venerdì 27 novembre 2009
Polizia stradale? ... mo vene Natale / nun tengo denare / me leggio 'o giurnale / e me vado 'a cucca?.
venerdì 20 novembre 2009
San Fili paese delle magare... e dei magari!?.
Nota bene: l'immagine surriportata è ripresa dal portale di Facebook ed è la locandina della manifestazione "Le notti delle magare" edizione (non so se la prima o la terza) 2009. Ovviamente questo post non piacerà a tanti (i blog dopotutto sono nati per non piacere a qualcuno e per aprire discussioni non "servizievoli"), da parte mia sono comunque pronto ad accettare una qualsivoglia "civile e moralmente corretta" discussione da parte di tutti.
venerdì 6 novembre 2009
Emigrante? ... no, turista! ... forse che il calabrese (magari santufilise) non può fare il turista?
lunedì 19 ottobre 2009
Parra cumu mammata t'à fattu - rumure de n'accetta scugnata... ara scugna (in primavera).
Nella foto a sinistra: foto di accetta (ascia) ripresa
dal web.
Nella foto sotto (sempre ripresa dal web) il disegno della zeppa (o cuneo, o cugna).
* * *
Il
dialetto calabrese (cosentino o sanfilese)... questo stupendo sconosciuto.
Passeggiando
e discorrendo del più e del meno con un mio caro compaesano (Michelangelo
Luchetta) uno dei tanti nostri discorsi è caduto proprio sull'accetta (ascia) "scugnata" dell'antieroe
sette/ottocentesco sanfilese “u sur de Carlucciu”.
Di
questo personaggio, “u sur de Carlucciu”, ne avevo già
trattato in un mio precedente scritto pubblicato tra l'altro su un
quindicinale locale (mi riferisco a "L'occhio", quindicinale diretto
dalla bravissima Marisa Fallico, 1993/2000). In tale racconto riferisco
che lo stesso portava sempre sotto il manto “n’accetta scugnata”.
Quante
volte comunque la mia generazione, magari senza chiedercene neanche il giusto
significato, nel pieno di un battibecco ci siamo detti “s'unn'a finisci ti
scugnu u nasu!” (ti do un pugno che ti farà uscire il sangue dal naso),
purtroppo alcune volte passando anche alle vie di fatto.
Scugnata, che simpatico termine del dialetto cosentino (e
ovviamente sanfilese). Oggi finalmente mi sono chiesto esattamente cosa
significasse tale parola e mi sono, altrettanto finalmente, deciso di prendere
in mano uno dei vari dizionari calabresi che ho nella mia piccola biblioteca
personale.
Alla
voce “scugnare” leggiamo nel Vocabolario del Dialetto Calabrese di Luigi
Accattatis: “v. tr. Scommettere, sconnettere e più propriam. Levare
il conio: scugnare lu zappune, la gaccia (n.d'a.: gaccia è
un sinonimo dialettale di accetta); Levare il conio (n.d.r.: in dialetto
calabrese cugna) che tiene confitta nel manico di legno la zappa o
l’accetta di ferro || e per Rompere per forza: - ‘nu petrammune;
Rompere un terreno pietroso || rifl. Se scugnare lu nasu; Grondar
sangue dal naso, soffrir di epistasi || Se - li dienti; andar
sangue dalle gengive || e - ad unu li dienti, o, lu nasu; Dare
altrui un ceffone tanto forte da fargli grondare sangue dai denti o dal naso
|| fig. Scugnare ‘na persuna; Vincere la ritrosia di una persona,
Rabbonirla, Renderla condiscendente || Part. p. Scugnatu: Zappune -;
Zappa non infissa nel manico”.
Sempre
dal Dizionario Calabrese di Luigi Accattatis apprendiamo che con “scugna”
veniva dai nostri anziani identificata anche la primavera: “s.f. Primavera,
Il nuovo anno solare: «… Disseru: passamu Stu viernu, ed alla scugna
nne parramu» (C. C. dissero: facciamo decorrere questo inverno, e ne
parleremo alla bella stagione)”.
Scugnare ovviamente è un derivato del termine cugna...
ma cosa significa o cos'è una cugna?
La cugna
(conio, cuneo) altro non è se non una zeppa (na zippa), nel
caso dell'accetta posta opportunamente a bloccare il metallo dell'ascia
nel manico che serve a sorreggere la stessa.
Pertanto
con il termine scugnare potremo intendere letteralmente
l'entrare dentro qualcosa (ad esempio con una zeppa) o dentro qualcuno (con un
bel pugno che lasci il segno).
La
stessa primavera (sicuramente per questo era detta scugna dai
nostri nonni) difatti entrava nell'anno con la sua vitalità spaccando le
tenebre, la desolazione ed il freddo dell'inverno.
E'
stupendo il nostro dialetto e, per alcuni versi, in parte non sarebbe sbagliato
ri-studiarlo. Sicuramente il dialetto calabrese (e perché no, sanfilese) è
molto più ricco, colto e vario di quello lombardo... tanto caro al ministro
Umberto Bossi.
By Pietro Perri.
domenica 26 luglio 2009
San Fili: convivere con la propria coscienza di emigranti ed emigrati... dopo il suicidio di Nicolae Truta (12 luglio 2009).
mercoledì 13 maggio 2009
Piccola discussione con mia madre, per la serie "si stava meglio quando si stava peggio".
“Letizia”,
mia madre, come tutte le donne di una volta sapeva fare di tutto e si può dire
che la stessa famiglia girasse (e forse continua a girare) intorno a lei.
Peccato
non essercene resi conto, da figli, quando eravamo ancora in tempo.
Di seguito riporto un post pubblicato nel mese di maggio del 2009.
* * *
Da qualche anno a questa parte i valori delle analisi del mio sangue non sono proprio ottimali: glicemia, trigliceridi e transaminasi decisamente alti.
Ma si sa: quannu c'é a salute... c'é tuttu! ... e puru dopu i quaranta anni sembra ca cc'è tuttu!
Lamentandomi con mia madre (80 e cchjiù! ..., toccannu fierru!), qualche giorno addietro mi sono sentito rispondere da lei: "Quando noi avevamo la vostra età, non avevamo di questi problemi. Un si sa cchjiù cchi cc'é 'nta l'aria! ... 'un si capisce cchi tiempi su venuti!".
"In che senso?", le chiesi... e continuando:
"Ohi ma'! ... quannu erati 'ntra rrobba e 'unn'aviati nente... cchi vi mangiavati? ... carduni, finuocchi de timpa, lattuceddre, scarcioffali (ossia verdura povera e frutta)? ... e a carne? ... gaddrine e cunigli (ossia carni bianche)? ... ppecchì vitieddri 'unn'aviati! ... pane jancu mancu a ru pagare a pisu d'oru (t'hannu c'era u pane ccu caniglia dintra (il pane integrale)! ... e u zuccaru? ... ccu ru cannocchiale! ... e a pasta? ...?"
"Na vota a settimana!", concluse subito mia madre!
"E seconn'a ttia", proseguii io, "u dutture a mie cchi m'à dittu de mangiare si vuogliu campare n'atru pocu senza gruossi problemi? ... virdura, frutta (magari mila), poca pasta, pocu pane jancu (magari 'ncuna fresa brunetta), nente zuccaru, poca (miegliu nente) carne vaccina, pisce (ca pisc'e pisciare su sembre buani), carni janche (gaddrine e cunigli)! ... e pue mangiare senza esagerare: pocu a matina, pocu a mienzijuornu, pocu are quattru e quasi nente a sira! ... sembra na fissaria... ma m'ha dittu propriu de mangiare chiru e cumu mangiavati vui na vota! E voliati avire puru e malattie d'oji mangiann'e chiru modu?".
Che buffo: abbiamo fatto tanto per migliorare la nostra tavola... e solo adesso ci rendiamo tristemente conto che non c'era migliore cucina di quella dei nostri genitori e dei nostri nonni: mangiare l'indispensabile e roba genuina.
Mangiare
quello che la natura circostante ci offre. Dio, dopotutto, ha creato per ogni
luogo il giusto cibo: i datteri per il deserto, i pesci per le zone fredde, la
frutta secca per le zone montagnose, i carduni e i sc-kavuni (tipica
erba commestibile che cresce spontanea in primavera negli acquitrini delle
nostre zone) per San Fili.
domenica 3 maggio 2009
Passeggiando lungo il viale del tramonto (o verso il giardino degli eterni dormienti) a San Fili.
Nella foto a sinistra: entrata principale della
cimitero di San Fili - sagrato della Chiesa del Ritiro (o dei frati Ritiranti)
o di santa Maria degli Angeli.
Il
calendario segna il 3 maggio del 2009.
