SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: giugno 2016

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

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giovedì 23 giugno 2016

Il personaggio di Jugale a San Fili... oltre la maschera.

Si fa presto a dire... jugale.

Ma siamo proprio sicuri che Jugale era proprio... jugale?
Ormai è deciso: verso la fine del mese di agosto (magari in corrispondenza della tradizionale Fiera di santa Maria degli angeli), in un apposito convegno che sarà organizzato dall’Associazione culturale “Universitas Sancti Felicis” (la nostra Associazione), proveremo a parlare anche a San Fili, ed in modo tutt’altro che offensivo, del magico... unico ed inconfondibile personaggio di Jugale.
Una maschera, quella di Jugale, che va oltre il concetto di maschera e che ci porta a chiederci se la stessa sia veramente una maschera.
Ne parleremo ricordando anche il poeta sanfilese don Giovanni Gentile (alias Chiacchiara) autore di più d’una bellissima romanza di Jugale, nonché ricordando Antonio Chiappetta (Vigabbo) autore del Jugale e ricordando il recentemente scomparso... bravissimo e simpaticissimo Totonno Chiappetta (che del personaggio di Jugale ne aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia).
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... si vis pacem para bellum!

martedì 21 giugno 2016

Mary Garret (Mariafrancesca Garritano) è tornata a danzare alla Scala di Milano.

Ovvero: Le magare di San Fili (e non solo quelle)... sono diverse. (3)
Riporto di seguito un mio articolo che apre il Notiziario Sanfilese del mese di giugno 2016.
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Giustizia, è il caso di dire, è fatta: la sezione Lavoro della Corte di Cassazione agli inizi del mese di aprile del 2016 ha depositato la sentenza con la quale, dando torto alla Scala che aveva fatto ricorso opponendosi persino alla decisione della Corte d’Appello, ha ordinato al prestigioso Teatro milanese l’immediato reintegro nel suo corpo di ballo della cosentina Mariafrancesca Garritano, in arte Mary Garret. 
Proprio così: la nostra Mariafrancesca Garritano (figlia dell’indimenticata Manola Calomeni e sorella del musicista Massimo) ha vinto la sua battaglia: è di nuovo a tutti gli effetti ballerina solista del Teatro alla Scala di Milano. Tutto ciò grazie anche agli avv.ti Alessandro Russo di Cosenza e Simone Pietro Emiliani di Fermo, legali di fiducia di Mariafrancesca.
Noi che, diciamo la verità, neanche credevamo nella sua battaglia (e non perché non fosse giusta ma solo perché continuiamo ad essere prigionieri del concetto che Davide non deve mai affrontare Golia), ci siamo dovuti ricredere e... complimenti Mariafrancesca: sei tutti noi.
Sei la nostra indiscussa eroina, la nostra Giovanna d’Arco (fortunatamente non finita sul rogo questa volta), e... sei esempio per tutte le donne del mondo (ed anche per tantissimi uomini che uomini - a causa della loro mediocrità esistenziale - non sempre lo sono, a dire il vero). Quindi sei una eroina non solo per chi si avvicina alla danza rischiando “anche” di finire succube di un certo tipo di ambiente di lavoro (che comunque resta affascinante) o per chi deve affrontare una qualsiasi giusta battaglia nella cui validità altrettanto giustamente crede.
Certo, oggi è facile darti ragione e complimentarci con te ma, perdonaci, noi siamo solo degli esseri umani. Noi non siamo: Mariafrancesca Garritano, la grande e stupenda Mary Garret.
Un abbraccio da tutti i Sanfilesi nel Mondo...  e non solo da parte di quelli che leggono il nostro Notiziario Sanfilese.
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Di seguito riporto una “LETTERA VIRTUALE” pubblicata sul suo profilo Facebook dalla nostra Mariafrancesca Garritano il 29 maggio 2016.
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Cari Amici ho deciso che è arrivato il momento di rispondervi.
In questi ultimi giorni mi avete mandato centinaia di messaggi. Li ho letti tutti, come ho letto i vostri commenti sui Social.
Mai avrei immaginato di ricevere attestati di stima così profonda, anche da chi non mi conosce personalmente.
Ci sono madri, tra voi, che mi hanno scritto di voler raccontare la mia storia ai propri figli quando saranno più grandi.
Ci sono danzatori che mi hanno confessato di aver voglia di continuare a combattere per la danza perché in me hanno ritrovato la speranza.
Ci sono persone che hanno perso il lavoro o, ancora peggio, la salute e scrivono che grazie a me, hanno capito che vale sempre la pena difendere la propria dignità di esseri umani. Alcuni addirittura aspettano di sapere quando ballerò, per tornare in Teatro o per venirci una prima volta.
Tutti voi, che mi dedicate parole tanto belle, avete colmato il vuoto dei silenzi.
Tutti voi che vi ispirate alla mia storia, non sapete di avermi fatto dono di una forma di "rispetto" che spesso viene negato.
Io sono per voi un esempio, dite, e di questo sono lusingata. È stato difficile, ma oggi sono qui a guardare i miei animali preferiti, e li vedo tra tanta bellezza, eleganti e fieri della loro natura.
Se potessi volare verrei da ognuno di voi ad abbracciarvi e a dirvi "GRAZIE di aver voluto far parte della mia storia"... perciò spero possa giungervi la mia carezza con queste immagini che mi rappresentano.
Mary (Mariafrancesca Garritano)
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Le magare di San Fili (e non solo quelle)... sono diverse.
Di Pietro Perri.
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Nella prima settimana di agosto si terrà anche quest’anno, ovviamente a San Fili, l’ormai consueta manifestazione denominata “Le notti delle magare”. Un calderone di iniziative in cui, per qualche giorno (si spera), lungo corso XX Settembre e nei vicoletti del pittoresco centro storico sanfilese la faranno da padroni la musica, il folclore, la buona cucina locale e, cosa non disprezzabile ma sempre più disprezzata da qualche anno a questa parte dalle nostre parti, la cultura... quella perlomeno con la c in corsivo, non sempre potendo arrivare a quella con la C maiuscola.
Parlando con alcuni conoscenti mi rendo conto che in tanti ancora fanno un po’ di confusione tra i termini “magara” (strega bianca e quindi soggetto decisamente positivo) e “strega” (in quanto donna che ha venduto la propri anima a Lucifero, il reggente degli Inferi). In effetti in un periodo in cui certe superstizioni dovrebbero essere morte e sepolte da tempo (ed alla donna dovrebbe essere stato finalmente riconosciuto il diritto all’esistenza ed alla parità, se non alla netta superiorità - in quanto da loro prende vita il genere umano - , dei diritti) entrambi i termini (“magara” e “strega”) dovrebbero essere concepiti in modo positivo.
E allora? ... allora diciamolo pure e per l’ennesima volta: le magare di San Fili (e non solo quelle)... sono diverse.
Riporto di seguito (riveduto e corro/etto) un breve pensiero pubblicato da me l’11 giugno scorso sul mio profilo Facebook. Pensiero appunto intitolato “LE MAGARE DI SAN FILI SONO DIVERSE”:
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Le magare di San Fili in effetti sono tutt'altro che streghe. 
Le magare sono le donne che combattono quotidianamente contro l'aberrazione della società maschilistico/patriarcale che non vuole ammettere a se stessa d'aver concluso il suo tempo.
Le magare sono le donne come la nostra compaesana Mary Garret (Mariafrancesca Garritano, eroina dei giorni nostri) che combattono battaglie sulla cui vittoria nessuno avrebbe puntato un cent... e vincono pure.
Che dire: chi “donna” nasce a San Fili o da sangue comunque sanfilese non può che essere una magara. E noi. Sanfilesi DOC, non possiamo che sentirci onorati di ciò.
Le streghe (magare anche loro?) purtroppo sono le donne che la loro battaglia l'hanno persa solo per il fatto d'essere nate donne.
Qualche esempio di queste ultime?... la romana Sara Di Pietrantonio... bruciata ancora viva agli inizi del mese di giugno 2016 come era avvenuto alla coriglianese Fabiana Luzzi nel maggio del 2013... o l'ancora innocente orrendamente accoltellata nel civile territorio di Brembate di Sopra... Yara Gambirasio.
E poi non dimentichiamolo: anche nei secoli passati sono state tantissime le magare/streghe finite arse vive su un rogo solo per aver sfidato l'aberrazione umana. Solo per aver pensato... d'essere umane anche loro e come tali di poter dare un valido contributo al resto dell'Umanità.
Questo per quanto riguarda la polemica, per quanto riguarda la realtà... le magare di San Fili erano (qualcuna lo è ancora) donne che hanno conservato e perpetrato il sapere degli antichi (un sapere passato da madre in figlia da millenni a questa parte).
Loro, in zone di campagna (o di periferia?) come San Fili, in effetti con qualche ottima conoscenza di erboristeria e qualche formula magico/religiosa (quest'ultima lavorava sulla psiche del "paziente") sopperivano all'assenza dei medici nella zona... e risolvevano non pochi problemi di salute: fisica e mentale.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 12 giugno 2016

