A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
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Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

venerdì 30 ottobre 2015

E se iniziassimo a parlare di “Decoro Urbano Sanfilese”? (2)

... sicuramente quando inizieremo a parlarne seriamente sarà già troppo tardi. Perché, credetemi, è già troppo tardi.
La decorosa San Fili oggi è anche questo.
Questa mattina (venerdì 30 ottobre 2015), tra l’altro dopo esserci passato più volte e dopo essere stato sollecitato da più compaesani ed amici a farlo, mi sono deciso a passare, macchina fotografica in mano, nel tratto di strada che collega il piazzale retrostante l’edificio dell’ex stazione ferroviaria di San Fili con via Pietro Mancini e quindi con la zona che in altri tempi conoscevamo (noi sanfilesi doc) come... l’aireddra.
Che dire? ... roba da Terzo Mondo anche questa zona e solo perché, di Mondo, non ne esiste ancora il Quarto: buche dappertutto (neanche ci avessero fatto un’esercitazione con bombe a mano dei militanti dell’ISIS) e siccome le pozzanghere parlavano con Dio... meglio soprassedere.
Riuscire a percorrere tale tratto di strada con la propria macchina evitando tutti gli ostacoli presenti sull’asfalto è un’impresa veramente da eroi o da piloti decisamente provetti.
Non basta saper zigzagare fra gli ostacoli che ci si pongono davanti. Qualcuno bisogna essere anche in grado di saltarlo.
E diciamo che questo tratto di strada, una vera e propria conquista amministrativa dei primi di questo millennio che finalmente aveva garantito alla Comunità Sanfilese un’alternativa (seppur ampliamente criticabile) in caso di necessità a Corso XX Settembre.
Una criticabile alternativa che comunque, pur se in modo non proprio obbligatorio, anche in periodi di normale percorribilità del corso principale del nostro paese (principale tra l’altro per il fatto che comunque è e resta l’unico) a volte viene utilizzato come apprezzabile alternativa da diversi nostri compaesani.
Purtroppo siamo a San Fili e purtroppo come amministrazione comunale abbiamo altre priorità cui far fronte (priorità cui lo scrivente pur facendo parte dell’amministrazione in carica si dissocia ufficialmente) tipo garantire il buon funzionamento del Teatro comunale di San Fili o la ripresa dell’attività della piscina comunale del paese o il finanziamento di alcune opere artistico/culturali (di importo decisamente superiore ai mille o duemila euro) di dubbia utilità per il rilancio dell’immagine della nostra cittadina.
La decorosa San Fili oggi è anche questo.
Costi, sicuramente non utili, decisamente destinati a crescere in modo vertiginoso. Dopotutto le prossime elezioni amministrative sanfilesi si svolgeranno fra appena cinque anni e molti di noi (non io) è giusto che si preparino adeguatamente bene all’appuntamento.
E non voglio entrare in merito neanche all’utilità di una “Notte delle Magare” come l’edizione 2015. Manifestazione nata il giorno prima per passare a miglior vita il giorno dopo. E che ha mancato in modo vistoso anche uno tra i principali fini che avrebbero dovuto proporsi (in quanto dubbio che se lo siano proposto) gli ideatori: creare un minimo di riappacificazione sociale tra le varie organizzazioni socio culturali presenti ed operanti nel nostro amato/odiato territorio o per rilanciare un po’ la vita di alcuni operatori commerciali (ristoranti pizzerie ecc.) sanfilesi.
Se dico una fesseria qualcuno me lo dimostri... bilanci alla mano.
Impegni di spesa questi, ma che sicuramente ce ne sono tanti altri nel calderone, che non solo intaccano in modo vistoso il complesso dei tributi pagati annualmente dai cittadini con la speranza di avere in cambio dei validi servizi ma che impediscono di affrontare una reale politica di riqualificazione del nostro territorio e di dare vita ad un minimo decoro all’arredo urbano di San Fili.
A proposito... se non l’avete fatto... fatelo anche voi un piccolo salto in questo stupendo tratto di strada. Ricordando, ovviamente se ha piovuto da poco, di portarvi dietro almeno un salvagente... per voi e per il vostro mezzo.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace

mercoledì 28 ottobre 2015

Il mio funerale - Quasi una poesia... by Pietro Perri.

