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domenica 31 luglio 2022

Quando il passero cinguetta... pensando a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

 

Articolo apparso su il "Gazzettino del Crati" del 30 luglio 1992 (successivamente all'assassinio di Paolo Borsellino). Autore ovviamente Pietro Perri.

Foto a sinistra ripresa dal web.

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Mi capitò, tanto tempo fa, di osservare, ascoltare ed apprezzare un passero posato sulla cima di un alto abete nel suo dolce cinguettare primaverile.

Rimasi di stucco quando un mio amico mi fece notare come quella «specie d’animale» stesse prendendomi per il naso: metteva in mostra la sua stupenda arte canora esclusivamente per carpire la mia attenzione. Due abeti oltre, la sua compagna stava realizzando il familiare nido: l'uomo non doveva vedere, l'uomo è pericoloso.

Disse una volta una insigne persona di cui stranamente, non ricordo mai il nome: «... più sto con la gente e più amo gli animali!», contraddicendo il concetto secondo cui l'uomo si differenzia dalle bestie (dubito a tal punto se in bene o in male) per la «superiorità della ragione».

Hanno assassinato il giudice Giovanni Falcone con la propria scorta: la Mafia o il passero cinguettante? ... nidi in costruzione in quel tragico periodo ce n'erano tanti: l'Italia delle tangenti stava ridicolizzando la Repubblica della Lega Lombarda, il Parlamento italiano (decisamente in fase di stallo) non riusciva ad esprimere un Presidente della Repubblica in una Repubblica parlamentare, un governo illegittimo (figlio cioè di un Parlamento decaduto da quasi sessanta giorni) continuava a decretare.

Hanno assassinato il giudice Giovanni Falcone, così come avevano messo la bomba alla stazione di Bologna e realizzato numerose altre stragi... una tecnica che la Mafia, e con ciò nessuno vuole difendere uno dei peggiori mali della nostra società, ha finora sempre evitato, mirando esclusivamente all'esecuzione di chi non riconosceva le proprie regole... comunque andava guardata nel possibile l'incolumità della gente.

Questa volta si è mirato alla strage: l'eroe Giovanni Falcone era solo una giustificazione plausibile: se c'era un pullman di turisti o di gente comune nella traiettoria del proiettile (i mille chili di tritolo), tanto meglio... la compagna del passero doveva continuare indisturbata il suo nido.

Qualcuno, tra i «grandi elettori» (così oggi si chiamano deputati, senatori e rappresentanti delle regioni d'Italia), rinsavisce di colpo (meglio tardi che mai): la DC comprende che le proporzioni in Parlamento sono cambiate e che i «rossi» non sono poi tanto «rossi» come per decenni li si è dipinti, così carne il PDS comprende che anche lui deve prendersi la propria parte di responsabilità nella diretta gestione dello Stato Italiano.

L'on.le Oscar Luigi Scalfaro succede a Cossiga nella carica di Presidente del Bel Paese: l'impressione sulla gente è decisamente positiva... qualcosa, era ora, sta cambiando (presumibilmente ritorneremo a sentirci cristiani ed italiani). Tutti l'hanno ammirato nella conduzione dei quindici scrutini (fumate nere) precedenti la sua elezione: ... ci sa fare!

E' bella sentire il passero cinguettare (anche se non dava l'impressione di cinguettare poi tanto all'elezione del nostro nuovo e caro Presidente... che qualcosa sia andato storto? ... qualcuno, ha parlato di elezione al di fuori della politica … dubito che questo qualcuno sappia il significato del termine «politica»), così com'è bello sapere che ci ha preso in giro, elegantemente, per l'ennesima volta. Non so perché, ma ho la vaga sensazione d'averlo sentito cinguettare anche quando è scoppiato lo scandalo delle tangenti a Milano («Tangentopoli», come l'ha ribattezzata qualche simpatico burlone)... erano passati pochi giorni dalle Politiche del 1992 e non era del tutto sbagliato ricordare ai fratelli della «Lega Lombarda» che anche loro sono Italiani e tutti gli «Italiani», si diceva una volta, «sono brava gente»: qualcuno ha dei dubbi?

