Il Blog di Pietro Perri dedicato a San Fili (uno dei più bei paesi della provincia di Cosenza) e ai Sanfilesi nel Mondo.
A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.
giovedì 23 giugno 2016
Il personaggio di Jugale a San Fili... oltre la maschera.
martedì 21 giugno 2016
Mary Garret (Mariafrancesca Garritano) è tornata a danzare alla Scala di Milano.
Questo per quanto riguarda la polemica, per quanto riguarda la realtà... le magare di San Fili erano (qualcuna lo è ancora) donne che hanno conservato e perpetrato il sapere degli antichi (un sapere passato da madre in figlia da millenni a questa parte).
domenica 12 giugno 2016
150° anniversario dell’Unità d’Italia: i Sanfilesi, con Sante Cesario e non solo, c’erano.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
domenica 5 giugno 2016
I mitici anni ‘70... a San Fili.
Riporto
di seguito un articolo uscito a firma dell’amico Vittorio Agostino sul
Notiziario Sanfilese del mese di novembre del 2010. Nella foto collegata
all’articolo: San Fili piazza San Giovanni - Estate - Festa dell’Unità edizione
1976 (Nella foto compaiono anche Franco De Rose, Mimmo (Domenico) Greco,
Eugenia Cesario, Roberto Esposito, Gianfranco Chiappetta, Vittorio Agostino,
Franco Musacchio, Concetta Musacchio, Raffaella Crivaro, Pino (Giuseppe)
Leccadito, Giuliana Cirillo, Lorella Argentino e Franco Agostino).
Credetemi...
vale la pena rileggerlo.
Se ancora
oggi a distanza di 30 anni si parla con nostalgia degli anni ‘70 (1970-1980),
vuol dire che tali anni hanno lasciato un segno indelebile nei nostri cuori.
Gli anni ‘70
erano anni di ideali e creatività. Noi giovani di allora credevano in ciò che
facevano e nel nostro modo di pensare ed agire c’era di tutto: genio,
turbolenza e passione.
Sentivamo, a
differenza dei ragazzi di oggi, di avere il futuro nelle nostre mani: su questo
fronte siamo stati decisamente più fortunati delle attuali generazioni.
Non sono un
nostalgico… ma quel tempo per me e per quelli della mia età è stato bellissimo:
allora con poco o niente eravamo felici.
I giovani di
oggi hanno a disposizione cose meravigliose, peccato che non sempre sappiano
farne buon uso.
Bastava la
musica, quella d’allora che fa ballare anche i giovani d’oggi, per creare
un’atmosfera magica e di allegria.
Serate
magiche in casa di amici con feste da ballo dove si vivevano amori fugaci,
magari solo il tempo di rubare un bacio alla ragazza dei propri sogni, o storie
destinate a durare nel tempo.
In quel
periodo era l’estate a farla da padrone… quelle stupende estati, fatte di
Festival della voce e da Festa dell’Unità o altre feste religiose o di partito
stracondite di giochi popolari e di tanto prodigarsi di tutti gli organizzatori
per l’ottima riuscita di tali manifestazioni.
Ed era
proprio l’estate, secondo me, che faceva nascere quella creatività, quelle
amicizie che a volte sbocciavano in amori a volte durati solo quell’estate, ma
che creavano tante e tanto forti emozioni.
Ed era
proprio in estate che si fronteggiavano le contrade del paese in
indimenticabili tornei di calcio (nel vecchio stadio in località Uncino) che
spesso non terminavano o terminavano in malo modo a causa della belligeranza
delle parti in campo.
Come
dimenticare, ad esempio, l’accesa competizione non solo sportiva ma anche
“patriottica” tra i sanfilesi del capoluogo e i compaesani della frazione
Bucita. Non raramente gli incontri tra le due formazioni finivano in modo
decisamente poco sportivo… a calci e pugni.
Sempre in
estate e sempre di sera, quando il tempo e la tasca ce ne davano l’opportunità,
con gli amici c’era il rituale della pizza.
La compagnia
base era formata quasi sempre da Fernando Perri (cui piaceva sempre mangiare le
tre stagioni, la quarta non gli andava a genio), da Francesco Commis (che
mangiava di tutto) e da Ciccio Parise.
Finita la
pizza si andava al cinema, all’ultimo spettacolo, quello delle 22.
Il locale
preferito dalla compagnia era la pizzeria “Luna Rossa” di Cosenza, nei pressi
dell’attuale tribunale.
A portarci
sul luogo era Fernando Perri con la sua seicento. Per quanto riguarda il cinema
la scelta, a seconda del film che veniva proiettato quella sera, era
diversificata: si preferiva normalmente andare al Citrigno ma non si
disdegnavano gli spettacoli che davano l’Isonzo, l’Astra o il Supercinema.
A loro, alla
compagnia della pizza, spesso ci aggregavamo gli amici “ballerini”: Franco
Chiappetta, Sergio Rossiello e (perché no?) il sottoscritto.
Eravamo
definiti “ballerini” perché, vestiti alla Tony Manero, quando ne avevamo la
possibilità andavamo a ballare in una discoteca di Torremezzo di Falconara.
