SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Il caffè (tè) sospeso… a San Fili?

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giovedì 2 settembre 2010

Il caffè (tè) sospeso… a San Fili?

In questi giorni ho letto il libro (raccolta di digressioni in tema di vita) “Il caffè sospeso” di Luciano De Crescenzo.
Inutile dire che la lettura di tale libro non la consiglio a nessuno… soldi sprecati. Mi chiedo, onestamente, che fine abbia fatto il Luciano De Crescenzo conosciuto (come scrittore) dallo scrivente qualche decennio orsono: zero arguzia, zero sagacia, zero... De Crescenzo.
Su duecento pagine (allettanti) onestamente non se ne salvano più di una quindicina o una ventina. Troppo poche per il costo del libro stesso, persino della carta su cui è stampato.
Tra le pagine che si salvano sicuramente ci sono quelle dedicate a… il caffè sospeso (tema da cui prende tra l’altro nome l’opera stessa).
Dico, per capire tale premessa, brevemente cos’è (o cos’era - in cosa consisteva) a Napoli il caffè sospeso. Napoli fino a poco tempo fa (cinquant’anni?) chi si svegliava col piede giusto, per partecipare della sua contentezza anche qualche altro concittadino, entrando in un bar ordinava due caffè… uno da consumare subito e l’altro… a disposizione del cliente successivo o di chi ne avesse fatto esplicitamente richiesta.
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Nella pomeriggio mercoledì 1 settembre 2010, all’incirca alle ore 18:00, trovandomi in piazza San Giovanni (ovviamente a San Fili) con un paio di amici (il Consigliere comunale Vittorio Agostino e l’Assessore Mario Molinaro) abbiamo deciso, nel rispetto di un rito che va avanti (anche se in modo saltuario) da circa un mese a questa parte, di comune accordo di sederci ad un tavolo d’un bar che si trova in tale zona e di prendere qualcosa.
Il barman, richiamato da un nostro esplicito gesto, si avvicina al nostro tavolo e ovviamente ci chiede cosa prendiamo.
Giunto il mio turno mia, da parte, sempre e comunque abitudinario com’è nel mio stile, gli dico: “Il solito”.
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… il solito? … punti di vista!
Dal mio secondo e ultimo viaggio in Egitto (giugno 2010) ho preso l’abitudine (anche a causa di qualche problema di salute - glicemia un po’ al di fuori dalle righe) di ordinare, quando mi siedo ad un tavolo in un bar, “un tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fetta di limone”.
A San Fili almeno in quel succitato bar mi si conosce decisamente bene, tanto che spesso e volentieri senza attendere la mia ordinazione è il barman stesso che mi dice: “Signor Pie’, il solito?”… ed io faccio un cenno di assenso con la testa.
Il problema è capire cosa intendo io “per il (mio) solito” e cosa intende il barman “per il (mio) solito”. Personalmente “per il (mio) solito” intendo qualcosa che ho preso, ho ordinato o ho fatto regolarmente almeno per tre o quattro volte.
Esempio? … se ordino tre volte di seguito (ovviamente a giorni alterni) in un bar “un tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fettina di limone” mi aspetto che la quarta volta (visto che il barman sembra aver capito benissimo il mio impronunciabile desiderio) mi venga servito, alla richiesta de “il (mio) solito”… “un tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fetta di limone”.
Fantascienza? ... a San Fili (in qualche bar del paese), si!
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Alle prime tre richieste di un “un tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fettina di limone” mi sono visto servire “un tè (Lipton) caldo non zuccherato e possibilmente con una fettina di limone”. Alla successiva prima richiesta de “il (mio) solito” mi sono visto servire “un tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fettina di limone”; alla seconda richiesta de “il (mio) solito” mi sono visto servire una camomilla Bonomelli; alla terza richiesta de “il (mio) solito” mi sono visto servire “un tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fettina di limone”; alla mia quarta richiesta (appunto mercoledì 1 settembre 2010 alle ore 18:00) de “il (mio) solito” mi sono visto servire una tisana dell’Angelica…
Per educazione o evitato di fare polemiche (e vorrei evitarlo anche in futuro), com’è mio solito, con questo caro amico (?) barman di piazza San Giovanni (ovviamente a San Fili) in quanto diversamente avrei dovuto rimandare indietro il tutto e pretendere d’essere servito in modo civile.
Il guaio e che facendo il bravo (fesso?) cliente non so se il mio amico barman abbia lui qualcosa che non va nel proprio cervello o se, giocando in malafede, pensi veramente che io sia un fesso cui si può imporre tutto, anche un “solito” diverso dal “solito”: atroce dilemma… è deficiente (cosa che non credo, visto che i miei soldi riesce ad apprezzarli comunque) lui o sono coglione io?
… forse entrambe le cose.
Inutile dire che una domanda a tal punto mi sorge spontanea: cosa sarà, in cosa consisterà, “il (mio)” prossimo “solito”?
… nel dubbio comunque la prossima volta invece di chiedere (non solo a questo bar ma ovunque mi conoscono) “il (mio) solito” credo che chiederò “un tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fettina di limone”.
… il mistero, onestamente, si fa sempre più decisamente allettante.
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Ma ritorniamo comunque al discorso del caffè sospeso di Luciano De Crescenzo e del fatto di come e perché tale digressione mi abbia convinto che non era del tutto errato scrivere questa pagina.
Motivo? … volevo intitolare questa pagina (questo post del mio blog)… “Il tè sospeso”. Sospeso non perché ne pago due e ne consumo uno (mettendo a disposizione del prossimo cliente quello non consumato) bensì perché non riesco neanche ad assaporare quello che ho ordinato. Perché, diciamo la verità, il mio “tè caldo non zuccherato e possibilmente con una fettina di limone” dacché lo sto ordinando in questo bar con il classico “il (mio) solito” è rimasto ormai alquanto… sospeso nella mia bacata fantasia.
Più passa il tempo, caro Luciano De Crescenzo, e più mi rendo conto (a volte anche simpaticamente) che San Fili ha fatto sempre parte e continua a far parte del Regno di Napoli. Sono sicuro tra l’altro che sia tu che Edoardo De Filippo se invece di nascere a Napoli foste nati e vissuti a San Fili… magari vi sarebbero mancate le opportunità (come scrittori) per diventare famosi ma sicuramente non il materiale umano su cui ricamare… e da cui essere ricamati.
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… a proposito, in Egitto è molto apprezzato il tè caldo… alla menta. Provatelo, ne vale la pena!
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... sopra a sinistra: tazza con tè (da http://it.wikipedia.org).
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace.

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