Foto ripresa dal sito web.sanfili.it/tiscali |
Ormai la fatidica data del 12
novembre 2015 (giovedì) si avvicina.
In tale giorno l’Amministrazione
comunale di San Fili celebrerà, anche se con qualche giorno di ritardo, il
90esimo anniversario dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti di piazza san
Giovanni (ve l’avevo promesso nel corso della precedente campagna elettorale ed
io - checché se ne dica - mantengo le promesse).
In tale occasione si renderà
onore anche ai Caduti di tutte le guerre (ovvero si celebrerà in contemporanea
la tradizionale ricorrenza del 4 novembre).
Sarà una giornata (più precisamente
una mattinata) stupenda: con le Scuole del paese, con la banda musicale, con un
picchetto d’onore del Reggimento Bersaglieri di Cosenza e... chissà.
Perché chi ci ha permesso di
goderci gli ultimi sessanta anni in pace lo merita. Perché su questo monumento
- da Sanfilesi - è scritto col sangue anche il nostro cognome.
Il 12 ottobre del 1925 il
prof. Francesco Cesario pronunciava il discorso d’inaugurazione del monumento
ai Caduti di San Fili.
Di seguito il testo del
discorso:
* * *
« O beati quelli che più
hanno perché più potranno dare, più potranno ardere;
Beati quelli che hanno
vent'anni, una mente casta, un corpo temprato, una madre animosa;
Beati quelli che avendo nel
petto un odio radicato se lo strapperanno con le lor proprie mani, e poi
offeriranno la lor propria offerta;
Beati i giovani che sono
affamati ed assetati di gloria perché saranno saziati ».
Sulla scogliera fatidica di
Quarto, due volte sacra all'amore degli italiani, il poeta Soldato così
chiudeva la sua storica ode, che fu lo squillo di guerra alla quale tutti noi,
combattenti, rispondemmo con entusiasmo, con fede, con purissima obbedienza.
Ma i beati foste Voi compagni
d'armi e di battaglie, foste Voi gloriosi figli di S. Fili che alla Maestà
della Patria offriste tenace ed incorrotta devozione, consacrata col supremo
sacrificio della vita.
Fulgenti come costellazione
senza tramonto, i Beati foste Voi Michele Gambaro, Matteo Vercillo, Carmine
Romano, Biagio Alimena, Filiberto Rende, Pietro Scola, Adolfo Chiappetta,
Raffaele Mustacato, Francesco Cribari, Francesco Onofrio, Giuseppe Rinaldi,
Pietro Guccione, Davide Filippo, Salvatore Palermo, Giuseppe Girardi, Giuseppe
Francavilla, Carmine Cribari, Giuseppe Serra, Alessandro Pignataro, Gaetano
Mazzuca, Giuseppe Garofalo, Giuseppe Lio, Francesco Miceli, Angelo Gentile,
Giuseppe Palmizio, Saverio Storino, Giuseppe Cavaliere, Salvatore Blasi,
Salvatore Serra, Gaetano De Filippis, Francesco De Franco, Raffaele Cardile,
Salvatore Rende, Angelo Falbo, Saggio Clemente, che cadeste sul campo della
gloria, accesi nella lotta, fra l'ondata di un assalto ed il martellare furioso
dei cannoni, dimentichi di tutto e soprattutto della vita, che cadeste quando
il Carso, il Piave e tutto il fronte delle cento e cento battaglie, dallo Stelvio
al mare, sembravano immensi bracieri ardenti nella notte.
Beati foste Voi, cui le
ferite o i mali della guerra redentrice tolsero la vita, Santo Turano,
Francesco Iazzolino, Alessandro Nigro, Saverio Onofrio, Rende Gabriele, Luigi
Loizzo, Giuseppe Asta, Francesco Curti, Carmine Noto, Francesco Granata, Sabato
Russo, Achille Lio, Biagio Cavalieri, Giuseppe Amore, Giovanni Rende, Domenico
Salerno, Antonio Salerno, Francesco Provenzano.
