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sabato 26 ottobre 2013

Dal mulino delle fate aru tesoru du Canalicchiu (4/9): una stupenda passeggiata naturale tutta sanfilese.


Nella foto a sinistra: parte dell’abitato del borgo di San Fili che si riflette nell’acqua contenuta nella piccola diga realizzata lungo il corso del torrente Emoli per garantire il funzionamento delle centraline idroelettriche presenti più a valle. Lo scatto ovviamente è stato realizzato da solito Pietro Perri verso la fine degli anni ottanta de secolo scorso.

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Per chi avesse perso le prime 3 (o qualcuna delle prime tre) puntate di questo racconto… ricordo che siamo in un sabato degli inizi di Marzo 2013, che da poco si sono registrate due frane sul lato coste del nostro paesino (il lato che si affaccia sul torrente Emoli) ed io sto facendo una bella passeggiata lungo… u jum’e Santu Fili… nel tratto compreso tra la sorgente di Palazia e il ponte Crispini.

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U bacil’e Santu Fili? ... quanti ricordi mi ritornano in mente pensando a quel caratteristico luogo.

Certo non vi ho fatto mai il bagno come i sanfilesi (credo tutti maschi, dubito che alle donne fosse permesso qualcosa del genere) che mi hanno preceduto negli anni precedenti il 1961… lungo corso XX Settembre del nostro stupendo amato/odiato paesino.

Oltretutto quando io vidi per la prima volta u bacile dovevo avere non meno di nove o dieci anni ed all’epoca (fine anni sessanta - inizio anni settanta) di acque profonde e tali da permettere un tuffo ed una seppur minima nuotata, nel bacile, ne era rimasta ben poca.

Qualche anno prima si erano infatti poste le basi della realizzazione della superstrada che, dal 1969 in poi, congiunge Cosenza con Paola: la nuova statale 107. I detriti finiti nel letto del fiume, grazie a quei lavori, avevano completamente sotterrato la vasca della piccola diga che da circa mezzo secolo garantiva un regolare afflusso ad alcune centrali idroelettriche sanfilesi poste più a valle.

Centrali idroelettriche comunque ormai non più operative da qualche lustro a quella parte.

Mi è difficile dire se la prima volta che vidi la… cascata che prendeva forma dall’alto di quella diga fu grazie a mio padre Salvatore (che all’epoca coltivava un pezzo di terra che si trovava dalla parte delle Volette al di sotto dell’imbocco della galleria ferroviaria) che mi permise di accompagnarlo per deviare un flusso d’acqua. O forse fu scendendo con alcuni amici d’avventura di quei favolosi temerari fanciulleschi anni (erano quelli i miei soliti amici, ma non chiedetemi di fare ulteriormente la spia!) nel dirupo che si trovava al di sotto della piazzetta antistante la facciata principale della chiesetta della Madonna del monte Carmelo (... a Madonna du Carminu!).

Nell’uno o nell’altro caso ne rimasi affascinato ed al tempo stesso impaurito.

E’ bello ammirare lo scorrere costante dell’acqua, il saltare dell’acqua da un’altitudine di due o più metri, il tuffarsi dell’acqua nello stesso vuoto colmo d’acqua creato da se stessa, l’ascoltarne il rumore, la musica per le più insensibili delle orecchie, il sentire sulla propria pelle infrangersi quelle delicate fresche... uniche nella loro essenza... bollicine...

Domanda: siete mai stati a vedere le cascate delle Marmore? ... io, sì! ... ed io ho visto anche alcune stupende cascate presenti lungo il percorso che segue il torrente Emoli nel territorio di San Fili. Che ci crediate o no, molti sanfilesi hanno visto le cascate delle Dolomiti ma non la cascata che, a pochi metri da casa loro, si trova... ‘ntu mmienzu du jum’e Santu Fili (nel mezzo del corso del fiume di San Fili ovvero della parte del torrente Emoli che ricade nel territorio di San Fili).

Ritornai più volte nella zona della de “u bacile”: alcune volte con degli amici ed altre anche da solo. Ci ritornai sia scendendo verso il ponte delle “jumiceddre” o dalla scalinata che da piazza san Giovanni porta alla fontana di Palazia e poi proseguendo lungo il corso del torrente Emoli fino al ponte di Crispini e... sia nel tragitto uguale e contrario.

Ci ritornai, ad esempio, col mio amico Antonio Cavaliere (alias - almeno all’epoca - “Tonino click”... a causa della sua innata passione per la fotografia) agli inizi degli anni Novanta... entrambi armati di macchina fotografica. La mia all’epoca era una “Yashica 108 semiautomatica” appena comprata.

Non ricordo, purtroppo, né in quale esatto anno eravamo né in quale mese di quell’incerto anno ci avventurammo in quella ennesima... naturale passeggiata.

Non ricordo se assieme a noi c’era qualcun altro del gruppo cui appartenevamo all’epoca io e “Tonino click”. Ricordo però che arrivammo sul larghetto spiaggia che si era creata nel luogo in cui in altri tempi c’era l’invaso del bacile  intorno a mezzogiorno e che, in quell’occasione, oltre a scattare una serie di fotografie... mi beccai una delle classiche lezioni da fotoamatore dal mio accompagnatore esperto fotografo “Tonino click”.

Innanzitutto Antonio mi fece notare che quello era uno dei pochi punti (se non l’unico), girando lungo il perimetro del nostro paese, da cui non si vedeva il campanile della Chiesa Madre.

Ma Antonio mi fece anche notare che, avendo una piccola dose di fortuna, in quella particolare ora in cui il sole proietta perpendicolarmente i raggi sul nostro borgo medioevale poteva fotografare, nelle calme e limpide acque del nostro torrente, il riflesso di parte del centro abitato di San Fili.

Un effetto, questo, a dir poco stupefacente... per innamorati del proprio territorio come lo eravamo noi: io e “Tonino click”.

E poi il cielo azzurro si rifletteva sulle acque, a quell’ora ed in quel punto, con un particolare sentore metallico.

Da qualche parte conservo ancora una foto scattata quel giorno ed in quel punto esatto. Sulla foto si vede uno scorcio di San Fili riflesso in una pozzanghera d’acqua. Una pozzanghera in cui tra l’altro già all’epoca facevano capolino, e decisamente da padroni, tutta una serie di rifiuti (scatole, scarponi rotti, lattine e via dicendo).

Una profezia degli anni a venire per San Fili e per la Comunità Sanfilese?

No comment!

(continua)

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Un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.

... /pace!

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