Articolo
a firma di Pietro Perri (alias lo scrivente) pubblicato sul Notiziario
Sanfilese del mese di ottobre 2014.
* * *
Foto a sinistra (by Pietro Perri): Davide Rende con suo figlio
Geppino in piazza San Giovanni a San Fili agli ini-zi di settembre del 2014.
Domenica
22 novembre del 1942, dopo appena sette giorni di ricovero non dei migliori,
veniva dimesso, dall’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza, il nostro
compaesano Davide Rende. All’epoca aveva appena 19 anni e si stava lasciando
alle spalle una tra le esperienze più brutte della sua vita. Una di quelle
esperienze il cui ricordo ci accompagnerà per tutto il resto dei nostri giorni.
La
diagnosi? ... “Stato di choc. Ferita vasta lacero-contusa con esteso scollo del
cuoio capelluto alla regione parietale destra con osso scoperto”.
A
quel tempo, malgrado le attente cure dei sanitari dell’Ospedale Civile
dell’Annunziata di Cosenza... di ferite del genere si poteva anche morire. La
medicina dava ben poche risposte, nel 1942 in Calabria e non solo in Calabria,
ai problemi prospettati dai pazienti.
Strano:
mi sembra oggi! ... fu per questo che il nostro compaesano decise, d’accordo
anche il padre, di uscirsene da quella bolgia infernale e di continuare le cure
nella propria accogliente casa che all’epoca era rappresentata - lungo la
tratta ferroviaria tra San Fili e la vicina Rende - dal famoso casello 19.
Non
si parla con i se ma presumibilmente l’aver lasciato - quasi fuggendone - il
proprio letto nel più importante nosocomio della provincia di Cosenza... gli
salvò la vita nel giro di pochi giorni e per la seconda volta.
All’ospedale
dell’Annunziata le cure prestate al giovanissimo Davide Rende, dopo circa una
settimana, erano state quasi nulle: per negligenza o forse perché l’avevano
dato già comunque per spacciato.
Come
mai il nostro compaesano era finito all’ospedale una settimana prima? ...
ovvero domenica 15 novembre 1942?
Fu
da una parte il classico appuntamento con la casualità della vita e dall’altra
il più grave incidente ferroviario che ha interessato la tratta ferroviaria che
collegava, fino al mese di maggio del 1987, le importanti stazioni ferroviarie
di Paola e Cosenza passando per le stazioni di San Lucido, Falconara Albanese,
San Fili (al centro), Rende e Castiglione cosentino.
Più
che un disastro ferroviario fu un vero e proprio macello su strada ferrata
quello che avvenne in quella tragica domenica mattina del mese di novembre del
1942.
Il
bilancio fu uno dei più brutti registrati dalle Ferrovie dello Stato italiano,
passato quasi senza ricordo nella memoria della gente (anche dei compaesani
ancora viventi) solo perché in quel momento si aveva ben altro a cui pensare
(dopotutto si era in piena Seconda Guerra Mondiale): ventuno morti, all’inizio
si parlò solo di diciotto, e ben 81 feriti.
E
poi, diciamo la verità: la guerra colpisce anche in quel modo.
Fu
una tragica casualità, quella di cui fu vittima il nostro compaesano Davide
Rende. Quel treno che l’avrebbe portato dalla stazione di Paola alla stazione
di San Fili, infatti, non avrebbe dovuto prenderlo. E non l’avrebbe preso se,
il treno venuto da Roma e diretto a Cosenza, non avesse racimolato qualche
minuto di ritardo nel suo velocissimo, per quei tempi, andare.
Davide,
giovanissimo dipendente delle Ferrovie dello Stato, aveva appena smontato dal
suo turno di servizio di guardalinee che svolgeva da poco tempo tra le stazioni
di Fiumefreddo Bruzio, Paola e San Lucido.
Gli
era capitato di fare il turno di notte, quella volta.
Era,
come si può presupporre, stanchissimo e vide, nel ritardo provvidenziale
succitato, il classico buongiorno del mattino. Ma quello tutto sarebbe stato
tranne che un buon giorno per tantissimi ospiti di quello sfortunato convoglio
ferroviario.
Secondo
i rapporti dell’epoca “alle 5:38 il treno viaggiatori n. 4371, proveniente da
Roma, subiva un incidente dalle conseguenze catastrofiche nella tratta San
Lucido - Falconara Albanese, al momento dell’imbocco della galleria denominata
San Giovanni.”
Davide
Rende resosi conto di ciò che stava succedendo, invano tentò di azionare il
freno d’emergenza.
Su
quel treno viaggiavano anche altri nostri compaesani. Tra questi qualcuno più
fortunato e qualcuno, purtroppo, più sfortunato.
Tra
i più fortunati ci fu Luigi Marchesani. E’ lui che Davide Rende,
miracolosamente uscito con i suoi piedi da una delle carrozze interessate alla
tragedia, vedrà, seduto su un masso poco distante, prima di cadere a terra
svenuto.
(continua).
* * *
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
...
/pace!
1 commento:
BUONASERA SIGNOR PERSI RICORDA SE ALL'EPOCA C'ERA ANCHE MIO PAPÀ PAGLIARO FURIO?GRAZIE
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