A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@alice.it

sabato 16 agosto 2014

San Fili, Raffaella Scarpelli e il B&B “Antica Calabria”.

Il B&B "Antica Calabria" di San Fili.
Entrando nel centro abitato di San Fili, venendo con la macchina dal bivio per Paola, non può non colpirci un fabbricato recentemente restaurato - in modo impeccabile, sarebbe quasi il caso di dire - sulla cui facciata laterale sinistra, quella che da’ su corso XX Settembre (dall’altra parte ci troviamo in via sant’Antonio abate), fa bella mostra di sé un’insegna in stile con su scritto: “Antica Calabria - Bed & Breakfast” (“Antica Calabria - Letto e prima colazione”).
Verso la metà del mese di Luglio scorso, giorno 12 per la precisione, su gentile invito di Antonio (Tonino) Salerno, della moglie Lina De Lio e del loro figlio Francesco, ho partecipato all’inaugurazione della stupenda (e vi assicuro che lesino complimenti) struttura ricettiva.
Il nuovo B&B, affiancandosi alle strutture preesistenti, offre, per quanti hanno intenzione di fermarsi nel nostro piccolo borgo sia per passare in rilassante weekend a contatto con la natura circostante, che per un semplice soggiorno toccata e fuga o anche per un rientro nel proprio paese natio a gente che manca da tanto da San Fili e non ha più parenti in loco in grado di ospitarli, due comodissime ed accoglienti stanze (sapientemente ammobiliate in stile retrò) con possibilità di ben sette posti letto.
Francesco Salerno il gestore.
Ad accogliere gli ospiti ci sarà il nostro compaesano, gestore della struttura, Francesco Salerno (nipote dell’indimenticato Rosario Salerno mitico dirigente della stazioncina ferroviaria di San Fili).
Francesco, persona gentilissima e disponibilissima (dopotutto i suoi nonni da parte di padre sono Rosario Salerno e Rosina Zangaro mentre da parte di madre sono Biagio De Lio e Amelia Fiore... un po’ come dire che anche la signorilità in alcuni casi si eredita pure), è anche padrone della lingua inglese e quindi gli ospiti che potrebbero avere difficoltà a parlare l’italiano ma che conoscono un minimo d’inglese non avranno sicuramente problemi a farsi capire in tale struttura.
Cosa offre il B&B “Antica Calabria” agli avventori? ... oltre ad un’ottima camera a dir poco da hotel a tre stelle, pulizia, cortesia ed affidabilità... anche una buona colazione e la possibilità di utilizzare, all’occorrenza, una funzionale cucina in comune.
Personalmente consiglio anche ai sanfilesi residenti di fare un salto nella struttura gestita dal nostro compaesano Francesco e chiedere allo stesso il piacere di visitare l’interno della struttura. Merita la pubblicità di tutti noi.
Ulteriori informazioni su come prenotare il proprio soggiorno in tale struttura sono rintracciabili al sito internet  www.anticacalabria.com o al numero di cellulare 3890335149.
*     *     *
Giorno 12 Luglio scorso, ovvero il giorno dell’inaugurazione del B&B “Antica Calabria” di San Fili, è stato foriero di sorprese non solo per chi scrive ma anche, quasi certamente, per qualcuno che legge. Nella sala adibita al ricevimento all’uopo preparato, oltre a tante leccornie messe in bell’evidenza sui tavoli ad uso e consumo per noi graditissimi ospiti, non potei non notare che una deliziosa signora organizzava il suo angoletto con tanto di strumentazione musicale per intrattenerci con la sua bellissima voce.
Raffaella Scarpelli.
A quella signora sicuramente l’avevo già vista da qualche parte... ma tanti e tanti anni addietro, Non solo io l’avevo vista ma anche un’altra ospite della serata che mi chiese se conoscevo la stessa. Fu un attimo e ricordai. Ricordai una parte della mia infanzia (periodo delle scuole medie) e d’incanto mi ritrovai catapultato sui banchi delle scuole medie del paese assieme al fratello della cantante - cantautrice a dire il vero - che in quella serata ci avrebbe piacevolmente intrattenuti con pezzi suoi e sicuramente anche di repertorio.
Il mio compagno di classe, e se non vado errato anche di banco, era il carissimo Gaetano Scarpelli. La sorella è la mitica nostra compaesana Raffaella... ovviamente Scarpelli, figlia di Vanni e di Teresa Passarelli.
A proposito: per chi, tra noi internetnauti avesse voglia di ascoltare la bravissima Raffaella non ha che da andare sul motore di ricerca di Google, scrivere nell’apposito spazio “Raffaella Scarpelli” ed attendere la sempre educata risposta di tale motore di ricerca. Vi meraviglierete del numero di link in cui vi imbatterete e cliccando su molti di questi, in particolare su quelli che ci portano dritti dritti su “Youtube” potrete ascoltare alcuni pezzi della nostra mitica compaesana.
... buona navigata a tutti.
*     *     *
Complimenti di vivo cuore agli organizzatori della serata con l’augurio che il B&B “Antica Calabria” di San Fili sia anche un po’ il nuovo volano per il rilancio dell’economia del nostro meritevole paesino. I Sanfilesi, e soprattutto San Fili, lo meritano.
*     *     *
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

