SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: agosto 2017

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lunedì 28 agosto 2017

Quando il legno sanfilese era ricercatissimo per le pipe da fumo..


Sulla sinistra: Pipe ricavate da radice di erica arborea.

Foto ripresa dal web.

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San Fili malgrado abbia un territorio limitatissimo ha saputo imporsi nei secoli passati in più campi sia della cultura che dell’economia. Ed ogni tanto di qualità che hanno caratterizzato la nostra cittadina (il nostro stupendo amato/odiato borgo) e la nostra Comunità ne scopriamo (o quantomeno ne riscopriamo) una nuova.

Questa volta, ad esempio, grazie anche ad un articolo scritto dall’amico e compaesano Luigi “Gigino” Iantorno (e con una mia piccola successiva aggiunta) ci immergiamo nel campo del... fumo.

L’articolo e l’aggiunta, che riporto di seguito, sono stati pubblicati sul Notiziario Sanfilese del mese di Agosto 2017.

Buona lettura.

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Quando il legno sanfilese era ricercatissimo per le pipe da fumo.

Di Luigi “Gigino” Iantorno.

Finora non credo che qualcuno ne abbia mai parlato o scritto ma tra le tante cose che in altri tempi rendevano famoso il territorio sanfilese c’era - e c’è ancora anche se non è più ricercata - una particolare pianta le cui radici fornivano un prezioso materiale per realizzare le pipe da fumo.

Parlo dell’ilica (erica arborea) ovvero di un arbusto sempreverde, dalla corteccia rossastra, a portamento eretto, appartenente alla famiglia delle Ericaceae. Questa pianta la troviamo crescere in modo spontaneo in più punti del territorio sanfilese, in particolare a ridosso, spesso come semplice sottobosco, dei castagneti presenti nella zona chiamata i Cozzi.

Quando ero giovane mi capitava spesso di seguire mio padre in campagna.

Ci fu un tempo, a ridosso degli anni Settanta, in cui mio padre lavorava un pezzo di terra in una zona, sempre nel territorio di San Fili, chiamata “i carusi”. Tale zona si trova nelle vicinanze della statale 107 all’altezza di contrada Profico.

In una di queste occasioni mi capitò di osservare delle persone che non avevo mai visto prima. Erano scesi da un grosso mezzo di trasporto e portavano con sé, per quella zona, una combinazione di strani attrezzi da lavoro: accette, pichi e sacchi di canapa.

Costeggiando la proprietà che lavorava mio padre si erano diretti, come seppi dagli stessi nel momento in cui gli chiesi il motivo della loro presenza in una zona vicina conosciuta come “i martini” (n.d.r.: nelle vicinanze della Casa di cura Villa Igea).

In tale zona, mi dissero inoltre, c’erano diverse piante di ilica. Piante che per loro rappresentavano un vero e proprio tesoro.

Inutile dire che dalle nostre parti tale pianta era, ed è ancora considerata, una pianta a dir poco inutile se non fastidiosa ed infestante o utile al massimo per realizzare, con i fini ramoscelli, delle rustiche scope da dare in uso agli spazzini del paese.

Arrivati nel punto per loro di maggiore interesse, quei signori venuti da chissà dove iniziarono a farsi spazio tra i cespugli di ilica tagliando con le accette i rami delle stesse mettendoli in modo frettoloso da parte. Dopotutto non erano i rami di tali piante nel loro interesse ma... le radici che iniziarono nel men che non si dica ad estirpare con grosse botte di piccone.

Dalle radici delle iliche, appunto per loro materiale preziosissimo, mi dissero infatti che avrebbero ricavato delle pipe da fumo ricercatissime sul mercato internazionale. Tale legno era considerato, per oggetti del genere, decisamente pregiato.

Quel giorno riuscirono a riempire più sacchi con le succitate radici. La giornata, almeno per loro, era stata alquanto fruttuosa.

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Sulla sinistra: Ramoscello di erica arborea ripreso di stampe d'epoca.

Foto dal web.

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Alla fine, quando ci salutammo, dopo avermi spiegato l’uso che avrebbero fatto di quelle radici, mi svelarono anche che venivano dalla Campania e che consideravano le radici di ilica presenti sul territorio sanfilese migliori di uguali materiali che andavano raccogliendo in altre zone del cosentino in particolare e della Calabria in generale. Tutto ciò forse, mi dissero, era dovuto all’esposizione soleggiata del nostro territorio.

Fatto sta che la radice delle piante di ilica che si trova a San Fili sembra sia particolarmente tenera e quindi facile da lavorare ma che quando, lavorata, si lascia opportunamente essiccare diventa decisamente resistente e quindi permette la realizzazione di pipe da fumo decisamente uniche nel suo genere.

Quindi valeva la pena, per i nostri amici della Campania, fare tanti chilometri per venire a respirare un po’ di aria buona a San Fili.

