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lunedì 21 ottobre 2013

Due vite in gioco… due madri distrutte: triste cronaca d’un pomeriggio che non doveva iniziare.

Domenica pomeriggio (20 ottobre 2013) mi sono ritrovato con tanti miei colleghi di lavoro nel sagrato della chiesa Cristo Re di via Popilia a Cosenza. L’occasione non era delle migliori… anzi… era delle peggiori: si dava l’ultimo saluto al figlio di una di noi… morto, a soli venti anni, in un tragico incidente.
Tornato a casa non potei fare a meno di mettere nero su bianco alcune impressioni di quel brutto pomeriggio: impressioni pubblicate sul mio profilo Facebook e che propongo di seguito anche in questo spazio… senza sperare di fare cosa gradita.
Perché “senza sperare di far cosa gradita”? … perché non può esserci cosa gradita in una morte stupida ed a soli venti anni di vita.
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... questo pomeriggio sono stato a Cosenza nel sagrato della chiesa del Cristo Re (in via Popilia) a dare l'ultimo saluto al figlio ventenne d'una mia collega di lavoro... assieme ad un altro migliaio di persone. Non so se si chiamava SASA o TURIDDRU (come recitava uno striscione che abbinata questi due alias in una sola scritta): era uno dei due giovani passati a miglior vita giorno 18 ottobre alle 5 del mattino in un tratto di viale Cosmai... a Cosenza.
All'uscita del feretro dall'edificio religioso (qualcuno dice appunto sia una chiesa) si udì tutto intorno un battito di mani. Non lo nego: fui tentato anch'io (nel trasporto generale) di battere le mani ma subito mi chiesi: ... perché? ... certo... è volata in cielo un'anima sicuramente buona e sicuramente innocente ma... perché battere le mani? ... e sopratutto... a chi?
Dio... quante cose a volte mi sforzo di capire e non riesco minimamente a capire. Non sono riesco a capire ad esempio, scorgendo il volto della povera Concetta (la madre di uno dei succitati giovani... quello dentro la bara) all'uscita della chiesa... dov'eri TU la mattina del 18 ottobre scorso: in viale Cosmai a Cosenza o in qualche altra parte sperduta dell'Universo?
Perché, sappilo, quella mattina qualcuna TI HA sicuramente cercato... e TI HA sicuramente cercato invano.
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Quando il feretro è uscito dall'edificio religioso (uno dei tanti templi di Dio sulla Terra... del Dio degli Uomini e non solo della fazione del Dio dei Cattolici) a presenziare all'atroce spettacolo (quello d'una madre a pezzi) c'erano forse più di un migliaio di persone: colleghi di lavoro dei genitori, conoscenti ed amici anche di SASA (o TURIDDRU che dir si voglia)... forse anche qualcuno che non faceva parte di questi tre gruppi.
L'applauso che accolse l'immagine dei protagonisti della vicenda all'uscita della chiesa fu salutata con un fortissimo - per alcuni versi interminabile - applauso.
Qualche metro più avanti attendevano la bara, equamente divisi su entrambi i lati, due file di persone con dei palloncini bianchi in mano. Al passare della bara si vide un ragazzo liberare una colomba bianca che teneva fra le mani e vedere subito la stessa librarsi (... felice?) al di sopra di noi comuni mortali spettatori... verso lo strano azzurro del cielo.
Passò un attimo ed alla colomba fecero eco una miriade di palloncini bianchi: non un'anima... ma tante anime - in quel sagrato - oggi se n'erano volate in cielo. SASA (o TURIDDRU che dir si voglia) se era questo a cui meditava... potrà essere felice d'essere riuscito nel suo intento.
I progetti di DIO continuano ad essere imperscrutabili... o siamo forse noi che dovremmo deciderci ad andare da un oculista?
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Di gente ormai sul sagrato della chiesa Cristo Re di via Popilia ormai ne restava ben poca: persino io e mia moglie eravamo saliti in macchina.
Tra i pochi ancora presenti non posso non scorgere una madre con un bambino a fianco. La madre stringeva in una mano un filo cui era attaccato uno dei palloncini che avevano salutato la bara del povero SASA (o TURIDDRU che dir si voglia) qualche attimo prima... all'uscita della chiesa.
Il bambino disse alla madre: "Mamma, perché non lo lasci volare?" ... ma il palloncino (bianco come l'anima del povero SASA o TURIDDRU che dir si voglia) sembrava non volerne sapere di volare. La madre glielo fece notare... e lasciò il palloncino libero di muoversi andando incontro al suo destino.
Quel palloncino non si librò in volo... malgrado ci provò un paio di volte... non riusci a salire al di là del metro... al di sopra del suolo terrestre. In uno di quelli strani ridicoli tentativi... urtò persino lo specchietto retrovisore sinistro della mia macchina (quello lato conducente).
Se quei palloncini lasciati liberi di conquistare il cielo al passare della bara di SASA (o di TURIDDRU che dir si voglia) erano degli angeli... o delle anime innocenti destinate ad una vita migliore da quella vissuta su questa terra... quell'angelo (o quell'anima innocente) sicuramente non aveva fretta di compiere il proprio dovere o era consapevole di non aver ancora terminato il proprio dovere su questa terra di lacrime, sangue e sudore.
Quel palloncino sparì presto dalla mia vista: guardai in alto nel cielo e mi accorsi che un altro palloncino bianco ancora persisteva sopra il sagrato (ma a decine di metri d'altezza) della chiesa di Cristo Re di via Popilia a Cosenza.
Un dubbio... in questo momento mi assale: contemporaneamente al funerale di SASA si svolgeva anche, in un'altra chiesa di Cosenza, il funerale di TURIDDRU... chi dei due era SASA... e chi TURIDDRU?
... dopotutto... un palloncino si è librato nel cielo ed un altro è rimasto in terra. Dopotutto... qualcuno (ma forse entrambi) ancora non avevano finito il loro percorso su questo martoriato suolo.
Dopotutto... due madri (e non solo loro) oggi hanno bagnato il suolo di Cosenza con le proprie... sempre più secche lacrime.
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… un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.

… /pace!

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