Il Blog di Pietro Perri dedicato a San Fili (uno dei più bei paesi della provincia di Cosenza) e ai Sanfilesi nel Mondo.
A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.
martedì 16 febbraio 2016
FINALMENTE UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL...
martedì 9 febbraio 2016
C’era una volta a San Fili il Carnevale: un ricordo personale. (1/3)
Nella foto a sinistra: San Fili mese di Febbraio 2007 nei pressi dell’ex
piazza Rinacchio (attuale piazza Adolfo Mauro): un attimo della sfilata di
maschere organizzata dall’associazione culturale “Universitas Sancti Felicis”
di San Fili.
* * *
Articolo pubblicato sul
Notiziario Sanfilese del mese di febbraio del 2016. Ovviamente a firma Pietro
Perri.
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“Fevraru”, amavano dirci i nostri avi, “eni nu mise curtu e amaru” ovvero è
un mese che seppure sia il più breve dei mesi presenti nel nostro calendario
essendo di fatti il mese centrale della stagione invernale finiva, e finisce,
per essere il più brutto (amaro) mese dell’anno.
Tutto ciò però nella visione degli aduli
che comunque devono garantire il sostentamento della famiglia ed un mese come
febbraio ha ben poco da offrire a bocche da sfamare se non con un credito da
pretendere nelle stagioni primaverile ed estiva. Inutile dire che stiamo
parlando d’una società prettamente agricola. Appunto della società in cui
vivevano i nostri avi.
Per i fanciulli (anche un po’ cresciuti)
oggi come allora la questione era alquanto diversa: Febbraio era ed è il mese
della neve (le migliori nevicate a San Fili ad esempio le abbiamo avute intorno
alla metà do questo stupendo... corto e amaro mese) e... del Carnevale.
La neve ed il Carnevale per noi sanfilesi
normalmente sono due appuntamenti forieri di delizie del palato.
La neve ci delizia con il gelato naturale realizzato
amalgamando solo soffice neve con del miele di fichi, Un gelato naturale
chiamato scirubetta (forse a richiamare, etimologicamente una delle tante
colonizzazioni straniere che ha subito la Calabria nel corso dei secoli: la
colonizzazione araba.
Mentre il Carnevale delizia il nostro
palato (il palato dei Sanfilesi doc, ovviamente) con la chjina (tipico dolce
locale realizzato quasi con materiali/ingredienti di recupero e quindi da
considerare, si fa per dire, dolce povero in cui la fa da padrone anche in
questo caso il miele di fichi), insaccati vari del maiale e via dicendo.
Alla neve sono poi legati nel borgo di San
Fili divertimenti vari quali realizzazione di pupazzi e sfide a paddrun’e
nive. Senza comunque sottovalutare il fatto che per i ragazzi delle scuole
elementari e medie del paese la neve si tramuta magicamente in una giornata,
spesso anche due o tre, dal gustoso sapore del… OGGI NIENTE SCUOLA!
La nostra apprezzabile razione di neve
quest’anno (n.d’a.: siamo nel 2016) noi Sanfilesi l’abbiamo avuta poco
dopo la prima metà del mese di gennaio. Per quanto riguarda il Carnevale invece
abbiamo dovuto attendere, come tutti nel resto d’Italia, la prima settimana del
mese di febbraio: il 4 per il giovedì grasso, il 7 per il vero e proprio Carnelevaru,
il 9 per il martedì grasso ed il 14 per... Carnelevarune.
Il Carnevale più antico che io ricordi
risale alla fine degli anni Sessanta del XX secolo. Credo fosse tra il 1965 ed
il 1968.
All’epoca la mia famiglia abitava in
contrada Volette: mio padre, da colono mezzadro, lavorava una proprietà
dell’ingegnere Giuseppe (Peppino) Blasi... mio compare di battesimo.
Avevo appena cinque o sei anni e, tenuto
per mano da mio padre, accedevo su piazza Rinacchio con indosso quella che
ricorderò per sempre come la prima maschera di carnevale che avrei indossato.
La prima ed una delle poche.
Che ci crediate o no... non ho mai amato
tanto travestirmi a Carnevale. E neanche nel resto dei giorni dell’anno.
La maschera, comprata da mio padre credo
al negozio di Riccardo Bonanata o al negozio di Pasquale Gentile, era un
semplice fogliettino di cartone, neanche tanto duro e quindi facile a rompersi,
che riproduceva il viso di un re con annessa corona.
Agli estremi lati della maschera c’erano
due forellini collegati l’uno con l’altro da un elastico che ci saremmo fatti
passare al di sopra delle orecchie. Due fori per gli occhi ed un naso sagomato
che si rialzava dal resto della maschera.
Inutile dire che quasi tutti riconoscevano
subito chi si nascondesse dietro la maschera anche se, forse per compiacere il
poverino, all’inizio facevano finta di non riuscirci.
(continua).
Un caro abbraccio a
tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para
bellum”!
sabato 6 febbraio 2016
QUESTO PALO PRIMA O POI CADRA’... E NUN CE VO’ NU MAGU PPE RU CAPIRE.
mercoledì 3 febbraio 2016
Tradizionale processione di san Biagio nella frazione Bucita di San Fili.
… /pace (n.d’a.: “si vis pacem, para bellum)!