... giusto per ricordare.
domenica 26 marzo 2017
A SCANSO D'EQUIVOCI... SONO SEMPRE IO.
... giusto per ricordare.
mercoledì 22 marzo 2017
La fontana di via Danise nella frazione Bucita di San Fili: una vergogna tutta sanfilese.
domenica 19 marzo 2017
Il treno del sole (una storia anche sanfilese).
A sinistra si può ammirare un particolare di ciò che fu la stazione ferroviaria di
San Fili in uno scatto degli primissimi anni Novanta del secolo scorso.
Foto by Pietro Perri.
Il bellissimo e toccante articolo riportato di seguito
è stato pubblicto, a firma di Vittorio Agostino, sul “Notiziario Sanfilese” (il
bollettino dell’Associazione culturale “Universitas Sancti Felicis” di San
Fili) del mese di ottobre del 2008.
* * *
Il treno del sole.
(Articolo di Vittorio Agostino)
Agli
inizi degli anni Settanta, fino alla metà degli anni Ottanta, lavoravo alle
dipendenze delle Ferrovie dello Stato e precisamente presso la stazione di
Torino P.N. per poi essere trasferito nella mia regione: alla stazione
di Cosenza.
Nei
giorni in cui ero di servizio, la mia attenzione era rivolta in modo
particolare verso un treno chiamato il “treno del sole” il quale si
portava dietro quella che fu chiamata l’emigrazione di massa, che dal Sud
trasportava l’emigrante verso il Nord ed in modo particolare a Torino, “la
città” cosiddetta “industriale”.
Ebbene,
il treno era nero di fuori come quasi tutti i treni, e dentro al treno... gli
abiti, i volti, i capelli... il Meridione in fuga si portava il nero di cui era
fatto e ammantato.
Scendono
alla stazione di Torino con pochi fagotti, i volti stanchi, non vedono intorno
che gesti e sguardi d’intesa disapprovanti, e arrivano alla metropoli con la
paura dentro. E’ una paura diversa da
quella annidata in loro da secoli. Paura di farsi notare, di dar
disturbo, di essere mal sopportati.
Così
le persone, al contatto con la grande città, perdono di colore, inghiottiti
dalla folla anonima, annullati da una società che certamente li renderà
migliori, diversi, ma che per ora, li tiene in sospetto.
Si
sentono sperduti, sprofondati nel mare della solitudine cittadina.
Trovano
qualche sorpresa: vie illuminate, larghi viali alberati, macchine lucide e
veloci... ma non c’è il sole. Un’aria densa, umida, come nuvole
scese in terra, tra i balconi, dentro i cortili e case una sull’altra e gente
che passa e non ti guarda. Forse, quelle persone, pensavano...
Però
ordine e pulizia, e orari da rispettare e persone falsamente gentili, alcune.
Case
antiche, da vedere il parco del Valentino... a primavera? e del colle di
Superga il panorama della città con la vista delle imponenti montagne dalle
cime coperte di neve.
A
rompere la monotonia dei primi mesi e mitigare la nostalgia, giungono incontri
decisivi (amici e compaesani) e a poco a poco l’adattamento alla nuova vita in
un alternarsi di scoperte e di attese fiduciose.
Del
resto lasciare la propria terra dove si è nati per trasferirsi in un luogo
completamente diverso per clima, costume, mentalità, è una decisione che pesa.
Meridionali
trascurati, non compresi, dimenticati: e allora? allora da quella terra
incapace di nutrire i suoi figli, si partiva e si parte a cercare (nelle città
industriali del Nord Italia) una possibilità di lavoro, con il miraggio di un
benessere apparentemente facile a conquistare.
Il
problema dell’occupazione e dell’inserimento in una società diversa non sempre
benevola, anzi talvolta ostile, dove è difficile trovare casa e molti vengono
accolti da parenti o amici che già da qualche tempo li hanno preceduti, sono
sempre guardati con diffidenza dai coinquilini se non addirittura respinti con
i famosi cartelli affissi ai portoni: “qui non si affitta ai meridionali”.
Secondo
me la verità è che dopo l’impresa dei Mille, il Meridione della Penisola fu
annesso al non ancora compiuto Regno d’Italia. Una unione non sentita
abbastanza dalle due parti del Paese e che ancora fa considerare alcuni come un
peso morto per il resto d’Italia.
Fortunatamente
oggi questo fenomeno d’importazione della manovalanza meridionale esiste in
modo lieve, anzi l’emigrazione attuale consiste nell’esportazione di menti:
medici, ricercatori, insegnanti ecc., che trovano lavoro presso le strutture
del Nord, donando alle stesse qualità ed importanza.
Infatti
non è un caso che il primario di otorino dell’ospedale Borgo Trento di Verona è
cosentino: il dott. Mosciaro. Non è un caso che il primario di oncologia
dell’ospedale di Pavia è di Rende, non è un caso che il rettore del politecnico
di Torino è calabrese, per non parlare di giornalisti e tanti altri ancora.
Oggi le cose sono cambiate: quel treno che ieri si chiamava il “treno del sole” (brutto e nero) oggi si è fatto un nuovo look, e si chiama eurostar o intercity (bello e splendente).
* * *
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
...
/pace ma...“si vis pacem para bellum”!
Piccolo borgo antico. Dedicato alla frazione Bucita di San Fili.
La frazione Bucita di San Fili. Foto by Pietro Perri. |