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martedì 27 dicembre 2011

"ASPRA CALABRIA: DA LEONIDA RÉPACI A GIORGIO BOCCA"... by Pietro Perri.

Dal social network Facebook - 27 dicembre 2011.
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Ieri è morto Giorgio Bocca. Aveva 91 anni. E' stato un buon giornalista? ... non saprei e non voglio saperlo. Di lui ho letto "Il terrorismo italiano / 1970 - 1978", "Inferno. Profondo sud, male oscuro" e "Metropolis". Conclusa la lettura de "L'Inferno. Profondo sud, male oscuro" non ho potuto fare a meno di scrivere uno dei miei articoli fiume (pubblicato sul "Gazzettino del Crati" in cui tra l'altro chiedevo allo stesso la restituzione dei soldi che mi era costata la sua opera (?)... o quantomeno la restituzione due terzi del costo della stessa... un vero furto!
Riprendendo un suo passaggio sulla sua opera (?)... non ho potuto fare a meno di scrivere sul mio pezzo che se lui "avesse letto di più e si fosse fermato di più ad osservare meglio i luoghi che visitava... non solo non avrebbe dimenticato ma sicuramente avrebbe scritto qualcosa di decisamente migliore". La sua frase? ... "chi legge non scrive e chi passa dimentica", riferita a dei poveri meridionali che gli avevano dato dei manoscritti per avere un suo parere.
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Ho sempre criticato la mia terra... da bravo calabrese, ma non ho mai sopportato che a criticarla fossero dei deficienti prezzolati del Nord Italia. Nasce in tale ottica la risposta al libro di Giorgio Bocca "L'inferno. Profondo Sud, male oscuro". Con la fine della prima repubblica, inizia a crollare anche la sapientoneria di ignoranti e deficienti di vecchia data... ma forse sarà solo l'età!
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Da il "Gazzettino del Crati", n. 7 del 30.12.1992.
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ASPRA CALABRIA: DA LEONIDA RÉPACI A GIORGIO BOCCA
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Appurato che il giornalismo in tutte le sue espressioni è un'arma estremamente pericolosa se impugnata da incolti e/o prezzolati signori della penna facile, uno Stato che rischia il tracollo finanziario, la frammentazione del suolo, della popolazione e della cultura quale si prospetta l'Italia di questi anni novanta, di tutto poteva aver bisogno, tranne che di un libro dal titolo “L'INFERNO. Profondo sud, male oscuro”.
Lo spot in televisione mi aveva convinto subito ad acquistarlo, tra l'altro pensavo di conoscere Giorgio Bocca almeno di fama o quantomeno per aver letto, tempo addietro, due suoi saggi incluso “La disunità d'Italia”... oggi devo affermare, con rammarico, che non lo conoscevo affatto e che avrei fatto bene a risparmiare le trentamila lire di quest'ultimo acquisto.
Non ho mai dubitato che nel Meridione non fossimo tutti santi (come tutto il resto del mondo dopotutto), ma da qui a presentarci come un vero e proprio tumore maligno dell'intero pianeta, mi sembra veramente esagerato: altro che Libano, Jugoslavia, Irak e Company, in questa “Aspra Calabria” (una delle quattro parti in cui è divisa la diabolica fatica), secondo Bocca, è in corso la terza guerra mondiale e noi calabresi non ce n'eravamo neanche accorti.
Sono bastati tre viaggi al dotto Bocca, distanziati d'un decennio, magari accompagnati da una fattura un po’ salata nelle locande calabresi, per metterlo nelle condizioni di trarne le logiche conclusioni. I trent'anni non datati, ridotti a cinquanta pagine, non supportati dagli eventi positivi né confrontati con la paradisiaca Milano ed il Regno Lumbard (cosa di cui stranamente Bocca ancora non sembra aver scritto saggi in merito... e se li ha scritti, s'è ben guardato dal doverosamente pubblicizzarli) fanno da sfondo al nuovo Rambo dell'italo-americano Stallone.
Altro che la Calabria descritta da Leonida Répaci , altro che la madre di tutte le civiltà con la tanto decantata Magna Grecia (passata inosservata agli occhi dei Lumbard... figli delle invasioni barbariche, come evidenzia lo stesso nome, e quindi di dubbia discendenza italiana): l'Inferno ha eletto la sua capitale nel mondo.
Grazie a Dio, a pagina 8 della terza edizione 1992 Mondadori (cioè quella stessa casa editrice del fumetto senza frontiere, alias Topolino), Bocca specifica, riferendosi alla sua superiorità di sommo scrittore: “Come spiegargli che chi scrive non legge? Che chi passa dimentica?”. Caro Bocca, se tu leggessi di più e cercassi di ricordare quel che vedi quando passi, forse scriveresti anche qualcosa di più intelligente e di più attinente alla nostra realtà, che non è certo rosa... ma neanche tanto nera.
Parli di omicidi eccellenti: come mai non parli dei suicidi che si verificano sempre più dalle tue parti? Ho vissuto circa tre anni tra Milano e Monza e decisamente non vi ho ritrovato quel paradiso tanto decantato dalla TV di Stato e dai giornali a tiratura nazionale, ecco perché mi son detto: “Se Milano è il paradiso e la Calabria l'inferno, meglio essere re all'inferno che servo in paradiso”, e sono di corsa ritornato nella mia amata-odiata terra, per combattere in prima fila cercando di far capire ai miei compatrioti che non è tutto oro quello che luccica, che l’improbabile e farsesca mafia dietro cui noi meridionali ci trinceriamo da secoli (quasi un bene tutto e solo nostro) esiste anche oltre i confini del Regno delle Due Sicilie.
Il Meridione ha tesori nascosti da immettere sul mercato internazionale e quindi tanto da dare all'unità europea (necessita però di buoni sponsor ed amministratori di provata esperienza), il Settentrione i suoi capitali li ha sperperati stupidamente negli ultimi trenta anni e nella cruda realtà dei fatti come unica giustificazione alla sua incapacità, non trova altro sistema se non di addossare ad altri la colpa del proprio fallimento.
Amico Giorgio Bocca, se Agnelli non ha voluto realizzare una effettiva società per azioni con la sua Fiat, ma ha preferito giocare il ruolo di padre e padrone, oggi non puoi prendertela con i meridionali se la sua azienda manca di qualsiasi spiraglio di capacità concorrenziale.
Il problema, nessuno lo mette in dubbio, c'è, ma solo se restiamo uniti, solo se eseguiamo il consiglio di D'Azeglio (o Cavour?) possiamo uscirne vittoriosi fuori.
Ci sarebbe tanto da dire, anche che l'Impero Romano è andato bene fin quando ha guardato al Mediterraneo per le sue guerre e per i suoi scambi commerciali, ma l'Europa è vicina ed è stupido, proprio adesso, frazionare ulteriormente questa “semplice espressione geografica”.
Il giornalismo non è un mestiere, è, prima di tutto, specie in una società come quella attuale, una missione. Hai scritto “l'Inferno” per collocarti a fianco a Dante e a Virgilio però, siamo in attesa di trovare nelle librerie anche il tuo Purgatorio ed il tuo Paradiso... siamo sicuri che non ci deluderai.
A proposito: hai letto per caso “Il selvaggio di Santa Venere” di Saverio Strati? ... oh, scusami, dimenticavo che tu non leggi!
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… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace.

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