Domenica
pomeriggio (20 ottobre 2013) mi sono ritrovato con tanti miei colleghi di
lavoro nel sagrato della chiesa Cristo Re di via Popilia a Cosenza. L’occasione
non era delle migliori… anzi… era delle peggiori: si dava l’ultimo saluto al
figlio di una di noi… morto, a soli venti anni, in un tragico incidente.
Tornato a casa
non potei fare a meno di mettere nero su bianco alcune impressioni di quel
brutto pomeriggio: impressioni pubblicate sul mio profilo Facebook e che
propongo di seguito anche in questo spazio… senza sperare di fare cosa gradita.
Perché “senza
sperare di far cosa gradita”? … perché non può esserci cosa gradita in una
morte stupida ed a soli venti anni di vita.
* * *
...
questo pomeriggio sono stato a Cosenza nel sagrato della chiesa del Cristo Re
(in via Popilia) a dare l'ultimo saluto al figlio ventenne d'una mia collega di
lavoro... assieme ad un altro migliaio di persone. Non so se si chiamava SASA o
TURIDDRU (come recitava uno striscione che abbinata questi due alias in una
sola scritta): era uno dei due giovani passati a miglior vita giorno 18 ottobre
alle 5 del mattino in un tratto di viale Cosmai... a Cosenza.
All'uscita
del feretro dall'edificio religioso (qualcuno dice appunto sia una chiesa) si
udì tutto intorno un battito di mani. Non lo nego: fui tentato anch'io (nel
trasporto generale) di battere le mani ma subito mi chiesi: ... perché? ...
certo... è volata in cielo un'anima sicuramente buona e sicuramente innocente
ma... perché battere le mani? ... e sopratutto... a chi?
Dio...
quante cose a volte mi sforzo di capire e non riesco minimamente a capire. Non
sono riesco a capire ad esempio, scorgendo il volto della povera Concetta (la
madre di uno dei succitati giovani... quello dentro la bara) all'uscita della
chiesa... dov'eri TU la mattina del 18 ottobre scorso: in viale Cosmai a
Cosenza o in qualche altra parte sperduta dell'Universo?
Perché,
sappilo, quella mattina qualcuna TI HA sicuramente cercato... e TI HA
sicuramente cercato invano.
.^.
Quando
il feretro è uscito dall'edificio religioso (uno dei tanti templi di Dio sulla
Terra... del Dio degli Uomini e non solo della fazione del Dio dei Cattolici) a
presenziare all'atroce spettacolo (quello d'una madre a pezzi) c'erano forse
più di un migliaio di persone: colleghi di lavoro dei genitori, conoscenti ed
amici anche di SASA (o TURIDDRU che dir si voglia)... forse anche qualcuno che
non faceva parte di questi tre gruppi.
L'applauso
che accolse l'immagine dei protagonisti della vicenda all'uscita della chiesa
fu salutata con un fortissimo - per alcuni versi interminabile - applauso.
Qualche
metro più avanti attendevano la bara, equamente divisi su entrambi i lati, due
file di persone con dei palloncini bianchi in mano. Al passare della bara si
vide un ragazzo liberare una colomba bianca che teneva fra le mani e vedere
subito la stessa librarsi (... felice?) al di sopra di noi comuni mortali
spettatori... verso lo strano azzurro del cielo.
Passò
un attimo ed alla colomba fecero eco una miriade di palloncini bianchi: non
un'anima... ma tante anime - in quel sagrato - oggi se n'erano volate in cielo.
SASA (o TURIDDRU che dir si voglia) se era questo a cui meditava... potrà
essere felice d'essere riuscito nel suo intento.
I
progetti di DIO continuano ad essere imperscrutabili... o siamo forse noi che
dovremmo deciderci ad andare da un oculista?
.^.
Di
gente ormai sul sagrato della chiesa Cristo Re di via Popilia ormai ne restava
ben poca: persino io e mia moglie eravamo saliti in macchina.
Tra
i pochi ancora presenti non posso non scorgere una madre con un bambino a
fianco. La madre stringeva in una mano un filo cui era attaccato uno dei
palloncini che avevano salutato la bara del povero SASA (o TURIDDRU che dir si
voglia) qualche attimo prima... all'uscita della chiesa.
Il bambino disse alla madre: "Mamma, perché non lo lasci volare?" ... ma il palloncino (bianco come l'anima del povero SASA o TURIDDRU che dir si voglia) sembrava non volerne sapere di volare. La madre glielo fece notare... e lasciò il palloncino libero di muoversi andando incontro al suo destino.
Il bambino disse alla madre: "Mamma, perché non lo lasci volare?" ... ma il palloncino (bianco come l'anima del povero SASA o TURIDDRU che dir si voglia) sembrava non volerne sapere di volare. La madre glielo fece notare... e lasciò il palloncino libero di muoversi andando incontro al suo destino.
Quel
palloncino non si librò in volo... malgrado ci provò un paio di volte... non
riusci a salire al di là del metro... al di sopra del suolo terrestre. In uno
di quelli strani ridicoli tentativi... urtò persino lo specchietto retrovisore
sinistro della mia macchina (quello lato conducente).
Se
quei palloncini lasciati liberi di conquistare il cielo al passare della bara
di SASA (o di TURIDDRU che dir si voglia) erano degli angeli... o delle anime
innocenti destinate ad una vita migliore da quella vissuta su questa terra...
quell'angelo (o quell'anima innocente) sicuramente non aveva fretta di compiere
il proprio dovere o era consapevole di non aver ancora terminato il proprio
dovere su questa terra di lacrime, sangue e sudore.
Quel
palloncino sparì presto dalla mia vista: guardai in alto nel cielo e mi accorsi
che un altro palloncino bianco ancora persisteva sopra il sagrato (ma a decine
di metri d'altezza) della chiesa di Cristo Re di via Popilia a Cosenza.
Un
dubbio... in questo momento mi assale: contemporaneamente al funerale di SASA
si svolgeva anche, in un'altra chiesa di Cosenza, il funerale di TURIDDRU...
chi dei due era SASA... e chi TURIDDRU?
...
dopotutto... un palloncino si è librato nel cielo ed un altro è rimasto in
terra. Dopotutto... qualcuno (ma forse entrambi) ancora non avevano finito il
loro percorso su questo martoriato suolo.
Dopotutto...
due madri (e non solo loro) oggi hanno bagnato il suolo di Cosenza con le
proprie... sempre più secche lacrime.
* * *
… un caro
abbraccio a tutti by Pietro Perri.
… /pace!
Nessun commento:
Posta un commento