Voi, tutti Voi, uniti per
l'eternità, nel coro celeste dei Martiri, tutti Voi, in questo momento solenne,
siete presenti dinanzi ai Vostri figli, alle Vostre spose, ai Vostri genitori,
siete accanto a noi superstiti, e ci comandate.
Oggi la riconoscenza dei
ritornati vi esalta, l'amore del popolo vi benedice.
Siete la schiera degli
eletti, i nostri nuovi Santi a cui ora viene offerto l'altare, benedetto dalle
lacrime delle vostre mamme e sorvegliato dalla grazia somma di Dio.
Fratelli d'anima e di
martirio, compagni nelle veglie e nel soffrire, oggi glorifichiamo i Vostri
nomi immacolati, oggi, con la stessa passione che dinanzi al pericolo ci
strinse l'uno accanto all'altro, ricordiamo le petraie irose del Carso, quelle
petraie rese fertili dal vostro sangue e i picchi ferrigni delle Alpi resi
docili dal vostro ardimento.
Il tuonare possente delle
battaglie, il crepitio delle mitragliere, le nuvole spaventose di gas, i
pinnacoli di fumo e di fiamme, le barelle imploranti dolci nomi lontani, le
trincee di sassi e di neve, la fame, la sete, tutto è passato e tutto ormai costituisce
un sogno.
Ma la memoria Vostra, sempre
più viva, riscalda l'animo dei ritornati ed ha il fascino di una religione
osservata con l'acceso ardore dei novizi. Per questa religione i Vostri
compagni di trincea hanno continuato a lottare ed hanno superato tutti gli
ostacoli lungo il lavoro di cinque anni. Nel vostro Nome, o santi Martiri, essi
hanno incitato i dimentichi, spronato i pigri, hanno snebbiato tante ore grigie
quando si tentava di offuscare la bellezza della vostra suprema offerta, sicché
oggi, 12 ottobre, festa del Nostro San Francesco, in intima fusione tra
Religione e Patria, ci è concesso il grande dono di scoprire questo monumento
in cui i Vostri spiriti, ritornati come fiamma ai loro focolari, trovano pace e
amore, vegliati con devozione da noi e dalle generazioni che verranno. I degni
curveranno il capo riconoscenti innanzi a questo nuovo altare; le mamme
troveranno sollievo perché si sentiranno riavvicinate ai figli.
Gli orfani un giorno
comprenderanno che, se le glorie terrene passano come fiammelle di cimitero e
la potenza si dilegua « come eco di tromba che si perde a valle », al contrario
non muore mai quell'idea per cui i loro genitori offrirono in olocausto la
vita: l'idea della libertà di un popolo che da secoli attendeva di unirsi entro
i confini che Dio diede all'Italia e Dante annoverò come realtà vivente.
Quante regole di vita e di
virtù per gli orfani.
Quale guida e quale viatico
per essi nell'ubbidire agli estremi pensieri dei padri, mentre, nel crepuscolo
dei sensi, davano l'addio ai loro monti, al loro focolare, ai loro cari.
Partimmo a vent'anni, quando
la vita era tutto sogno e ci spingeva a santi ardimenti, partimmo quando la
gioventù poteva audacemente sperare e ardire, partimmo in falangi, entusiasti
perché sacro era l'appello della Patria, partimmo con l'incontaminata purezza
dei nostri cuori e delle nostre volontà, partimmo per rivendicare i diritti e
la giustizia invocati dai fratelli di Trieste e di Trento.
Partimmo, cantando, o giorno
fatidico del 24 maggio. Partimmo perché gli Italiani finalmente uniti secondo
il Vaticinio, vinta la Quarta ed ultima Guerra d'Indipendenza, potessero avere
dinanzi una sicura, luminosa epoca di benessere e di pace.
Così combattemmo e soffrimmo,
donando all'Italia i fremiti del nostro ardore, gli entusiasmi dei nostri
pensieri, le accese rivolte dei nostri spiriti, gli accenti della nostra fede,
i sacrifici del nostro sangue vergine, infiammati dall'esempio del Re
combattente, in grigio verde ed elmetto come noi, Fante fra i Fanti, vincitore
di Peschiera e di Vittorio Veneto.
A Voi, compagni, l'olocausto
ha dato la gloria dell'immortalità, a noi la vita ha lasciato la consegna di
continuare la lotta per tenere vieppiù in alto i valori ideali e morali della
Patria, per una maggiore giustizia sociale nel progresso, nel benessere,
nell'ordine, nell'uguaglianza dei diritti e dei doveri, nel rispetto delle
leggi.
Voi sarete i numi sempiterni
di queste speranze.
Il monumento che noi oggi
offriamo alla santità del Vostro Sacrificio dimostra il profondo per quanto
modesto tributo d'amore dei ritornati i quali, in sublime fraternità, si
sentono scaldati dal Vostro stesso sangue; vuol essere l'offerta affettuosa dei
Sanfilesi fieri dei Vostri nomi, la devota riconoscenza dei concittadini
d'oltre mare i quali con nobile entusiasmo hanno risposto al nostro appello;
testimonia il sollecito concorso dell'Amministrazione Comunale che in questo
ultimo tempo ha dato un decisivo apporto al completamento dell'opera.
E quest'opera, altamente
degna dei Vostri nomi intemerati, del Vostro supremo Sacrificio, io, nella
qualità di promotore del Comitato, oggi consegno solennemente al Sindaco
Vincenzo Marsico sicuro interprete dell'Amministrazione Comunale, i cui
sentimenti di venerazione e di culto per Voi sono i più alti e nobili fini del
suo programma.
Le ambite presenze del
Quadrumviro Michele Bianchi, benefattore della nostra Terra, e del mutilato
On.le Nicola Sansanelli, super decorato al valore, in alta rappresentanza
dell'Associazione Nazionale Combattenti, sono accolte e salutate con tutto il
nostro fervore, la nostra gratitudine e la nostra soddisfazione. Con lo stesso
fervore assicuriamo il bersagliere Benito Mussolini che in noi il Culto dei
Caduti è, e sarà, sacramente divino.
Con comprensibile affettuosa esultanza
salutiamo il Prefetto della nostra Provincia S. E. Agostino Guerresi che in San
Fili ebbe felici natali. Più che lieti ne siamo orgogliosi. Ora so di dover
superare la naturale riluttanza del Suo animo generoso ma, nella felice
occasione, non posso esimermi dal porgere a Michele Bianchi il « grazie »
riconoscente di tutti noi per il premuroso, tempestivo sostegno offertoci nella
realizzazione del pubblico acquedotto, alla quale seguirà l'altra ugualmente
civile e vitale, indispensabile al risanamento igienico dell'abitato.
Un caloroso ringraziamento
rivolgiamo alle altre Autorità Provinciali, Militari, Amministrative,
Scolastiche, Giudiziarie, Religiose, presenti al rito. La cittadinanza, che in
questo momento è raccolta unanime attorno al monumento per la genuina offerta
di cuori, di amore verso i suoi Eroi e le loro madri, le loro vedove, i loro
figli, ricorderà l'odierno avvenimento come limpida voce che esorta alla
concordia e alla fratellanza.
Sono accanto a Voi, sono con
noi, oggi, i Labari dell'Associazione Nazionale Combattenti, dei Mutilati e
Invalidi di guerra, del Nastro Azzurro, delle Associazioni di Arma, convenuti
da ogni parte della Provincia ed oltre. C'è una fitta siepe di bandiere attorno
al monumento, attorno a Voi.
Voi la vedete.
E' il Tricolore che si
inchina dinanzi a Voi in questo momento di esaltazione, di gloria, di
commozione.
Oggi, gloriosi Caduti,
fratelli prediletti, coronati di Vittoria, San Fili vi esalta - e vi esalta la
Patria.
E sia gloria a Voi, nuovi
astri del cielo Italiano, o Eroi di San Fili che formate una splendente corona
di Beati, o fratelli che dall'alto ci vegliate, ci consigliate e ci spronate;
sia gloria a Voi che insegnaste come la vita, non esaurendosi entro confini
materiali, possa, sorpassando le angustie terrene, elevarsi in eterno su vette
sublimi di spiritualità.
* * *
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato
Pietro Perri.
... /pace!
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