SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: U monachieddru 'e Santu Fili... by Pietro Perri.

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sabato 22 novembre 2014

U monachieddru 'e Santu Fili... by Pietro Perri.

Ho deciso finalmente di concludere, dopo qualche mese e forse più, un articolo in tre parti (le prime due pubblicate sul Notiziario Sanfilese dei mesi di Luglio e Agosto 2012) tendente a riportare in vita una cara ulteriore “presenza sovrannaturale” santufilise: u monachieddru.
A chi ha un po’ di pazienza per quanto riguarda i miei scritti... buona lettura.
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U monachieddru? ... che stupenda creatura.
Sarebbe bello venire a sapere come e quando i nostri avi si sono imbattuti in questo stupendo personaggio e chissà se si siano mai posti la domanda se sia u monachieddru ad essere frutto della loro fantasia o loro frutto della fantasia di quest’ultimo.
Chi scrive non ha avuto incontri ravvicinati con u monachieddru (io, infatti, appartengo al periodo in cui a farla da padrone nei vicoli del centro abitato di San Fili o lungo il suo terrificante perimetro era la Fantastica, qualche magara, qualche strega propriamente detta e qualche spirdu di passaggio) malgrado con tanti esseri sovrannaturali da piccolo ha piacevolmente (o orribilmente) convissuto.
Eppure anche lui, u monachieddru, era conosciutissimo, nei bei tempi che furono, nella Comunità Sanfilese.
Nei miei ricordi non era semplicemente il mattacchione che si divertiva a nascondere oggetti o a metterli fuori posto magari sul pavimento in punti in cui avresti potuto facilmente inciamparci... lasciandolo sbiascicarsi dalle risate per lo scherzo, simpatico per lui, riuscito.
Nei miei ricordi, ovviamente di quando ero ancora un lattante (siamo nei lontani anni Sessanta del XX secolo), u monachieddru era quell’essere insopportabile che veniva, nel corso della notte, a disturbare il tuo innocente sonno: avevi un peso sulla pancia e sul petto... ti mancava il respiro... aprivi gli  occhi tutto sudato ed affannato e... chi ti ritrovavi seduto sul tuo pancino, con le mani sul tuo petto e che ti guardava sghignazzante dritto dritto negli occhi... con i suoi occhi orrendamente spalancati? ... proprio lui: u monachieddru!
All’epoca, inutile dirlo, in casa mia non c’erano scorte di “Dolce Euchessina”  (n.d’a.: medicinale che negli anni Sessanta e Settanta veniva pubblicizzato come un toccasana anche per l’uso sui bambini con problemi di digestione... o pesantezza - a causa de “... u monachieddru?” di stomaco) e quindi non raramente u monachieddru - nelle lunghe e buie notti in quel casolare di campagna alle Volette - la faceva da padrone.
Fu in quel tempo che chiesi a mia madre chi era e cosa faceva u monachieddru e lei detentrice dell’antico sapere in casa nostra, nella sua proverbiale pazienza, mi erudì in merito a questa simpatica... magica presenza “casalinga”: sui suoi pregi e sui suoi difetti... sulle sue straordinarie potenzialità.
Mia madre mi disse che questo era un essere terribilmente dispettoso ma comunque un buon giocherellone. Quindi non cattivo se non lo si faceva incavolare più di tanto. Un essere con cui si poteva benissimo... coabitare.
Dopotutto se u monachieddru si rende conto che la famiglia che lo ospita si trova in grosse difficoltà ce la mette tutta per aiutarla. Dandole anche qualche insperato aiutino economico: u monachieddru è riconoscente dei piccoli accorgimenti che si usano nei suoi confronti (tipo lasciando qualche avanzo di leccornia sul tavolo da cucina a suo uso e consumo nel corso della notte).
E se nel corso della notte ci viene a fare visita nel modo surriportato ovvero cercando di rovinarci la nottata? ... non è detto che tutto il male vien per nuocere. Dopotutto... se si riesce ad impadronirsi del cappuccio de u monachieddru... abbiamo fatto, come si diceva fino a pochi anni addietro, tredici.
Chi riesce ad impossessarsi del cappuccio de u monachieddru, infatti, ne diventa automaticamente il padrone... non del cappuccio ma de u monachieddru stesso. Quello, infatti, è un po’ il segno del suo potere e l’essenza della sua vita sovrannaturale messa allo scoperto ed alla mercé degli esseri inferiori.
Chi riesce ad impossessarsi del cappuccio de u monachieddru può costringere lo stesso a farsi consegnare, in un libero scambio, il suo tesoro (realizzato con le migliaia di oggetti spesso e volentieri di valore persi nei secoli dai suoi umani conviventi) e quindi vivere agiatamente per il resto della sua vita.
Ecco che non appena svegliatici nel corso della notte a causa di questo dispettoso simpatico esserino... bisogna essere pronti a toglierli il cappuccio dalla testa.
Inutile dire che, fatto il debito scambio, tempo di ridare il cappuccio dallo stesso ci si può aspettare qualche terribile... meritata vendetta.
Mai sfidare le forze e le presenze sovrannaturali con cui quotidianamente interagiamo: in questa dimensione (e non solo in questa) noi siamo semplici ospiti... forse anche loro ma loro sono avvitati prima di noi.
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... un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.
... /pace!

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