Nella foto a sinistra (foto by Pietro Perri)… il ponte delle jumiceddre
(o jumicelle) a San Fili. Sotto il ponte delle si reincontrano e quindi
si riuniscono i due tronconi (per questo chiamato delle jumicelle ovvero
delle fiumicelle, dei “piccoli fiumi") del torrente Emoli: a sinistra il
troncone denominato da alcuni sanfilesi Cannile ed a destra l’Emoli
propriamente detto. Qualche sanfilese il troncone denominato Cannile lo segnala
col nome di Mangarano.
* * *
Per chi avesse perso le prime 7 (o qualcuna delle prime sette) puntate di questo racconto… ricordo che siamo in un sabato degli inizi di marzo 2013, che da poco si sono registrate due frane sul lato coste del nostro paesino (il lato che affaccia sul torrente Emoli) ed io sto facendo una bella passeggiata lungo… u jum’e Santu Fili… nel tratto compreso tra la sorgente di Palazia e il ponte Crispini.
* * *
Questo ingenuo racconto “scritto tanto per scrivere” nel lontano 2013 era
composto da 7 puntate. Purtroppo nel rinumerare le stesse per riproporvi tale
racconto a distanza d’una decina d’anni (siamo ormai nel mese di agosto del 2024)
mi sono reso conto troppo tardi che avevo segnalato fin dall’inizio una puntata
conclusiva in più. A questo punto, mi sono detto, riconteggio e rinomino
(numericamente parlando) tutte le precedenti puntate o, forse segno del
destino, scrivo un’ottava puntata (e magari anche una nona) in cui traccio, in
modo analitico, un sunto di ciò in cui ci si può imbattere lungo un buon tratto
del torrente Emoli ricadente, tale buon tratto, nel territorio di San Fili (CS).
E magari spiegare il perché tale tratto andrebbe adeguatamente ripreso e
proposto come passeggiata storico-mistico-naturalistico-salutare ad e eventuali
ospiti del nostro borgo?
Sul fatto che tale passeggiata sia naturalistica e salutare non ci piove…
almeno quando fa buon tempo dalle nostre parti. E ringraziando il dio dei cristiani
o gli antichi abitanti del monte Olimpo in Grecia (ovvero gli dei dei nostri
primi padri) il seppur piccolo territorio del borgo di San Fili (CS) di pioggia
ne ha avuto quasi sempre… solo il giusto.
Per quanto riguarda il mistico e lo storico lo spiegherò strada facendo.
La passeggiata che vorrei proporvi, ovviamente da realizzare con fondi
pubblici (neanche poi tanti, se si fanno le cose onestamente), riprende in
parte un sogno del caro indimenticabile, per chi l’ha conosciuto, Salvatore “Turuccio”
Mazzulla: il percorso dei vescovi, amava definirlo più o meno “Turuccio”,
lungo la via emolitana.
Questo percorso, decisamente affascinante, a mio modesto parere, per amanti
delle passeggiate nel verde più o meno incontaminato, dovrebbe iniziare da ‘u
curciu ‘e Catalanu (il plurisecolare castagno tanto caro a noi sanfilesi) ovvero
da uno dei primi punti caratteristici e mistici di tale percorso. Dalla
piazzetta su cui la fa da padrone l’antico mastodontico albero di castagno
guardando il lato coste (quello che si affaccia sul corso del torrente Emoli)
potremmo iniziare a parlare de “u fuoss’e Stella” e del mito/leggenda
della stessa. Mito erroneamente, ma stupendamente, collegato ad un altro
mito/leggenda tanto caro a noi sanfilesi: la Fantastica. Una leggenda,
questa seconda, che risale dritta dritta alla mitologia greca ed è frutto di
una delle tante scappatelle sulla “Terra dei Mortali” dell’immortale Giove… il
re indiscusso, almeno per ora, degli dei dell’Olimpo.
In prossimità della villa degli emigranti, così è chiamata la piazzetta su
cui troneggia ‘u curciu ‘e Catalanu, riviviamo il piccolo significativo racconto
collegato al mulino delle fate. Il mulino delle fate lo ritroveremo non appena
giungeremo al ponte delle jumicelle (o jumiceddre) e da dove,
quindi, inizieremo la nostra bella passeggiata lungo il corso del torrente Emoli…
dirigendoci a valle, ovvero verso il territorio della confinante cittadina di
Rende.
Come avete visto questa nuova passeggiata inizia da ‘u curciu ‘e
Catalanu e non come quella fatta mel marzo del 2013 da me ovvero dalla
magica fontana di Palazia. Fontana che comunque potremo visitare un tre o
quattrocento metri più sotto.
Giunti al ponte delle jumicelle (o jumiceddre che dir si
voglia) iniziamo a prendere familiarità con le acque, sempre più magre ormai,
fresche caste e pure del torrente Emoli. Un torrente che in montagna si divide
in due tronconi (‘e cannile, secondo alcuni, e l’Emoli propriamente
detto) per poi ricongiungersi a valle di nuovo in un unico piccolo
significativo corso. Le mappe ufficiali, in ogni caso, individuano entrambi
questi tronconi con il nome di Emoli.
Tali tronconi del torrente Emoli si congiungono proprio al di sotto del ponte
delle jumicelle.
Il ponte delle jumicelle è un ponte realizzato in pietra di fiume
che qualcuno fa fantasiosamente risalire al periodo dell’Impero Romano. Personalmente
nutro qualche dubbio in proposito (secondo me difficilmente potrebbe risalire
al basso medioevo) ma siccome non sono del mestiere, come non lo è chi lo fa
fantasiosamente risalire al periodo dell’Impero Romano, accetto qualsiasi
ipotesi che comunque ce lo renda poeticamente più bello da apprezzare.
