Nella foto a sinistra (foto by Pietro Perri)… piccola cascata lungo il
corso del torrente Emoli nel tratto ricadente in territorio di San Fili. La
piccola cascata, non l’unica, ovviamente è di origine artificiale. E di tale se
ne trovano più di una nel citato tratto.
* * *
Per chi avesse perso le prime 8 (o qualcuna delle prime otto) puntate di questo racconto… ricordo che siamo in un sabato degli inizi di marzo 2013, che da poco si sono registrate due frane sul lato coste del nostro paesino (il lato che affaccia sul torrente Emoli) ed io sto facendo una bella passeggiata lungo… u jum’e Santu Fili… nel tratto compreso tra la sorgente di Palazia e il ponte Crispini.
* * *
Agli inizi di marzo del 2013 non avendo come al solito (qualcuno dirà),
specie in quel periodo, un granché da fare… decisi di fare una bella
passeggiata in solitario lungo un caratteristico tratto, ricadente ovviamente
in territorio di San Fili, del torrente Emoli… u jume di santufilisi.
Se l’occasione fu andare a constatare di persona la reale consistenza d’una
frana che aveva in quei giorni interessato il versante “coste” (lato
appunto torrente Emoli) del nostro centro storico (fortunatamente non creando
danni alle abitazioni sovrastanti) il desiderio prendeva forza dal voler
rivivere, seppure per poche ore, l’aria gioiosa che avevo respirato in parte di
quei luoghi quando ancora non ero altro che un fanciullo in erba.
Ritornare cioè, con la mente, al tempo dei miei primi 10 o 12 anni, adesso
che ne avevo quasi 52, e rivivere qualcuna di quelle straordinarie avventure
che ci videro protagonisti, in quegli spensierati anni, a me e ad alcuni cari
amici e compagni di scuola.
Tra questi gli indimenticati, seppur persi per strada, Giuseppe Pinuzzu
Storino e Gaetano Scarpelli. Con il primo sono stato compagno di scuola e per
buon tempo anche compagno di banco sia alle scuole elementari che alle scuole
medie. Con il secondo solo alle scuole medie. Su entrambi prima o poi dovrò
scrivere qualcosa… per rinverdire i begli anni che furono.
Con loro vissi “avventurosamente” buona parte di quelli anni sia
all’interno dell’ambiente scolastico che nelle ore di svago che ci erano
concessi tra un impegno e latro di studio nei vicoli del paese (giocando magari
ara ‘mmucciareddra o a toccafierru o ara guerra ccu ra
cerbottana o a mazzetti ed altri giochi con le carte napoletane o a vattemuru
o a mazz’e squiddreru o aru pallone… mitico supersantos o a…)
oppure nel territorio circostante il centro abitato stesso.
Nella puntata precedente di questa stupenda passeggiata lungo un buon
tratto del torrente Emoli ricadente in territorio di San Fili (una passeggiata
che consiglierei a tutti… se l’amministrazione comunale di San Fili un domani
se la sentisse di rendere fruibile ai più tale stupendo percorso/sentiero
storico-naturalistico-salutare) ho parlato della presenza sullo stesso di ben
tre ponti realizzanti in pietra di fiume risalenti, presumibilmente al primo
secolo del millennio che ci siamo appena lasciati alle spalle: qualcuno dice a
molto tempo prima e qualcuno dice a molto tempo dopo. Comunque tre stupendi
ponti in pietra ognuno con particolarità del tutto soggettive: u ponte de
Jumiceddre, u pont’e Crispinu e u ponte de a Pruficu. Tre
ponti unici tutti e tre ricadenti nel tratto del torrente Emoli che attraversa
il territorio di San Fili.
Ma, qualcuno dirà, vale la pena farsi “s’ancata ‘e culu” (tipico
modo tutto sanfilese per significare una grossa fatica quasi per niente) solo
per vedere tre ponti realizzati a secco in pietra di fiume… seppure tre ponti
comunque ultracentenari?
