Nella foto a sinistra: Alberto Moravia nel
1931. Foto ripresa dal web.
Nella foto sotto (sempre a sinistra): il
sanfilese Salvatore Oliva negli anni Trenta.
Articolo
e note pubblicati sul Notiziario Sanfilese del mese di Febbraio 2019... by
Pietro Perri.
* * *
San Fili e Alberto Moravia.
Nota di Pietro Perri.
* * *
Difficile,
per non dire impossibile, parlare di letteratura italiana del Novecento senza
citare il nome ed il cognome di Alberto Moravia.
In
ogni caso, seppur aiutandoci con la solita enciclopedia impareggiabile (per il
cosiddetto “copia/incolla” informatico) online Wikipedia, vediamo di
rinfrescarci un po’ la memoria su chi è stato questo mostro della penna prima e
della macchina da scrivere dopo:
«Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (Roma, 28
novembre 1907 – Roma, 26 settembre 1990), è stato uno scrittore, giornalista,
saggista, drammaturgo, reporter di viaggio e critico cinematografico italiano.
Considerato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo, ha
esplorato nelle sue opere i temi della sessualità moderna, dell'alienazione
sociale e dell'esistenzialismo.
Salì alla ribalta nel 1929 con il romanzo Gli indifferenti e pubblicò
nella sua lunga carriera più di trenta romanzi. I temi centrali dell'opera di
Moravia sono l'aridità morale, l'ipocrisia della vita contemporanea e la
sostanziale incapacità degli uomini di raggiungere la felicità. La sua
scrittura è rinomata per lo stile semplice e austero, caratterizzato dall'uso
di un vocabolario comune inserito in una sintassi elegante ed elaborata.
(...) Dal 1930 iniziò a collaborare con La Stampa, allora diretta
da Curzio Malaparte e nel 1933 fondò, insieme a Mario Pannunzio, la rivista
"Caratteri", che vedrà la luce per soli quattro numeri. Collaborò poi
alla rivista Oggi (sulle cui pagine uscirà, nel 1940, Cosma e i briganti).
Sempre nel 1933 iniziò a collaborare con la "Gazzetta del Popolo",
diretta da Ermanno Amicucci, uno dei futuri firmatari del Manifesto per la
difesa della razza, ma il regime fascista avversò la sua opera vietando le
recensioni a Le ambizioni sbagliate, sequestrando La mascherata e vietando la
pubblicazione di Agostino.
(...) Alberto Moravia ricevette 15 candidature al premio Nobel per
la letteratura dal 1949 al 1966, senza riuscire mai a vincerlo. A candidarlo,
fra gli altri, furono anche il futuro vincitore del Nobel Eyvind Johnson nel
1960 e la scrittrice italiana Maria Bellonci nel 1966.»
*
* *
Ma, vi chiederete voi, cosa c’entra Alberto Moravia con San Fili e
con il Notiziario Sanfilese (ovvero con il bollettino dell’Associazione
culturale “Universitas Sancti Felicis” di San Fili?
Certo non molto ma il solo fatto di leggere, anche se quasi di
sfuggita o quasi per sbaglio o magari perché non ne ha proprio potuto fare a
meno, il nome del nostro paesino in un suo seppur banale scritto (una semplice
nota di viaggio pubblicata su un quotidiano nazionale) non può comunque che
farci piacere e giustificare anche la presenza di questo suo scritto sul
nostro... “bollettino”.
Il breve racconto o “appunto di viaggio” uscito a firma di un
giovanissimo (aveva appena 28 anni) ma già affermato Alberto Moravia in cui
compare per ben due volte il nome di San Fili prende il titolo di “Costa della
Calabria” e compare sulla “Gazzetta del Popolo” il 3 luglio del 1935.
Di seguito non riportiamo l’intero pezzo ma solo la parte finale,
quella, appunto, che ci riguarda da vicino in quanto Comunità Sanfilese. E’
questo il breve resoconto del tratto che percorrerà con la sua automobile
compreso tra la cittadina di Paola e San Fili.
