Ore 18,00 circa di giovedì 27 maggio 2010.
Proseguimmo, prima di dire di essere ormai giunti alla fine del nostro percorso (almeno così pensavamo io e mia moglie Orietta) per quasi altri due o tre chilometri oltre la fontana si sant’angelo in direzione di Falconara albanese.
Dove giungemmo ed arrestammo la macchina (uno dei pochi punti oltretutto ove, grazie ad una rientranza laterale della strada, ci si poteva alla fine fare inversione di marcia senza grossi problema) c’era un piccolo spazio libero e… tantissimi teneri germogli di vitarva da raccogliere.
La busta che mi portato dietro iniziava a pesare e quasi quasi iniziai a pensare di lasciare quella in macchina e prenderne un’altra vuota.
L’ora che s’era fatta, comunque, e la quantità (decisamente più che sufficiente) di germogli di “clematis vitalba” già raccolti mi fece propendere per proseguire qualche altro minuto nella raccolta del prezioso alimento utilizzando la stessa busta.
Continuammo, ritornando sul nostro cammino con la macchina e fermandoci ogni tre o quattrocento metri, a raccogliere germogli di vitalba con sempre maggiore cupidigia.
Era un piacere a dir poco unico: l’aria aperta ed il contatto con la natura non possono che essere un piacere unico… e San Fili è incastonato (speriamo ancora per tantissimo tempo) nel verde… nella natura.
In quella zona, al di sotto delle “grotte du Verre” in altri tempi qualcuno mi disse che si trovano anche le grotte del famigerato brigante “u Vizzarro”… il brigante calabrese immortalato in una sua novella dal grande romanziere Alexandre Dumas (padre).
… ho letto la novella (a dire il vero sono stato proprio io, in questi ultimi anni, a farla conoscere alla popolazione sanfilese… e giusto dare a Cesare quel che è di Cesare… ed in questo caso la corona d’alloro, mi dispiace per gli altri, ma la porto proprio io) di Alexandre Dumas “Celestino e Cherubino”. E’ stupenda, scritta oltremodo nello stile leggero ed accattivante che ha fatto grande il… grande romanziere.
Dalla novella, dall’inizio della novella per la precisione, si ha la certezza che in effetti Francesco Moscato (alias “u Vizzarru”) e la sua banda si nascondessero sulla vetta del monte sant’Angelo e quindi nelle grotte di tale monte e non in grotte al di sotto delle grotte de “u Verre” (scrivo “Verre” con l’iniziale maiuscola ma potrebbe essere benissimo minuscola).
Nella novella, infatti, il Dumas parla di un punto dal quale si vedono contemporaneamente l’abitato di Cosenza e l’abitato di San Lucido.
Ovviamente c’è anche un perché il Dumas collochi l’avventura, e la tragica fine, del brigante lametino Francesco Moscato in tale zona e non nel punto in cui effettivamente la stessa si è svolta, ossia nel territorio di Nicastro: la guida che accompagnava il romanziere francese ed i suoi amici (Jadin e il capitano Arena) da Cosenza a San Lucido dove li attendeva il veliero che li avrebbe riportati fuori dal territorio della Calabria Citra era un lametino che, resosi conto della suscettibilità del suo accompagnato, si divertì a terrorizzarlo un pochino con la storia appunto del brigante “u Vizzarru” facendogli credere che la storia si svolse in tale punto… zona oltretutto straricca di episodi sanguinolenti e briganteschi.
… era il 1835.
Raccogliemmo germogli di vitarva per un’altra mezzoretta. La nostra ingordigia (ma anche il numero e la tenerezza di germogli di vitarva che facevano capolino da muretti di borboniana memoria e da siepi e cespugli vari) sembrava non avere fine.
Era un piacere staccare quei germogli dalla pianta madre. Oltretutto se non li si raccoglieva ora nel giro di qualche settimana sarebbe stato inutile raccoglierli: troppo duri e comunque avrebbero messo le prime infiorescenze… inutili dal punto di vista alimentare.
Di tanto in tanto si vedevano delle macchine passare e guardarci lanciando un sorriso alquanto istupidito.
Qualcuno di loro avrà pure pensato che forse per noi erano ritornati i tempi della guerra (diversamente non avrebbero potuto giustificare tale nostro interesse per una pianticina alimentare di così insignificante valore).
Se qualcuno di loro si fosse fermato a fare qualche battuta sicuramente gli avrei risposto: “… ma non guardi la televisione? … Silvio Berlusconi per gli italiani è peggio della guerra e fossi in te imparerei a conoscere, ancora oggi che sei in tempo, non solo i germogli di clematis vitalba ma tutte le piante commestibili che la natura, calabrese in particolare, ci elargisce senza nulla chiederci in cambio!”. Non si fermò nessuno.
Ore 19,00 circa di giovedì 27 maggio 2010.
Finalmente decidemmo di salire definitivamente in macchina per far ritorno a casa.
Al limite al limite ci saremmo semplicemente fermati alla sorgente di sant’angelo “ppe ni spacchja na pocu a vucca” con un bel sorso di quella impareggiabile acqua… come sgorga dalla sorgente: senza nitrati, senza bollicine aggiunte, senza cloro… così come in altri tempi era anche l’acqua che sgorgava dai rubinetti di casa dei Sanfilesi. Quando a confluire nella rete idrica del Comune di San Fili c’era solo l’acqua “da sorgente du chiajatu”!
… ma il destino quella sera aveva ben altri programmi per me è per mia moglie… ed il destino si sarebbe presentato a poche decine di metri dalla sorgente di sant’angelo.
... il destino aveva, in quell'occasione, due corna in testa ma non era né il diavolo e né il fantasma del brigante "u Vizzarru"... era... ma questo è argomento del prossimo capitolo della nostra stupenda avventura... raccogliendo germogli di vitarva nel territorio intorno al valico Crocetta.
(continua - 5).
* * *
... un caro abbraccio dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!
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