SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: Serpenti succhialatte e dintorni. Favola di Pietro Perri... e non solo.

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

domenica 23 ottobre 2011

Serpenti succhialatte e dintorni. Favola di Pietro Perri... e non solo.

Tanto e tanto tempo fa (non poi tanto a dire il vero visto che siamo nella prima metà del XXI secolo)
a San Fili circolavano non solo serpenti giganteschi ma anche serpenti sucalatte (succhialatte).
Era il tempo in cui entrare in una casa, vista le migliaia di fori che c’erano nei muri, per una serpe era cosa decisamente facile.
Tra le varie visitatrici, rettili, delle case dei nostri nonni, sembra ce ne fossero alcune che adoravano succhiare il latte dal seno delle donne… rubando il prezioso alimento ai piccoli in fasce che proprio per questo motivo avevano grossi problemi a mettere su carne e quindi a crescere come madre natura impone.
Sembra che tali serpi, per niente assassine (dopotutto era nel loro interesse preservare sia la vita della
donna che doveva allattare che del bimbo che doveva essere allattato) a dire il vero, ipnotizzando (e quindi addormentando) le balie in fase di allattamento e iniziando a succhiare dal capezzolo delle stesse, per tener buono il bambino mettevano nella bocca di quest’ultimo, a mo’ di ciuccetto, la propria coda.
Sarà vero? … c’è chi dice si! … ma il seguito alla prossima puntata.
*     *     *
Si era nel periodo compreso tra le due grandi guerre: la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
Un periodo questo caratterizzato da una gravissima crisi economica (tutte le grandi guerre sono precedute o da una gravissima crisi economica… o da grandi interessi economici… o da entrambi, ma sempre problemi a sfondo economico).
Quando c’è crisi in giro, tranne chi sta bene, tutti stanno decisamente male… specie i ceti meno abbienti. San Fili, in quel periodo, era la regola che confermava la regola… non l’eccezione.
Quello che però caratterizzava i paesini come San Fili, che tra l’altro registrava 5000 abitanti nel 1950, era che… a tutto dava una giustificazione se non logica comunque misteriosamente (sovrumanamente) accettabile.
E’ in tali periodi, infatti, che soggetti quali la Fantastica, o u monachieddru, o u tesoru da scisa du canalicchiju, streghe e magare, a jocca d’oro cc uri prucini ‘ntuornu… diventano padroni assoluti dell’intera comunità. Tutti, grandi e piccini, sono fatti prigionieri da tali entità sovraumane.
Persino al fatto di un neonato che pur succhiando senza sosta al seno decisamente secco (privo di latte), della madre non riesce a mettere carne addosso c’è una spiegazione logica (?).
Una spiegazione logica? … si… se entriamo nel modo delle favole di Fedro.
… il serpente succhialatte.
A scanso d’equivoci, e per giustizia di fatti nell’individuare una giusta paternità a certe dicerie, comunque voglio sottolineare che tale storiella non è una esclusiva del paese di San Fili ma era conosciuta in più centri abitati della provincia di Cosenza e quasi certamente dell’intera Calabria. Persino Luigi Accattatis la riporta nel suo “Dizionario del Dialetto Calabrese” (pubblicato tra gli anni 1895/1987), almeno nella sua prima parte (n.d.r.: quella pubblicata sul Notiziario Sanfilese del mese di ottobre 2011).
*     *     *
Il fatto che sto per raccontare… mi è stato raccontato da una gentile signora cui era stato raccontato dalla madre cui… inutile continuare: prima o poi a qualcuno che l’ha raccontato per prima sicuramente si arriverà. E se non si ci arriverà… poco interessa alla nostra storia.
Quello che dobbiamo chiarire, per meglio capirci, è l’ambientazione sia relativamente all’epoca in cui si è svolto che al luogo dove si è svolto.
Il luogo, anche senza dirlo… si sarebbe capito comunque, è a San Fili… forse in località Cuozz’e juri (“Cozzo dei fiori”, stupendo toponimo che qualche acculturato compaesano agli inizi degli anni Ottanta - 1980 - o nel secondo lustro degli anni Settanta - 1970 - ha voluto tramutare in “Cozzo di Iorio”… purtroppo a vincere dalle nostre parti è sempre la cultura degli ignoranti) e forse agli inizi del XX secolo o comunque non dopo la fine della II Guerra Mondiale.
In quegli anni si abitava in case piene di buchi, spesso composte da non più di due stanze poste una sull’altra (in cui tra l’altro in quella inferiore venivano allevati maiali, muli, asini e galline) in cui non raramente era facile trovarsi girovagare nella propria abitazione anche animali non invitati quali serpi e company.
In quella zona ed in quel periodo abitava anche donna Filomena con in figlio (non si sa di chi... dopotutto ancora oggi è facile individuare la madre ma non altrettanto facile individuare il padre… e siamo nell’era, sanitariamente parlando, del DNA) appena nato.
Il guaio è che più passavano i giorni e meno il bambino, malgrado stesse quasi sempre attaccato al seno della madre, sembrava mettere carne addosso. Anzi… deperiva di giorno in giorno… così come deperiva la madre.
Che fine faceva il latte di donna Filomena? … possibile che fosse così poco nutriente? … bisognava investigare in merito.
Fuossi u serpente ca si suca u latte?”, chiese donna Genueffa, una delle magare del paese.
Nu metodo ppe ru capire cc’eni!”, gli risposte zu Franciscu presente alla conversazione.
Detto fatto: il pavimento dell’intera stanza fu coperta da una coltre (due o tre millimetri abbondanti) di bianca farina.
Per tutto l’intero pomeriggio e fino a sera inoltrata donna Genueffa e zu Franciscu stettero nelle vicinanze della casa di donna Filomena in attesa che si sentisse qualche bisbiglio o altro che potesse mettere sul chi va là i presenti.
Visto che tutto sembrava inutile, lasciata donna Filomena da sola sul letto col piccolo Tuture, se ne ritornarono quatti quatti alle loro abitazioni.
Nel mentre donna Filomena scopriva il suo seno per allattare il piccolo Tuture… cadendo immantinente in un sonno dolcissimo e profondo.
La mattina successiva sulla farina sparsa per terra si vedeva una lunga e continua striscia a zigzag… il serpente succhialatte aveva colpito ancora… e quella ne era la prova evidente.
Inutile dire che sarebbe stata l’ultima volta: scoperto il foro da cui si immetteva nella stanza e chiuso lo stesso con qualche pietra ed un po’ di calce… al malcapitato non restava che cercare un’altra madre in fase di allattamento ed un altro bimbo da ammaliare con la propria coda.
Per quanto riguarda donna Filomena ed il piccolo Tuture, un po’ di brodo ottenuto con qualche piccolo colombo avrebbe risolto il tutto.
*     *     *
La storia è vera? … le mie informatrici sono pronte a metterci la mano sul fuoco… personalmente no! … in un periodo così segnato dalla fame, infatti, la farina serviva a ben altro che a spargerla sul pavimento per avere la certezza che il serpente succhialatte facesse visita alla nostra povera compaesana.
Ma anche questa favola fa parte del patrimonio folcloristico culturale della nostra stupenda (?) comunità. La Comunità Sanfilese.
… ed è giusto che io lo riportassi… affinché il ricordo non muoia.
*     *     *
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!

Nessun commento: