Giunto
finalmente sul greto del torrente Emoli (u
jume de SantuFili) e scattate le prime foto (a quel masso mastodontico e
artisticamente stupendo, o a quel pezzo di tronco dimenticato chissà da quale
distratto boscaiolo, o… alla mia ombra proiettata sulla sabbia) eccomi
procedere, sul lato sinistro del fiume, verso la meta che mi ero prefisso fin
da quando avevo in embrione l’odierna… fluviale avventura: il ponte di Crispino
(o di crispino… a seconda che si parli di un essere umano o di una pianta che
dir si voglia).
…
m’imbattei quasi subito nel primo ostacolo da oltrepassare (forse il più
difficile dell’intero percorso o comunque uno dei due più difficili): la frana
al di sotto della storica via che da piazza san Giovanni (… a Cruce!) conduce alla fontana di
Palazia.
Effettivamente
questa franca, specie vista dal basso verso l’alto, fa terribilmente più paura
di quella creatasi al di sotto del palazzo della famiglia Gentile… qualche
metro più in là!
…
qualche altra foto e… via verso nuovi punti di sosta e soprattutto verso l’affiorare
sempre piacevole di obliati vecchi ricordi.
Raggiunta
la base della seconda frana (quella più famosa) restai particolarmente colpito
dal ritrovarmi davanti una bella strada facile da percorrere e… ci mancava solo
che fosse asfaltata… ma per fortuna non lo era.
Tra
le due frane potei anche ammirare un bellissimo ponte naturale creatosi tra le
due sponde del torrente… grazie ad un secolare albero che, cadendo, aveva
collegato le stesse. Inutile dire che la tentazione di salirci sopra fu enorme
anche se… fortunatamente evitai.
L’età,
ovviamente parlo per me, per fare certe pazzie (me ne accorsi drammaticamente
qualche oretta dopo) è ormai passata da qualche tempo. E già fare questa
passeggiata da solo di per sé è una bella pazzia: qualche spina, qualche
cespuglio per niente invitante ad aggrapparcisi, qualche pietra su cui
inciampare… c’era di tutto e di più ma… ne valeva la pena! … decisamente.
Raggiunsi
quasi senza rendermene conto il piazzale (ovviamente sul greto del fiume) che
si vede dalla balaustra della piccola accogliente piazzetta antistante la
chiesa della Madonna del Carmine (o del Monte Carmelo) e… rieccomi tornare
bambino. Riecco rivedermi scendere, impavido e con altri impavidi coetanei,
lungo quella pericolosissima scarpata e, dalla sovrastante piazzetta,
ritrovarmi di botto, nel men che non si dica, sul greto del torrente.
Ricordo
che da piccolo quella scesa, tutt’altro che facile, l’ho fatta almeno tre o
quattro volte. Certo che… se ne ha di fegato quando si è piccoli. Peccato che
tutto quel fegato… si perde lungo il cammino della vita. O forse è un bene?
Guardo
sopra e vedo la casa, poggiata sul dirupo, del mio amico d’infanzia (ormai da
tempo in Canada) Tonino Cavaliere. E rivedo gli amici di tanti e tanti anni fa:
Pinuzzu Storino, Gaetano Scarpelli, …, me stesso.
Quante
avventure con i miei amici d’infanzia: la verde natura circostante San Fili era
la nostra seconda casa. Conoscevamo meglio della stessa le nostre tasche solo
perché eravamo sempre consapevoli che nelle nostre tasche, all’epoca,
difficilmente vi avremmo trovato qualche cosa: erano gli anni compresi tra il
1968 ed il 1975.
Qualche
passo più in là (cosa che non guasta… diversamente finirei per farla durare un
mese questa solitaria passeggiata) ed eccomi oltrepassare la seconda frana
(quella - ma l’ho già detto - sotto il palazzo della famiglia Gentile) e
giungere finalmente a ciò che fu l’enorme (per San Fili) vasca formatasi grazie
alla piccola diga costruita lungo il corso del torrente Emoli… per garantire in
altri tempi un costante flusso d’acqua al fine di far funzionare una delle
famose (seppur piccole) centrali idroelettriche ricadenti sul territorio del
nostro comune: u bacile.
Al
bacile dagli anni Venti agli anni Sessanta inoltrati erano tantissimi i giovani
sanfilesi che andavano a “prendercisi i bagni”… ovvero a tuffarvicisi dentro e
farci una bella nuotata. Altri tempi ed altre pelli: io vi ci sarei morto…
ghiacciato.
Non
so se per creare uno spauracchio nei confronti di noi bambini o meno… ma erano
tanti i grandi che continuavano a dirci di non andare in quella zona in quanto
più d’una volta avevano pescato in quell’acqua non solo bambini ma anche adulti…
passati a miglior vita vittime delle terribili assassine acque del bacile: chi
suicida e chi semplice involontaria vittima.
Acque
assassine e, come se non bastasse, fantasmi assicurati.
A
noi impavidi eroi… poco importava: noi non avevamo paura di niente. Peccato che
niente è un concetto molto piccolo nei confronti del tutto e quindi se non
avevamo paura di niente comunque avevamo paura di tutto.
Guardo
l’orologio: sono le dieci e trenta. Da piccolo… non avevo un orologio e dubito
che ne avessero uno i miei compagni d’avventura. Eppure… anche allora sapevamo
benissimo l’ora del momento e l’ora in cui avremmo dovuto rientrare prima di
non avere a disposizione una buona giustificazione per i nostri genitori e
quindi di buscarle di santa ragione… senza razionale ragione.
…
continua… alla prossima puntata.
* * *
… un caro abbraccio a tutti dal sempre
vostro affezionato Pietro Perri.
… /pace!