Uno tra gli sceneggiati televisivi più apprezzati negli ultimi due lustri, è stato certamente la «Piovra» col suo mitico (eroe anche questo) commissario Cattani interpretato dal bravissimo Michele Placido. Una cosa (ancora per poco e non per malto) non ho afferrato malto bene: chi è quell'ignorante che ha avuta l'astrusa idea di ambientare la «Piovra» a Milano invece che a Palermo, anteponendo per giunta l'artritico «Puparo» (decisamente commovente, carcerato com'era dei suoi ricordi e del tacito grande amore per la sua soleggiata tragica terra) ai freddi e calcolatori Espinosa e Tano Cariddi. Come collocare questo apprezzabile sbadato scrittore: in un superbo osservatore?

Povero illuso passero cinguettante: ormai abbiamo scoperto il tuo gioco, ed il mio amico è già salito sull'albero inquisito per distruggere il materno lavoro della tua compagna. Inventa qualche altro trucco: con questo non ci caschiamo più. 


sabato 9 luglio 2022

JUGALE ovvero UN PONTE TRA I POPOLI DEL MEDITERRANEO. (3)

Don Giovanni Genitle alias
Chiacchiara in una caricatura
di Ruggero Crispini alias
Rucrì. Entrambi da San Fili.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di Maggio 2022 a firma di Pietro Perri.

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Il contenuto del canto IX messo nero su bianco dal nostro don Giovanni Gentile”, dicevo sul Notiziario Sanfilese del mese di aprile, “lo ritroviamo, con leggere varianti sulla narrazione, anche nel Jugale di Antonio Chiappetta senior”.

Riporto, solo per darne una idea, due stralci di queste tanto stupende quanto simpatiche composizioni in dialetto cosentino.

Il primo stralcio è opera del sanfilese don Giovanni Gentile (prete si ma non certo per vocazione) alias Chiacchiara.

L’antefatto: Jugale chiede giustizia al giudice perché una mosca le ha rubato la carne e non vuole pagargliela.

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Lu judice ridiennu de Jugale,

Li dissedi: «Io nun ci aju cchi cce fare:

«Giustizia nun ci ‘nn’ha ppe st’animale.

«Ti dugnu libertà de l’ammazzare:

«De moni avanti, ogni musca chi vidi

«‘Mpacchiacce ‘na palata cumu cridi ».

 

«Mentre chi vussuria cussì m’à dittu,

«‘N pratica vuogliu minte stu cunsigliu:

«Quannu viju na musca, cittu cittu,

«L’aju de dà la morte drue la pigliu:

«Vidimu si stu picculu animale

«S’à de vantà ca chiecchiariau Jugale ».

 

Doppu chi de stu modu iddru parlau,

E si pigliau lu palu e lu cappieddru,

Una ‘n frunte a lu Judice vulau:

Jugale dice: “ ‘A legge l’à fatt’iddru ”

Azau de manu e ‘narvalau la mazza

E la musca a lu Judice t’ammazza.

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Il secondo stralcio, stesso episodio, invece è opera di Antonio Chiappetta senior alias Vigabbo.

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Lu judice rispuse e disse: - Figliu,

stu casu ‘ntra lu colici penale

nun è previstu, sulu te cunsigliu.

sempre bene pe’ tia, pe’ loru male,

addue le vidi, senza avi’ pagura,

ammazzale, e ‘u li paghi a la Pretura.

 

Sti paroli ‘un avissi prufiritu!

‘ntra la frunti li cursi  na palata;

ca bona avìa la sintenza capitu

Jugale, ed all’affettu avìa purtata:

alla frunta du judice piscata

avìa na musca e ci l’avìa frappata.

 

Criju ca nun c’è bisuognu de ve dire

ca lu judice s’appe de ‘mpassare

la frunta, ca ne steze pe’ murire

ed a Jugale appe de perdunare:

illu ci l’avìa data l’avirtenza

ed alla frunta coze la sentenza.

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La storiellina (rumanza o canto che dir si voglia) non nasce in Calabria né tantomeno a Cosenza (grazie ad Antonio Chiappetta) né tantomeno a San Fili (grazie a don Giovanni Gentile).

La storiellina, vera perla di saggezza e decisamente un colpo al cuore della mala giustizia, era conosciutissima da tempo immemore in tutti i paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo.