150° anniversario dell’Unità d’Italia: i Sanfilesi, con Sante Cesario e non solo, c’erano.

Sapete qual è piazza XV Marzo a Cosenza e dove si trova esattamente? … lo so, avete ragione: siete sanfilesi e non ve ne frega niente… o almeno la pensate, sbagliando, in questo modo.
Dopotutto se lo chiedete ad una ventina di cosentini dove si trova questa per niente famosa piazza, diciannove di loro, cascando dalle nuvole, vi diranno di rivolgervi a qualche vigile urbano.
Chiedete invece ad un cosentino dove si trova piazza Rendano, o piazza Telesio, o piazza della Prefettura, o piazza della Biblioteca civica e tutti sapranno indicarvi in modo elementare ed inconfondibile dove si trovano tali piazze. Peccato che tali piazze in effetti non esistono nella toponomastica della cittadina di Cosenza e che, giunti sul posto, troverete una unica, storica piazza: piazza, appunto, XV Marzo.
A questo punto andate dal sindaco di Cosenza in carica e chiedetegli perché tale piazza si chiama piazza XV Marzo… e non meravigliatevi se lo vedrete titubare nel darvi una risposta. L’attuale sindaco di Cosenza, l’avvocato Salvatore Perugini (n.d'a.: ho scritto l'articolo nel mese di Marzo del 2011), potrebbe anche darvela (non è detto che in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia non abbia sfogliato qualche libro in merito), chi l’ha preceduto, la professoressa Evelina Catizone, sicuramente no.
Dubito sulla preparazione in merito a ciò da parte della Catizone per il semplice motivo che la stessa voleva sostituire il nome di “piazza XV Marzo” con il nome di “piazza Bilotti” o di “piazza Luigi Fera”.
Solo un ignorante (o una ignorante) in materia poteva avere una tale lungimiranza ed apertura mentale: cancellare l’unica pagina di storia provinciale che ci lega al Risorgimento e quindi all’Unità d’Italia.
Piazza XV Marzo ricorda a noi e ai nostri posteri i moti insurrezionali cosentini del 1844. Fu tale stupenda pagina d’orgoglio calabro che convinse i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera a dar vita alla loro sfortunata avventura in terra bruzia.
Tale stupenda storica pagina fu scritta, tra gli altri, anche da un nostro compaesano: il Sanfilese Santo Cesario.
A ricordarci il suo sacrificio ci sono, sparse per Cosenza, tantissime lapidi che testimoniano le sue ultime eroiche gesta.
Santo Cesario venne fucilato nel vallone di Rovito l’11 Luglio 1844. Qualche giorno dopo nello stesso punto, dove oggi sorge l’omonima ara, furono fucilati anche i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera.
Nemo profeta in patria: Santo Cesario, invidiatoci da tanti ed in particolare dal vicino paese di Castrolibero che se n’è voluta accreditare la cittadinanza, non è l’eccezione che conferma la regola.
I Sanfilesi, malgrado tutto, c’eravamo… e ci siamo, anche in piazza XV Marzo a Cosenza.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

domenica 5 giugno 2016

I mitici anni ‘70... a San Fili.


Riporto di seguito un articolo uscito a firma dell’amico Vittorio Agostino sul Notiziario Sanfilese del mese di novembre del 2010. Nella foto collegata all’articolo: San Fili piazza San Giovanni - Estate - Festa dell’Unità edizione 1976 (Nella foto compaiono anche Franco De Rose, Mimmo (Domenico) Greco, Eugenia Cesario, Roberto Esposito, Gianfranco Chiappetta, Vittorio Agostino, Franco Musacchio, Concetta Musacchio, Raffaella Crivaro, Pino (Giuseppe) Leccadito, Giuliana Cirillo, Lorella Argentino e Franco Agostino).

Credetemi... vale la pena rileggerlo.

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Se ancora oggi a distanza di 30 anni si parla con nostalgia degli anni ‘70 (1970-1980), vuol dire che tali anni hanno lasciato un segno indelebile nei nostri cuori.

Gli anni ‘70 erano anni di ideali e creatività. Noi giovani di allora credevano in ciò che facevano e nel nostro modo di pensare ed agire c’era di tutto: genio, turbolenza e passione.

Sentivamo, a differenza dei ragazzi di oggi, di avere il futuro nelle nostre mani: su questo fronte siamo stati decisamente più fortunati delle attuali generazioni.

Non sono un nostalgico… ma quel tempo per me e per quelli della mia età è stato bellissimo: allora con poco o niente eravamo felici.

I giovani di oggi hanno a disposizione cose meravigliose, peccato che non sempre sappiano farne buon uso.

Bastava la musica, quella d’allora che fa ballare anche i giovani d’oggi, per creare un’atmosfera magica e di allegria.

Serate magiche in casa di amici con feste da ballo dove si vivevano amori fugaci, magari solo il tempo di rubare un bacio alla ragazza dei propri sogni, o storie destinate a durare nel tempo.

In quel periodo era l’estate a farla da padrone… quelle stupende estati, fatte di Festival della voce e da Festa dell’Unità o altre feste religiose o di partito stracondite di giochi popolari e di tanto prodigarsi di tutti gli organizzatori per l’ottima riuscita di tali manifestazioni.

Ed era proprio l’estate, secondo me, che faceva nascere quella creatività, quelle amicizie che a volte sbocciavano in amori a volte durati solo quell’estate, ma che creavano tante e tanto forti emozioni.

Ed era proprio in estate che si fronteggiavano le contrade del paese in indimenticabili tornei di calcio (nel vecchio stadio in località Uncino) che spesso non terminavano o terminavano in malo modo a causa della belligeranza delle parti in campo.

Come dimenticare, ad esempio, l’accesa competizione non solo sportiva ma anche “patriottica” tra i sanfilesi del capoluogo e i compaesani della frazione Bucita. Non raramente gli incontri tra le due formazioni finivano in modo decisamente poco sportivo… a calci e pugni.

Sempre in estate e sempre di sera, quando il tempo e la tasca ce ne davano l’opportunità, con gli amici c’era il rituale della pizza.

La compagnia base era formata quasi sempre da Fernando Perri (cui piaceva sempre mangiare le tre stagioni, la quarta non gli andava a genio), da Francesco Commis (che mangiava di tutto) e da Ciccio Parise.

Finita la pizza si andava al cinema, all’ultimo spettacolo, quello delle 22.

Il locale preferito dalla compagnia era la pizzeria “Luna Rossa” di Cosenza, nei pressi dell’attuale tribunale.

A portarci sul luogo era Fernando Perri con la sua seicento. Per quanto riguarda il cinema la scelta, a seconda del film che veniva proiettato quella sera, era diversificata: si preferiva normalmente andare al Citrigno ma non si disdegnavano gli spettacoli che davano l’Isonzo, l’Astra o il Supercinema.