Dalla Raccolta di poesie “SOLFEGGI - OVVERO - OPINIONI OPINABILI” di Pietro Perri. La raccolta (in e-book) è acquistabile sulla piattaforma Amazon.
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Quando è stata recitata la prima volta questa poesia in pubblico, era un continuo toccare di chiavi, corni e similari.
La sera stessa veniva recitata anche la poesia 'a livella di Totò. Non ci fu, in tale caso, alcun continuo toccare di chiavi, corni e similari, malgrado 'a livella e il mio funerale, seppur in altri termini ed in altra arte, dicano esattamente la stessa cosa.
Entrambe raccontano, in un'ipotesi alquanto azzardata, "il proprio funerale": Totò che nelle maschere del marchese e del netturbino racchiuse l'essenza della propria vita (diviso tra il rincorrere quella nobiltà che gli fu tolta alla nascita e la consapevolezza schiacciante della sua natura clownesca) ed il sottoscritto stufo e nauseato di doversi cibare della quotidiana razione d'ambiguità umana.
Totò (netturbino) che dice a Totò (marchese) "Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie... appartenimmo 'a morte!". Il protagonista de "il mio funerale" che "cede senza invidia, a te che resti vivo, il nuovo giorno", purché gli fai il piacere di startene a casa al suo funerale, tenuto conto che non sei neanche stato invitato.
Avete presente un funerale di paese: davanti alla chiesa c'é tutto un vociare di politica, di perbenismo, di affari strettamente personali, di malignità di vario genere... tutto tranne che raccoglimento in commemorazione al defunto (che in alcuni casi viene anche spettegolato).
E poi? ... avete fatto caso a come ci si fa in quattro per intrufolarsi nel mezzo della fila: prima si danno le condoglianze e prima si va a casa? ... ci sono alcuni (alcune in particolare) che sono veri maestri in proposito. Si sforzano d'arrivare primi e non ci riescono quasi mai: i primi saranno sempre i morti e quando sarà il loro turno, non potranno vantarsene con nessuno.
Infine, terminato il pesante rito delle condoglianze, da ottimi discepoli di Pilato, subito a lavarci le mani... sempre... dopo essere stati ad un funerale.
... e allora ... "che il mio funerale sia solo mio", "Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive".
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Che il mio funerale
sia solo mio,
che non mi sia compagna,
almeno in questo giorno,
l'umana ambiguità.

Lasciate senza rimpianto
le lacrime nel cassetto,
lasciate i ricordi inventati
almeno in questo giorno,
lontano dal mio feretro.

Che il mio funerale
sia solo mio,
che chi non mi rispettò in vita,
or che non lo vedo... nudo,
mi privi di volgare presenza.

Son morto senza rancore,
chiedendo perdono a Dio:
per me, e a chi offrii il mio male,
son morto, e questo basti:
domani è un nuovo giorno.

Son morto senza rancore,
chiedendo perdono a Dio,
domani è un nuovo giorno,
lo cedo senza invidia...
a te che resti vivo.

Che il mio funerale,
sia solo mio,
che non mi sia compagna,
almeno in questo giorno,
l'umana ambiguità.

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... un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.
... /pace!

lunedì 19 ottobre 2015

12 NOVEMBRE 2015 - 90° ANNIVERSARIO INAUGURAZIONE MONUMENTO AI CADUTI. (2)

Ormai è ufficiale: GIOVEDI’ 12 NOVEMBRE 2015 a San Fili si terrà non solo la tradizionale giornata dedicata alla Forse Armate ma anche la celebrazione del 90esimo anniversario dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti (stupenda scultura in marmo di Carrara opera del prestigioso artista Leone Tommasi da Pietrasanta).
Per cui non abbiatecela se per qualche giorno vi condurrò, mano nella mano, verso questa stupenda giornata raccontandovi aneddoti, storielline, curiosità e chi più che ha più ne metta su questo evento tutto sanfilese.
Oggi riporto (di seguito) una breve nota del prof. Francesco Cesario che, per la cronaca, ha pronunciato il discorso d’inaugurazione... nel lontano 12 ottobre del 1925.
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MONUMENTO AI CADUTI 1915-‘18
Da “San Fili nel tempo” di Francesco Cesario.