Con l’inizio
dell’autunno e poi con l’inverno, si pensava ad essere un po’ più seri. Eravamo
pronti ad affrontare il periodo lavorativo e/o scolastico, ma ciò nonostante lo
svago ed il divertimento trovavano il loro giusto collocamento all’interno
della settimana.
Era il
sabato il giorno a cui dedicavamo il divertimento, andando a ballare a casa di
amici o al salone delle feste di Cesario, in piazza San Giovanni, spesso luogo
di feste natalizie e di capodanno. Ricordo ancora i gruppi musicali o i solisti
che, con i loro indimenticabili trentatré o quarantacinque giri, davano vita a
quelle stupende serate: i Pink Floyd, John Lennon, Mina, Lucio Battisti, Mia
Martini, Bob Marley, Cat Stevens, Barry White, Led Zeppelin, Julio Iglesias, i
Bee Gees, i Pooh, Riccardo Cocciante, Stevie Wonder, Santana, la P.F.M., gli
Eagles, i Genesis ecc.
E poi c’era
il mangiadischi, abbiamo ancora nelle orecchie il rumore dello scatto che
faceva un disco al momento della sua estrazione.
Il
mangiadischi era un vero cult degli anni 70 ma con una sorte ben segnata.
Terminata infatti la produzione dei quarantacinque giri, il mangiadischi è
stato costretto a cedere il passo a strumenti tecnologicamente più avanzati.
Un altro
ricordo indelebile sono stati i fotoromanzi, ricordo che mia sorella li leggeva
sempre e a casa si trovavano ovunque: nei cassetti, nell’armadio, sui tavoli.
Un vero cult dove le storie si leggevano e si vedevano sul cartaceo: storie con
lieto fine e storie con un finale drammatico.
Ma di questo
e d’altro parleremo un’altra volta.
*
* *
Da un
articolo firmato Vittorio Agostino... un regalo by Pietro Perri.
Un caro
abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace
ma... “si vis pacem para bellum”!
sabato 4 giugno 2016
Scherzi a San Fili negli anni Sessanta.
Riporto
di seguito l'articolo a firma di Nuccia Giglio-Carlise apparso nel mese di
maggio del 2009 sul Notiziario Sanfilese ovvero sul bollettino
dell'Associazione culturale "Universitas Sancti Felicis" di San Fili.
* * *
Scherzi a San Fili negli anni Sessanta.
Di Nuccia Giglio Carlise.
Nei primi anni Sessanta San Fili era un paese abbastanza
tranquillo; poche le macchine e pochi i televisori.
La gente amava trascorrere le serate riunendosi in casa di amici o
in qualche locale pubblico. Uno di questi era il negozio di mio padre Giuseppe
situato vicino il bar Sammarco.
I più assidui frequentatori del locale erano: Rocchino Speziale,
mastro Peppino Mazzola, Eugenio Aiello e qualche volta Marchesani (il padre di
Domenico).
Mio padre nel negozio aveva un po' di tutto: roba di cartoleria,
libri scolastici, articoli da regalo, giornali, riviste, etc.
Aveva anche il banco per il Lotto, Totip e Totocalcio. I
suddetti amici si ritrovavano la quasi ogni sera per giocare al Lotto, per
preparare sistemi e discutere del più e del meno.
Un giorno Eugenio Aiello, che era il più allegro di tutti, propose
a mio padre di fare uno scherzo a mastro Peppino: fargli credere di aver
vinto al Lotto.
Naturalmente loro sapevano i numeri che lui aveva giocato. Così
prepararono una radio, la truccarono per l'occasione e scelsero me come
complice per leggere i numeri vincenti.
Quando arrivò la sera dell'estrazione io, nascosta nel
retrobottega, annunciai i numeri fasulli ad uno ad uno.
Appena mastro Peppino si rese conto che il primo numero era
lo stesso di quello da lui giocato, come pure il secondo, il terzo, il quarto
ed il quinto, credette naturalmente di aver vinto e, non potendo più contenere
la gioia, si tolse il cappello (era d'inverno), lo lanciò in aria ed esclamò:
"Isola, ho fatto cinquina!”.
Poi, salutò allegramente gli amici e se ne tornò a casa per dare
la bella notizia alla moglie.
La sera stessa l'ideatore dello scherzo decise che era meglio dire
la verità a mastro Peppino e gli mandò un ragazzo a casa per
comunicargliela.
Inutile descrivere la reazione del nostro mastro Peppino che
prima rimase deluso e poi, in un impeto di rabbia, tirò giù dal tavolo di
cucina (apparecchiato per la cena) la tovaglia mandando a terra piatti e
bicchieri.
Per un po' di tempo non si recò nel negozio di mio padre ma la
rabbia sfumò presto e dopo pochi giorni mastro Peppino tornò a riunirsi
con gli amici di sempre.
*
* *
Un caro
abbraccio a tutti by Pietro Perri.
… /pace.
venerdì 3 giugno 2016
Universitas Sancti Felicis”: il perché di un nome.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!