A loro, alla compagnia della pizza, spesso ci aggregavamo gli amici “ballerini”: Franco Chiappetta, Sergio Rossiello e (perché no?) il sottoscritto.

Eravamo definiti “ballerini” perché, vestiti alla Tony Manero, quando ne avevamo la possibilità andavamo a ballare in una discoteca di Torremezzo di Falconara.

Con l’inizio dell’autunno e poi con l’inverno, si pensava ad essere un po’ più seri. Eravamo pronti ad affrontare il periodo lavorativo e/o scolastico, ma ciò nonostante lo svago ed il divertimento trovavano il loro giusto collocamento all’interno della settimana.

Era il sabato il giorno a cui dedicavamo il divertimento, andando a ballare a casa di amici o al salone delle feste di Cesario, in piazza San Giovanni, spesso luogo di feste natalizie e di capodanno. Ricordo ancora i gruppi musicali o i solisti che, con i loro indimenticabili trentatré o quarantacinque giri, davano vita a quelle stupende serate: i Pink Floyd, John Lennon, Mina, Lucio Battisti, Mia Martini, Bob Marley, Cat Stevens, Barry White, Led Zeppelin, Julio Iglesias, i Bee Gees, i Pooh, Riccardo Cocciante, Stevie Wonder, Santana, la P.F.M., gli Eagles, i Genesis ecc.

E poi c’era il mangiadischi, abbiamo ancora nelle orecchie il rumore dello scatto che faceva un disco al momento della sua estrazione.

Il mangiadischi era un vero cult degli anni 70 ma con una sorte ben segnata. Terminata infatti la produzione dei quarantacinque giri, il mangiadischi è stato costretto a cedere il passo a strumenti tecnologicamente più avanzati.

Un altro ricordo indelebile sono stati i fotoromanzi, ricordo che mia sorella li leggeva sempre e a casa si trovavano ovunque: nei cassetti, nell’armadio, sui tavoli. Un vero cult dove le storie si leggevano e si vedevano sul cartaceo: storie con lieto fine e storie con un finale drammatico.

Ma di questo e d’altro parleremo un’altra volta.

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Da un articolo firmato Vittorio Agostino... un regalo by Pietro Perri.

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!

sabato 4 giugno 2016

Scherzi a San Fili negli anni Sessanta.



Nella foto a sinistra: San Fili 1956 - Giuseppe e Nuccia Giglio nel loro emporio in piazza Caserma.

Riporto di seguito l'articolo a firma di Nuccia Giglio-Carlise apparso nel mese di maggio del 2009 sul Notiziario Sanfilese ovvero sul bollettino dell'Associazione culturale "Universitas Sancti Felicis" di San Fili.

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Scherzi a San Fili negli anni Sessanta.

Di Nuccia Giglio Carlise.

Nei primi anni Sessanta San Fili era un paese abbastanza tranquillo; poche le macchine e pochi i televisori.

La gente amava trascorrere le serate riunendosi in casa di amici o in qualche locale pubblico. Uno di questi era il negozio di mio padre Giuseppe situato vicino il bar Sammarco.

I più assidui frequentatori del locale erano: Rocchino Speziale, mastro Peppino Mazzola, Eugenio Aiello e qualche volta Marchesani (il padre di Domenico).

Mio padre nel negozio aveva un po' di tutto: roba di cartoleria, libri scolastici, articoli da regalo, giornali, riviste, etc.

Aveva anche il banco per il Lotto, Totip e Totocalcio. I suddetti amici si ritrovavano la quasi ogni sera per giocare al Lotto, per preparare sistemi e discutere del più e del meno.

Un giorno Eugenio Aiello, che era il più allegro di tutti, propose a mio padre di fare uno scherzo a mastro Peppino: fargli credere di aver vinto al Lotto.

Naturalmente loro sapevano i numeri che lui aveva giocato. Così prepararono una radio, la truccarono per l'occasione e scelsero me come complice per leggere i numeri vincenti.