martedì 5 agosto 2014

… si fa presto a dire fresa. (7)

Sponza frese del Salento.
... il giorno della "SAGRA DELLA FRESA SANTUFILISE" (ovvero il 22 Agosto 2014) si avvicina. Con ospiti di riguardo e con tanta voglia di stare assieme. E' quasi completato anche il tavolo della presidenza del convegno. Tra gli altri ci saranno la dottoressa Rosanna Labonia, lo chef Mario Molinaro, lo scrittore Anton Francesco Milicia e l'artista Pietro De Seta. E ci saremo anche noi dell'Associazione culturale "Universitas Sancti Felicis" di San Fili.
Tu... sarai dei nostri?
*     *     *
La fresa? … è anche poesia, e non solo per il profumo da cui si viene avvinti passando nei pressi di un forno dove la stanno appena sfornando. E’ poesia perché è un prodotto che, nel momento in cui si decide di mangiarla, vi si mette il cuore dentro.
Credetemi, se vi chiedono “Vuoi che ti condisca una fresa?”… rispondete immediatamente in modo negativo. La fresa è un qualcosa di personale e come tale solo chi è destinato a mangiarla è legittimato a condirla: siamo di fronte ad un’opera, un’opera che scaturisce dal cuore. Non siamo di fronte ad un semplice rito… quasi religioso ma comunque ripetitivo e come tale spesso senza sapore, senz’anima.
La fresa la si già assapora, verso dopo verso come una poesia che fa vibrare i nostri pori attimo dopo attimo… che fa raggrinzire la nostra pelle parola dopo parola, dal momento in cui facciamo cadere sulla sua faccia a vista la prima goccia d’acqua destinata a riportarla in vita - miracolosamente nel volgere di un innocuo sospiro - davanti ai nostri occhi.
Noi e la fresa che “ci” stiamo preparando diventiamo magicamente un tutt’uno.
La fresa, dicevo, va preparata sul momento e sul momento ne vanno ricercati nella dispensa o nel frigo gli elementi che serviranno a “renderla parte di noi stessi”. Certo, c’è anche il condimento classico ma, malgrado lo stesso - credetemi se lo potete - non esiste una fresa uguale all’altra. Persino il semplice “olio, aceto, sale e origano” (base della “fresa origanata”) non garantisce da un centimetro di fresa all’altro il medesimo sapore. E non sono certamente le papille gustative ad ingannarci.
Ancor prima di iniziare a preparare per condimento la tua fresa, ovvero dopo averla sfiorata con un filo d’acqua nella parte più delicata (ovvero ciò che sarebbe stata la mollica del pane o della pitta se non l’avessimo tramutato in “cibo per gli dei”) già hai in mente il risultato finale… o almeno credevi di averlo perché, appena aperto il frigo o la dispensa, ecco che tuo cervello iniziano a prendere forma tutta una serie d’immagini e domande molte delle quali a prima vista senza senso: e se ci mettessi anche un po’ di pepe nero? … pipe buonu, come dicevano i nostri genitori o i nostri nonni? … ma anche un po’ d’aglio (non a tutti piace… a chi scrive, tantissimo!) non guasterebbe o una manciata, giusto per gradire, di Parmigiano Reggiano in scaglie. Il tutto ovviamente a prescindere dall’origano, dal sale, dall’olio (d’oliva, puro o diluito con olio di semi o, per i palati meno preparati ai ruspanti sapori, del semplice quasi inesistente olio di semi) e dell’aceto: bianco o rosso per me pari sono.
Dalla “fresa origanata” si passa alle frese diversamente condite ma sempre tipiche della nostra zona quale quelle che prevedono l’uso del pomodoro possibilmente raccolto nel proprio orto e quindi maturato al sole, così come Dio l’ha creato e come Dio comanda, e non raccolto acerbo e fatto maturare nelle celle frigorifero con diabolici e quindi dannosi metodi industriali.

