A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

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venerdì 16 ottobre 2015

12 NOVEMBRE 2015 - 90° ANNIVERSARIO INAUGURAZIONE MONUMENTO AI CADUTI DI SAN FILI. (1)

Foto ripresa dal sito
web.sanfili.it/tiscali
Ormai la fatidica data del 12 novembre 2015 (giovedì) si avvicina.
In tale giorno l’Amministrazione comunale di San Fili celebrerà, anche se con qualche giorno di ritardo, il 90esimo anniversario dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti di piazza san Giovanni (ve l’avevo promesso nel corso della precedente campagna elettorale ed io - checché se ne dica - mantengo le promesse).
In tale occasione si renderà onore anche ai Caduti di tutte le guerre (ovvero si celebrerà in contemporanea la tradizionale ricorrenza del 4 novembre).
Sarà una giornata (più precisamente una mattinata) stupenda: con le Scuole del paese, con la banda musicale, con un picchetto d’onore del Reggimento Bersaglieri di Cosenza e... chissà.
Perché chi ci ha permesso di goderci gli ultimi sessanta anni in pace lo merita. Perché su questo monumento - da Sanfilesi - è scritto col sangue anche il nostro cognome.
Il 12 ottobre del 1925 il prof. Francesco Cesario pronunciava il discorso d’inaugurazione del monumento ai Caduti di San Fili.
Di seguito il testo del discorso:
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« O beati quelli che più hanno perché più potranno dare, più potranno ardere;
Beati quelli che hanno vent'anni, una mente casta, un corpo temprato, una madre animosa;
Beati quelli che avendo nel petto un odio radicato se lo strapperanno con le lor proprie mani, e poi offeriranno la lor propria offerta;
Beati i giovani che sono affamati ed assetati di gloria perché saranno saziati ».
Sulla scogliera fatidica di Quarto, due volte sacra all'amore degli italiani, il poeta Soldato così chiudeva la sua storica ode, che fu lo squillo di guerra alla quale tutti noi, combattenti, rispondemmo con entusiasmo, con fede, con purissima obbedienza.
Ma i beati foste Voi compagni d'armi e di battaglie, foste Voi gloriosi figli di S. Fili che alla Maestà della Patria offriste tenace ed incorrotta devozione, consacrata col supremo sacrificio della vita.
Fulgenti come costellazione senza tramonto, i Beati foste Voi Michele Gambaro, Matteo Vercillo, Carmine Romano, Biagio Alimena, Filiberto Rende, Pietro Scola, Adolfo Chiappetta, Raffaele Mustacato, Francesco Cribari, Francesco Onofrio, Giuseppe Rinaldi, Pietro Guccione, Davide Filippo, Salvatore Palermo, Giuseppe Girardi, Giuseppe Francavilla, Carmine Cribari, Giuseppe Serra, Alessandro Pignataro, Gaetano Mazzuca, Giuseppe Garofalo, Giuseppe Lio, Francesco Miceli, Angelo Gentile, Giuseppe Palmizio, Saverio Storino, Giuseppe Cavaliere, Salvatore Blasi, Salvatore Serra, Gaetano De Filippis, Francesco De Franco, Raffaele Cardile, Salvatore Rende, Angelo Falbo, Saggio Clemente, che cadeste sul campo della gloria, accesi nella lotta, fra l'ondata di un assalto ed il martellare furioso dei cannoni, dimentichi di tutto e soprattutto della vita, che cadeste quando il Carso, il Piave e tutto il fronte delle cento e cento battaglie, dallo Stelvio al mare, sembravano immensi bracieri ardenti nella notte.
Beati foste Voi, cui le ferite o i mali della guerra redentrice tolsero la vita, Santo Turano, Francesco Iazzolino, Alessandro Nigro, Saverio Onofrio, Rende Gabriele, Luigi Loizzo, Giuseppe Asta, Francesco Curti, Carmine Noto, Francesco Granata, Sabato Russo, Achille Lio, Biagio Cavalieri, Giuseppe Amore, Giovanni Rende, Domenico Salerno, Antonio Salerno, Francesco Provenzano.