“Il monumento è opera dello scultore Leone Tommasi di Pietrasanta, limitrofa alle cavi di Marmo di carrara, nei pressi delle Cave di Michelangelo.
L’intera opera, comprendente la scultura, il basamento - costruito dalla Ditta Emilio Broccolo di Cosenza -, l’imballaggio, il trasporto, lo scavo, la muratura, la mano d’opera per l’erezione e le spese accessorie, è costata Lire 24.451,75 cent.
La rilevante somma è stata raccolta in San Fili con piccole offerte dell’intera cittadinanza.
Notevole è stato il contributo degli emigrati nelle Americhe.
Chi scrive (ovvero il prof. Francesco Cesario) ha pronunziato il discorso di inaugurazione...”
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

venerdì 16 ottobre 2015

12 NOVEMBRE 2015 - 90° ANNIVERSARIO INAUGURAZIONE MONUMENTO AI CADUTI DI SAN FILI. (1)

Foto ripresa dal sito
web.sanfili.it/tiscali
Ormai la fatidica data del 12 novembre 2015 (giovedì) si avvicina.
In tale giorno l’Amministrazione comunale di San Fili celebrerà, anche se con qualche giorno di ritardo, il 90esimo anniversario dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti di piazza san Giovanni (ve l’avevo promesso nel corso della precedente campagna elettorale ed io - checché se ne dica - mantengo le promesse).
In tale occasione si renderà onore anche ai Caduti di tutte le guerre (ovvero si celebrerà in contemporanea la tradizionale ricorrenza del 4 novembre).
Sarà una giornata (più precisamente una mattinata) stupenda: con le Scuole del paese, con la banda musicale, con un picchetto d’onore del Reggimento Bersaglieri di Cosenza e... chissà.
Perché chi ci ha permesso di goderci gli ultimi sessanta anni in pace lo merita. Perché su questo monumento - da Sanfilesi - è scritto col sangue anche il nostro cognome.
Il 12 ottobre del 1925 il prof. Francesco Cesario pronunciava il discorso d’inaugurazione del monumento ai Caduti di San Fili.
Di seguito il testo del discorso:
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« O beati quelli che più hanno perché più potranno dare, più potranno ardere;
Beati quelli che hanno vent'anni, una mente casta, un corpo temprato, una madre animosa;
Beati quelli che avendo nel petto un odio radicato se lo strapperanno con le lor proprie mani, e poi offeriranno la lor propria offerta;
Beati i giovani che sono affamati ed assetati di gloria perché saranno saziati ».
Sulla scogliera fatidica di Quarto, due volte sacra all'amore degli italiani, il poeta Soldato così chiudeva la sua storica ode, che fu lo squillo di guerra alla quale tutti noi, combattenti, rispondemmo con entusiasmo, con fede, con purissima obbedienza.
Ma i beati foste Voi compagni d'armi e di battaglie, foste Voi gloriosi figli di S. Fili che alla Maestà della Patria offriste tenace ed incorrotta devozione, consacrata col supremo sacrificio della vita.
Fulgenti come costellazione senza tramonto, i Beati foste Voi Michele Gambaro, Matteo Vercillo, Carmine Romano, Biagio Alimena, Filiberto Rende, Pietro Scola, Adolfo Chiappetta, Raffaele Mustacato, Francesco Cribari, Francesco Onofrio, Giuseppe Rinaldi, Pietro Guccione, Davide Filippo, Salvatore Palermo, Giuseppe Girardi, Giuseppe Francavilla, Carmine Cribari, Giuseppe Serra, Alessandro Pignataro, Gaetano Mazzuca, Giuseppe Garofalo, Giuseppe Lio, Francesco Miceli, Angelo Gentile, Giuseppe Palmizio, Saverio Storino, Giuseppe Cavaliere, Salvatore Blasi, Salvatore Serra, Gaetano De Filippis, Francesco De Franco, Raffaele Cardile, Salvatore Rende, Angelo Falbo, Saggio Clemente, che cadeste sul campo della gloria, accesi nella lotta, fra l'ondata di un assalto ed il martellare furioso dei cannoni, dimentichi di tutto e soprattutto della vita, che cadeste quando il Carso, il Piave e tutto il fronte delle cento e cento battaglie, dallo Stelvio al mare, sembravano immensi bracieri ardenti nella notte.
