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mercoledì 23 maggio 2018

‘a Timpa delle Magare. (1/3)



Nella foto a sinistra: 12 agosto 2014 – Pietro Perri (alias lo scrivente) ara Timpa de Magare. Sopra l'abitato della frazione Bucita di San Fili.

Nella foto sotto sempre a sinistra: carta topografica della Timpa delle Magare (sopra l’abitato della frazione Bucita di San Fili lato San Vincenzo la costa).

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Era da una vita che avevo sentito parlare della “Timpa delle Magare” al di sopra della frazione Bucita del nostro Comune.

Ne avevo sentito parlare da tantissimo tempo e me l’ero immaginata in migliaia di modi: una spianata di terreno, un dirupo... comunque un qualcosa di magico o quantomeno di misterioso.

Nella mia ingenuità, all’epoca (primi anni Ottanta del XX secolo) ero uno sbarbatello senza cognizione di causa e/o di luogo, quando sentii parlare - nel corso di una indagine collegata alla tragedia di Ustica - di un MIG libico caduto sugli appennini calabri nella zona denominata “Timpa delle Magare”. Arrivai persino a pensare che lo stesso, a noi Sanfilesi, ci fosse caduto quasi sulla testa.

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Da Wikipedia, l’Enciclopedia online:

«L'incidente aereo di Castelsilano, spesso citato con la locuzione MIG libico precipitato sulla Sila o simili, è un sinistro aviatorio avvenuto il 18 luglio 1980 sui monti della Sila, in zona Timpa delle Magare, in contrada Colimiti, nell'attuale comune di Castelsilano (CS ora KR), in Calabria. L'incidente coinvolse un MiG-23MS dell'Aeronautica militare libica, il corpo del cui pilota Ezzedin Fadah El Khalil venne ritrovato privo di vita poco distante dai rottami».

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Ma... cosa significa “timpa” e cosa significa “magara”?

Per quando riguarda il termine “timpa”, parola che ci riportiamo presumibilmente dai nostri avi greci, lo stesso può tradursi con “roccia, rupe, burrone, precipizio o stretta tra di monte. E vi assicuro che, considerato che ho avuto il piacere nell’agosto del 1984 di andare a vedere con i miei occhi la “Timpa delle Magare” che si trova al di sopra dell’abitato della frazione Bucita, i surriportati significati nel caso del territorio a noi caro... ci sono tutti.

Del termine “magara” ne ho già parlato abbondantemente in altri miei “pezzi”: sia nel concetto positivo del termine (ovvero nel senso di “guaritrice di campagna”, di erborista ante litteram, di detentrice di un antico sapere trasmesso in via orale da madre in figlia) che in senso negativo (ovvero di strega / fattucchiera).

A San Fili, inutile dirlo, il termine “magara” ha solo un significato positivo ovvero il significato di “guaritrice di campagna”. Ed è proprio grazie a tale significato del termine “magara” che ancora oggi da più parti della regione Calabria tanti di noi residenti vengono raggiunti da telefonate in cui ci viene chiesto come si possa fare a mettersi in contatto con qualcuno delle nostre insostituibili preparatissime e professionali compaesane.

Che ci crediate o no... è a cadenza mensile che mi viene chiesto, tramite telefono o tramite internet, se conosco qualche “magara” del paese e se so come mettermi in comunicazione con le stesse.

Inutile dire che la mia risposta, nell’uno o nell’altro caso, è quasi sempre alquanto evasiva.

Ok, fatta questa breve digressione sui termini “timpa” e “magare” ritorniamo alla traccia di questo brevissimo articolo sul tema della “Timpa delle Magare”.

Dicevo che era da tempo che mi ero ripromesso di fare un salto (ho solo detto “fare un salto”... non ho detto “saltare”) nella zona denominata “Timpa delle Magare” cercando in tal modo di capire il perché di tale toponimo.

Uno dei motivi che poteva giustificare tale toponimo era ad esempio la presenza in tale zona di erbe medicinali o presunte tali. Un altro motivo... era la bellezza mista a pericolosità del luogo stesso. Inutile dire che, una volta giunto nel punto incriminato... propendei ampliamente per la seconda ipotesi. Il luogo, la “Timpa delle Magare”, ai miei occhi si presentò bellissimo, affascinante, misterioso... pericoloso.

Ma andiamo per ordine.

Dopo tanto pensarci e ripensarci finalmente convinsi mio suocero (Pietro Mazzulla, cacciatore ex boscaiolo della frazione Bucita e quindi esperto dei luoghi) ad accompagnarmi, facendomi da guida, alla cosiddetta “Timpa delle Magare”. Per facilitarci il cammino una prima parte (quella più difficile in quanto caratterizzata da un’erta salita che si imboccava in un punto - quasi nel centro - del tratto di strada che collega la frazione Bucita di San Fili con la frazione Gesuiti di San Vincenzo la costa) dello stesso lo coprimmo facendoci accompagnare da Ivan Iantorno con la sua jeep: cinque o seicento metri di difficili tornanti di strada di montagna ce li eravamo felicemente risparmiati. Da quel punto in poi ci saremmo avventurati, dirigendoci verso l’abitato di Bucita, solo in zone pianeggianti quando non in discesa.

Era la mattina del 12 agosto del 2014... non più tardi delle 8,30... diciamo alle 9.

Percorsi due tornanti a piedi ecco mio suocero indicarmi un punto, una roccia ovvero una timpa, posta a pochi metri, poco in basso, dal punto in cui ci trovavamo. Era proprio quella... La magica “Timpa delle Magare”.

Il punto esatto in cui si trovava non era proprio consigliabile da raggiungere ma... come non farsi almeno una foto, magari con l’autoscatto, proprio in quel punto?

Ed eccomi qua, posizionata la mia Canon PowerShot SX50 HS, innescato l’autoscatto, posizionatomi in zona di sicurezza e... click!

I miei piedi poggiavano saldi sulla roccia (la “Timpa delle Magare”). Alle mie spalle, nel momento in cui la mia macchina fotografica faceva il suo dovere, un paesaggio mozzafiato: un dirupo spaventoso e... uno strano albero che, nel momento dello scatto, mi faceva da sfondo. Un albero dalle foglie d’olivo, così mi sembrarono, e ghiande come frutti.

(continua).

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un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... si vis pacem para bellum!

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