Nella foto a sinistra il ponte Crispino in una foto (by
Pietro Perri) di fine anni novanta del secolo scorso..
* * *
Per chi avesse perso le prime 4 (o qualcuna delle
prime quattro) puntate di questo racconto… ricordo che siamo in un sabato degli
inizi di marzo 2013, che da poco si sono registrate due frane sul lato coste
del nostro paesino (il lato che si affaccia sul torrente Emoli) ed io sto
facendo una bella passeggiata lungo… u jum’e Santu Fili… nel tratto compreso
tra la sorgente di Palazia e il ponte Crispini..
* * *
Lasciai il piano (perché difatti di un piano ormai si
tratta… tant’è stracolmo di sabbia, pietre e materiale di riporto vario) dove
una volta c’era la vasca della diga sul torrente Emoli e inforcai uno stretto
sentiero che, costeggiando il letto del torrente Emoli ovvero de “u jum’è
Santu Fili”, porta in breve tempo dritto dritto al vecchio mulino di
Ottorino Perri e quindi al ponte di Crispino.
Piccola curiosità per i non addetti al lavoro: il
vecchio mulino ad acqua della famiglia Perri per un certo tempo fu anche sede
di una centrale idroelettrica… altri tempi!
Ma ritorniamo senza ulteriori digressioni alla nostra
stupenda passeggiata ripartendo dal limitare della diga in cui venivano raccolte
parte delle acque del torrente Emoli. Ovvero “du bacile”, il mare di
tanti temerari sanfilesi.
Girando intorno alla garitta dove ancora si vedono i
comandi per azionare la chiusa della diga ed inforcando il succitato sentiero
non potei fare a meno di guardare alla base della piccola ammaliante cascata
che ormai stavo per lasciarmi definitivamente alle spalle, sulla mia destra.
Guardai e ricordai: ricordai, ad esempio, la mia cara
amica Enrichetta Verbari… del suo dramma, della sua affabilità, del suo
altruismo e della sua vana voglia di vita.
Ricordai quando un giorno Enrichetta mi chiamò,
scorgendomi passare al di sotto della propria abitazione mmienz’u
puontu, e mi presentò il marito (di cui non ricordo più neanche il nome…
forse perché per qualche strano motivo ho voluto cancellarlo dalla mia testa) chiedendomi
se potevo fargli conoscere un po’ il nostro bellissimo territorio. Il marito di
Enrichetta era anche lui, come me, un amante della fotografia.
Quale miglior modo di far conoscere il territorio di
San Fili ad un non sanfilese se non quello di fargli fare una bella passeggiata
lungo il corso del torrente Emoli che dalla fontana di Palazia arriva fino al
ponte di Crispino? … scendendo da piazza san Giovanni (tramite la scalinata che
si trova dietro la “croce”) e risalendo al paese tramite la stradina conosciuta
come “u Canalicchiu”?
Il marito della sfortunata Enrichetta mi scattò una
foto proprio ai piedi della cascata. Era contento di quella passeggiata ed era
contenta Enrichetta del fatto che avessi accettato di fargli da cicerone.
Fu grazie al marito di Enrichetta Verbari (e grazie ad
un libro che lo stesso mi regalò in segno di amicizia) che conobbi ed apprezzai
la storica figura di “Eleonora Pimentel Fonseca”.
Il libro sotto accusa s’intitola “Il resto di niente”
ed è un romanzo storico - ambientato a Napoli nel corso del 1799. Tale libro,
scritto da Enzo Striano, narra gli esaltanti… tragici eventi della Repubblica
Partenopea.
Da leggere… per chi non lo avesse ancora letto.
Ritorno ai giorni nostri ed alla mia stupenda…
solitaria passeggiata.
Oltrepasso il ponte di Crispino e mi gioco a testa o
croce la scelta tra l’andare a sinistra verso l’attuale centrale idroelettrica
(al di sotto del ponte di “santa Vennera”) o salire per un sentiero - in parte col
fondo cementato onde poter permettere a qualche mezzo di percorrerlo - che mi
porta, non senza un certo sforzo (gli anni inizio a sentirli anch’io) in breve
tempo all’altezza della superstrada nel tratto che collega Paola con Cosenza.
Alcuni dicono che tale superstrada (… SS107?) si
chiami “Silano-Crotonese”… e forse è anche vero ed altrettanto giusto.
Avevo tanti buoni motivi per non andare a sinistra:
tanti ricordi ormai lontani e qualcuno anche recente. Tra questi ultimi? … uno
solo per tutti: il mio amico Salvatore (Turuccio) Mazzulla. E la sua
tragica immeritata fine.
Proseguendo per quel sentiero, infatti, guardando in
alto ed osservando il succitato ponte… chissà, forse per un attimo - un tragico
attimo - l’avrei anche rivisto, il caro Turuccio, o avrei creduto di
rivederlo… libero finalmente di volare.
Giunsi, dopo qualche minuto, finalmente a poggiare i
miei piedi sull’asfalto della superstrada.
Le macchine, come al solito, sfrecciavano in entrambe
le direzioni... incuranti della mia presenza.
Avevo la macchina fotografica a portata di mano e
decisi di dirigermi, alla mia destra, verso la galleria realizzata negli anni
Sessanta… sotto la collina de “u ‘Ncinu”.
Volevo scattare qualche foto al paese dal ponte che
precede tale galleria… ad avere un po’ di coraggio in più e soprattutto a
soffrire un po’ meno di vertigini. Purtroppo in questi anni mi manca l’uno e
soffro tantissimo le altre.
Toccata e fuga, quindi, null’altro!
E rieccomi, quasi per miracolo, di nuovo ad
attraversare il ponte di Crispino… non dopo aver invano cercato, qualche metro più
sopra, la miracolosa fonte che da Crispino anch’essa prende il nome.
Qualcuno dice che il ponte (stupendo, in pietra di
fiume ed a tre arcate) sia di origine romana, qualcuno dice che sia di epoca
medioevale e qualcuno dice che sia del XV o del XVI secolo. Sicuramente ha un’età
superiore ai tre o quattro secoli.
A proposito: Crispino con la “C” maiuscola o con la
“c” minuscola? … le tesi sono due ed entrambe più che valide. Il problema è
capire se il termine si riferisce al cognome di una nota famiglia di San Fili o
semplicemente ad una pianta spontanea che cresce (o semplicemente cresceva)
nella zona.
Passando oltre il ponte (con una certa cautela in
quanto ciò che è resistito oltre un millennio o tre o quattro secoli senza
colpo subire dalle intemperie, dall’incuria umana o dalla corrente del torrente
stesso non ebbe la forza di resistere alla stupidità umana che ha
caratterizzato la Comunità Sanfilese in questi ultimi decenni) non potei fare a
meno, al centro del ponte stesso, di guardare giù… godendo dello scorrere
sottostante delle belle dolci chiassose e chiare acque.
E a fine tragitto non potei non girargli intorno e
osservare il punto in cui quasi certamente era sepolta la mia amica Stella…
colei che, secondo una delle tante tradizioni orali, con la sua tragica morte
diede vita alla nostra amata Fantastica (l’essere sovrannaturale che da qualche
secolo a questa parte tiene sotto scacco i bambini - e non solo - di San Fili).
(continua)
* * *
Un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.
... /pace!