SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: San Fili, Giuseppe Calendino e la chiesetta di santa Liberata.

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

sabato 21 dicembre 2013

San Fili, Giuseppe Calendino e la chiesetta di santa Liberata.

Anche a San Fili qualcuno - tanto e tanto tempo fa - credeva nel sovrannaturale: in Dio, nei santi e nella gerarchia (decisamente derivante dalla mitologia greco/romana) celeste.

Un esempio? ... l'alto numero di edifici sacri ancora persistenti sul territorio comunale.

Qualcuno ancora utilizzato (Chiesa Madre o dell’Annunziata e chiesa della Madonna del monte Carmelo), qualcuno sconsacrato e dimenticato… almeno nell'uso per cui era stato concepito (chiesa di san Vincenzo Ferrer e chiesa di san Giovanni) e qualcuno semplicemente dimenticato.

Su quest'ultimo caso - ed anche perché richiestomi da un amico (su Facebook… il noto network) - non posso non segnalare quello della chiesetta di campagna in cui c'imbattiamo a poche centinaia di metri dal bivio di villa Miceli... direzione, venendo da Cosenza, centro abitato di San Fili.

E' una chiesetta forse senza nome (... se l'ha... non lo so!) ultima nata - come edificio sacro - ma in compenso prima morta (tenuto conto che la sua vita d’edificio di culto non ha festeggiato neanche il mezzo secolo di vita).

Gli inglesi (reminiscenze computeristiche) direbbero non senza ragione... “last in first out” (ultima ad entrare prima ad uscire)!

La chiesetta - edificio sempre sacro? - di villa Miceli è stata ardentemente voluta da Giuseppe Calendino (cugino diretto di mio padre Salvatore Perri).

Si dice che a Giuseppe Calendino una notte venne in sogno santa Liberata che lo pregò (... gli ordinò?) di costruire una chiesa in suo onore nel luogo in cui sorgeva agli inizi del XX secolo un “calvario” nei pressi di villa Miceli poco distante dalla sua abitazione.

Detto fatto: un sasso alla volta recuperato nelle campagne circostanti ed aiutato dalle donne e dagli uomini di buona volontà presenti nella zona, centimetro dopo centimetro l’edificio prende forma.

Fu così che agli inizi degli anni Quaranta del secolo scorso santa Liberata ebbe il suo tetto anche nel territorio di San Fili (nei pressi di villa Miceli… all’uort’e griddri).

La chiesa è realizzata con pietre, mattoni e calce.

La gente vi lavorò - felice come deve essere felice chi lavora per il suo Dio se lo stesso non è il dio denaro (così mi assicurò una diretta testimone) - senza nulla ottenere come dovuta paga se non un più che meritato angolo nel promesso paradiso.

Vi lavorò, contribuendo con qualche trasporto di pietre, anche mia madre letizia Rende e mia nonna Concetta Muto che all’epoca abitavano in contrada Cucchiano della confinante Rende.

Mia madre ricorda anche una messa cui assistette negli anni Cinquanta all’interno di tale struttura religiosa.

Io? … ricordo forse l’ultima messa che vi celebrò l’indimenticato parroco di San Fili don Luigi Magnelli nella prima metà degli anni Settanta.

Poi il nulla.

Difficile oggi definirla una chiesa tale edificio in quanto se la definiamo tale dobbiamo definirla anche morta.

Ormai dell’esistenza di tale edificio poco interessa persino agli eredi di colui che ne volle la realizzazione: Giuseppe Calendino.

Tale chiesa, infatti, si può senza dubbio affermare a che non è sopravvissuta al suo principale benefattore (ideatore e edificatore)… malgrado il fatto che lo stesso ha quasi oltrepassato il secolo di vita.

Oggi? … l’edificio si presenta decisamente abbandonato: vetri rotti e forse anche il tetto da rifare; il portone bloccato da detriti e materiali da riporto vari e quel che è più peggio… la gente che vi passa davanti e non si chiede neanche a cosa servisse in altri tempi tale pittoresca costruzione… quasi una chiesetta in cartone realizzata per movimentare la scena di un paesino s’una collina d’un presepe.

Qualcuno arriva persino a pensare che questa chiesetta abbia più di qualche secolo di vita sulle spalle. Altri... che non sia neanche un edificio sacro.

San Fili? ... è anche questo!

*     *     *

Dovere di cronaca: dopo aver pubblicato l’articolo dal titolo “San Fili, Giuseppe Calendino e la chiesetta di santa Liberata” sul mio blog e su social network Facebook ho ricevuto un piacevole commento all’articolo stesso. Commento che vi propongo di seguito.

A proposito: il commento. Che riporto di seguito, è firmato dall’avvocato Giuseppe Calendino… junior.

*     *     *

Caro Cugino Pietro,

grazie per aver dedicato una pagina alla chiesetta voluta da mio nonno!

Non ti nascondo che la vicenda di questa chiesetta mi addolora molto!

Mio nonno era riuscito a coinvolgere molta gente per l'edificazione della chiesa di santa Liberata!

Pensate che, alcuni nostri compaesani di New York (tra cui Michele Santanna) mandarono in dono una campana di bronzo che ancora oggi giace (spero) presso la casa del parroco di San Fili!

Io conservo ancora le fotografie di come era il Calvario e dei lavori di edificazione della chiesetta!

Purtroppo ad oggi non siamo ancora riusciti a realizzare l'ultimo desiderio di mio nonno: la ristrutturazione della chiesa!

Se conosci qualcuno che volesse aiutarmi a realizzare questo desiderio, anche con la sola forza delle braccia, fammelo sapere!

Sarebbe bello se una nuova generazione di Sanfilesi ripetesse le gesta dei nostri avi!

Ti abbraccio con affetto!

Giuseppe Calendino JR

*     *     *

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.

... /pace!

Nessun commento: