SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: agosto 2018

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

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giovedì 23 agosto 2018

Grande successo della presentazione della quarta raccolta di commedie “IL TURNO” di PEPPE ESPOSITO - San Fili, sala biblioteca com.le G. Iusi - 8 luglio 2018.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2018... by Pietro Perri.
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Giulia Fresca, Franco Sangermano e
Giuseppe "Peppe" Esposito.
Si è svolta domenica 8 luglio 2018 all’interno della sala convegni della biblioteca comunale “Goffredo Iusi” di San Fili la presentazione ufficiale de “IL TURNO” ovvero della quarta raccolta di commedie realizzata dal nostro compaesano Giuseppe “Peppe” Esposito.
La pubblicazione de “IL TURNO”, di fatti il titolo della prima commedia della raccolta stessa, segue a ruota la pubblicazione delle raccolte “Debole di ragione” (del 2015), “Da pari a pari” (del 2010) e “Commedie” (del 2004).
In questa nuova fatica di Giuseppe “Peppe” Esposito troviamo le commedie “IL TURNO” (sottotitolo “Non si cessa mai d’essere se stessi...”) e “La ricompensa” (sottotitolo “Il nemico del mio nemico è mio amico”).
Copertina della raccolta di
commedie "Il turno".
La presentazione dell’opera è stata curata da una vecchia cara conoscenza sanfilese: la bravissima dottoressa Giulia Fresca.
Giulia Fresca ha fatto, nel suo prezioso e sempre esauriente intervento, una erudita disamina sia della raccolta di commedie che veniva presentata in questa occasione che dell’intero lavoro, e quindi percorso evolutivo, portato avanti finora da Giuseppe “Peppe” Esposito.
Al tavolo della presidenza, oltre a Giulia Fresca ed all’autore Giuseppe “Peppe” Esposito, c’era anche il presidente della Pro Loco di San Fili (Ente che ha patrocinato l’evento) Franco Sangermano che ovviamente ha aperto i lavori portando i suoi doverosi saluti ai presenti.
A conclusione dei lavori propri della presentazione della raccolta “IL TURNO” è stata poi data la possibilità al nutrito pubblico presente in sala di intervenire (anche se più che interventi è il caso di dire che si è trattato di una discussione a più voci) in merito all’opera stessa.
Pubblico nella sala G. Iusi di San Fili
domenica 8 luglio 2018.
Tra gli interventi sono da segnalare quelli di Michele Montoro (poeta e filosofo sanfilese), di Franco Gentile, di Laura David (presidente in carica del Consiglio comunale di San Fili), del dottor Giovanni Carbotti e di Pietro Perri (presidente dell’Associazione culturale “Uni-versitas Sancti Felicis” di San Fili).
Quest’ennesima fatica del nostro compaesano Giuseppe “Peppe” Esposito è comunque la conferma che, anche sul piano di produzione culturale, a San Fili qualcosa... “Eppur si muove!” (avrebbe detto Galileo Galilei).
Fatto questo breve resoconto della stupenda serata offertaci dagli organizzatori dell’evento pubblichiamo di seguito una breve sinossi delle commedie presenti nella raccolta “IL TURNO”.
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Nella prima commedia “IL TURNO” troviamo tre suicidi che si ritrovano costretti nell'aldilà a dover scontare la pena eterna di rappresentare se stessi su di un palcoscenico di un teatro che ha in scena una sola sedia con di fronte un pubblico di morti, diciamo così, “normali”. I morti del pubblico avranno la possibilità, al contrario loro, di assistere o di uscire dal teatro. Il dramma e la pena che vivono i tre suicidi diventati per forza “attori” è quella di non ricordare nulla del loro passato terreno a cominciare dal loro nome, da ciò che erano e dal motivo che li ha indotti al suicidio. Ognuno di loro si è dato un nome fittizio, il primo che gli è passato per la testa, per poter iniziare a recitare. Con una serie di dialoghi drammatici che finiranno per sfociare nel gusto del paradosso ed nel senso della comicità, i tre decideranno di ribellarsi ad un “improbabile” regista e ad un pubblico “guardone”, decidendo di recitare solo per se stessi. Giuseppe “Peppe” Esposito ne “IL TURNO” ha voluto confrontarsi con il problema della colpa e della relativa punizione ma risulta del tutto evidente che i personaggi riusciranno ad uscire da questo semplice schema con la forza della volontà e della ragione.

