Nell’immagine a
sinistra: esempio di catreija, tipo di trappola per uccelli realizzata
manualmente e con materiali di fortuna trovati sul luogo o portati
appositamente con sé per la realizzazione della trappola stessa.
L’articolo, firmato dallo scrivente con l’amico e cognato Roberto
Fieramosca, e stato pubblicato la prima volta sul quindicinale “l’occhio” del 21 febbraio del 1999.
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Nive suriciare e catreje.
Di Pietro Perri e Roberto Fieramosca.
E' bello San Fili sotto la neve: è
bello con i suoi tetti bianchi dai comignoli fumanti, con le sue campagne
bianche, le chiome degli alberi bianche... è bello tutto bianco com'è. E' bello
per i bambini che non devono andare a scuola e forse è bello anche per gli
adulti che, seppur forzatamente, devono prendersi un giorno di riposo.
E' bello perché, seppur camminando
goffamente, saliamo e scendiamo più volte, debitamente imbacuccati, il corso
principale (dopotutto anche l'unico) del paese... corso XX Settembre. E' bello,
per Bucita, salire e scendere per corso Miniaci. E' bello perché devi stare
sempre vigile, devi guardarti a destra e a sinistra, davanti e dietro a parare
o evitare qualche brutta pallonata di neve in agguato.
Con la neve anche gli adulti a San Fili
tornano ad essere per un po' bambini ed anche gli adulti può capitare di
vederli con un pallone di neve in mano... un pallone di neve che può colpirti
da un momento all'altro.
Cara dolce candida neve: anche
quest'anno, come succede da anni ormai, non mi sono fatto trovare impreparato
al tuo arrivo; anche quest'anno ho fatto in modo che nella mia credenza non
mancasse la bottiglia di nero miele di fichi, uno strano, dolce e stupendo
liquido che farebbe gola agli dei.
Che strano: un nero elemento che si
combina magistralmente con il bianco candore dei fiocchi di neve. Che bella a
scirubetta... che buona. Altro che i gelati dei giorni nostri, confezionati
o artigianali che siano: nessun alchimistico intruglio potrà mai eguagliare la
bontà di quest'abbinamento naturale.
Che bello ripensare ai tempi d'una
volta: a quei tempi che non ritorneranno più (e per alcuni versi c'è anche
d'augurarcelo). Che bello pensare a quando l'arrivo della neve avrebbe
significato poter assaporare uno stupendo piatto di passeri fritti con patate
(magari in quella frissura nera di fiamma)... in quel periodo che
comunque non mancavano sulla tavola dei sanfilesi pane miglinu, ficu
'nfurnate, pane nivuru (fatto anche con farina di castagna), alive
ammaccate, nuci, pistiddri e quanto di buono c'è rimasto del maiale.
Che bello preparare le trappole ppe'
passeri e frangiddri: e suriciare, e trappule cu ru ceramile e puru 'e
catreje (particolari trappole per uccelli realizzate con una verga di
castagno piegata ad arco su cui veniva realizzata una raggiera con piccole
liste di canna. Completava il tutto uno spago debitamente collegato,
l'ingranaggio vero e proprio, un'esca... e il gioco era fatto).
Che bello notare che la trappola aveva
funzionato benissimo e che bastava alzare il coperchio della trappola per
prendere l'incauto animale: che brutto alzare la trappola e notare che
l'animale non c'era (ci aveva fatto fessi) o nel momento in cui alzavamo la
trappola vederlo sfuggirci di mano e volare impaurito lontano nel cielo, ma
subito felice d'averla fatta franca almeno per questa volta.
Che brutto pensare che in effetti di
quei passeri e frangiddri ben poco restava di sapore sotto i nostri
denti, tanto erano piccoli ed inconsistenti. Ma era comunque un piacere, sotto
la neve, riuscire a cacciarli con tanta astuzia, lontano dagli spari di quegli
infernali mezzi di morte e sterminio, esclusivo appannaggio degli adulti,
chiamati schiuppette o fucili.
Che bello le case d'una volta (con otto
persone in una sola stanza che fungeva da cucina, sala da pranzo e sovente
anche stanza da letto) quando ancora non c'era la televisione, quando fuori era
tutto bianco e la famiglia era tutta intorno al focolare... e l'anziano della
famiglia raccontava, sicuro di far cosa utile e simpatica, ai presenti
l'esperienza di una vita o quei fatticini che i suoi vecchi gli avevano
raccontato cinquant'anni prima.
* * *
Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro
affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para
bellum”!
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