San
Fili (CS) SP 35 Km 22 - ovvero - La
spada di Damocle.
L’articolo
che riporto di seguito è stata pubblicato, a firma del nostro compaesano prof.
Francesco Commis, sul Notiziario Sanfilese (ovvero il bollettino
dell’Associazione Culturale UNIVERSITAS SANCTI FELICIS di San Fili) del mese di
Aprile 2018.
Anche
in quest’articolo si parla della situazione di triste abbandono di cui è caduto
vittima il nostro territorio.
Un
triste abbandono che può di fatti tramutarsi in una storia triste di una
tragedia annunciata... se non si interviene in modo responsabile al più presto.
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L'espressione spada di Damocle
deriva dalla leggenda greca. In seguito diventata metafora per indicare
un grave pericolo incombente.
Cartello segnaletico annerito
riportante la scritta “SP 35 -Km 22”:
esempio di archeologia
post-incendio, con resti di foresta
pietrificata.
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Secondo
il racconto di Cicerone, Damocle è un membro della corte di Dionigi
I, tiranno di Siracusa. Egli sostiene, in presenza del tiranno,
che quest'ultimo sia una persona estremamente fortunata, potendo disporre di un
grande potere e di una grande autorità: Dionigi gli propone allora di prendere
il suo posto per un giorno, così da poter assaporare tale fortuna, e Damocle
accetta.
La
sera si tiene un banchetto durante il quale Damocle incomincia a tastare con
mano i piaceri dell'essere un uomo potente; solamente al termine della cena
egli nota, sopra la sua testa, la presenza di una spada sostenuta da
un esile crine di cavallo. Dionigi l'aveva fatta sospendere sul suo capo perché
capisse che la sua posizione di tiranno lo esponeva continuamente a grandi
minacce per la sua incolumità. Immediatamente Damocle perde tutto il gusto per
i cibi raffinati che sta assumendo, nonché per i bellissimi ragazzi che gli
stanno intorno e chiede al tiranno di poter terminare lo scambio, non volendo
più essere "così fortunato".
(Da Wikipedia enciclopedia)
Ma
a San Fili non interessa a nessuno.
E
alle istituzioni sanfilesi e non sanfilesi?
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Perdonatemi il prologo, forse non era
necessario.
Particolare: alberi caduti e incastrati
a varie altezze nel versante, con
annessi smottamenti in atto.
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Tutti conoscono la leggenda di Damocle e
di Dionigi, tiranno di Siracusa. A scuola i professori di lettere la ripetevano
in continuazione, per ricordare agli
alunni che non è cosa sensata esporsi a gravi pericoli. Ancor più se tali pericoli sono
conosciuti e ben visibili.
Nel nostro caro paesello il buonsenso a
non esporsi a inutili pericoli non esiste più. Non perché i sanfilesi siano usciti di senno, ma perché
chi deve tutelare i cittadini dai rischi non si impegna concretamente. Mi
riferisco alla situazione di grave pericolo cui è esposto chi transita lungo la
SP 35, in prossimità del Km 22, località nota
con il nome "timpe russe", lato Villa Miceli.
Nel mese di Agosto 2017, un pauroso
incendio devasta queste contrade e riduce il bosco a un cumulo
di tronchi anneriti, simili a una
foresta pietrificata. Quel giorno solo la fortuna del cambio della direzione
del vento, che nel tardo pomeriggio
prende a spirare da Ovest verso Est
e l'intervento seppure tardivo e
poco coordinato di vigili del fuoco,
protezione civile e del comune ha evitato alle fiamme di
raggiungere le abitazioni di località
Cozzi, Volette, Canalicchio.
Con azione tempestiva, il 19 Settembre
2017, il Comune di San Fili con "l'Ordinanza Sindacale n. 73" ordina la pulizia dei fondi percorsi dal
fuoco e il taglio degli alberi a rischio crollo sulla strada provinciale.
Smottamento sotto "il Borghetto":
ad oggi non risulta nessun
convogliamento delle acque.
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L'Ordinanza Sindacale è diretta
ai proprietari di terreni confinanti con la strada provinciale 35, ai
proprietari di seminativi, giardini privati e fondi agricoli confinanti con
tale arteria stradale. Ma ritengo anche alla Provincia di Cosenza, Ente gestore
della strada.
Siamo arrivati ad Aprile 2018 e la
famosa "Ordinanza Sindacale n. 73/2017" non ha sortito nessun
effetto. Tutto è rimasto com'era a
Settembre 2017. Quel che resta del rigoglioso bosco sono alberi bruciati, irti
e anneriti tronchi che danno al paesaggio un aspetto lunare.
Nella scarpata prossima al Km 22 molti
alberi sono caduti e si sono fermati a ridosso della sede stradale. Altri sono
trattenuti da quelli più in basso, incastrati a varie altezze, in un precario
equilibrio che basta un colpo di vento, un forte temporale, uno smottamento del
terreno per causare qualche disastro molto serio. Sono ben visibili nel
versante numerosi piccoli franamenti di terreno sabbioso che, in mancanza di
vegetazione, le piogge continuano a erodere e indebolire. Il quadro di rischio
è tale da far prevedere una evoluzione verso qualche dissesto di maggiore
entità.
Insisto nel dire di non cullarsi troppo.
A tal proposito voglio ricordare lo smottamento verificatosi lo scorso inverno
sotto il "Borghetto", sempre lungo la SP 35. In quel frangente, si
sono riversati sulla provinciale diverse centinaia di metri cubi di fango,
roccia, tronchi di varia grandezza e anche alberi con tutte le radici. Solo la
mancanza di traffico, in quelle primissime ore del giorno, ha evitato seri
danni a cose e persone.
E' bene dire che le Ordinanze non
bisogna solo emanarle e notificarle agli Uffici, Enti e istituzioni competenti
di controllo del territorio. E' necessario anche attivare una efficace azione
di controllo, in modo che istituzioni e soggetti privati a cui è diretta siano
portati ad agire, per rendere efficace il provvedimento.
Particolare: alberi caduti e incastrati
a varie altezze nel versante, con
annessi smottamenti in atto.
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Alla data odierna, considerato lo stato
dei luoghi, risulta che nulla è stato fatto. Forse sarà stata spedita qualche
lettera di sollecito, indirizzata ai proprietari o agli Enti competenti, ma la
sostanza evidenzia che si tratta di atti "fumosi" e di nessuna
efficacia.
L'aver emanato un' Ordinanza a tutela
della pubblica incolumità non esonera l'Amministrazione comunale o chiunque
chiamato a farla rispettare, da responsabilità in caso di danni.
Purtroppo nel nostro amato
"belpaese" la legge per come strutturata, tra udienze infinite,
ritardi, cambio di giudici, diversi gradi di giudizio, inciampi vari e infine
con il sopraggiunge della prescrizione,
insegna che nella maggior parte dei casi
il danno lo paga chi lo subisce.
Esiste però un altro giudizio, di
carattere morale, che resterà sempre nella coscienza della gente a valutare
l'operato di chi doveva agire e non lo ha fatto e ha eluso i propri compiti.
* *
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...
un cordiale affettuoso abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro
Perri.
...
/pace ma... “si vis pacem
para bellum”!
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