La riportano alcuni autori d’origine islamica e la riporta, in una sua celebre raccolta, il siciliano Giuseppe Pitrè, scrittore, medico, letterato e etnologo italiano (22 dicembre 1842 - 10 aprile 1916). Ovviamente non col nome di Jugale ma col nome che più si addice al territorio in cui vengono di volta in volta ambientate le storie di cui Jugale è interprete (personalmente vedo Jugale come un interprete e non come un personaggio; il personaggio nelle storie di Jugale è e resta il Popolo): Jugale, Johala, Giufà, Giucà, Djehà, Giuhà, Guhà, Jochà, Vardiello,  Giaffah... cambiano i nomi ma Jugale resta Jugale.

(Continua).

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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

 

domenica 3 luglio 2022

A RI CACCIATURI SANTUFILISI di don GIOVANNI GENTILE alias CHIACCHIARA.


Versi attribuiti a don Giovanni Gentile alias Chiacchiara.

Poeta dialettale calabrese nato e deceduto a San Fili. Vissuto a cavallo del XIX e del XX secolo.

Prete, riporta una sua biografia, più avvezzo alle gonne ed al fucile che al vangelo con il quale si accompagnava nel corso e tra i vicoli del borgo.

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Sopra a sinistra foto di cacciatori sanfilesi verso la fine degli anni Settanta.

Da sinistra: Michele Storino, Franchino Aiello, Serafino Giraldi, Francesco Lombardo e Vincenzo Rende. Non sappiamo chi è il fanciullo.

Sulla 850 uno spettacolare cinghiale che avrebbe fatto crepare d’invidia l’autore di questi stupendi versi.

Siamo nei pressi di piazza Mario Nigro (ex piazza Caserma).

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La poesia “A ri cacciaturi sntufilisi” è stata proposta sul Notiziario Sanfilese del mese di maggio 2022.

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I lupi su calati a ru paise,

le vurpe faù la tana pe ra strata;

mo nù stà chju tranquillu lu furise,

la jocca nù stà questa o sbriscerata.

 

Cu si tri cacciaturi... de parole

i liepueri mo dormenu a ru liettu;

stennicchìati milogna, ‘ntre viole

e pisciami a ra porta, pe dispiettu.

 

Si mintenu a ra mmuzzu, a ra ‘ssettata,

a cuntà fatti de franciddri e piche;

faù ccu la vucca: bum - chi schiuppettata!

saglienu nu scalune - ih, chi fatighe!

 

S’ammazzanu n’acieddru scacaturu,

pisanu la carne e cuntanu le pinne;

la gatta ù ne vò sentire l’adduru,

ma a d’iddri u cannaruozzu saglie e scinne.

 

A videre nu liepure... su stati

- e chi ‘a po’ cuntà - ntra na furesta...

cani de ca, schiuppette a griddri azati,

spara: ta bum; attiuìenti, sta mulesta...

 

Macchì... chiddru e canusce e si ne vani

tranquillu, a cuda vascia... e chin’u mpurra

tantu su vicini o su luntani,

si sparanu, nu chjavanu a na turra.

 

La sira, pue la sira... A ra sezione...

trissette e scupa: veri cacciaturi

ca mmiennule priparanu le trone

e faù li stagli dintra quattru muri.

 

Na vota! .. Eranu tiempi chi lu cane

nu stava dintra a si fa tunnu e grassu;

siecute e fatte e suonu de campane;

la vuce, ntra le macchje, a d’ogne passu.

 

Na vota! .. Eranu tiempi chi la serra

era la casa de lu cacciature:

liettu de paglia, adduru de la terra:

era nu chjuovu ‘n core, era n’amure.

 

E mo... tiegnu na collera... chi dicu

è nu dulure quannu sientu e guardu.

Ah, si vivissi ancora mastru Ricu,

ih, si ce fuossi ca sulu Filardu!

 

Ca i lupi mo ni vienu ‘ntra la casa,

si curca la milogna a ru scalune,

ti chjica l’uocchiu a vurpe a d’ogni rasa,

u liepure è tranquillu a ru fuddrune.

 

Pecchì si cacciaturi, la schiuppetta

la tienu pe pagare lu satture.

Bah, s’è cuntientu chine nu la jetta

è natu pe d’avì se fricature.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!