Nella foto a
sinistra: Egitto
2010, lo scrivente davanti alla piramide a gradoni di Saqqara. Lo so benissimo:
viaggiare (ammirando – vivendo – la bellezza o la bruttezza di un territorio,
di un paesaggio, di uno scorcio, di un volto che registrano i nostri sensi) è
un’illusione di cui si ciba il nostro “essere vivente e pensante”. Ma, appunto,
cosa sarebbe l’uomo “senza vivere” costantemente nuove illusioni? Cosa sarei
io... senza le mie “illusioni vissute”?
* * *
Premesso che il mio
titolo di studio è quello di perito (un brutto termine che mi sa tanto di “al
di là”. Visto che perito e morto significano la stessa cosa) commerciale e che
ho sempre tenuto a specificare, malgrado i tanti che continuano a darmi
dell’intellettuale, che lo scrivente altro non è (o quantomeno si definisce
tale) se non “un ignorante prestato alla cultura che nulla anela di più se
non ritornare a vivere nella propria ignoranza”.
L’ignorante,
infatti, fa meno sforzi (lavora di meno) a vivere (almeno mentalmente) della
persona acculturata… ed io più passa il tempo e meno ho voglia di lavorare.
Quindi viva
l’ignoranza e viva chi vive nell’ignoranza.
E poi, credetemi,
quando alcuni conoscenti (loro dicono di conoscermi ma io non essendo
fisionomista dubito sempre della loro identità e quindi di conoscerli) mi danno
dell’intellettuale (o dicono che dovrei "finirla di darmi certe arie da
intellettuale") non può non sorgermi il dubbio (appunto perché mi
conosco) che il termine “intellettuale” sia un termine offensivo.
Premesso tutto ciò
non posso non pormi questa domanda: quante volte, specie noi ragionieri (periti
- che brutta parola - commerciali) senza ragione, nell’aprire una lettera
commerciale, o quantomeno uno scritto formale, abbiamo iniziato il corpo della
stessa con il classico “Egregio signor”?
“Egregio”, termine
utilizzato per indicare una persona che merita stima da chi scrive e,
possibilmente, dalla Comunità.
“Egregio”, ma
esiste una parola più offensiva di “egregio”?
In effetti per
capire che la parola “egregio” è una parola offensiva (giusto dei ragionieri
potrebbero - e potevano - darle un significato positivo) bisogna tornare
all’origine della stessa. Se infatti vi edotto sull’etimologia (oggi sono
decisamente in vena) di tale termine al primo che vi da’ dell’egregio sicuramente
gli romperete (giustamente) il muso.
Egregio, infatti, deriva dal latino “E” (col significato di “dal”)
e “GREX” (col significato di “gregge”). Quindi egregio finisce
per tradursi con “scelto dal gregge” e chi può essere “scelto (posto
fuori) dal gregge” se non una pecora?
Intendiamoci, i
Latini davano a tale termine, proprio grazie al concetto originario
rappresentato dallo stesso, un significato positivo (punti di vista,
ovviamente): per loro il latte era vitale, per lo scrivente... è intollerabile.
Questo attributo,
infatti, veniva applicato dai Latini alle vittime destinate al sacrificio (alla
faccia del significato positivo) le quali dovevano essere secondo il rituale
integre, intatte, “egregie”, esimie, elette, cioè senza macchia, non
tocche dall’aratro e scelte fra le più belle.
Applicato ad una
persona, secondo il surriportato concetto, vale “eccellente” ovvero persona che
per doti, qualità, attitudini, opere e simili, si leva sopra degli altri… sarà!
Ma allora, cosa
significa “egregio”?
“Egregio” significa
soggetto (pecora, agnello) dall’insignificante vita (appunto quella della
pecora, se arriva a diventare pecora) destinato ad una brutta fine.
In campo
commerciale (per tornare alla nostra lettera) può essere giusto un povero
agnello (vittima sacrificale per eccellenza - pollo?) destinato a far gonfiare
il portafoglio del padrone di chi redige la lettera.
Vi prego, se
qualcuno di voi deve scrivermi qualche missiva, datemi pure dell’intellettuale
(sicuro che questo termine non è offensivo? Dovrò controllare!) ma non datemi
dell’egregio e, possibilmente, neanche del “signore” (che etimologicamente -
altro stupendo regalo dei latini - significa “più vecchio”).
Ed evitate, per
favore, di qualificarmi anche come perito commerciale. Il termine "perito"
infatti mi puzza un tantino di persona ormai trapassata... passata a miglior
vita.
Fra cento anni (...
trenta? ... venti? ... mi rimetto al vostro buon cuore!) magari riferendovi
alle mie mortali spoglie vi concedo anche di dire... "E' perito, ma
era un ragioniere! ... un povero ignorante prestato alla cultura che nulla
anelava se non ritornare alla sua tanto sospirata ignoranza".
E se proprio volete
evitare di fare delle gaffe, di offendere (grazie anche alla loro ignoranza i
quali diversamente vi risponderebbero per le rime) qualcuno (incluso lo
scrivente)… evitate di dargli (ovviamente mi riferisco a qualificativi
ossequianti) qualsiasi cosa. Evitate, in poche parole, “la parola in più” in
ogni circostanza in quanto è proprio la parola detta o usata in più quella che
nove volte su dieci ha una vera e propria natura (genesi) offensiva nei
confronti dell’interlocutore.
* * *
N.B.: per tale post
(significato etimologico delle parole “egregio” e “signore”) mi sono servito
del sito http://www.etimo.it
in quanto la mia cultura è e resta “cultura scolastica” (se no che ignorante
sarei? … l’intellettuale semmai è chi continua imperterrito a leggermi).
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace ma... “si vis pacem para bellum”!
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