Voi, tutti Voi, uniti per l'eternità, nel coro celeste dei Martiri, tutti Voi, in questo momento solenne, siete presenti dinanzi ai Vostri figli, alle Vostre spose, ai Vostri genitori, siete accanto a noi superstiti, e ci comandate.
Oggi la riconoscenza dei ritornati vi esalta, l'amore del popolo vi benedice.
Siete la schiera degli eletti, i nostri nuovi Santi a cui ora viene offerto l'altare, benedetto dalle lacrime delle vostre mamme e sorvegliato dalla grazia somma di Dio.
Fratelli d'anima e di martirio, compagni nelle veglie e nel soffrire, oggi glorifichiamo i Vostri nomi immacolati, oggi, con la stessa passione che dinanzi al pericolo ci strinse l'uno accanto all'altro, ricordiamo le petraie irose del Carso, quelle petraie rese fertili dal vostro sangue e i picchi ferrigni delle Alpi resi docili dal vostro ardimento.
Il tuonare possente delle battaglie, il crepitio delle mitragliere, le nuvole spaventose di gas, i pinnacoli di fumo e di fiamme, le barelle imploranti dolci nomi lontani, le trincee di sassi e di neve, la fame, la sete, tutto è passato e tutto ormai costituisce un sogno.
Ma la memoria Vostra, sempre più viva, riscalda l'animo dei ritornati ed ha il fascino di una religione osservata con l'acceso ardore dei novizi. Per questa religione i Vostri compagni di trincea hanno continuato a lottare ed hanno superato tutti gli ostacoli lungo il lavoro di cinque anni. Nel vostro Nome, o santi Martiri, essi hanno incitato i dimentichi, spronato i pigri, hanno snebbiato tante ore grigie quando si tentava di offuscare la bellezza della vostra suprema offerta, sicché oggi, 12 ottobre, festa del Nostro San Francesco, in intima fusione tra Religione e Patria, ci è concesso il grande dono di scoprire questo monumento in cui i Vostri spiriti, ritornati come fiamma ai loro focolari, trovano pace e amore, vegliati con devozione da noi e dalle generazioni che verranno. I degni curveranno il capo riconoscenti innanzi a questo nuovo altare; le mamme troveranno sollievo perché si sentiranno riavvicinate ai figli.
Gli orfani un giorno comprenderanno che, se le glorie terrene passano come fiammelle di cimitero e la potenza si dilegua « come eco di tromba che si perde a valle », al contrario non muore mai quell'idea per cui i loro genitori offrirono in olocausto la vita: l'idea della libertà di un popolo che da secoli attendeva di unirsi entro i confini che Dio diede all'Italia e Dante annoverò come realtà vivente.
Quante regole di vita e di virtù per gli orfani.
Quale guida e quale viatico per essi nell'ubbidire agli estremi pensieri dei padri, mentre, nel crepuscolo dei sensi, davano l'addio ai loro monti, al loro focolare, ai loro cari.
Partimmo a vent'anni, quando la vita era tutto sogno e ci spingeva a santi ardimenti, partimmo quando la gioventù poteva audacemente sperare e ardire, partimmo in falangi, entusiasti perché sacro era l'appello della Patria, partimmo con l'incontaminata purezza dei nostri cuori e delle nostre volontà, partimmo per rivendicare i diritti e la giustizia invocati dai fratelli di Trieste e di Trento.
Partimmo, cantando, o giorno fatidico del 24 maggio. Partimmo perché gli Italiani finalmente uniti secondo il Vaticinio, vinta la Quarta ed ultima Guerra d'Indipendenza, potessero avere dinanzi una sicura, luminosa epoca di benessere e di pace.
Così combattemmo e soffrimmo, donando all'Italia i fremiti del nostro ardore, gli entusiasmi dei nostri pensieri, le accese rivolte dei nostri spiriti, gli accenti della nostra fede, i sacrifici del nostro sangue vergine, infiammati dall'esempio del Re combattente, in grigio verde ed elmetto come noi, Fante fra i Fanti, vincitore di Peschiera e di Vittorio Veneto.