Diciamo che già per la presenta di questi tre ponti varrebbe la pena farsi
questa salutare “ancat’e culu” ma, credetemi, in questa passeggiata
delizierete i vostri polmoni e appaghereste la vostra sete di cultura (in
particolare per gli appassionati “d’archeologia”, permettetemi il termine,
industriale) con ben altro che non solo questi tre ponti in pietra di fiume
realizzati in chissà quale secolo passato.
Un esempio di ciò che potremmo apprezzare in questa passeggiata sono i vari
mulini ad acqua, ovviamente ciò che ne resta visto che ormai sono decenni che
non portano avanti il compito per cui erano stati realizzati; presenti nel
succitato… consigliato tratto.
Partendo infatti dal ponte de’ Jumiceddre (cui ci si arriva da una
discesa, leggermente ripida, poco più avanti della “villa degli emigranti”
ovvero dal belvedere su cui troneggia u curc’e Catalanu) fino ad
arrivare al ponte in zona Volette-Profico ci imbattiamo in non meno di 5 o 6
resti di mulini ad acqua.
Cosa? … dite che esagero parlando della presenza dei resti di 5 o 6 mulini
ad acqua lungo il tratto del torrente Emoli che scorre sul territorio comunale
di San Fili?
Forse qualche errore l’ho fatto ma… solo per ignoranza e solo per difetto.
Oltretutto due di questi mulini ad acqua, quello poco al di sotto de u
curc’e Catalaunu e quello vicino aru pont’e Crispini sono stati
anche sede. E forza motrice, di due centraline idroelettriche di proprietà e
gestione di famiglie sanfilesi.
Dopotutto, mai dimenticarlo, San Fili, grazie a queste due centraline idroelettriche, fu un uno dei primi borghi della provincia di Cosenza a godere. Anche se in via
ancora sperimentale, della corrente elettrica e comunque lo fu prima della
stessa città di Cosenza: era il 1905.
Per correttezza, anche se non usufruenti dell’acqua del torrente Emoli come
forza motrice, vorrei segnalare la presenza sul territorio sanfilese di altri
due mulini ad acqua, uno dei quali, u mulin’e Filibertu, conservato
(grazie alla famiglia Cribari, proprietario dello stesso) decisamente bene.
Sono di due mulini ad acqua ricadenti nel territorio interessato dalla frazione
Bucita e che sfruttavano le acque di due adiacenti torrenti.
Resta ovviamente da godere, in tale bellissima passeggiata/sentiero (che si
potrebbe proporre come alternativa turistica) del bellissimo panorama che ci si
presenta ad ogni tornante in modo diverso davanti ai nostri occhi e della
storia folcloristica ad esso collegata: i ruonzi in cui prendevano il
bagno i fanciulli ante 1960 (tenuto conto che quasi nessuna casa almeno fino
alla fine degli anni cinquanta aveva vasche da bagno o docce all’interno della
stessa), le pietre su cui le nostre nonne andavano a lavare i panni, le fontane/sorgenti
naturali (qualcuna fatata) tutte potabili e tutte eroganti acqua con
caratteristiche oligominerali, le piccole cascatine in cui ci si imbatte a
distanza di poche decine di metri l’una dall’altra con particolare riferimento
a quella de u bacile (sicuramente la più antica e caratteristica) ovvero
de u mare, all’epoca, de i santufilisi, della stupenda
vegetazione che in alcuni punti ci fa rivivere anche miti televisivi quali
quelli del sempreverde Tarzan (le famose liane - la nostra vitarva - crescono
in modo spontaneo e cospicue in determinati punti lateralmente al punto in cui
scorre il torrente), di alcuni miti greci come quello del ruscelletto che
scorre a valle, immergendosi gioioso nel torrente Emoli e… chi più ne ha più ne
metta.
Credetemi, forse è arrivato il momento giusto affinché l’amministrazione
comunale di San Fili, magari d’accordo con l’amministrazione comunale di Rende,
si decida in modo coscienzioso e serio nell’iniziare a pensare a come
realizzare un recupero del succitato percorso mettendo lo stesso a disposizione
(fruibile) sia dei sanfilesi che di quanti, venendo dalla città, abbiano
intenzione di passare una giornata veramente diversa.
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!
Nessun commento:
Posta un commento