Quando arrivò la sera dell'estrazione io, nascosta nel retrobottega, annunciai i numeri fasulli ad uno ad uno.

Appena mastro Peppino si rese conto che il primo numero era lo stesso di quello da lui giocato, come pure il secondo, il terzo, il quarto ed il quinto, credette naturalmente di aver vinto e, non potendo più contenere la gioia, si tolse il cappello (era d'inverno), lo lanciò in aria ed esclamò: "Isola, ho fatto cinquina!”.

Poi, salutò allegramente gli amici e se ne tornò a casa per dare la bella notizia alla moglie.

La sera stessa l'ideatore dello scherzo decise che era meglio dire la verità a mastro Peppino e gli mandò un ragazzo a casa per comunicargliela.

Inutile descrivere la reazione del nostro mastro Peppino che prima rimase deluso e poi, in un impeto di rabbia, tirò giù dal tavolo di cucina (apparecchiato per la cena) la tovaglia mandando a terra piatti e bicchieri.

Per un po' di tempo non si recò nel negozio di mio padre ma la rabbia sfumò presto e dopo pochi giorni mastro Peppino tornò a riunirsi con gli amici di sempre.

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Un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.

… /pace.

venerdì 3 giugno 2016

Universitas Sancti Felicis”: il perché di un nome.

Dal NOTIZIARIO SANFILESE del mese di giugno 2006... by Pietro Perri.
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Perché una Associazione culturale dovrebbe chiamarsi “Universitas Sancti Felicis”?
Perché “Universitas” e perché “Sancti Felicis”?
Semplice: perché coloro che le hanno dato vita, malgrado a volte possa sembrare il contrario, amano tantissimo la comunità e la terra in cui vivono e operano quotidianamente.
“Universitas Sancti Felicis” infatti, non è il nome dell’ennesimo ateneo calabrese ma semplicemente uno dei tanti nomi che nella storia ha “delimitato” il territorio ed il popolo di San Fili.
Siamo in tanti a ricordare (e sono in tanti a volercelo rammentare) San Fili come “casale di Sancti Felicis” nel territorio di Rende ma pochissimi ad ammettere che San Fili in passato è stato anche una “Universitas”, una città libera (?) con una sua autonomia (?) politica ed amministrativa ed un suo “parlamento”.
Il termine Universitas che nel medioevo si era sostituito come termine giurisdizionale al Municipio, altro non indicava se non un “comune a sé stante”: istituzione tra l’altro tipica del Regno di Napoli (e San Fili ha fatto parte del Regno di Napoli).
L'Universitas Civium identificava efficacemente un aggregato urbano che vedeva così riconosciuta dal potere regio la sua importanza economica e civile con l'attribuzione di magistrature municipali.
Perché abbiamo voluto riprendere il significato antico di Universitas, "totalità, insieme di cose, di persone, di rapporti giuridici" ma anche "insieme di persone associate"?
Totalità intesa come libertà di pensare e di ricercare su tutti i temi del presente, associazione di persone che non pongono limiti ai loro interrogativi, associazione di "non sapienti". Che vogliono sapere di rapporto tra lavoro e democrazia, di conflitti sociali e delle loro forme, di musica e libertà, di arte in generale, d'intreccio tra memoria storica e agire politico.
E poi perché essendo di San Fili siamo anche cittadini della città di “Sancti Felicis”.
Nel 1806 il Regno delle due Sicilie subì la colonizzazione francese e tale, nel proprio riordinamento amministrativo (siamo nel 1811), sostituì il termine “Universitas” col temine “Comune”.
Un termine, questo secondo, che seppure pone tutti i cittadini su uno stesso livello (comune – uguale – livellato – di tutti) finisce per azzerare anche il concetto di meritocrazia, cosa che comunque in una società civile non dovrebbe accadere. Nelle società in cui si azzera la “meritocrazia”, infatti, sovente sono gli stupidi a prendere il controllo del tutto, incluso di noi stessi.
La scritta “Universitas Sancti Felicis” compare ancora oggi sullo stendardo del Comune di San Fili.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!