Quando a San Fili (stupendo paesino in provincia di Cosenza, per i profani)
viene a nevicare… è una festa per tutti. E come in ogni festa che si rispetti
anche la festa del “San Fili sotto la neve” ha un suo dolce/gelato specifico.
Il dolce per eccellenza della festa di “San Fili sotto la neve” è… ‘a
scirubetta.
Ma… cos’è (ed ovviamente come si ottiene, come si prepara) ‘a scirubetta?
… la risposta più logica potrebbe essere… ‘a scirubetta è il gelato dei
poveri.
Chi scrive ha sempre considerato ‘a scirubetta, un dolce/gelato
d’élite e di buongustai… così come sapevano essere ed erano i nostri avi.
Preparare una buona scirubetta, seppure semplice nella procedura, è
tutt’altro che facile. E’ tutt’altro che facile in quanto è difficile
procurarsi (malgrado siano solo due) gli ingredienti di base: della soffice
neve e del buon miele di fichi (qualcuno usa anche del mosto cotto o del succo
d’arancia con zucchero… un vero schifo, secondo un puritano come lo scrivente,
specie quest’ultima opzione) fatto dai nostri anziani… come gli dei dell’Olimpo
(dopotutto nel territorio che fu la Magna Grecia) comandano.
Per il resto, se no, avendo i due suddetti ingredienti (ovvero una bella
scodella di soffice neve e dell’ottimo miele di fichi) a disposizione… non
serve altro che un cucchiaio e del buon olio di gomito.
Si versano in pratica, a filo, alcuni cucchiai di miele di fichi nella
scodella dove avevano già posto con la soffice neve e… via ad impastare
velocemente il tutto.
La scirubetta è già così bell’e pronta.
Fermo restando la professionalità dei maestri gelatai improvvisati in
quanto il risultato dell’amalgama di tali due ingredienti deve essere a dir
poco perfetta: nessun grumo all’interno o blocchi di neve rimasti privi di
miele così come non deve uscire liquido l’impasto finale. Così come anche la
percentuale di miele di fichi da versare nell’impasto non deve essere eccessiva né
deficitaria.
Per quanto riguarda le dosi vi consiglio il bilancino che usavano i nostri
nonni: ad uocchiu!
Il miele, ovviamente di fichi, è preferibile acquistarlo da contadini
locali. La neve da usare deve essere soffice e pulita. Possibilmente raccolta
di prima mattina… o ricavata da uno strato intermedio tra la neve ultima posata
sul mucchio e quella che si trova almeno a qualche centimetro (almeno cinque o
sei) sulla prima caduta (ovvero chira c’ani appannatu ‘nterra).
Sarebbe bello sapere da cosa deriva il termine scirubetta… un
termine tipicamente calabrese o quantomeno siculo-calabrese.
Una spiegazione logica dell’origine di tale stupendo (tutto un programma a
dire il vero) termine potrebbe essere ricercata (e sicuramente è la tesi più
giusta) in una delle mille ed una dominazione subite dal nostro territorio dai
vari conquistatori di turno.
Nel dialetto calabrese, infatti, troviamo inflessioni latine, greche,
spagnole, francesi… ecc. ecc. … ed anche arabe e turche.
L’origine del termine scirubetta presumibilmente deriva proprio
dalla lingua araba e dalla sua cugina… lingua turca.
Il termine sorbetto (classico gelato siciliano), infatti, deriva dalla voce
araba scherbet (che significa “dolce neve”). Alcuni vogliono invece che
il termine sorbetto derivi dal termine, sempre arabo sharber (ovvero
“sorbire”) o sharbat da cui deriverebbe, tramite la lingua turca, il
vocabolo chorbet, cioè sorbetto.
Facile passare, nel trascorrere dei secoli, dai termini scherbet, sharber
(sharbat) e chorbet al termine (squisitamente)
Nel dubbio, comunque, contentiamoci di assaporare, finché la vita (e
soprattutto le condizioni atmosferiche ottimali) ce lo consentirà, questo
stupendo… gelato d’altri tempi.
* * *
Inutile dire che, grazie alla stupenda nevicata (circa 30 centimetri) che
si è abbattuta giorno 14 febbraio 2012 sul territorio sanfilese… io l’occasione
di assaporarla (malgrado qualche linea di glicemia che da qualche anno a questa
parte mi sta dando tantissimo filo da torcere)… non me la sono lasciata
scappare.
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
Nessun commento:
Posta un commento