato
assegnato ad una stupenda caserma… in quel di Milano.
* * *
Una politica posta su basi prettamente consumistiche, purtroppo, ha creato
gravi lacerazioni nei nostri cuori e l'odio, la voglia di veder fallire il
vicino di casa, il parente che è riuscito a salire un gradino in più di quello
che siamo riusciti a salire noi, ci consuma quotidianamente il fegato.
Che Natale... "ud'è cumu na vota", me ne
resi conto una decina d'anni fa a Milano.
Salito, all'epoca, sul tram 24 (quello che amorevolmente chiamavamo il
"Vigentino") ad un angolo di Piazza Duomo... era Natale anche allora.
Presi posto aspettando fremente che il Vigentino bruciasse il tratto che mi
separava dalla meta. Attesa vana: fatta qualche decina di metri, giunti in
Largo Cairoli restammo bloccati, causa il traffico, per quasi una ventina di
minuti.
Davanti a me stavano seduti una madre con un bambino di non più di quattro
anni. Il bambino, giunto all'esasperazione dall'attesa (per i milanesi la
parola "attesa" era vietata anche nei vocabolari) chiese alla madre
perché il tram non procedeva. La madre cercò di spiegargli, in un linguaggio
più che appropriato, che essendo in periodo natalizio era più che normale visto
che "tutti i genitori comprano il regalo per i propri bambini",
dopotutto l'avevano fatto anche loro il giorno prima.
Quello che lasciò di stucco la madre e ancor più il sottoscritto fu la
risposta del bambino: "Mamma, ma allora il Natale è la festa più brutta
dell'anno?".
Proprio così: in un mondo stupido ignorante e consumistico, nella
drammaticità dell'osservazione, l'essere meno aberrato, riflettendoci bene,
finiva per essere un bambino di soli quattro anni. Un bambino che regali ne
riceveva quotidianamente non poteva non pensare quanto fossero deplorevoli le
spese natalizie (e quindi il Natale) se dovevano bloccare l'ingranaggio Milano.
* * *
Milano Piazza Duomo:
“Ho fame!!!”,
un cartello fra le gambe,
“Non ho un lavoro!”,
una firma inconfondibile:
“A.I.D.S.!”
Un uomo malvestito
denutrito e col volto da rasare;
una donna che scosta il bambino
dal pericolo incombente;
un ragazzo scongiura la morte
lasciandosi scivolare tra le dita
un deca altrimenti speso.
Milano Piazza Duomo:
“Ho fame!!!”,
un cartello fra le gambe,
“Siamo sette fratelli!”,
una firma inconfondibile...
"MISERIA!"
Il fanciullo narra una storia
che ormai nessuno vuol più sentire;
qualche spicciolo che cade
nel cartone mal tagliato:
una speranza tradita,
un giocattolo rotto.
Milano Largo Cairoli,
il Vigentino snobbato dal traffico,
un pargolo chiede alla madre
l'insulsaggine della vita corrente.
"E' NATALE!" ... Natale:
la festa più brutta dell'anno.
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
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