Anche
a San Fili qualcuno - tanto e tanto tempo fa - credeva nel sovrannaturale: in
Dio, nei santi e nella gerarchia (decisamente derivante dalla mitologia
greco/romana) celeste.
Un
esempio? ... l'alto numero di edifici sacri ancora persistenti sul territorio
comunale.
Qualcuno
ancora utilizzato (Chiesa Madre o dell’Annunziata e chiesa della Madonna del
monte Carmelo), qualcuno sconsacrato e dimenticato… almeno nell'uso per cui era
stato concepito (chiesa di san Vincenzo Ferrer e chiesa di san Giovanni) e
qualcuno semplicemente dimenticato.
Su
quest'ultimo caso - ed anche perché richiestomi da un amico (su Facebook… il
noto network) - non posso non segnalare quello della chiesetta di campagna in
cui c'imbattiamo a poche centinaia di metri dal bivio di villa Miceli...
direzione, venendo da Cosenza, centro abitato di San Fili.
E'
una chiesetta forse senza nome (... se l'ha... non lo so!) ultima nata - come
edificio sacro - ma in compenso prima morta (tenuto conto che la sua vita
d’edificio di culto non ha festeggiato neanche il mezzo secolo di vita).
Gli
inglesi (reminiscenze computeristiche) direbbero non senza ragione... “last in
first out” (ultima ad entrare prima ad uscire)!
La
chiesetta - edificio sempre sacro? - di villa Miceli è stata ardentemente
voluta da Giuseppe Calendino (cugino diretto di mio padre Salvatore Perri).
Si
dice che a Giuseppe Calendino una notte venne in sogno santa Liberata che lo
pregò (... gli ordinò?) di costruire una chiesa in suo onore nel luogo in cui
sorgeva agli inizi del XX secolo un “calvario” nei pressi di villa Miceli poco
distante dalla sua abitazione.
Detto
fatto: un sasso alla volta recuperato nelle campagne circostanti ed aiutato
dalle donne e dagli uomini di buona volontà presenti nella zona, centimetro
dopo centimetro l’edificio prende forma.
Fu
così che agli inizi degli anni Quaranta del secolo scorso santa Liberata ebbe
il suo tetto anche nel territorio di San Fili (nei pressi di villa Miceli… all’uort’e
griddri).
La
chiesa è realizzata con pietre, mattoni e calce.
La
gente vi lavorò - felice come deve essere felice chi lavora per il suo Dio se
lo stesso non è il dio denaro (così mi assicurò una diretta testimone) - senza
nulla ottenere come dovuta paga se non un più che meritato angolo nel promesso
paradiso.
Vi
lavorò, contribuendo con qualche trasporto di pietre, anche mia madre letizia
Rende e mia nonna Concetta Muto che all’epoca abitavano in contrada Cucchiano
della confinante Rende.
Mia
madre ricorda anche una messa cui assistette negli anni Cinquanta all’interno
di tale struttura religiosa.
Io?
… ricordo forse l’ultima messa che vi celebrò l’indimenticato parroco di San Fili
don Luigi Magnelli nella prima metà degli anni Settanta.
Difficile
oggi definirla una chiesa tale edificio in quanto se la definiamo tale dobbiamo
definirla anche morta.
Ormai
dell’esistenza di tale edificio poco interessa persino agli eredi di colui che
ne volle la realizzazione: Giuseppe Calendino.
Tale
chiesa, infatti, si può senza dubbio affermare a che non è sopravvissuta al suo
principale benefattore (ideatore e edificatore)… malgrado il fatto che lo
stesso ha quasi oltrepassato il secolo di vita.
Oggi?
… l’edificio si presenta decisamente abbandonato: vetri rotti e forse anche il
tetto da rifare; il portone bloccato da detriti e materiali da riporto vari e
quel che è più peggio… la gente che vi passa davanti e non si chiede neanche a
cosa servisse in altri tempi tale pittoresca costruzione… quasi una chiesetta
in cartone realizzata per movimentare la scena di un paesino s’una collina d’un
presepe.
Qualcuno
arriva persino a pensare che questa chiesetta abbia più di qualche secolo di
vita sulle spalle. Altri... che non sia neanche un edificio sacro.
San
Fili? ... è anche questo!
Dovere
di cronaca: dopo aver pubblicato l’articolo dal titolo “San Fili, Giuseppe
Calendino e la chiesetta di santa Liberata” sul mio blog e su social network
Facebook ho ricevuto un piacevole commento all’articolo stesso. Commento che vi
propongo di seguito.
A
proposito: il commento. Che riporto di seguito, è firmato dall’avvocato
Giuseppe Calendino… junior.
Caro
Cugino Pietro,
grazie
per aver dedicato una pagina alla chiesetta voluta da mio nonno!
Non
ti nascondo che la vicenda di questa chiesetta mi addolora molto!
Mio
nonno era riuscito a coinvolgere molta gente per l'edificazione della chiesa di
santa Liberata!
Pensate che, alcuni nostri compaesani di New York (tra cui Michele Santanna) mandarono
in dono una campana di bronzo che ancora oggi giace (spero) presso la casa del
parroco di San Fili!
Io
conservo ancora le fotografie di come era il Calvario e dei lavori di
edificazione della chiesetta!
Purtroppo
ad oggi non siamo ancora riusciti a realizzare l'ultimo desiderio di mio nonno:
la ristrutturazione della chiesa!
Se
conosci qualcuno che volesse aiutarmi a realizzare questo desiderio, anche con
la sola forza delle braccia, fammelo sapere!
Sarebbe
bello se una nuova generazione di Sanfilesi ripetesse le gesta dei nostri avi!
Ti
abbraccio con affetto!
Giuseppe
Calendino JR
* * *
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
...
/pace!
Nessun commento:
Posta un commento