A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

venerdì 4 giugno 2010

A raccolta di Clematis Vitalba. Una stupenda (?) avventura intorno al valico Crocetta: telefono casa (parte settima).


"Telefono casa", fra poco avrei iniziato a gridare anch'io nello scendere lungo quei tornanti senza sapere esattamente dove mi trovassi. Dopotutto la vecchia strada che collega San Fili con Falconara albanese e San Lucido non la faccio certo tutti i giorni.
A dire il vero dall'ultima volta che la percorsi guidando una macchina saranno passati non meno d'una quindicina d'anni… onestamente la ricordavo decisamente più breve.
In ogni caso i tornanti erano lungi dall'essere quasi ingestibili come quelli de "a scisa da palummara" (la vecchia SS107 che dal valico Crocetta scende verso la cittadina di Paola).
Tenuto conto dell'alternativa (ossia tornare indietro con la macchina e controllare se a bloccarci il passaggio fosse un toro che aveva preso il rosso della mia Toyota Yaris per il rosso mantello di un torero … o se fosse solo una vacca alquanto curiosa) … preferii proseguire verso la marina.
Oltrepassammo il bivio per Falconara albanese e, dopo una quindicina di minuti, entrammo nell'abitato di San Lucido.
Seguii diligentemente la segnaletica che mi indicava la direzione per Paola ed… eccomi finito in una zona da cui iniziavo ad avere qualche dubbio da come uscirne.
Oltre il viadotto (sulla cui entrata tra l'altro troneggiava un segnale di divieto d'accesso non solo per gli automezzi ma anche per i pedoni)… si capiva benissimo che c'era un po' di spiaggia ed il mare: che fine aveva fatto la strada provinciale che avrei dovuto incrociare nella mia repentina discesa e che, imboccata, m'avrebbe dovuto portare alla periferia di Paola e quindi al bivio per Cosenza?
… il mistero s'infittiva. Nella mia mente una sola certezza: prima o poi dovrò decidermi ad acquistare un navigatore satellitare.
… in macchina uno stupendo aroma di germogli di vitarva che già mi faceva pregustare qualcuno dei tanti modi in cui avrei potuto assaporarli nei giorni a venire. Ma in quel momento, purtroppo, l'oggi incombeva decisamente minaccioso nei confronti miei e di mia moglie.
L'alternativa al viadotto era il proseguire a destra su quella stradina a dir poco interpoderale.
Fortuna volle che poco là oltre c'era un signore (? … in effetti da come si esprimeva tutto sembrava tranne che fosse un signore) che dava l'impressione d'amoreggiare con una donna affacciata ad un balcone che dava sulla strada.
Fermai la macchina, mi feci coraggio e gli dissi (cercando ovviamente di parlare nella sua lingua): "Scusate, ppe ra strada normale?".
Inutile dire che la risposta che ricevetti dal signore fu oltremodo cortese ed utile: "Ppi ra provincialeeee? … jati avantiiiii e salitiii a sinistra! … ara fineee da salitaaaa l'incrociatiii!".
… non so se si trattasse di un paolano (abitante della vicina cittadina di Paola), ma sicuramente, dall'accentoooo comunque credo che poco ci mancavaaaa.
L'informazione comunque si dimostrò decisamente corretta e finalmente potei riprendere una strada che conoscevo alquanto bene. Dopotutto nella cittadina di Paola vi lavorai, in un ufficio pubblico, per ben dieci anni: dal 1990 al 2000.
Erano le ore 20,00 di giovedì 27 maggio 2010.
Iniziai a respirare aria di San Fili intorno alle ore 20 e 20 circa… avevamo da poco oltrepassato la cosiddetta "galleria lunga", ossia quella galleria da cui uscendo da una parte si vede Cosenza (e quindi l'amata odiata San Fili) ed uscendo dal punto inverso si vede il mare.
A San Fili andai a trovare (cosa che faccio regolarmente ogni giorno o quasi) mia madre… felice oltretutto di farle vedere quanti germogli di vitarva (clematis vitalba) eravamo riusciti a raccogliere quel giorno mia moglie ed io.
Era una busta di plastica stracola e devo dire anche pesantuccia (mi spiace di non averla comunque pesata… lo meritava).
Inutile dire che per quella sosta mi tocco pagare il dazio: il primo mazzetto di germogli di vitarve finì sulla tavola della mia ospite… che fu immensamente contenta di quell'inaspettato regalo.
Mia madre, infatti, ama tantissimo le vitarve e non passa anno che non mi chieda, o non chieda ai nipoti, di portargliene "nu mazzuddru".
Oltretutto queste erano vitarve di montagna: più aromatiche e più tenere… una vera leccornia… per chi sa ancora apprezzare i piccoli piaceri della vita.
… wuoh! … finalmente a casa… a Bucita! … ospite di mia moglie!
… mio suocero ci mise a disposizione due recipienti in plastica ed un cesto. I germogli di vitarva, infatti, non potevano passare la notte dentro la busta… e sicuramente quella non era l'ora adatta per mettersi a pulirle e dare ad essi la cosiddetta precottura ("na piccola vuddruta pe re cucinare cumu Ddio cummanna").
Effettivamente erano tante, le vitarve, e comunque quelle ore lontano da casa e in costante contatto con la natura ci aveva completamente fatto passare il nervosismo che ci aveva convinto, a me e mia moglie, a salire in macchina e ad andare a vivere una stupenda avventura in cerca di germogli di vitarva intorno al valico Crocetta.
Domani, com'è ormai risaputo, è un altro giorno.
*     *     *
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

Nessun commento: