A
sinistra: San Fili (CS) l’albero delle noci (in una rielaborazione grafica by
Pietro Perri) immortalato nella omonima canzone del mitico Dario Brunori.
Canzone classificatasi al terzo posto al Festival Della Canzone Italiana di
Sanremo edizione 2025.
* * *
E
così l’aria magica che si respira a San Fili (CS) grazie a Dario Brunori ed
alla sua stupenda opera musicale “L’albero delle noci” trova una sua giusta
collocazione (con un meritatissimo terzo posto) anche sul palco dell’olimpo
della musica italiana: il palco del Festival di Sanremo edizione 2025.
L’albero
delle noci di Dario Brunori.
In
tanti nell’ultimo mese (febbraio 2025) mi hanno chiesto, sia tramite il mio
profilo Facebook che sul luogo di lavoro che nell’incontrarmi per strada, ma…
esiste veramente l’albero delle noci cui fa riferimento Dario Brunori nella sua
stupenda canzone? Dario Brunori è di San Fili? Dario Brunori abita a San Fili?
Conosci Dario Brunori? Mi saluti e mi fai i complimenti a Dario Brunori? Ma perché Dario Brunori si chiama Brunori Sas? …
Che
fortuna per voi sanfilesi avere un concittadino come Dario Brunori!
Saltando
parte delle domande e la successiva affermazione/esclamazione in quanto
toglierei un bel po’ di spazio a ciò che vorrei raccontarvi in questo breve
scritto ossia rifacendomi solo alla risposta relativa alla domanda
sull’esistenza reale dell’albero delle noci di Dario Brunori non posso che
dire: fortunatamente, per non dire “miracolosamente” in quanto più volte
nell’ultimo cinquantennio ha rischiato d’essere tagliato (non sappiamo se per
far posto a qualche ecomostriciattolo urbano o a qualcosa di non meglio
decifrabile) esiste davvero.
E
sotto quell’albero di noci seppur non ci sono nato comunque, in alcuni periodi
della mia spensierata fanciullezza, ci sono cresciuto: c’ho giocato a pallone
(molti finiti nelle mani assassine – di palloni supersantos - di Rafel’a
guardia), c’ho giocato a nascondino (ara ‘mucciareddra), c’ho
raccolto qualche noce e, messa in tasca e nascosto agli occhi dei più, me la
sono gustata in santa pace.
Dopotutto
casa dei miei genitori dista non più di 150/200 metri dall’albero delle noci di
Dario Brunori.
Quindi
è un albero che, seppur non l’avevo considerato più di tanto nella quota di mia
vita passata nel rione in cui vegeta l’ormai tanto famoso quanto miracoloso
albero, esiste davvero che esisteva prima che io venissi al mondo e che
sicuramente ora, grazie a Dario Brunori, esisterà anche quando io al mondo non
ci sarò più… spero. Dopotutto è risaputo che un albero di noci può anche vivere
150 o 200 anni. O diventare eterno grazie ad una canzone giunta ad un
encomiabile terzo posto al Festival della Canzone Italiana di Sanremo edizione
2025.
In
un post su Facebook che ho pubblicato non appena ho ascoltato la canzone
“l’albero delle noci” di Dario Brunori mi ero ripromesso, preannunciando tale
mia idea su tale post, di parlarvi, con un apposito scritto sul mio blog (il
San Fili By Pietro Perri Blog) di alcune leggende/superstizioni (?) che
aleggiano intorno agli alberi delle noci a San Fili.
Leggende/superstizioni
che mi sono state date in consegna (con passaggio orale) da mia madre Teresina
Letizia Rende (1921/2019) che da tempo mi ero ripromesso di mettere nero su
bianco e che, grazie all’amico (difficile non dichiararsi suo amico anche se
c’hai avuto a che fare pochi attimi come lo scrivente con un mito come lui) e
compaesano Dario Brunori ed al suo exploit sanremese, finalmente mi sono deciso
a fare.
Ed
allora… “Sono cresciute veloci le foglie sull’albero delle noci / E nei tuoi
occhi di mamma adesso splende una piccola fiamma”.
* * *
Tutti,
o quasi, abbiamo sentito almeno una volta nella nostra vita dell’albero delle
noci di Benevento… tutti, almeno a San Fili (CS).
Perché
noi di San Fili, seppur non abbiamo nulla a che dividere con gli amici
connazionali (in quanto entrambi apparteniamo al Regno di Napoli prima ed al
Regno delle Due Sicilie poi) di Benevento, comunque viviamo in una terra magica
dove le leggende (e le leggende quasi sempre prendono vita da un fatto reale il
cui ricordo si perde magari nella notte dei tempi… ma che fa parte del nostro
DNA) hanno trovato il loro habitat naturale: San Fili, stupendo borgo e stupendo
territorio già appartenuto al Regno Delle Due Sicilie, alle varie dominazioni
straniere succedutesi nei secoli (arabe, spagnole, turche e chi più ne ha più
ne metta) e già ricadente nella mitica area denominata, oltre mille anni
addietro, Magna Grecia… ovvero Grande Grecia.
Alla
colonizzazione (non… occupazione, si guardi bene) dei nostri padri greci
dobbiamo, ad esempio, la nascita e l’evoluzione di credenze come la Fantastica
e sempre ai nostri padri greci dobbiamo1, quasi certamente, la conoscenza del
prezioso uso delle ebre a scopo curativo. E furono le… magare di San Fili.
Il
rimbombo mediatico che ha fatto la bellissima canzone “L’albero delle noci” del
concittadino Dario Brunori mi ha riportato indietro di qualche decennio… di più
di un decennio… dell’oltre mezzo secolo di vita che mi sono lasciato alle
spalle. Ovvero a quegli spensierati giorni del “godi fanciullo” quando mia
madre (magara come tutte le donne che si rispettino a San Fili) non so
se per farmi paura o perché anche lei era stata a sua volta vittima di tali dicerie
quando la stessa era bambina mi svelò che non bisogna mai piantare una noce. E
mi svelò tale prezioso mistero dopo, purtroppo, che io ne avevo piantato una in
un terreno che in quegli anni, primi anni settata del XX secolo, mio padre
coltivava, più per hobby che per necessità, poco al di sotto del tratto di
strada che noi sanfilesi d’altri tempi continuiamo a chiamare “scisa d’u
Canalicchiu”. Un terreno poco al disotto dell’ex galleria ferroviaria che passa
al di sotto del centro abitato… uscita lato Cosenza.
E
la cosa peggiore era stato il rendermi conto che quella noce che aveva piantato
si era già magicamente tramutata in una simpatica… bella piantina.
Perché
non avrei mai dovuto piantare una noce con le mie mani? Perché non dovrete mai
piantare una noce con le vostre mani?
Ok,
non dimenticate mai che San Fili (CS) continua ad essere terra delle magare,
terre dei magari e terre dei magaruni: terra magica e terra di magia. E
forse come tale l’ha voluta proprio il Grande Architetto Dell’Universo.
Detto
questo… detto il resto: non appena il tronco dell’albero nato dalla noce che
avete incautamente piantato con le vostre mani, sfidando la sorte ed il destino,
raggiunge la circonferenza del vostro collo… salutate amici parenti ed affini
in quanto pochi, se non già passati, sono i giorni che vi restano da vivere. L’albero
delle noci tanto caro a più di un Dio greco, a partire dallo stesso Giove,
sembra rispetti, secondo tale leggenda, l’equazione “una vita uguale una vita”.
Quale
fu il prezzo che pagai per questa nuova drammatica scoperta: per oltre quindici/venti
anni passando a pochi metri da dove cresceva sempre più rigoglioso non l’albero
delle noci di Dario Brunori ma il mio albero felle noci controllavo la
circonferenza del mio collo, e seppure da una certa distanza, cercavo di vedere
se la circonferenza dell’albero avesse raggiunto quella del mio collo.
A
questo punto due domande potrebbero sorgervi spontanee:
1)
come mai non estirpai subito l’albero delle noci appena nato?
2)
come mai sono ancora vivo?
E
queste due intelligenti domande meritano altrettante intelligenti risposte.
Non
estirpai la pianticina di noce perché amo la natura… e poi di anni prima che la
circonferenza del tronco dell’albero delle noci raggiungesse la circonferenza
del mio collo sarebbero comunque passati vari anni… e purtroppo passavano… e
purtroppo sono passati.
Per
quanto riguarda la risposta alla seconda domanda… siete proprio sicuri che io
sia ancora vivo?!?
Un
altro consiglio, sempre legato all’albero delle noci, che vi voglio dare (così
come mi fu dato a me sempre in quei magici anni del “godi fanciullo”) è… non
riposatevi o quantomeno non dormite mai sotto un albero delle noci.
Il
motivo?
Sotto
l’albero delle noci non c’è vegetazione e se non c’è vegetazione un motivo ci
sarà.
L’albero
delle noci, almeno in Calabria, continua ad essere un albero caro agli dei
delle più disparate religioni del passato… e magari anche di qualcuna del
presente.
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace.