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San Fili: ponte/viadotto Emoli I. |
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Lettera rassicurazione ANAS. |
Il Blog di Pietro Perri dedicato a San Fili (uno dei più bei paesi della provincia di Cosenza) e ai Sanfilesi nel Mondo.
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San Fili: ponte/viadotto Emoli I. |
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Lettera rassicurazione ANAS. |
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Sopra: la copertina della rivista I
l Gattopardo (edizione della
Calabria) del mese di settembre
2018.
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Nella foto a sinistra
(ripresa dal web): Pianta del miglio. A San Fili spesso usiamo chiamare “farina
miglinu” (quella che utilizziamo per fare la polenta o la stessa “mpigliolata
santufilise” la farina di mais. Eppure la pianta del miglio è una pianta
che ha ben poco a dividere con la pianta del mais... o forse, per quanto
riguarda anche noi sanfilesi, no?
Articolo pubblicato sul
Notiziario Sanfilese del mese di marzo del 2018... by Pietro Perri.
E se la farina utilizzata per fare la ‘mpigliolata
o “u pane miglinu” non fosse farina di miglio? Sarebbe un bel guaio,
vero?
E invece no! ... anche perché la farina
che a San Fili ancora oggi chiamiamo familiarmente “farina di miglio o miglina”
in effetti tutto è tranne che “farina di miglio”.
Più precisamente è farina di mais o farina
di granturco.
Un errore questo che sembra ci portiamo
ormai avanti da tempo immemore. Un errore che facevo anch’io... prima di
iniziare a scrivere quest’articolo sulla ‘mpigliolata.
A farmi aprire gli occhi in merito è stato
il nostro compaesano Achille Blasi, da tempo residente a Milano ovvero nella
capitale del popolo dei polentoni. Quindi chi meglio di lui poteva farmi capire
che c’è una bella differenza tra la pianta del miglio e la pianta del mais o
granturco che dir si voglia?
Un errore evidenziato persino da Luigi
Accattatis già alla fine del XIX secolo nel suo famoso, per noi cosentini in
particolare, “Dizionario del Dialetto Calabrese” (Cosenza 15 gennaio 1895/30
marzo 1898). In tale dizionario alla voce “migliu” infatti leggiamo:
* *
*
Migliu, s. m. Miglio; Pianta rada, pendente che fa un seme piccolo,
rotondo, lucido, gialliccio chiamato con lo stesso nome, e si adopera
specialmente per cibo di certi uccelli. E’ nota in botanica col nome di Panicum
miliareum, ed è originaria dell’India || Migliu chiamano
impropriamente anche il Granone o Granturco: Pane de -; Pane di
grano d’India, sebbene anche del miglio che noi coltiviamo, la gente povera
faccia delle focacce per isfamarsi.
* *
*
La domanda a tal punto sorge spontanea:
come mai i nostri nonni, i nostri padri e persino qualcuno di noi ancora oggi
chiamiamo miglio il mais?
Diciamo che il miglio ed il mais un po’
come pianta si somigliano (almeno a vederle su internet in quanto personalmente
a questo punto dubito di aver mai visto una pianta di miglio in vita mia). Ed
un po’ si somigliano anche come forma e colore del seme.
Non solo: anche il seme del miglio può
essere macinato e quindi dallo stesso si può ricavare anche una farina anche se
a conservazione decisamente ridotta. E da tale farina sembra si possano anche
ricavare delle pagnotte (l’originario pane miglinu?) e
presumibilmente la ‘mpiglionata di farina di mais o granturco non ha
fatto altro, in tempi a dir poco ormai remoti, che prendere il posto alla ‘mpigliolata
realizzata anticamente con farina di miglio.
Non mi meraviglierei infatti che i nostri
trisnonni e/o i loro ascendenti conoscessero più la coltivazione del miglio
vero e proprio dalle nostre parti che quella del mais o granturco. Coltivazione
presumibilmente meno faticosa per quanto riguarda il lavoro e più proficua dal
punto del rendimento.
E venne l’era dei pop-corn.
Coltivazione sostituita quasi
completamente nel corso del XX secolo con quella del grano per la sua più
apprezzata (ma anche più dannosa, ce ne rendiamo tristemente conto oggi)
“farina bianca”.
Inutile dire, per quanto riguarda la
fruttificazione, che mentre con il mais siamo difronte ad una pannocchia con il
miglio siamo difronte ad una spiga.
A proposito: il granturco o mais in
dialetto (più nel dialetto dei nostri nonni, comunque, che nel nostro) è detto ‘ndianu
o ‘nniànu (abbreviazione di “grano indiano” o “grano turco” nel
senso di esotico).
Oggi il miglio, ormai quasi sconosciuto in
Italia, è coltivato in particolare nell’Europa orientale.
* *
*
Un caro abbraccio a
tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!