Ma leggiamolo assieme:
Costa della Calabria.
Estratto da un articolo apparso, a firma dello scrittore Alberto
Moravia, sulla “Gazzetta del Popolo” del 3 luglio del 1935.
(...)
Quindi dopo Paola lasciammo il mare per dirigerci alla volta di
Cosenza.
Era ormai il tramonto e per una strada in ripida spirale dovevamo
salire fino al passo di San Fili onde valicare la giogaia di monti che separa
Cosenza dal mare. A misura che salivamo, il mare si scopriva ai nostri piedi
deserto, freddo, torbido, sparso delle gialle luci sfasciate del tramonto
nubiloso. Una nuvola lunga e affusolata, della forma di un osso di seppia
sbarrava l'orizzonte, aveva nel mezzo una fessura e tra i bordi più chiari di
questa fessura saettavano verso l'alto i raggi gloriosi del sole tramontante.
Tutto il cielo in fuga pareva fermato da questa immobile raggiera; presto il
sole si sarebbe spento e con esso le sue radiose spade di fredda luce e le nubi
in libertà avrebbero cozzato l'una contro l'altra sopra la distesa agitata
delle acque, tonando e lampeggiando. Volevamo arrivare sul valico prima che si
facesse notte, ma a novecento metri entrammo in un fitto banco di nebbia, e fu
giocoforza rallentare e procedere a passo d'uomo. A folate, come se una bocca
gelata ci avesse alitato in faccia, la nebbia silenziosa c'investiva; tra una
folata e l'altra, vedevamo i grigi fantasmi degli abeti fare nella caligine i
loro gesti desolati e lentamente scomparire dietro il ciglio della strada, nel
bianco e vuoto vapore; la luce dei fari si ripiegava su se stessa come
sbattendo contro uno specchio appannato; il motore rantolava piano ascendendo
l'erta, e questo, insieme con il cigolio metallico della ghiaia schiacciata
dalle ruote, era il solo rumore del gran silenzio nebbioso. Dalla strada nuda
sospesa sull'abisso passammo nel folto di una foresta di abeti, e quasi non ce
ne accorgemmo. Un cavallo mi scalpitò allato mentre mi sporgevo dal finestrino
aguzzando gli occhi nella foschia, e non vidi che la gamba del cavaliere, in
pantalone di velluto e stivale, stretta contro la sella; tutto il resto, uomo e
animale, non era che un'ombra tra le altre, vere e finte, che la nebbia
trasportava nel suo seno. Poi, tutto ad un tratto, dopo un'ultima folata più
densa, l'aria si sgombrò, limpida e notturna, e a valle, contro il nero profilo
di altri monti lontani, apparvero le luminarie di San Fili.
Alberto Moravia.
*
* *
“e non vidi che la gamba del cavaliere (...) stretta contro la
sella”.
Una domanda sorse spontanea... e fu leggenda sanfilese.
I primi sanfilesi che si trovarono a leggere le stupende righe che
Alberto Moravia alla nostra bellissima catena paolana ed in particolare al
tratto di strada (vecchia strada statale 107) che collega il nostro paesino con
la cittadina di Paola arrivati al punto in cui in tale brano si legge “Un
cavallo mi scalpitò allato mentre mi sporgevo dal finestrino aguzzando gli
occhi nella foschia, e non vidi che la gamba del cavaliere, in pantalone di
velluto e stivale, stretta contro la sella; tutto il resto, uomo e animale, non
era che un'ombra tra le altre, vere e finte, che la nebbia trasportava nel suo
seno” non poterono fare a meno di chiedersi chi era l’ombroso cavaliere in
cui s’imbatte l’illustre scrittore.
E fu allora che, tra i Sanfilesi (come se fosse l’unico cavaliere
all’epoca a frequentare il valico Crocetta), si pensò al compaesano Salvatore
Oliva (nella foto a sinistra).
Una domanda sorse spontanea... e fu leggenda sanfilese.
*
* *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro
Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
Nessun commento:
Posta un commento