Beati foste Voi, cui le ferite o i mali della guerra redentrice tolsero la vita, Santo Turano, Francesco Iazzolino, Alessandro Nigro, Saverio Onofrio, Rende Gabriele, Luigi Loizzo, Giuseppe Asta, Francesco Curti, Carmine Noto, Francesco Granata, Sabato Russo, Achille Lio, Biagio Cavalieri, Giuseppe Amore, Giovanni Rende, Domenico Salerno, Antonio Salerno, Francesco Provenzano.
Voi, tutti Voi, uniti per l'eternità, nel coro celeste dei Martiri, tutti Voi, in questo momento solenne, siete presenti dinanzi ai Vostri figli, alle Vostre spose, ai Vostri genitori, siete accanto a noi superstiti, e ci comandate.
Oggi la riconoscenza dei ritornati vi esalta, l'amore del popolo vi benedice.
Siete la schiera degli eletti, i nostri nuovi Santi a cui ora viene offerto l'altare, benedetto dalle lacrime delle vostre mamme e sorvegliato dalla grazia somma di Dio.
Fratelli d'anima e di martirio, compagni nelle veglie e nel soffrire, oggi glorifichiamo i Vostri nomi immacolati, oggi, con la stessa passione che dinanzi al pericolo ci strinse l'uno accanto all'altro, ricordiamo le petraie irose del Carso, quelle petraie rese fertili dal vostro sangue e i picchi ferrigni delle Alpi resi docili dal vostro ardimento.
Il tuonare possente delle battaglie, il crepitio delle mitragliere, le nuvole spaventose di gas, i pinnacoli di fumo e di fiamme, le barelle imploranti dolci nomi lontani, le trincee di sassi e di neve, la fame, la sete, tutto è passato e tutto ormai costituisce un sogno.
Ma la memoria Vostra, sempre più viva, riscalda l'animo dei ritornati ed ha il fascino di una religione osservata con l'acceso ardore dei novizi. Per questa religione i Vostri compagni di trincea hanno continuato a lottare ed hanno superato tutti gli ostacoli lungo il lavoro di cinque anni. Nel vostro Nome, o santi Martiri, essi hanno incitato i dimentichi, spronato i pigri, hanno snebbiato tante ore grigie quando si tentava di offuscare la bellezza della vostra suprema offerta, sicché oggi, 12 ottobre, festa del Nostro San Francesco, in intima fusione tra Religione e Patria, ci è concesso il grande dono di scoprire questo monumento in cui i Vostri spiriti, ritornati come fiamma ai loro focolari, trovano pace e amore, vegliati con devozione da noi e dalle generazioni che verranno. I degni curveranno il capo riconoscenti innanzi a questo nuovo altare; le mamme troveranno sollievo perché si sentiranno riavvicinate ai figli.
Gli orfani un giorno comprenderanno che, se le glorie terrene passano come fiammelle di cimitero e la potenza si dilegua « come eco di tromba che si perde a valle », al contrario non muore mai quell'idea per cui i loro genitori offrirono in olocausto la vita: l'idea della libertà di un popolo che da secoli attendeva di unirsi entro i confini che Dio diede all'Italia e Dante annoverò come realtà vivente.
Quante regole di vita e di virtù per gli orfani.
Quale guida e quale viatico per essi nell'ubbidire agli estremi pensieri dei padri, mentre, nel crepuscolo dei sensi, davano l'addio ai loro monti, al loro focolare, ai loro cari.
Partimmo a vent'anni, quando la vita era tutto sogno e ci spingeva a santi ardimenti, partimmo quando la gioventù poteva audacemente sperare e ardire, partimmo in falangi, entusiasti perché sacro era l'appello della Patria, partimmo con l'incontaminata purezza dei nostri cuori e delle nostre volontà, partimmo per rivendicare i diritti e la giustizia invocati dai fratelli di Trieste e di Trento.
Partimmo, cantando, o giorno fatidico del 24 maggio. Partimmo perché gli Italiani finalmente uniti secondo il Vaticinio, vinta la Quarta ed ultima Guerra d'Indipendenza, potessero avere dinanzi una sicura, luminosa epoca di benessere e di pace.