A chi non andrebbe una bella fresa sulla quale abbiamo appena fatto una bella “stricata” con un saporitissimo pomodoro? … il tutto seguito con un filo d’olio, un pizzico di sale e il sempre presente, parlando di fresa, meridionale origano.
Questa breve digressione comunque non vuole essere un articolo/trattato di cucina con tema “la fresa”: chi scrive può anche essere un poeta (per la serie “In Italia tutti sono poeti… anche i poeti!”) ma certamente non un cuoco. Per quel passo in più, per oltrepassare quel sottile filo di confine che ci porta nell’altro dell’alta cucina allontanandoci dall’essere “noi meridionali”… se avete intenzione di oltrepassarlo tale filo… rivolgetevi a qualcun altro, qualcuno del mestiere. Avrete in tal modo la possibilità di condire in modo alternativo una fresa, di fare della fresa un piatto da portata magari di ristorante a più stelle ma… secondo me non avrete più il piacere d’assaporare la… vostra fresa.
Comunque alcune piccole varianti in tema non sono da sottovalutare, se ne rispetto di ciò che si trova nella nostra dispensa o nel nostro frigo, in fatto di condimento di frese per la serie “ognuno a suo gusto”. Se le frese che abbiamo davanti sono quelle piccole (tonte o ovali, già detto per l’aceto bianco o rosso, per me pari sono) non guasta il condirle magari con una bella forchettata di saporite (adeguatamente aromatizzate) melanzane a filetti (... ara scapice?), o con della piccante rosamarina (... capriccio di pesce?) o, per chi proprio vuole esagerare, con una bella spalmata di ‘nduja calavrise.
Un consiglio per chiudere in bellezza, con un giusto dessert ottenuto con una piccola fresa magari brunetta (integrale) e con l’aggiunta di un semplice ingrediente che, seppure ormai sopravvive quasi solo nel ricordo dei più ancora per miracolo si trova in circolazione? ... detto fatto: provate a condire la vostra fresina con qualche goccia di miele di fichi diluito con un po’ d’acqua e poi venite a riferirmi quali sono state le vostre sensazioni dopo averla ingoiata.
Si potrebbe dire ancora tantissimo sulle frese e sui prodotti tradizionali che potrebbero essere usati dalle nostre parti per condirle e renderle uniche al nostro palato. Valga per ciò e per tutti quest’affermazioni: ognuno si tenga (condisca) la propria fresa e se la tenga (condisca) come meglio crede.
La fresa è un piatto del tutto personale. La fresa è... pura poesia (e tutti noi, nel nostro subconscio, un po’ poeti lo siamo certamente).
*     *     *
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

domenica 3 agosto 2014

… si fa presto a dire fresa. (6)

