Parte di contrada Frassino in Comune di San Fili vista dall'alto (google maps). |
Parte di contrada Cozzi in Comune di San Fili vista dall'alto (google maps). |
Il Blog di Pietro Perri dedicato a San Fili (uno dei più bei paesi della provincia di Cosenza) e ai Sanfilesi nel Mondo.
Parte di contrada Frassino in Comune di San Fili vista dall'alto (google maps). |
Parte di contrada Cozzi in Comune di San Fili vista dall'alto (google maps). |
Nella foto a sinistra,
messami gentilmente a disposizione dall’amico e compaesano Salvatore Calomeni,
troviamo uno spaccato della San Fili di metà anni Ottanta del XX secolo...
sull’entrata della macelleria (un vero e proprio circolo di aggregazione
sociale) di compa’ Giovanni Calomeni. Da sinistra: Gianni Zolo, Luigi
(Gigino) Mazza, Franco Musacchio, Antonio Palermo, Salvatore Calomeni, compa’
Giovanni Calomeni e Mario Sergi.
Articolo pubblicato sul
Notiziario Sanfilese (il bollettino dell’Associazione culturale “Universitas
Sancti Felicis” di San Fili) del mese di 0ttobre 2017... a firma Pietro Perri.
* *
*
Ho sempre amato passeggiare lungo corso XX
Settembre a San Fili e quest’amore sicuramente è via via aumentato col passare
degli anni.
Oltretutto, col passare degli anni e col
sopraggiungere di qualche piccolo disturbo metabolico legato alla vita
sedentaria ed alla cattiva alimentazione che contraddistingue i tempi moderni,
in questi ultimi anni mi sono felicemente reso conto di quanto possa essere
salutare una bella “vasca” (ovvero una bella salita e discesa dell’intero corso
compreso tra l’aireddra ed il bivio per la frazione Bucita).
Ammettiamolo: abbiamo uno dei più bei
corsi dell’intera provincia di Cosenza e proprio non vogliamo mettercelo in
testa. Un corso che se si trovasse in Toscana o in Umbria sarebbe sinonimo di
oro colato.
Purtroppo si trova a San Fili cioé in
provincia di Cosenza ovvero, parafrasando un brutto concetto usato da Giorgio
Bocca come titolo di uno dei suoi peggiori libri, nell’Inferno... in
Calabria... destinazione Profondo Sud.
Di “vasche”, sia con amici
quotidiani che con amici con cui mi ritrovavo nel corso dell’estate o dei
periodi natalizi (cioè quando gli stessi, fuori regione per motivi di lavoro,
rientravano - qualcuno per fortuna rientra ancora - in paese a trovare i loro
familiari), lungo corso XX Settembre negli ultimi cinquanta anni ne ho fatte
tantissime. Alcune tutte d’un fiato e magari, quasi una salutare amara pillola,
a passo di prete. Altre fermandomi di tanto in tanto in qualche punto
strategico a parlare del più o del meno con i “compaesani storicamente
designati” a guardia di tale punto.
Quasi un tutt’uno con lo stesso:
compaesano/compaesani e punto strategico.
Uno dei punti in cui mi piaceva fermarmi,
nel percorrere in su ed in giù corso XX Settembre a San Fili nel corso degli
anni Settanta... Ottanta e Novanta del secolo scorso, era sicuramente la
macelleria del cavaliere del lavoro… compa' Giovanni Calomeni.
Un’istituzione all’epoca ancora vivente di
ciò che ormai sopravviveva solo nel ricordo dei nostri padri della mitica
“piazza Municipio” ovvero de “Mmienz’u puontu”.
Nei pochi lineari metri di Piazza
Municipio negli anni Settanta ancora si potevano visitare saloni di barbieri,
il negozio di scarpe di Annibale Nigro, la fruttivendola di Eugenia Cavaliere,
l’esattoria di Genuzzu Calomeni, negozi di stoffe quali quello di
Genoeffa Rossiello (ma non era l’unico), il tabacchino di Lisetta Calomeni
e chi più che ha più ne metta.
Era, quello, decisamente un mondo a sé
tanto da rientrare a pieno diritto anche in alcune strofe apparse sul mitico
giornale murale satirico sanfilese (1945/1950) “Il Cantastorie”.
Compa' Giovanni Calomeni per chi voleva scrivere su San Fili e sui Sanfilesi,
ovviamente parliamo di memoria storico-popolare degli ultimi due secoli con
particolare riferimento al periodo compreso tra il 1930 ed il 1980, era un
tesoro d'informazioni e di riporto d'aneddoti e curiosità di vario genere… non
solo dal punto di vista della produzione e/o della commercializzazione del vino
e della carne.
Una persona come poche, decisamente, ne ha
avuto come degni figli su questo fronte la nostra San Fili. In quanto oltre che
a ricordare sapeva anche raccontare e dare la giusta enfasi alle frasi che
utilizzava per trasmettere i suoi ricordi.
Diciamo la verità: amava San Fili. Così
come lo amava l’indimenticato Mario Oliva o come lo ama il nostro
sempreverde... mitico Marcello Speziale.
Una ricchezza d’informazioni (quella a cui
si poteva accedere tramite l’amico Giovanni) purtroppo scarsamente, quando non
malamente, utilizzata dai suoi compaesani incluso lo scrivente.
A me piaceva ascoltarlo, non sempre a dire
il vero in quanto all'epoca cercavo di tesorizzare solo ciò che mi serviva sul
momento e per il momento, ed a lui piaceva farsi ascoltare da me... e non solo
da me. Aveva estremo bisogno di sentire il quotidiano contatto umano con i suoi
compaesani.
Lo sgabello in ferro smaltato a
disposizione per me, nella sua macelleria… mmienz'u puontu… c'era
sempre. Anche quando lo stesso era stato già occupato da qualche suo cliente o
qualche altro graditissimo avventore. Quella macelleria al pianterreno del
palazzo di “Donna Vienna Gentile” (così lui continuava a chiamarlo) non raramente
si tramutava in un piacevole… pittoresco circolo di discussione culturale.
Vi si parlava pacatamente del più e del
meno e vi si parlava dei tempi passati. Tempi in cui, agli occhi di compa'
Giovanni Calomeni, ancora esisteva un minimo di rispetto fra le persone e la
parola tra soggetto e soggetto o una semplice stretta di mano valevano
contratto.
Vi si parlava, tra il più ed il meno,
anche delle bellezze architettoniche presenti nel nostro borgo ed un giorno compa’
Giovanni Calomeni mi parlò anche di quella stupenda opera muraria (di cui
purtroppo ormai restava solo un vergognoso rimasuglio distrutto non dall’opera
devastatrice dei tempi ma dall'imbecillità umana) ancora conosciuta col nome
di… Muraglione. Una stupenda opera realizzata sotto il governo dei Borbone tra
il 1820 ed il 1830.
“È un’opera unica!”, mi diceva compa'
Giovanni Calomeni, “Un’opera di cui persino re Ferdinando, nel passare
con la sua carrozza da San Fili, ne restò meravigliato. E volle complimentarsi
con chi l'aveva progettata e con quanti l’avevano realizzata.”
Ed effettivamente se la guardiamo dal di
sotto non possiamo, ancora oggi, che restare affascinati anche noi
nell’osservare i miseri reietti resti di tale stupenda opera.
Inutile dire che il XVIII secolo era ben
diverso dal secolo che ci siamo infelicemente... appena lasciati alle spalle.
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Un caro abbraccio a
tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!