Nella foto a sinistra: 12 agosto 2014 – Pietro Perri
(alias lo scrivente) ara Timpa de Magare. Sopra l'abitato della frazione Bucita
di San Fili.
Nella foto sotto sempre a sinistra: carta topografica
della Timpa delle Magare (sopra l’abitato della frazione Bucita di San Fili
lato San Vincenzo la costa).
Era
da una vita che avevo sentito parlare della “Timpa delle Magare” al di
sopra della frazione Bucita del nostro Comune.
Ne
avevo sentito parlare da tantissimo tempo e me l’ero immaginata in migliaia di
modi: una spianata di terreno, un dirupo... comunque un qualcosa di magico o
quantomeno di misterioso.
Nella
mia ingenuità, all’epoca (primi anni Ottanta del XX secolo) ero uno sbarbatello
senza cognizione di causa e/o di luogo, quando sentii parlare - nel corso di
una indagine collegata alla tragedia di Ustica - di un MIG libico caduto sugli
appennini calabri nella zona denominata “Timpa delle Magare”. Arrivai
persino a pensare che lo stesso, a noi Sanfilesi, ci fosse caduto quasi sulla
testa.
Da
Wikipedia, l’Enciclopedia online:
«L'incidente
aereo di Castelsilano, spesso citato con la locuzione MIG libico
precipitato sulla Sila o simili, è un sinistro
aviatorio avvenuto il 18 luglio 1980 sui monti della Sila,
in zona Timpa delle Magare, in contrada Colimiti, nell'attuale
comune di Castelsilano (CS ora KR), in Calabria.
L'incidente coinvolse un MiG-23MS dell'Aeronautica militare libica, il
corpo del cui pilota Ezzedin Fadah El Khalil venne ritrovato privo di
vita poco distante dai rottami».
* * *
Ma...
cosa significa “timpa” e cosa significa “magara”?
Per
quando riguarda il termine “timpa”, parola che ci riportiamo
presumibilmente dai nostri avi greci, lo stesso può tradursi con “roccia, rupe,
burrone, precipizio o stretta tra di monte. E vi assicuro che, considerato che
ho avuto il piacere nell’agosto del 1984 di andare a vedere con i miei occhi la
“Timpa delle Magare” che si trova al di sopra dell’abitato della
frazione Bucita, i surriportati significati nel caso del territorio a noi
caro... ci sono tutti.
Del
termine “magara” ne ho già parlato abbondantemente in altri miei
“pezzi”: sia nel concetto positivo del termine (ovvero nel senso di “guaritrice
di campagna”, di erborista ante litteram, di detentrice di un antico sapere
trasmesso in via orale da madre in figlia) che in senso negativo (ovvero di
strega / fattucchiera).
A
San Fili, inutile dirlo, il termine “magara” ha solo un significato positivo
ovvero il significato di “guaritrice di campagna”. Ed è proprio grazie a tale
significato del termine “magara” che ancora oggi da più parti della
regione Calabria tanti di noi residenti vengono raggiunti da telefonate in cui
ci viene chiesto come si possa fare a mettersi in contatto con qualcuno delle
nostre insostituibili preparatissime e professionali compaesane.
Che
ci crediate o no... è a cadenza mensile che mi viene chiesto, tramite
telefono o tramite internet, se conosco qualche “magara” del paese e se
so come mettermi in comunicazione con le stesse.
Inutile
dire che la mia risposta, nell’uno o nell’altro caso, è quasi sempre alquanto
evasiva.
Ok,
fatta questa breve digressione sui termini “timpa” e “magare”
ritorniamo alla traccia di questo brevissimo articolo sul tema della “Timpa
delle Magare”.
Dicevo
che era da tempo che mi ero ripromesso di fare un salto (ho solo detto “fare un
salto”... non ho detto “saltare”) nella zona denominata “Timpa delle Magare”
cercando in tal modo di capire il perché di tale toponimo.
Uno
dei motivi che poteva giustificare tale toponimo era ad esempio la presenza in
tale zona di erbe medicinali o presunte tali. Un altro motivo... era la
bellezza mista a pericolosità del luogo stesso. Inutile dire che, una volta
giunto nel punto incriminato... propendei ampliamente per la seconda ipotesi.
Il luogo, la “Timpa delle Magare”, ai miei occhi si presentò bellissimo,
affascinante, misterioso... pericoloso.
Ma
andiamo per ordine.
Dopo
tanto pensarci e ripensarci finalmente convinsi mio suocero (Pietro Mazzulla,
cacciatore ex boscaiolo della frazione Bucita e quindi esperto dei luoghi) ad
accompagnarmi, facendomi da guida, alla cosiddetta “Timpa delle Magare”.
Per facilitarci il cammino una prima parte (quella più difficile in quanto
caratterizzata da un’erta salita che si imboccava in un punto - quasi nel
centro - del tratto di strada che collega la frazione Bucita di San Fili con la
frazione Gesuiti di San Vincenzo la costa) dello stesso lo coprimmo facendoci
accompagnare da Ivan Iantorno con la sua jeep: cinque o seicento metri di
difficili tornanti di strada di montagna ce li eravamo felicemente risparmiati.
Da quel punto in poi ci saremmo avventurati, dirigendoci verso l’abitato di
Bucita, solo in zone pianeggianti quando non in discesa.
Era
la mattina del 12 agosto del 2014... non più tardi delle 8,30... diciamo alle
9.
Percorsi
due tornanti a piedi ecco mio suocero indicarmi un punto, una roccia ovvero
una timpa, posta a pochi metri, poco in basso, dal punto in cui ci
trovavamo. Era proprio quella... La magica “Timpa delle Magare”.
Il
punto esatto in cui si trovava non era proprio consigliabile da raggiungere
ma... come non farsi almeno una foto, magari con l’autoscatto, proprio in quel
punto?
Ed
eccomi qua, posizionata la mia Canon PowerShot SX50 HS, innescato l’autoscatto,
posizionatomi in zona di sicurezza e... click!
I
miei piedi poggiavano saldi sulla roccia (la “Timpa delle Magare”). Alle
mie spalle, nel momento in cui la mia macchina fotografica faceva il suo
dovere, un paesaggio mozzafiato: un dirupo spaventoso e... uno strano albero
che, nel momento dello scatto, mi faceva da sfondo. Un albero dalle foglie
d’olivo, così mi sembrarono, e ghiande come frutti.
(continua).
* * *
un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... si vis pacem para bellum!
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