Oggi certo i fumatori di pipa sono diminuiti e le pipe vengono realizzate con tanti altri materiali ma sicuramente non sono belle come quelle che in altri tempi venivano realizzate con la radice di ilica sanfilese. E chissà che un domani, magari qualcuno dei nostri figli o dei nostri nipoti, non decida di riprendere questa attività, ovvero l’estrazione e la lavorazione della “erica arborea” anche solo al fine di realizzare oggetti da utilizzare come semplici soprammobili, portachiavi, fermacarte e via dicendo.

E non solo terra di pipe.

Di Pietro Perri.

San Fili, come ci ha ricordato l’amico e compaesano Luigi “Gigino” Iantorno nel suo articolo “Quando il legno sanfilese era ricercatissimo per le pipe da fumo” è strettamente collegato alla storia del consumo del tabacco in Italia.

Dopotutto l’erica arborea (ilica) è una pianta decisamente presente sul nostro territorio. In particolare nella zona dei Cozzi.

Eppure il borgo di San Fili in altri tempi, ed in particolare quando nel Sud d’Italia governavano i Borbone di Napoli, era famoso anche per la coltivazione del tabacco.

Non è difficile infatti trovare scritto in diversi libri e/o pagine internet che parlano del nostro comune che “per molto tempo a San Fili fu fiorente la produzione di un’ottima qualità di tabacco, il Brasile. Tale era commercializzata in varie regioni del Meridione d’Italia”.

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

lunedì 14 agosto 2017

Ne abbiamo discusso su Facebook: emergenza idrica a San Fili.

Marietta ‘e Cicculiddru prende
acqua alla fontana di piazza san 
Giovanni a San Fili (anno 1961 - 
Foto raccolta Ciccio Cirillo).

Ormai anche per San Fili ed i Sanfilesi la vera agorà (ovvero la piazza principale o il luogo preposto alla discussione dei problemi della comunità) non è più piazza san Giovanni, corso XX Settembre, il Teatro Comunale, i locali dell’ex Circolo di cultura E. Granata (attuale sala convegni della Biblioteca G. Iusi) o le preistoriche da anni ormai inesistenti sezioni partitiche ma è diventato il social network per eccellenza: Facebook.
Su Facebook incontri ormai Sanfilesi di ogni età; dai dieci (forse qualcuno anche più giovane) ai novanta anni. Inutile appunto cercare Sanfilesi nei più consoni punti in cui nel passato si discuteva animosamente ed alla fine, se si era oltrepassati i normali limiti del vivere civile, grazie all’intercessione di qualche compaesano più intelligente presente alla disputa, ci si stringeva anche la mano.
Su Facebook il nemico è nemico e spesso lo è e lo resterà anche nel mondo reale... o cesserà di essere nemico nel momento stesso in cui abbiamo spento il personal computer, il tablet o lo smartphone (ossia quando ci siamo disconnessi dalla linea e quindi dal social network).
Su Facebook si parla (Ci si confronta? ... anche!) del più e del meno: di cosa si è mangiato a mezzogiorno, di quante volte si è andati il giorno prima al bagno (qualcuno come prova ne pubblica anche le foto) e persino di problemi importanti che interessano appunto la comunità di cui si fa parte e quindi le persone con le quali, nel mondo reale, si interagisce.
Un esempio? ... il dramma degli incendi che hanno colpito in questi ultimi giorni il nostro territorio (cosa di cui ho parlato nel Notiziario Sanfilese del mese scorso) o, come avvenuto in questi ultimi giorni, della crisi idrica con cui dovrà sempre più fare i conti l’intera popolazione sanfilese. Perché, che ci si creda o no, anche se per motivazioni diverse... la crisi idrica non è solo un problema della città di Roma e quindi della giunta guidata da Virginia Raggi ma anche del borgo di San Fili e della giunta guidata dal sindaco Antonio Argentino. Ovviamente nell’uno e nell’altro caso parliamo di oggi e quindi dei rispettivi sindaci in carica. Per quanto riguarda il futuro sarà un problema di chi ci sarà... ma sempre e comunque dei romani e dei sanfilesi.
Ok, lo so che è difficile ammetterlo ma più si va avanti e più diventa tragico constatare che San Fili è sempre meno il San Fili degli anni Cinquanta/Sessanta del secolo scorso. San Fili infatti è sempre meno il paese dell’acqua, dell’aria buona e di tutto il resto.
San Fili, credeteci, è sempre meno... San Fili.
Della crisi idrica che ha colpito in questi ultimi tempi San Fili, dicevo, ne abbiamo parlato anche su Facebook. Ed eravamo in tanti a parlarne: giovani e meno giovani.
Cercandone i motivi e provando a individuarne qualche soluzione.
Alla discussione erano assenti, come al solito, solo i nostri (reali) amministratori locali.
Chissà se parlandone con loro, con largo anticipo e nei luoghi opportuni, possiamo evitare di subire anche nell’estate 2018 una ennesima crisi idrica... tutta paesana.
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... un cordiale affettuoso abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!