Il 22 novembre 2013 si è
tenuto a San Fili un bellissimo convegno sulla vespa cinese (la “hymenoptera
Cynipidae”) e sul suo disastroso attacco a ciò che furono le nostre
stupende piantagioni di castagno. Un vero e proprio colpo di grazia, questo,
alla stupenda natura che da millenni circonda il nostro centro abitato... visto
che tali piantagioni, per colpa di una incapacità imprenditoriale che da tempo
caratterizza la nostra comunità, da tempo ormai sono giunte al loro lumicino.
Ma non è di quel convegno -
magistralmente qualificato dall’intervento della dottoressa Vincenzina Scalzo -
che voglio parlarvi in quest’occasione. Dopotutto da quel convegno sono già
passati alcuni mesi e dello stesso ne ho scritto nel Notiziario Sanfilese del
mese di dicembre 2013. Anche se... l’argomento sia più che attuale (visto che è
in questo periodo che la vespa cinese mette in atto la sua azione malefica
contro il nostro verde).
Voglio, in quest’occasione,
parlarvi di un’altra vespa produttrice di “galle” sfruttando le gemme di alcune
piante (non castagni, ovviamente, in questo caso) tipiche del territorio
calabrese e quindi anche sanfilese. Questa vespa - “più che italiana” e quindi
da tempo immemore conosciuta dai nostri avi... ed anche da qualcuno di noi amanti
della natura circostante - nella cui “galla” anch’io, pur senza mai vederla
(credo), mi sono spesso imbattuto quando fanciullo andavo in cerca di funghi o
a raccogliere castagne sui Cozzi. A seconda della galla (una vera e propria...
stupenda pallina naturale) prodotta oggi posso affermare senza ombra di dubbio
- uso il nome scientifico (adoro la cultura di internet) - nelle famigerate “Cynips quercusfolii” e “Andricus kollari”.
Ed ecco spiegato il
collegamento tra il racconto - ombrosi ricordi di quand’ero fanciullo e, nella
mia bacata fanciullesca fantasia, re dei Cozzi ed il convegno tenutosi giorno
23 novembre 2013 nella sala convegni della Biblioteca comunale “Goffredo Iusi”
di San Fili: in quell’occasione la dottoressa Vincenzina Scanzo ci fece notare
che noi da secoli se non da millenni subivamo l’attacco di vespe simil-cinesi
(in quanto anche queste producevano “galle” colpendo le gemme e/o le foglie
delle comuni, più che sanfilesi, querce) e quindi, studiando la non disastrosa
convivenza con le prime - le italiane - , quasi certamente avremmo trovato il
modo, non dannoso, di convivere anche con le seconde - le cinesi - .
Personalmente sulla soluzione
proposta nutro forti dubbi... ma non essendo io un biologo (anche se spesso è l’ignorante
con l’esperienza ad avere tristemente ragione e non il dotto il continua “fase celebro-sperimentale)...
su questo preferisco soprassedere. Credetemi: se voglio togliere di mezzo una
tigre che gira libera lungo corso XX Settembre a San Fili... non libero nello
stesso tratto stradale un leone. Entrambi gli animali, infatti, sono estranei
all’equilibrio naturale, creatosi nell’arco di millenni, del nostro borgo e
quindi non so’, sulle lunghe distanze (magari fra venti o trenta anni), si sia
più dannosa la cura della malattia.
... beata la mia ignoranza e
beata la cultura e la superiorità intellettuale di chi mi sta a volte, per
fortuna non sempre, difronte.
Un’immagine proiettata su un
pezzo di muro alle spalle (non ricordo più se alla sinistra) della dottoressa
Vincenzina Scalzo nel corso di quel convegno e nel corso del suo stupendo
intervento, dicevo, mi riportò magicamente alla mia infanzia ed ad un
altrettanto stupendo “dejà vu”: quella pallina l’ho già vista... e forse ne
conosco anche il sapore. Quello che non sapevo è che tale pallina fosse un
simbolo di nuova (non so quanto disastrosa) vita e di tant’altro.
Ma tutto questo sarà il filo
portante di un'altra delle mie storie.
* * *
... un cordiale abbraccio a tutti dal sempre vostro
affezionato Pietro Perri.
... /pace!
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