Così combattemmo e soffrimmo, donando all'Italia i fremiti del nostro ardore, gli entusiasmi dei nostri pensieri, le accese rivolte dei nostri spiriti, gli accenti della nostra fede, i sacrifici del nostro sangue vergine, infiammati dall'esempio del Re combattente, in grigio verde ed elmetto come noi, Fante fra i Fanti, vincitore di Peschiera e di Vittorio Veneto.
A Voi, compagni, l'olocausto ha dato la gloria dell'immortalità, a noi la vita ha lasciato la consegna di continuare la lotta per tenere vieppiù in alto i valori ideali e morali della Patria, per una maggiore giustizia sociale nel progresso, nel benessere, nell'ordine, nell'uguaglianza dei diritti e dei doveri, nel rispetto delle leggi.
Voi sarete i numi sempiterni di queste speranze.
Il monumento che noi oggi offriamo alla santità del Vostro Sacrificio dimostra il profondo per quanto modesto tributo d'amore dei ritornati i quali, in sublime fraternità, si sentono scaldati dal Vostro stesso sangue; vuol essere l'offerta affettuosa dei Sanfilesi fieri dei Vostri nomi, la devota riconoscenza dei concittadini d'oltre mare i quali con nobile entusiasmo hanno risposto al nostro appello; testimonia il sollecito concorso dell'Amministrazione Comunale che in questo ultimo tempo ha dato un decisivo apporto al completamento dell'opera.
E quest'opera, altamente degna dei Vostri nomi intemerati, del Vostro supremo Sacrificio, io, nella qualità di promotore del Comitato, oggi consegno solennemente al Sindaco Vincenzo Marsico sicuro interprete dell'Amministrazione Comunale, i cui sentimenti di venerazione e di culto per Voi sono i più alti e nobili fini del suo programma.
Le ambite presenze del Quadrumviro Michele Bianchi, benefattore della nostra Terra, e del mutilato On.le Nicola Sansanelli, super decorato al valore, in alta rappresentanza dell'Associazione Nazionale Combattenti, sono accolte e salutate con tutto il nostro fervore, la nostra gratitudine e la nostra soddisfazione. Con lo stesso fervore assicuriamo il bersagliere Benito Mussolini che in noi il Culto dei Caduti è, e sarà, sacramente divino.
Con comprensibile affettuosa esultanza salutiamo il Prefetto della nostra Provincia S. E. Agostino Guerresi che in San Fili ebbe felici natali. Più che lieti ne siamo orgogliosi. Ora so di dover superare la naturale riluttanza del Suo animo generoso ma, nella felice occasione, non posso esimermi dal porgere a Michele Bianchi il « grazie » riconoscente di tutti noi per il premuroso, tempestivo sostegno offertoci nella realizzazione del pubblico acquedotto, alla quale seguirà l'altra ugualmente civile e vitale, indispensabile al risanamento igienico dell'abitato.
Un caloroso ringraziamento rivolgiamo alle altre Autorità Provinciali, Militari, Amministrative, Scolastiche, Giudiziarie, Religiose, presenti al rito. La cittadinanza, che in questo momento è raccolta unanime attorno al monumento per la genuina offerta di cuori, di amore verso i suoi Eroi e le loro madri, le loro vedove, i loro figli, ricorderà l'odierno avvenimento come limpida voce che esorta alla concordia e alla fratellanza.
Sono accanto a Voi, sono con noi, oggi, i Labari dell'Associazione Nazionale Combattenti, dei Mutilati e Invalidi di guerra, del Nastro Azzurro, delle Associazioni di Arma, convenuti da ogni parte della Provincia ed oltre. C'è una fitta siepe di bandiere attorno al monumento, attorno a Voi.
Voi la vedete.
E' il Tricolore che si inchina dinanzi a Voi in questo momento di esaltazione, di gloria, di commozione.
Oggi, gloriosi Caduti, fratelli prediletti, coronati di Vittoria, San Fili vi esalta - e vi esalta la Patria.
E sia gloria a Voi, nuovi astri del cielo Italiano, o Eroi di San Fili che formate una splendente corona di Beati, o fratelli che dall'alto ci vegliate, ci consigliate e ci spronate; sia gloria a Voi che insegnaste come la vita, non esaurendosi entro confini materiali, possa, sorpassando le angustie terrene, elevarsi in eterno su vette sublimi di spiritualità.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!