Piccola domanda: qualcuno di voi sa quanti ponti in pietra di fiume
sopravvivono, purtroppo non in modo ottimale grazie anche e soprattutto agli "onorabili vandali" della politica locale che si sono succeduti negli ultimi 75 anni alla
guida del nostro borgo, sul tratto del torrente Emoli che interessa il nostro
territorio?
Non vi affaticate a fare il calcolo con le dita… tanti di voi perderebbero
solo tempo e comunque tanti di voi dimostrerebbero, più che giustamente, di non
conoscere per niente il territorio in cui vivono. Non vi affaticate… ve lo dico
io.
Vi sono ben tre ponti in pietra di fiume che collegano le due sponde del
torrente Emoli nel tratto che lo stesso bagna nel territorio di San Fili: il
ponte delle jumicelle (a cui si accede proseguendo da ‘u curciu ‘e Catalanu
in direzione torrente Emoli), il ponte di Crispini (più a valle, all’altezza de
‘a scisa du canalicchiu, il punto del famoso magico tesoro dei sanfilesi)
ed il terzo poco al di sotto di contrada Volette, un 500 o 600 metri al di là
de ‘a turr’e Cucunatu.
Quest’ultimo è quello secondo me meglio conservato, almeno nei miei lontani
ricordi, proprio perché grazie al dio dei cristiani o agli dei dell’Olimpo… gli
amministratori locali di San Fili per un motivo o per un altro ancora non ci
hanno potuto mettere mano o piede.
Entrambi e tre i ponti rivestivano, in altri tempi, una importanza primaria
per le vie che gli stessi collegavano: sia per quanto riguarda la confinante
cittadina di Rende che per la stessa città di Cosenza. Dopotutto tali ponti
erano punti fermi della cosiddetta “via emolitana dei vescovi”.
Collegato ai miti/leggende della Fantastica e di Stella è in particolare il
ponte di Crispini. Si dice che ai piedi dello stesso, infatti, sia stato seppellito
il corpo di Stella. Stella, secondo una tradizione, era una collaborazionista,
o presunta tale, dei briganti che combattevano, agli inizi del XIX secolo contro
gli occupanti francesi. Siamo in pratica nel periodo del famoso “decennio
francese” o “decennio napoleonico”.
Ma era veramente una collaborazionista, o una semplice passante trovatasi per sbaglio nel punto sbagliato (ovvero quando un gruppo di gendarmi francesi s’era appostato nei pressi del ponte Crispini al fine di tendere una trappola a dei briganti del luogo o a loro collaborazionisti) e finì sempre per sbaglio, passando sul ponte, sotto i colpi dei fucili francesi?
Stella non scampò al suo crudele destino.
Secondo tale versione del mito/leggenda di Stella i francesi impietositisi
della crudele fine della bellissima giovane ragazza decisero di sotterrarla ad
uno dei lati in cui il ponte di Crispini si collega alla terra ferma. Sul lato
del torrente Emoli ai piedi del dirupo su cui poggia l’abitato di San Fili.
Ovviamente anche questa storiellina, come la leggenda della Fantastica,
serviva ad evitare che i bambini o i fanciulli di primo latte oltrepassassero
da soli il ponte ed ancor più che si fermassero nel mezzo del ponte e si
mettessero ad osservare l’acqua che passava al di sotto del ponte stesso.
Era questo un qualcosa di pericolosissimo in quanto ai bambini o ai fanciulli di primo latte potevano venire le vertigini, cadere di sotto e… che Dio ce la mandi buona. Da sottolineare che anche far passare muli ed asini su questi ponti era tutt'altro che una cosa semplice. E non raramente i proprietari nel procedere in quest'avventura erano costretti a bendare gli animali (o quantomeno a coprirli con appositi paraocchi) e farli procedere piano piano tenendoli stretti stretti per le briglie.
Meglio non dimenticare, quindi, che ai piedi del ponte non solo c’era il
fantasma (u spirdu) di Stella che reclamava il suo obolo per il
passaggio sacrilego del ponte su cui fu uccisa ed ai piedi del quale ora giace ad imperitura memoria, ma c’era anche ‘a calamita (la forza ipnotica di
attrazione dello scorrere delle acque) del fiume in piena che lasciava ben poco
spazio al piacere poetico della vita.
Un’altra versione del mito/leggenda di Stella vuole che la stessa possa in
effetti essere un uomo (difficile dire se Stella fosse un nome di donna, all’epoca,
un nome di uomo o un nome “alias” di qualche collaborazionista dei briganti se
non qualche brigante lui - o lei? - stesso). Tale versione vuole che Stella,
sempre da un gruppo di occupanti francesi, fosse stata giustiziata davanti ad un portoncino di un’abitazione che guarda alle coste (ovvero sul versante di San Fili
ai cui piedi scorre il torrente Emoli).
Questa seconda ipotesi ha dato vita alla storia de ‘u fuossu ‘e Stella
(ossia quel tratto del dirupo che costeggia il torrente Emoli, quindi sempre
lato est del centro abitato di San Fili, compreso tra la parte posteriore dell’edificio
che ospita la Chiesa dello Spirito Santo o di San Francesco di Paola e più o
meno la zona sottostante la piazzetta davanti alla Chiesa della Madonna del
Carmine o del monte Carmelo).
(continua).
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!
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