Stamane,
fatto qualche metro con la macchina, la bacheca dei tristi annunci: è passato a
miglior vita Francesco Costantino Conte.
79
anni, un vicino di casa.
Nella
mitica via Rinacchio di San Fili.
Costantino
stava male ormai da qualche tempo (così per lo meno ho sentito dire da mia
madre).
Un
altro, seppur breve, capitolo della mia vita si chiude davanti ai miei occhi.
* * *
Ho
deciso: la giornata è stupenda e così oggi porterò mia madre al cimitero a far
visita ai cari familiari estinti: a mio padre morto nel mese di settembre del
2003, ai miei nonni (paterni e materni), a mia zia Adelina (sorella di mio
padre) ed a Francesco (ovvero a quel fratellino che non ricordo di aver mai
conosciuto... se non grazie ad una foto dei primi anni Sessanta del secolo
scorso che mi ritrae assieme a lui, ad una incerta signora alle nostre spalle,
ed a mia sorella Teresa).
Sfrutterò
l'occasione anche per dare un'occhiata ad un “lavoro” che avevo in questi
ultimi giorni consigliato di far fare agli amministratori locali al fine di
preservare l'incolumità pubblica dei cittadini.
* * *
Che
desolazione!
Il
cimitero comunale di San Fili? ... sporco, pieno d'erbacce ed a dir poco
incustodito.
Che
desolazione nel constatare che a coloro (amministratori) che avevo consigliato
di far fare quel lavoro sembra non gliene sia fregato più di tanto.
Anzi,
non gliene è fregato proprio un bel niente.
E
pensare che era anche e soprattutto nel loro interesse che io avevo parlato di
ciò.
San
Fili, inutile far finta di niente o convincerci del contrario, ormai è nel
pieno abbandono.
I
diretti interessati mi provino il contrario.
* * *
Il
lavoro che avevo consigliato di fare?
Qualche
tempo addietro (credo un paio di mesi or sono) sul piano inferiore del cimitero
è crollato, colpito, credo, da un fulmine, un cipresso.
Al
suo crollo sono venuti giù (sulla strada sottostante - quella che collega San
Fili con la frazione Bucita) una decina di metri di muro e relativa ringhiera:
una decina di metri di spazio aperto ed insicuro che lasciano scoperto un salto
di oltre due metri.
Ai
miei amici amministratori ho detto: "Non ci vuole molto, basta una
transenna anche realizzata in economia!".
Dopotutto
questo lavoro (la transenna) serviva anche a loro (in attesa di un vero e
proprio lavoro di ripristino della zona) al fine di evitare che qualcuno
(magari qualche fanciullo) sporgendosi al precipizio finisse giù e loro
(responsabili) finissero sotto inchiesta.
“Ne
parleremo con il custode!”, qualcuno di loro mi disse, “Ma poi la gente
è così stupida da cadere da quel precipizio?”, proseguì.
Queste
alcune delle loro affermazioni del cavolo.
Stamane,
ancora nessuna transenna!
Ed il futuro di San Fili? forse basta guardare il suo bel cimitero comunale.
Per la serie "Lasciate
ogni speranza o voi che entrate!", anche se entrate con i vostri piedi.
* * *
Un
caro abbraccio dal sempre vostro... Pietro Perri.
... /pace!
venerdì 1 maggio 2009
Una nuova avventura, tutta sanfilese.
Voglio
iniziare questa nuova avventura web (un blog su San Fili e sulla comunità
sanfilese) ovviamente con un caro saluto rivolto a tutti i Sanfilesi nel Mondo.
Il
blog (come gran parte del mio lavoro) è dedicato all'indimenticabile
(sicuramente per pochi ormai) Francesco "Ciccio" Cirillo, il
Sanfilese d'America. Prematuramente morto nel 1990 dopo aver comunque lasciato
ai propri compaesani una preziosa quantità di materiale fotografico e scritto a
salvaguardia della memoria popolare del paese natale: San Fili.
A
Francesco "Ciccio" Cirillo voglio abbinare un altro nome che mi ha
dato tanto (veramente un mio "maestro di vita"), quello del prof.
Goffredo Iusi.
Nomi,
purtroppo, che San Fili è la comunità sanfilese (quella con la "s"
minuscola) ormai vanno via via dimenticando.
Un
caro abbraccio a tutti dal sempre vostro... Pietro Perri.
...
/pace!