San Fili - largo Municipio ('mmienzu u puontu) nel 1910. Notare le galline pascere in primo piano, |
Qualche anno addietro assieme ad alcuni colleghi di lavoro feci una gita di
un giorno ai cosiddetti “sassi di Matera”.
Al ritorno da tale gita non potei fare a meno di lamentarmi sul mio blog (il
“San Fili by Pietro Perri Blog” che trovate all’indirizzo internet:
www.sanfilibypietroperri.blogspot.it) su quanto mi avesse deluso tale gita. Su cosa mi fossi aspettato di trovare e su quanto non avessi trovato.
www.sanfilibypietroperri.blogspot.it) su quanto mi avesse deluso tale gita. Su cosa mi fossi aspettato di trovare e su quanto non avessi trovato.
Tra le cose che mi sarei aspettato di trovare a “i sassi di Matera”, visto
la pubblicità che fanno (peggio di un martello pneumatico) su tale luogo, c’è
sicuramente una maggiore capacità imprenditoriale e quindi una maggiore
capacità di sfruttare quanto la natura o la storia ci hanno immeritatamente
elargito.
Purtroppo da Firenze in giù... siamo e saremo sempre e comunque Meridione.
L’oro, diciamo la verità, a noi ci sa di tuorli d’uova marce.
Le critiche non passarono inosservate tanto che nel men che non si dica
alcuni operatori turistici di Matera me ne dissero di cotte e di crude. Non
mancarono comunque tra gli stessi quanti in effetti presero anche le mie
difese.
Qualcuno tra i più critici sul mio scritto disse (... ed a volte a pensar
male ci si azzecca pure!) che io ero una persona insensibile perché non
riuscivo proprio a capire neanche in che modo vivessero gli abitanti della zona
denominata “i sassi di Matera” fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso:
animali d’allevamento (galline, maiali, conigli, muli, asini. vitelli e chi più
ne ha più ne metta) ovunque. E non pochi erano gli esseri umani che dormivano
assieme agli animali... magari in qualche grotta.
Tutto ciò come se tale realtà, da esseri dimenticati da Dio e dal Mondo,
fosse solo tipica di quella cittadina.
Si stupirono per la mia risposta. Una risposta che lasciava ben pochi
margini di ribattere all’argomento aperto: “Scusate...”, dissi loro, “... ma
pensate veramente che a San Fili (il borgo in cui io vivo) e gran parte delle
cittadine del Sud d’Italia in quel periodo si vivesse diversamente da come si
viveva nella vostra Matera?”
Credetemi, non la presero bene. Pensavano d’avere l’esclusiva ed invece...
... invece anche a San Fili, fino alla prima metà degli anni Settanta del
secolo scorso, non era difficile vedere galline libere di scorrazzare in cerca
di qualcosa da beccare nei nostri caratteristici vicoletti o notare dei recinti
con conigli o sentire i maiali grugnire tra i vari catoji (stanze a
pianterreno adibita al ricovero degli animali) sparsi, spesso l’uno affianco
all’altro, in vari punti del nostro centro abitato.
Oltretutto il possedere nella propria casa un luogo dove accudire tali
animali, e gli animali stessi, all’epoca era quasi un simbolo di famiglia
benestante.
Dopotutto chi possedeva un mulo, tanto per fare un banale esempio, nel
contempo possedeva oltre che un “capitale” (il valore del mulo) anche una buona
fonte di reddito.
Bellissima è una pagina scritta dal nostro indimenticato prof. Francesco
Cesario dal titolo “la villeggiatura dei maiali” ed apparsa nel suo libro “San
Fili nei tempi”.
In tale libro il prof. Francesco Cesario riporta tutta una serie di ricordi
della “sua” San Fili tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del XX
secolo. Se non l’avete letto questo
libro e se siete sanfilesi doc... leggetelo. Ne vale proprio la pena.
Ma, direte, a Matera c’era anche chi oltre che con gli animali dormiva
anche nelle grotte.
“Ed anche questo...”, rispondo io, “non ci siamo fatti mancare a San Fili e
per giunta fino ai primissimi anni Settanta”. Basta infatti pensare al mitico
Francesco Mazzulla alias “u Summichele”.
E pensate come dovevano essere puliti e sicuramente profumati i vicoli ed
il corso principale del nostro amato/odiato... stupendo borgo.
Altro che gli escrementi di cani in cui ci si imbatte così facilmente ai
giorni nostri.
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... un caro abbraccio a
tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!