Sulla
sinistra: Pipe ricavate da radice di erica arborea.
Foto
ripresa dal web.
* * *
San
Fili malgrado abbia un territorio limitatissimo ha saputo imporsi nei secoli
passati in più campi sia della cultura che dell’economia. Ed ogni tanto di
qualità che hanno caratterizzato la nostra cittadina (il nostro stupendo
amato/odiato borgo) e la nostra Comunità ne scopriamo (o quantomeno ne
riscopriamo) una nuova.
Questa
volta, ad esempio, grazie anche ad un articolo scritto dall’amico e compaesano
Luigi “Gigino” Iantorno (e con una mia piccola successiva aggiunta) ci
immergiamo nel campo del... fumo.
L’articolo
e l’aggiunta, che riporto di seguito, sono stati pubblicati sul Notiziario
Sanfilese del mese di Agosto 2017.
Buona lettura.
Quando
il legno sanfilese era ricercatissimo per le pipe da fumo.
Di Luigi “Gigino” Iantorno.
Finora
non credo che qualcuno ne abbia mai parlato o scritto ma tra le tante cose che
in altri tempi rendevano famoso il territorio sanfilese c’era - e c’è ancora
anche se non è più ricercata - una particolare pianta le cui radici fornivano
un prezioso materiale per realizzare le pipe da fumo.
Parlo
dell’ilica (erica arborea) ovvero di un arbusto sempreverde, dalla
corteccia rossastra, a portamento eretto, appartenente alla famiglia delle Ericaceae.
Questa pianta la troviamo crescere in modo spontaneo in più punti del
territorio sanfilese, in particolare a ridosso, spesso come semplice sottobosco,
dei castagneti presenti nella zona chiamata i Cozzi.
Quando
ero giovane mi capitava spesso di seguire mio padre in campagna.
Ci
fu un tempo, a ridosso degli anni Settanta, in cui mio padre lavorava un pezzo
di terra in una zona, sempre nel territorio di San Fili, chiamata “i carusi”.
Tale zona si trova nelle vicinanze della statale 107 all’altezza di contrada
Profico.
In
una di queste occasioni mi capitò di osservare delle persone che non avevo mai
visto prima. Erano scesi da un grosso mezzo di trasporto e portavano con sé,
per quella zona, una combinazione di strani attrezzi da lavoro: accette, pichi
e sacchi di canapa.
Costeggiando
la proprietà che lavorava mio padre si erano diretti, come seppi dagli stessi
nel momento in cui gli chiesi il motivo della loro presenza in una zona vicina
conosciuta come “i martini” (n.d.r.: nelle vicinanze della Casa di
cura Villa Igea).
In
tale zona, mi dissero inoltre, c’erano diverse piante di ilica. Piante
che per loro rappresentavano un vero e proprio tesoro.
Inutile
dire che dalle nostre parti tale pianta era, ed è ancora considerata, una
pianta a dir poco inutile se non fastidiosa ed infestante o utile al massimo
per realizzare, con i fini ramoscelli, delle rustiche scope da dare in uso agli
spazzini del paese.
Arrivati
nel punto per loro di maggiore interesse, quei signori venuti da chissà dove
iniziarono a farsi spazio tra i cespugli di ilica tagliando con le
accette i rami delle stesse mettendoli in modo frettoloso da parte. Dopotutto
non erano i rami di tali piante nel loro interesse ma... le radici che
iniziarono nel men che non si dica ad estirpare con grosse botte di piccone.
Dalle
radici delle iliche, appunto per loro materiale preziosissimo, mi
dissero infatti che avrebbero ricavato delle pipe da fumo ricercatissime sul
mercato internazionale. Tale legno era considerato, per oggetti del genere,
decisamente pregiato.
Quel
giorno riuscirono a riempire più sacchi con le succitate radici. La giornata,
almeno per loro, era stata alquanto fruttuosa.
* * *
Sulla sinistra: Ramoscello di erica arborea ripreso di stampe
d'epoca.
Foto dal web.
* * *
Alla fine, quando ci salutammo, dopo avermi spiegato l’uso che avrebbero fatto di quelle radici, mi svelarono anche che venivano dalla Campania e che consideravano le radici di ilica presenti sul territorio sanfilese migliori di uguali materiali che andavano raccogliendo in altre zone del cosentino in particolare e della Calabria in generale. Tutto ciò forse, mi dissero, era dovuto all’esposizione soleggiata del nostro territorio.
Fatto
sta che la radice delle piante di ilica che si trova a San Fili sembra
sia particolarmente tenera e quindi facile da lavorare ma che quando, lavorata,
si lascia opportunamente essiccare diventa decisamente resistente e quindi
permette la realizzazione di pipe da fumo decisamente uniche nel suo genere.
Quindi
valeva la pena, per i nostri amici della Campania, fare tanti chilometri per
venire a respirare un po’ di aria buona a San Fili.
Oggi
certo i fumatori di pipa sono diminuiti e le pipe vengono realizzate con tanti
altri materiali ma sicuramente non sono belle come quelle che in altri tempi
venivano realizzate con la radice di ilica sanfilese. E chissà che un
domani, magari qualcuno dei nostri figli o dei nostri nipoti, non decida di
riprendere questa attività, ovvero l’estrazione e la lavorazione della “erica
arborea” anche solo al fine di realizzare oggetti da utilizzare come semplici
soprammobili, portachiavi, fermacarte e via dicendo.
E
non solo terra di pipe.
San
Fili, come ci ha ricordato l’amico e compaesano Luigi “Gigino” Iantorno nel suo
articolo “Quando il legno sanfilese era ricercatissimo per le pipe da fumo” è
strettamente collegato alla storia del consumo del tabacco in Italia.
Dopotutto
l’erica arborea (ilica) è una pianta decisamente presente sul nostro
territorio. In particolare nella zona dei Cozzi.
Eppure
il borgo di San Fili in altri tempi, ed in particolare quando nel Sud d’Italia
governavano i Borbone di Napoli, era famoso anche per la coltivazione del
tabacco.
Non
è difficile infatti trovare scritto in diversi libri e/o pagine internet che
parlano del nostro comune che “per molto tempo a San Fili fu fiorente la
produzione di un’ottima qualità di tabacco, il Brasile. Tale era
commercializzata in varie regioni del Meridione d’Italia”.
* * *
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
...
/pace ma... “si vis pacem para bellum”!
1 commento:
Anch'io ho lavorato ai carusi. Mi ricordo di tuo padre. Brav'uomo
Posta un commento