A Voi, compagni, l'olocausto ha dato la gloria dell'immortalità, a noi la vita ha lasciato la consegna di continuare la lotta per tenere vieppiù in alto i valori ideali e morali della Patria, per una maggiore giustizia sociale nel progresso, nel benessere, nell'ordine, nell'uguaglianza dei diritti e dei doveri, nel rispetto delle leggi.
Voi sarete i numi sempiterni di queste speranze.
Il monumento che noi oggi offriamo alla santità del Vostro Sacrificio dimostra il profondo per quanto modesto tributo d'amore dei ritornati i quali, in sublime fraternità, si sentono scaldati dal Vostro stesso sangue; vuol essere l'offerta affettuosa dei Sanfilesi fieri dei Vostri nomi, la devota riconoscenza dei concittadini d'oltre mare i quali con nobile entusiasmo hanno risposto al nostro appello; testimonia il sollecito concorso dell'Amministrazione Comunale che in questo ultimo tempo ha dato un decisivo apporto al completamento dell'opera.
E quest'opera, altamente degna dei Vostri nomi intemerati, del Vostro supremo Sacrificio, io, nella qualità di promotore del Comitato, oggi consegno solennemente al Sindaco Vincenzo Marsico sicuro interprete dell'Amministrazione Comunale, i cui sentimenti di venerazione e di culto per Voi sono i più alti e nobili fini del suo programma.
Le ambite presenze del Quadrumviro Michele Bianchi, benefattore della nostra Terra, e del mutilato On.le Nicola Sansanelli, super decorato al valore, in alta rappresentanza dell'Associazione Nazionale Combattenti, sono accolte e salutate con tutto il nostro fervore, la nostra gratitudine e la nostra soddisfazione. Con lo stesso fervore assicuriamo il bersagliere Benito Mussolini che in noi il Culto dei Caduti è, e sarà, sacramente divino.
Con comprensibile affettuosa esultanza salutiamo il Prefetto della nostra Provincia S. E. Agostino Guerresi che in San Fili ebbe felici natali. Più che lieti ne siamo orgogliosi. Ora so di dover superare la naturale riluttanza del Suo animo generoso ma, nella felice occasione, non posso esimermi dal porgere a Michele Bianchi il « grazie » riconoscente di tutti noi per il premuroso, tempestivo sostegno offertoci nella realizzazione del pubblico acquedotto, alla quale seguirà l'altra ugualmente civile e vitale, indispensabile al risanamento igienico dell'abitato.
Un caloroso ringraziamento rivolgiamo alle altre Autorità Provinciali, Militari, Amministrative, Scolastiche, Giudiziarie, Religiose, presenti al rito. La cittadinanza, che in questo momento è raccolta unanime attorno al monumento per la genuina offerta di cuori, di amore verso i suoi Eroi e le loro madri, le loro vedove, i loro figli, ricorderà l'odierno avvenimento come limpida voce che esorta alla concordia e alla fratellanza.
Sono accanto a Voi, sono con noi, oggi, i Labari dell'Associazione Nazionale Combattenti, dei Mutilati e Invalidi di guerra, del Nastro Azzurro, delle Associazioni di Arma, convenuti da ogni parte della Provincia ed oltre. C'è una fitta siepe di bandiere attorno al monumento, attorno a Voi.
Voi la vedete.
E' il Tricolore che si inchina dinanzi a Voi in questo momento di esaltazione, di gloria, di commozione.
Oggi, gloriosi Caduti, fratelli prediletti, coronati di Vittoria, San Fili vi esalta - e vi esalta la Patria.
E sia gloria a Voi, nuovi astri del cielo Italiano, o Eroi di San Fili che formate una splendente corona di Beati, o fratelli che dall'alto ci vegliate, ci consigliate e ci spronate; sia gloria a Voi che insegnaste come la vita, non esaurendosi entro confini materiali, possa, sorpassando le angustie terrene, elevarsi in eterno su vette sublimi di spiritualità.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

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