... il giorno della "SAGRA DELLA FRESA SANTUFILISE" (ovvero il 22 Agosto 2014) si avvicina. Con ospiti di riguardo e con tanta voglia di stare assieme. E' quasi completato anche il tavolo della presidenza del convegno. Tra gli altri ci saranno la dottoressa Rosanna Labonia, lo chef Mario Molinaro, lo scrittore Anton Francesco Milicia e l'artista Pietro De Seta. E ci saremo anche noi dell'Associazione culturale "Universitas Sancti Felicis" di San Fili.
Tu... sarai dei nostri?
*     *     *
Per far le frese si utilizzava lo stesso impasto della pitta (ovvero “pasta di farina schiacciata a forma sferica e cotta la forno”… non raramente con un bel buco al centro). Quest’impasto era leggermente più liquido dell’impasto fatto per il pane e non raramente qualcuno, allo stesso, aggiungeva un filo d’olio.
Seguite tutte le fasi previste (impasto, lievitazione, riduzione a piccoli pani, schiacciata con foro scentrale, primo passaggio in forno, divisione in due parti a metà cottura e secondo passaggio in forno) ed ottenute finalmente le frese, li si lasciava un attimo a prendere aria per farle raffreddare e dare la possibilità delle stesse di perdere un’ulteriore quantità di vapore acqueo prima di impilarle o metterle in qualche capiente cesta.
A casa, a seconda delle possibilità a disposizione, le frese li si metteva a riposare in una paniera o li si infilava, tramite il provvidenziale buco, in una canna che si fermava, ad una certa altezza, con degli spaghi o del ferro filato a qualche trave… ccussì cumu si facìa ccu re sazizze.
Le frese con l’utilizzo di farina bianca o quanto meno brunette (integrali… ccu ra caniglia dintra) li si mangiavano prettamente in estate ed in autunno. Quelle ottenute con la farina di mais (migliu) o altri cereali e/o frutti farinabili si preferiva, più per necessità che per piacere, ovviamente, utilizzarle d’inverno.
In primavera o in estate, negli anni antecedenti gli anni Settanta del XX secolo, non era raro vedere qualche nostro compaesano - mi rivolgo ai sanfilesi - dirigersi nelle campagne circostanti il nostro centro abitato… munito di una “pezza” (strofinaccio con dentro la colazione) in cui c’era anche qualche pezzo di fresa.
Era uno spettacolo, poi, osservare i nostri nonni in campagna, in occasione di notevoli raccolte ortofrutticole estive o quando dovevano lavorare la terra per prepararla alla nuova semina o alla mietitura del grano.
In quei particolari giorni non raramente - al momento del pranzo - si vedeva l’intera famiglia “allargata” (ovvero tutti i presenti piccoli inclusi) inzuppare magari il pane o, meglio ancora, le frese nell’unico grosso piatto centrale stracolmo d’insalata di pomodori (con cipolla e magari patate bollite ed opportunamente affettate) da cui, contemporaneamente, si servivano tutti.
Belli quei grandi piatti. A proposito, com’è che li chiamavano dalle nostre parti questi particolari piatti? ... riennitani o riennisani?
Erano decisamente altri tempi: sono passati appena una quarantina d’anni da allora (si era agli inizi degli anni Settanta del XX secolo) eppure... sembrano essere passati secoli. Sembra che certe immagini, a San Fili e non solo a San Fili, certi odori e certi sapori appartengano ad un’epoca che nessuno di noi “tra i meno” ha mai vissuto né rivivrà mai.
Inutile dire che anche nelle frese, almeno finché le stesse erano un’ottima alternativa al pane, c’era una certa diversificazione di destinazione sociale, almeno nel corso della prima metà del secolo scorso: le frese bianche erano destinate ai cosiddetti “signori” mentre le brunette (integrali) o quelle ricavate con farina di mais o altre farine di valore inferiore, o comunque considerate tali, erano destinate alle classi meno abbienti... se se le potevano permettere.
Oggi, com’è strana la storia, è proprio il pane - e quindi le frese - bruniettu (ovvero i prodotti integrali) ad essere più ricercato e quindi più costoso di quello realizzato con semplice, malefica farina bianca.
Dicono che ciò che è integrale aiuta la digestione e migliora, grazie alle vitamine contenute nella buccia di determinati cereali e frutti, il nostro fisico. Dicono che la crusca sia un toccasano per la nostra salute eppure... una volta la caniglia (appunto la crusca) andava bene giusto per l’alimentazione dei maiali e magari per quelli della gente sottomessa da un sistema economico che non ha mai considerato, e continua a non considerare, un essere umano uguale all’altro.
Le frese, in particolare le brunette, venivano catalogate, fino a poco tempo addietro e dopo alterne vicende storiche, come un cibo dei poveri, un... prodotto senza futuro.
Oggi? ... specie nel Meridione d’Italia e non solo nel Meridione d’Italia potrebbero benissimo rivelarsi una stupenda alternativa alimentare. Anche e soprattutto per chi, magari tra sanfilesi doc, non ha vissuto nel nostro stupendo amato/odiato paesino i secoli antecedenti gli anni Settanta del XX secolo.
*     *     *
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!