Nella seconda commedia, ovvero “LA RICOMPENSA”, la trama è alquanto sfumata per non dire quasi inesistente e il tutto si sviluppa sul tradimento di ogni sentimento umano positivo.
Gli stati d'animo, le situazioni, la crudeltà dei dialoghi spesso espliciti a volte nascosti diventano la trave portante dell'intero impianto drammatico.  I personaggi con personalità molteplici, impegnati ad ingannare per prima se stessi recitano, a loro dire, la commedia della verità ma hanno come fine ultimo il loro personale interesse. L'interesse è motivo di tristezza ma allo stesso tempo un mezzo di coercizione feroce che mantiene i personaggi perennemente nella incertezza, spezzandoli in una angoscia senza fine. E così la paura di poter perdere ciò che si ha è così forte da portare uno dei personaggi a rinunciare ad ogni dignità per assoggettarsi completamente ad un altro pur di raggiungere il proprio scopo. I personaggi de “LA RICOMPENSA” sono come dei bambini e come loro si rivelano delle piccole carogne viziose, capricciose, lamentose e ci ricordano molto da vicino il carattere infantile della società moderna fondata sulla insaziabilità del desiderio (potere, beni, consumi) e sulla incapacità di essere soddisfatti.
A dirla con Antonin Artaud nel 1934 “Il problema che ora si pone è di sapere se nel nostro mondo che decade, che si avvia al suicidio, sarà possibile trovare uomini che attraverso il teatro saranno capaci di restituirci a tutti noi l'equivalente magico e naturale dei dogmi in cui abbiamo cessato di credere”.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

Solenne festa votiva in onore della B.V. Addolorata. Bucita 28 agosto - 8 settembre 2018. (PROG. CIVILE)


I "ZABATTA STAILA"
Sabato 8 settembre 2018 a Bucita (CS)
Si svolgeranno anche quest’anno, così come avviene ormai da oltre un secolo a questa parte, nella frazione Bucita di San Fili i solenni festeggiamenti in onore della B.V. Addolorata.
Tali festeggiamenti prevedono sia un corposo programma religioso (che vedrà il suo apice giorno 8 settembre con la consueta santa messa cui seguirà la processione lungo il corso principale ed i vicoli del borgo) che un nutrito programma civile (che vedrà tra l’altro vari appuntamenti musicali).
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PROGRAMMA CIVILE
MARTEDI’ 28 AGOSTO Apertura dei Festeggiamenti
Ore 22:00 Concerto Musicale del “Quartetto Speranza”
MERCOLEDI’ 29 AGOSTO
Ore 21:30 Raduno Abarth Club Calabria
GIOVEDI’ 30 AGOSTO
Ore 21:30 Serata Karaoke - La Corrida, dilettanti allo sbaraglio
SABATO 1 SETTEMBRE
Ore 21:30 Serata eno-gastronomica tradizionale bucitese con stand e musica popolare
DOMENICA 2 SETTEMBRE
Max torneo di Briscola dalle ore 16:00 alle 19:30, fasi eliminatorie del torneo, dalle ore 22:00 fasi finali
LUNEDI’ 3 SETTEMBRE
Ore 21:30 Giochi popolari
MARTEDI’ 4 SETTEMBRE
Ore 21:30 Pino Fuoco e Il Flaco animeranno la serata con musica e balli di gruppo
MERCOLEDI’ 5 SETTEMBRE
Ore 21:30 Serata rock: “La Banda Federale dello Sceriffo”
GIOVEDI’ 6 SETTEMBRE
Ore 21:30 Danza con le stelle 2018 a cura di Lega Danza Classica
VENERDI’ 7 SETTEMBRE
Ore 21:30 Spettacolo musicale di musica etnica con i “Taranta Nova” offerto dal Comune
SABATO 8 SETTEMBRE
Serata conclusiva con il rinomato gruppo “ZABATTA STAILA”
TUTTE LE SERATE SARANNO ALLIETATE DA STAND GASTRONOMICI
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

martedì 21 agosto 2018

Solenne festa votiva in onore della B.V. Addolorata. Bucita 28 agosto - 8 settembre 2018. (PROG. RELIGIOSO)

Si svolgeranno anche quest’anno, così come avviene ormai da oltre un secolo a questa parte, nella frazione Bucita di San Fili i solenni festeggiamenti in onore della B.V. Addolorata.
Tali festeggiamenti prevedono sia un corposo programma religioso (che vedrà il suo apice giorno 8 settembre con la consueta santa messa cui seguirà la processione lungo il corso principale ed i vicoli del borgo) che un nutrito programma civile (che vedrà tra l’altro vari appuntamenti musicali).
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PROGRAMMA RELIGIOSO
MARTEDI’ 28 AGOSTO Apertura dei Festeggiamenti
Ore 19:15 Raduno al Calvario direzione San Fili per accogliere il Predicatore, dopo il benvenuto, ricordo dei segni che si sono verificati durante le missioni dei passionisti nel secolo scorso
Ore 19:30 S. Rosario itinerante con sosta al calvario direzione Gesuiti per poi raggiungere processionalmente la Chiesa per il canto della Salve Regina, la Novena e a seguire la Solenne Celebrazione Eucaristica durante la quale ricorderemo il grande segno della presunta lacrimazione del 1982
TUTTE LE SERE DAL 29 AGOSTO AL 7 SETTEMBRE
Ore 19:30 Santo Rosario
Ore 20:00 Novena e S. Messa con intenzioni particolari che verranno avvisate in corso
GIORNATE PARTICOLARI
VENERDI’ 31 AGOSTO Il Crocefisso: a seguire dopo la messa, preghiera e meditazione itinerante sulla S.S. Passione e morte con la statua di Gesù Crocifisso
SABATO 1 SETTEMBRE Preghiera per la famiglia. Durante la Santa Messa prefestiva, benedizione delle coppie di sposi e fidanzati presenti
DOMENICA 2 SETTEMBRE L’Eucarestia
Ore 9:30 Esposizione del S.S. Sacramento lodi mattutine e adorazione per l’intera giornata
Ore 19:30 Rosario Eucaristico e a seguire S. Messa domenicale
LUNEDI’ 3 SETTEMBRE Preghiera per gli anziani e gli ammalati durante la S. Messa verrà amministrata l’unzione degli infermi
MARTEDI’ 4 SETTEMBRE Preghiera per i bambini, durante la S. Messa omaggio floreale e preghiera di affidamento dei bambini alla Madonna
GIOVEDI’ 6 SETTEMBRE Preghiera speciale per le vocazioni
VENERDI’ 7 SETTEMBRE Preghiera per gli emigrati
Ore 23:45 Dalla piazza Miniaci fiaccolata fino alla Chiesa per la preghiera del rinnovamento del voto alla Madonna Addolorata
SABATO 8 SETTEMBRE Solenne festa votiva dell’Addolorata
Ore 11:00 Santa Messa
Ore 17:00 S. Messa della solennità, a seguire solenne processione per le vie del paese (durante la processione non si raccolgono offerte) al termine in piazza Miniaci Preghiera alla Vergine Santa e reposizione della venerata statua nell’Istituto delle Suore Minime, dove si potrà sostare in preghiera per rendere omaggio alla nostra celeste patrona per l’intera serata. A mezzanotte, grande fiaccolata per il trasferimento della statua in Chiesa dove si concluderà con la preghiera di affidamento, il canto della Salve Regina e la benedizione. Al termine spettacolo pirotecnico
SABATO 15 SETTEMBRE Memoria liturgia della B.V. Addolorata
Ore 20:00 Santa Messa solenne, al termine reposizione della venerata statua dell’Addolorata nella nicchia abituale.
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Accompagnerà la processione la "Banda Musicale Città di Cerisano"
Illuminerà la via del paese la ditta "Calabria Luce di Sansalone Santo"
Curerà lo spettacolo pirotecnico la ditta "La Nuova Pirotecnica di Franco Greco" da Cerisano
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

U pont’e Saraca ovvero... “amara cronaca di una tragedia annunciata”?


Articoli pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese di agosto 2018... by Pietro Perri.
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U pont’e Saraca ovvero... “amara cronaca di una tragedia annunciata”?

Il 14 agosto 2018 alle ore 12 l’Italia apprendeva dell’ennesima tragedia, decisamente annunciata, che colpiva la città di Genova.
Un tratto del ponte Morandi (ovvero una parte del tracciato dell’autostrada A10) è crollato ponendo fine, tra l’altro, alla vita di oltre una quarantina di persone. Molte di queste erano decisamente giovani, alcuni poco più che ragazzine, ed in alcuni casi si trattava di interi nuclei familiari.
Una vera tragedia e purtroppo una tragedia più volte annunciata sia da segnalazioni di singoli cittadini che persino di interrogazioni parlamentari.
Purtroppo in Italia, e forse non solo in Italia, non basta annunciare le tragedie per accorgerci della crudele realtà delle stesse e per prendere eventuali provvedimenti al fine di prevenirle. A volte è necessario che prima si verifichino... e possibilmente che scorra sangue innocente.
Una volta che si è verificata la tragedia si cercano le responsabilità... di chi doveva intervenire e non è intervenuto, di chi doveva controllare e non ha controllato, di chi doveva relazionare ed ha relazionato con un classico “tutto a posto” (un po’ come a dire, parafrasando una celebre gag del principe Antonio De Curtis “L’operazione è riuscita ma il malato è morto”).
Oltretutto anche se trovassimo un colpevole questi tra processi controprocessi rinvii e via dicendo... alla fine sarà prosciolto con una bella prescrizione ed una lauta buonuscita.
Questa, dopotutto, continua ad essere l’Italia.
Restano i morti e gli inconsolabili familiari degli stessi.
Il crollo del ponte Morandi di Genova ha risvegliato, seppure per i soliti pochi giorni previsti dal protocollo, l’attenzione sulla situazione di tutti gli altri ponti a rischio presenti in tutt’Italia.
E nel novero di questi ponti, o viadotti, a rischio crollo è giusto ricordare che c’è anche il nostro caro “viadotto Emoli I” ovvero de ‘u pont’e Saraca (qualcuno dice sia nelle stesse condizioni anche il “viadotto Emoli II” ovvero quello al di sotto della villetta degli emigranti).
La domanda, che rivolgo con tutto il cuore agli amministratori locali (passati, presenti e futuri), è: “Vogliamo parlarne seriamente prima che sia troppo tardi”?
Se non è già troppo tardi.
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Una strana casualità?

Avevo non più di sei o sette anni quando furono inaugurati (ovvero aperto al traffico automobilistico) i ponti “viadotto Emoli I” e “viadotto Emoli II”.
Era il 1966 o al massimo il 1967. Era, difatti, una inaugurazione quasi in contemporanea  all’inaugurazione del ponte Morandi a Genova.
Da allora sono passati oltre 50 anni.
Tanti... per una struttura in cemento più o meno armato (in alcuni casi del tutto disarmato).
Il cemento, infatti, ormai l’abbiamo capito tutti che è un materiale eterno come l’eternit: zero, confrontato ad altri materiali scoperti ed utilizzati nel passato da noi esseri umani per realizzare ponti, case, strade e chi più ne ha più ne metta.
La realizzazione della nuova SS (Strada Statale) 107 per San Fili e non solo per San Fili all’inizio fu una fortuna. Una fortuna che comunque gli amministratori locali che hanno vissuto in quel periodo e molti di quanti sono loro succeduti agli stessi non hanno saputo minimamente tesorizzare.
Come al solito dalle nostre parti si è pensato al presente, ai soldi facili e subito (sempre per pochi e sempre per i soliti) a discapito del futuro dell’intera Comunità.
In quel periodo la mia famiglia abitava, da piccoli coloni, in una casetta in contrada Volette di proprietà della famiglia dell’ingegnere Giuseppe Blasi.
Io nascevo “immediatamente ospite di quella casetta” nel lontano 1961.
Al primo piano c’era la stanza da letto ed una finestra guardava proprio nella zona del costruendo ponte di Saraca ovvero del “viadotto Emoli I”.
I miei occhi erano affascinati dalle luci delle prime macchine che oltrepassavano quel ponte.
Qualcuno mi disse d’iniziare a contarle ed io iniziai a contarle e ad annotarne il numero.
Ero un bambino.
Era una magia unica.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 12 agosto 2018

‘a ‘mpigliolata. (1/6)



Nella foto a sinistra (ripresa dal web): Patate 'mpacchiuse... ara santufilise. ‘E patate ‘mpacchiuse (piatto povero ma decisamente gustoso) sono uno dei piatti tipici santufilisi assieme a pochissime altre pietanze o dolci quali ‘a ‘mpigliolata oggetto di quest’articolo. Foto dal web.

Articolo pubblicato sul Notiziario Sanfilese del mese febbraio del 2018... by Pietro Perri.

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Non raramente sento chiedermi da gente non sanfilese quali siano i piatti tipici della cucina del nostro stupendo... amato/odiato borgo.

Credetemi, non è facile dare una risposta a tale domanda. O almeno non lo è per lo scrivente (non ho mai messo in dubbio, infatti, né ho intenzione di farlo d’ora in poi, la cultura a dir poco superiore - confrontata alla mia - di tanti miei compaesani).

Certo se dovessi riferirmi ad un dolce tipico non potrei fare a meno di nominare la nostra stupenda chjina (tipico dolce sanfilese del periodo di carnevale, per chi non lo conoscesse o ne avesse perso il ricordo) ma troverei grosse difficolta ad indicare un primo piatto, un buon secondo o un contorno.

Intendiamoci: a San Fili, ovviamente escludendo singoli casi e/o singoli periodi storici, così come in buona parte del Meridione d’Italia (grazie anche e soprattutto alla nostra arte d’arrangiarci col nulla) non siamo mai morti di fame riuscendo non raramente a far diventare, in cucina, oro colato del semplice piombo.

Però... come rispondere al mio interlocutore col classico “lagana e ceci” o, per i più sofisticati, “lagana e cicerchie” o, per restare nel classico, dei fusilli (‘nchionchiari) conditi con sugo d’agnello o lardo e costine di maiale? ... troppo banale, troppo scontato, troppo... calabrese.

Diciamo la verità: a San Fili non siamo stati in grado finora di “istituzionalizzare” una cucina tradizionale.

Ognuno di noi ne inventa, a giusta richiesta di conoscenti “non sanfilesi”, di volta in volta una propria e spesso una nuova che tutto ha tranne che di sapore e profumo... tradizionale (tipico ed unico) sanfilese.

Qualcuna di tanto in tanto provo ad inventarla anche io. E lo faccio ovviamente rifacendomi ai ricordi che sopravvivono in me dai tempi in cui la mia famiglia abitava ancora in campagna in contrada Volette, ovvero fino al 1968, o ai primi anni in cui, con la stessa, mi sono trovato catapultato nella vita, decisamente meno bucolica di quella della campagna, del paese.

La cucina della mia famiglia era, ed in parte lo è tutt’ora, una cucina definibile “povera”. Ed ovviamente con “povera” intendo una cucina in cui c’era, e c’è, poco da mangiare.

La cucina della mia famiglia era caratterizzata da pasta fatta in casa, almeno la domenica, con ottimi “fusilli realizzati col ferro” (‘nchionchiari... prima o poi troverò l’esatta trascrizione di tale termine), gnocchetti senza patate (strangugliaprieviti - strangola preti) o gnocchi con patate, uova cucinate in vari modi (tipo ‘mpurgatoriu) e via dicendo. Per secondo, essendo noi gente di campagna (tengo a sottolineare che in quegli anni non era la campagna ad essere periferia del centro urbano di San Fili ma esattamente il contrario), si mangiava quello che la campagna stessa ci metteva a disposizione: carne da animali da allevamento, latte, uova ecc. ecc.

Oltretutto per quanto riguarda i piatti che si ricavava dall’uccisione e dalla lavorazione degli animali di allevamento anche in questo caso qualcosa, qualche sapore di quei tempi - il progresso ce lo impone - l’abbiamo perso. Qualcuno di voi infatti ricorda ancora per caso il sangue del pollo bollito e fritto? ... o ‘e cuorduliddre (interiora pulite ed intorcinate su rametti di prezzemolo e quindi cotte magari in un po’ di sugo di pomodoro)? ... lasciatemi dubitare.

E per contorno? ... patate e verdure. Queste ultime non sempre frutto di coltivazione ma frutto di raccolte di erbe spontanee quali i gustosissimi cardi (carduni) e cicorie selvatiche, germogli di aneto (finuocchi ‘e timpa) e germogli di vitalba (vitarve). Verdure queste, ma non solo queste, cui spesso ci si limitava a sbollentarle e passarle successivamente in un tegamino dove si era messo a friggere un aglio in un po’ d’olio o strutto (grasso di maiale).

I germogli di vitalba (qualcuno a San Fili li raccoglie ancora... a volte anche io) dopo sbollentati non raramente li si impastava con l’uovo sbattuto e vi si ricavava una gustosissima frittata. Una frittata che poteva far concorrenza alla frittata con asparagi... ovviamente selvatici ed altrettanto ovviamente delle nostre parti.

Persino le patate dalle nostre parti negli anni precedenti gli anni Settanta/Ottanta del secolo scorso avevano uno spazio non indifferente nella nostra “cucina tipica sanfilese”... sempre con riferimento alla mia famiglia.

Un esempio ne erano le cosiddette “patate ‘mpacchiuse” (patate tagliate a fette tonde e relativamente spesse e messe a friggere - all’inizio con il coperchio - con qualche foglia di lauro e con qualche spicchio d’aglio a più strati in una capiente padella o... frissura). Tale pietanza è una delle poche che, stranamente, ha trovato un piccolo spazio nella cucina dei ristoranti locali. All’interno della padella per diversificare il sapore delle “patate ‘mpacchiuse” si poteva arricchire la cottura aggiungendo alle stesse altri ingredienti quali punte di asparagi, broccoli neri, cime di rapa, funghi porcini (siddri), cipolle e chi più ne ha più ne metta.

Ottime, a quei tempi, erano anche le patate cotte nella cenere.

Nel fare tra me e me quest’excursus della cucina tipica locale in ogni caso non potevo non pensare a determinate pietanze (piatti?) tipiche di quei tempi ma che oggi sembra siano quasi del tutto dimenticate o comunque destinate all’eterno oblio.

In tale mio excursus gastronomico, inutile dirlo, non parlerò della lavorazione della carne del maiale e dei suoi derivati.

Un esempio? ... i taralli sanfilesi (quelli realizzati immettendo nell’impasto il sempre più raro... saporitissimo anice nero o aranzo che dir si voglia), la majatica (in alcune zone del cosentino la chiamano ‘nchiambara... ma non è altro che un gustosissimo fritto di farina relativamente liquida anch’esso diversamente condito all’interno) o la (squillino le trombe)... ‘mpigliolata santufilise.

Ma di questa deliziosa e quasi dimenticata pietanza che ai nostri nonni al solo pensiero veniva l’acquolina in bocca...  ne parleremo quanto prima (...). 

(continua).

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Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!